domenica 24 luglio 2011
Perché viviamo e per chi?
Torna l'appuntamento domenicale di meditazione del Vangelo: quest'oggi, meditiamo la Parola di Cristo che ci mostra il Regno dei Cieli mediante una serie di congrue metafore, attraverso il commento di mons. Antonio Riboldi:
Se c'è una cosa insopportabile nella vita, almeno per chi senta la necessità e l'amore per la verità, è il non riuscire a capire perché si vive o, se vogliamo, per chi si vive.
Guardando tante persone, che vivono accanto a noi o che incontriamo, scorgiamo come dipinto sul loro volto - se si ha un buon senso di osservazione - un certo smarrimento, che viene appunto dal non capire il senso della loro vita e quindi la pista da seguire.
Fanno pietà quanti cercano di soffocare questo disagio, questa domanda del perché e del per chi si vive, abbandonandosi alle creature, che sono quelle che valgono.
Se sul momento può affascinarci la bellezza del corpo, sappiamo che inesorabilmente viene la decadenza. Se ci affidiamo a creature-oggetto, come il denaro, o ancora peggio la ricerca del protagonismo, la celebrità, sappiamo, o dovremmo sapere, che tutto questo svanisce, non solo, ma tante volte, quando siamo soli con noi stessi, sorge una smorfia, di fronte all'evidente finzione della vita, che tutto ciò è, svanendo come la luce delle lucciole.
L'uomo - se siamo onesti, e dovremmo esserlo, per il dono della saggezza che Dio ci ha donato trova la sua definizione nell'osservare e riconoscere la sua origine.
Torna alla mente il giorno in cui il Padre ci trasse dal nulla e - come esprime la Bibbia simbolicamente, ma in modo tanto efficace - 'con un poco di fango' ci donò non solo la dignità di uomini, quali siamo, ma è andato oltre, facendoci 'simili a Sé', destinandoci alla vita felice con Lui, per l'eternità.
A volte ci pare impossibile che Dio, nella Sua infinita grandezza, ci abbia amato così tanto, da giungere poi a sacrificare Suo Figlio per riaverci in cielo, come aveva pensato fin dalla creazione. Davvero a volte viene da chiedersi: ma chi sono io, che a volte mi apprezzo fuori luogo ed altre mi disprezzo, eppure sono tanto amato da Dio? Ma chi siamo? Possibile che Dio si abbassi tanto per comunicarci amore? E come non commuoverci sapendo che, anche se per ignoranza o cattiveria a volte preferiamo altro, Lui non smette di amarci, fino al punto che se, dopo aver sbagliato, ci pentiamo, è pronto a gettarci le braccia al collo?
Viene in soccorso a tante nostre domande quanto si chiede il Salmista:
"O Signore, quanto è grande il tuo Nome su tutta la terra!
Se guardo il cielo,. opera delle tue dita, la luna e le stelle che vi hai posto,
chi è mai l'uomo, o Dio, perché ti ricordi di lui? Chi è mai perché tu ne abbia cura? L'hai fatto di poco inferiore a un Dio, coronato di forza ed onore,
signore dell'opera delle tue mani. Tutto hai messo sotto il suo dominio.
O Signore, nostro Dio, grande è il tuo Nome su tutta la terra". (Salmo 8)
Dio certamente non fissa il suo sguardo sulle apparenze momentanee, di cui ci fregiamo, ma va oltre, guarda il cuore, per cui il Padre sa riempire di amore tutti, anche e soprattutto quelli che hanno poco, ma Gli fanno spazio: coloro che sanno rendersi conto che senza di Lui la vita è vuota.
Una domanda che si fa soprattutto ai piccoli e agli adolescenti è: 'Cosa credi che sia il bello della vita? In che modo ti impegneresti per averlo e che cosa vale la pena di 'sacrificare' per averlo?'. Sappiamo tutti che tante volte l'educazione dei piccoli e degli adolescenti mira a tutto ciò che è futile nel mondo e nella vita: dal successo, alla notorietà, alla ricchezza. Basta vedere l'assurdo interesse per attrici o attori, che si mostrano in video, con scene di incredibile adulazione, voglia di essere come loro, anche se dovremmo sapere quanto vuoto, spesso vi è dietro a tanto luccichio, e quanto possa durare poco: basta nulla e tutto svanisce...
Dovremmo tutti tornare a scoprire il grande valore della vita, di chi siamo, pensando appunto che, essendo 'fatti ad immagine di Dio', siamo chiamati a vivere con Lui e per Lui, e che ciò che vale in questa breve parentesi della vita quaggiù è spenderla per essere degni di poterlo incontrare.
C'è una bella lettura oggi, nel libro dei Re, molto istruttiva al riguardo:
"Il Signore apparve a Salomone in sogno, durante la notte e gli disse: 'Chiedimi ciò che io devo concederti. E Salomone disse: 'Signore Dio, che hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre. Ebbene io sono un ragazzo, non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che ti sei scelto, popolo così numeroso che non si può calcolare o contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male, perché chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso?"
Al Signore piacque che Salomone avesse domandato la saggezza nel governare.
Dio gli disse: 'Perché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te né una lunga vita, né la ricchezza, né la morte dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, io faccio come tu hai detto. Ecco ti concedo un cuore saggio e intelligente. Come te non ci fu alcuno prima di te, né sorgerà dopo di te" (1 Re 3,5-7-12)
Una testimonianza, quella di Salomone, che resta una grande lezione di vita per tutti.
Se esaminiamo quello che noi, a volte, chiediamo a Dio, forse possiamo trovare grandi differenze dalla richiesta di Salomone!
Gesù, nel Vangelo, come a ricalcare le parole di Salomone, torna sulla necessità di dare il primo posto alla ricerca quotidiana del Regno, che è poi il solo grande Bene, immenso Bene, che dà il vero senso alla vita, davanti a cui, tante volte, ciò che cerchiamo si rivela per quello che è: dannose sciocchezze.
Gesù torna ad invitarci a guardare al vero tesoro della vita: la santità.
"Gesù disse alla folla: 'Il Regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo. Un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il Regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Il Regno dei cieli è simile anche ad una rete gettata in mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?'. Gli risposero: 'Sì'. (Mt. 13,44-52)
E verrebbe la voglia di chiederci: e noi lo abbiamo capito? Sono queste le linee guida della nostra vita?
Non dovremmo mai dimenticare quello che siamo: uomini e donne usciti dal Cuore del Padre, che ci ama e desidera una cosa sola: che viviamo a Sua immagine!
Difficile, forse, oggi, in un mondo che rincorre altri idoli, ma necessario, se davvero vogliamo dare alla nostra vita la giusta direzione.
Cerchiamo di seguire le sagge parole di quel grande Papa del sorriso, Giovanni XXIII, che a proposito di santità diceva:
"Basta un semplice pensiero di amor proprio a mandare in rovina per sempre un'infinità di spiriti nobilissimi. Una debolezza di Eva, nel lasciarsi incantare dal serpente, fu l'occasione di tutti i mali dell'umanità. Quale lezione!
Se è vero che, se ad ogni piccolo atto virtuoso corrisponde un cumulo di grazie, deve essere vero altresì che il trascurare anche per un poco questi atti, può essere il principio della mancanza di tante grazie, senza di cui io non posso fare nulla. Non è questione di maggiore o minore degnazione o benevolenza da parte di Dio, ma è questione di corrispondenza da parte dell'uomo.
Le grazie sono sempre pronte, sono le nostre mancanze che ne impediscono l'applicazione. Ricordiamoci: la santità dei santi non è fondata sopra fatti strepitosi, ma sopra piccole cose che forse all'occhio del mondo sembrano inezie".
Quanta saggezza e semplicità in queste parole. Le stesse virtù che abbiamo potuto tutti ammirare nel Suo pontificato.
Non resta che chiedere a Maria SS.ma quello che chiedeva S. Francesco di Sales:
"Per l'amore e per la gloria del Tuo Figlio divino, accettami come tuo figlio, senza considerare i miei peccati e le mie miserie.
Libera l'anima mia e il mio corpo da ogni male, donami tutte le virtù.
Infine arricchiscimi di tutti i beni e di tutte le grazie, che fanno lieta la SS.ma Trinità".
Se c'è una cosa insopportabile nella vita, almeno per chi senta la necessità e l'amore per la verità, è il non riuscire a capire perché si vive o, se vogliamo, per chi si vive.
Guardando tante persone, che vivono accanto a noi o che incontriamo, scorgiamo come dipinto sul loro volto - se si ha un buon senso di osservazione - un certo smarrimento, che viene appunto dal non capire il senso della loro vita e quindi la pista da seguire.
Fanno pietà quanti cercano di soffocare questo disagio, questa domanda del perché e del per chi si vive, abbandonandosi alle creature, che sono quelle che valgono.
Se sul momento può affascinarci la bellezza del corpo, sappiamo che inesorabilmente viene la decadenza. Se ci affidiamo a creature-oggetto, come il denaro, o ancora peggio la ricerca del protagonismo, la celebrità, sappiamo, o dovremmo sapere, che tutto questo svanisce, non solo, ma tante volte, quando siamo soli con noi stessi, sorge una smorfia, di fronte all'evidente finzione della vita, che tutto ciò è, svanendo come la luce delle lucciole.
L'uomo - se siamo onesti, e dovremmo esserlo, per il dono della saggezza che Dio ci ha donato trova la sua definizione nell'osservare e riconoscere la sua origine.
Torna alla mente il giorno in cui il Padre ci trasse dal nulla e - come esprime la Bibbia simbolicamente, ma in modo tanto efficace - 'con un poco di fango' ci donò non solo la dignità di uomini, quali siamo, ma è andato oltre, facendoci 'simili a Sé', destinandoci alla vita felice con Lui, per l'eternità.
A volte ci pare impossibile che Dio, nella Sua infinita grandezza, ci abbia amato così tanto, da giungere poi a sacrificare Suo Figlio per riaverci in cielo, come aveva pensato fin dalla creazione. Davvero a volte viene da chiedersi: ma chi sono io, che a volte mi apprezzo fuori luogo ed altre mi disprezzo, eppure sono tanto amato da Dio? Ma chi siamo? Possibile che Dio si abbassi tanto per comunicarci amore? E come non commuoverci sapendo che, anche se per ignoranza o cattiveria a volte preferiamo altro, Lui non smette di amarci, fino al punto che se, dopo aver sbagliato, ci pentiamo, è pronto a gettarci le braccia al collo?
Viene in soccorso a tante nostre domande quanto si chiede il Salmista:
"O Signore, quanto è grande il tuo Nome su tutta la terra!
Se guardo il cielo,. opera delle tue dita, la luna e le stelle che vi hai posto,
chi è mai l'uomo, o Dio, perché ti ricordi di lui? Chi è mai perché tu ne abbia cura? L'hai fatto di poco inferiore a un Dio, coronato di forza ed onore,
signore dell'opera delle tue mani. Tutto hai messo sotto il suo dominio.
O Signore, nostro Dio, grande è il tuo Nome su tutta la terra". (Salmo 8)
Dio certamente non fissa il suo sguardo sulle apparenze momentanee, di cui ci fregiamo, ma va oltre, guarda il cuore, per cui il Padre sa riempire di amore tutti, anche e soprattutto quelli che hanno poco, ma Gli fanno spazio: coloro che sanno rendersi conto che senza di Lui la vita è vuota.
Una domanda che si fa soprattutto ai piccoli e agli adolescenti è: 'Cosa credi che sia il bello della vita? In che modo ti impegneresti per averlo e che cosa vale la pena di 'sacrificare' per averlo?'. Sappiamo tutti che tante volte l'educazione dei piccoli e degli adolescenti mira a tutto ciò che è futile nel mondo e nella vita: dal successo, alla notorietà, alla ricchezza. Basta vedere l'assurdo interesse per attrici o attori, che si mostrano in video, con scene di incredibile adulazione, voglia di essere come loro, anche se dovremmo sapere quanto vuoto, spesso vi è dietro a tanto luccichio, e quanto possa durare poco: basta nulla e tutto svanisce...
Dovremmo tutti tornare a scoprire il grande valore della vita, di chi siamo, pensando appunto che, essendo 'fatti ad immagine di Dio', siamo chiamati a vivere con Lui e per Lui, e che ciò che vale in questa breve parentesi della vita quaggiù è spenderla per essere degni di poterlo incontrare.
C'è una bella lettura oggi, nel libro dei Re, molto istruttiva al riguardo:
"Il Signore apparve a Salomone in sogno, durante la notte e gli disse: 'Chiedimi ciò che io devo concederti. E Salomone disse: 'Signore Dio, che hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre. Ebbene io sono un ragazzo, non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che ti sei scelto, popolo così numeroso che non si può calcolare o contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male, perché chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso?"
Al Signore piacque che Salomone avesse domandato la saggezza nel governare.
Dio gli disse: 'Perché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te né una lunga vita, né la ricchezza, né la morte dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, io faccio come tu hai detto. Ecco ti concedo un cuore saggio e intelligente. Come te non ci fu alcuno prima di te, né sorgerà dopo di te" (1 Re 3,5-7-12)
Una testimonianza, quella di Salomone, che resta una grande lezione di vita per tutti.
Se esaminiamo quello che noi, a volte, chiediamo a Dio, forse possiamo trovare grandi differenze dalla richiesta di Salomone!
Gesù, nel Vangelo, come a ricalcare le parole di Salomone, torna sulla necessità di dare il primo posto alla ricerca quotidiana del Regno, che è poi il solo grande Bene, immenso Bene, che dà il vero senso alla vita, davanti a cui, tante volte, ciò che cerchiamo si rivela per quello che è: dannose sciocchezze.
Gesù torna ad invitarci a guardare al vero tesoro della vita: la santità.
"Gesù disse alla folla: 'Il Regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo. Un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il Regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Il Regno dei cieli è simile anche ad una rete gettata in mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?'. Gli risposero: 'Sì'. (Mt. 13,44-52)
E verrebbe la voglia di chiederci: e noi lo abbiamo capito? Sono queste le linee guida della nostra vita?
Non dovremmo mai dimenticare quello che siamo: uomini e donne usciti dal Cuore del Padre, che ci ama e desidera una cosa sola: che viviamo a Sua immagine!
Difficile, forse, oggi, in un mondo che rincorre altri idoli, ma necessario, se davvero vogliamo dare alla nostra vita la giusta direzione.
Cerchiamo di seguire le sagge parole di quel grande Papa del sorriso, Giovanni XXIII, che a proposito di santità diceva:
"Basta un semplice pensiero di amor proprio a mandare in rovina per sempre un'infinità di spiriti nobilissimi. Una debolezza di Eva, nel lasciarsi incantare dal serpente, fu l'occasione di tutti i mali dell'umanità. Quale lezione!
Se è vero che, se ad ogni piccolo atto virtuoso corrisponde un cumulo di grazie, deve essere vero altresì che il trascurare anche per un poco questi atti, può essere il principio della mancanza di tante grazie, senza di cui io non posso fare nulla. Non è questione di maggiore o minore degnazione o benevolenza da parte di Dio, ma è questione di corrispondenza da parte dell'uomo.
Le grazie sono sempre pronte, sono le nostre mancanze che ne impediscono l'applicazione. Ricordiamoci: la santità dei santi non è fondata sopra fatti strepitosi, ma sopra piccole cose che forse all'occhio del mondo sembrano inezie".
Quanta saggezza e semplicità in queste parole. Le stesse virtù che abbiamo potuto tutti ammirare nel Suo pontificato.
Non resta che chiedere a Maria SS.ma quello che chiedeva S. Francesco di Sales:
"Per l'amore e per la gloria del Tuo Figlio divino, accettami come tuo figlio, senza considerare i miei peccati e le mie miserie.
Libera l'anima mia e il mio corpo da ogni male, donami tutte le virtù.
Infine arricchiscimi di tutti i beni e di tutte le grazie, che fanno lieta la SS.ma Trinità".
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