sabato 23 luglio 2011

La storia di San Francesco di Assisi - Trentatreesima parte

 Continuiamo la lettura della storia di San Francesco d'Assisi: leggiamo le testimonianze successive al momento in cui gli occhi del beato Francesco si chiusero e vediamo come vi erano sentimenti contrastanti nel popolo: da un lato il dolore per la perdita di un sì caro padre e dall'altra la gioia perché vedevano i segni dell'Altissimo che comprovano non solo il calvario patito da quel piccolo servo di Dio, ma anche la gloria che cominciava ad intravedersi sul suo viso: 

CAPITOLO NONO

PIANTO E GAUDIO DEI FRATI, CHE AMMIRANO IN LUI I SEGNI DELLA CROCIFISSIONE.

LE ALI DEL SERAFINO

112. Ed ecco, la gente accorre in massa, e glorifica Dio, dicendo: «Lodato e benedetto sii tu, Signore, nostro Dio, che a noi indegni hai affidato questo prezioso deposito. Lode e gloria a Te, Trinità ineffabile!». A frotte accorre tutto il popolo d'Assisi e dei dintorni, per vedere i prodigi divini, che il Signore di maestà aveva manifestato nel santo suo servo. Ciascuno innalzava un inno di giubilo, come il cuore gli dettava, tutti poi benedicevano l'onnipotenza del Salvatore, che aveva esaudito il loro desiderio ~ Ma i figli si dolevano d'essere stati privati di un tale padre e sfogavano il loro dolore con lacrime e sospiri.

Pure, una gioia misteriosa temperava la loro mestizia e la novità del miracolo riempiva le loro menti di straordinario stupore. Così il lutto si cambiò in cantico e il pianto in giubilo. Infatti mai avevano udito né letto quello che ora vedevano con i loro occhi, e a stento ci avrebbero creduto se non ne avessero avuto davanti una prova così evidente. Veramente in Francesco appariva l'immagine della croce e della Passione dell'Agnello immacolato che lavò i peccati del mondo: sembrava appena deposto dal patibolo, con le mani e i piedi trafitti dai chiodi e il lato destro ferito dalla lancia. Vedevano ancora la sua carne, che prima era bruna, risplendere ora di un bel candore, una bellezza sovrumana, che comprovava in lui il premio della beata resurrezione. Ammiravano infine il suo volto simile a quello di un angelo, quasi fosse vivo e non morto, e_le altre sue membra divenute morbide e flessibili come quelle di un bimbo. Niente contrazione dei nervi, indurimento della pelle, irrigidimento del corpo, come suole accadere per chi è morto, ma la stessa mobilità di movimenti degli esseri viventi!

113. Mentre risplendeva davanti a tutti per si meravigliosa bellezza e la sua carne si faceva più diafana, era meraviglioso scorgere al centro delle mani e dei piedi, non i fori dei chiodi, ma i chiodi medesimi formati di carne dal color del ferro e il costato imporporato di sangue. E quelle stimmate di martirio non incutevano timore a nessuno, bensì conferivano decoro e ornamento, come pietruzze nere in un pavimento candido.

I suoi frati e figli accorrevano solleciti e piangendo baciavano le mani e i piedi del padre amoroso che li aveva lasciati, ed anche quel lato destro sanguinante, ricordo di Colui che versando sangue e acqua dal suo petto aveva riconciliato il mondo con il Padre. Ognuno dei fedeli stimava grandissimo privilegio se riusciva, non dico a baciare ma anche solo a vedere le sacre stimmate di Cristo che Francesco portava impresse nel suo corpo. Chi a tal vista non avrebbe gioito più che pianto, versato lacrime di gaudio piuttosto che di tristezza? Qual cuore di ferro o di pietra avrebbe resistito all'emozione, non si sarebbe aperto all'amore di Dio, non si sarebbe munito di buona volontà? Chi poteva essere così insensibile o cieco da non comprendere in maniera lampante che quel Santo, che era insignito sulla terra di così eccezionale grazia divina, doveva essere pure in cielo contrassegnato da indicibile gloria?

114. O dono davvero speciale e testimonianza di predilezione, che il soldato sia onorato con quelle stesse armi gloriose che si addicono al solo re! O prodigio degno di memoria eterna, o sacramento meraviglioso, degno di perenne e devoto rispetto, poiché esso rappresenta in maniera visibile alla nostra fede l'ineffabile mistero per il quale il sangue dell'Agnello immacolato, sgorgando a fiumi da cinque ferite, lavò i peccati del mondo! O eccelso splendore di quella croce che è fonte di vita e dà la vita ai morti e il suo peso preme così soavemente e punge con tale dolcezza che in essa la carne morta rivive e lo spirito infermo si ristora! Quanto ti ha amato Francesco, se tu l'hai così mirabilmente decorato!

Sia benedetto e glorificato Dio, unico e sapiente, che rinnova i suoi miracoli per confortare i deboli e mediante le meraviglie visibili conquistare gli animi all'amore di quelle invisibili! O meravigliosa e amorosa disposizione divina, che per fugare ogni dubbio sulla novità del prodigio, ha compiuto prima con infinita misericordia in Colui che venne dal cielo quello che poi avrebbe realizzato nell'uomo della terra! E veramente il padre della misericordia ha voluto mostrare di qual premio sia degno colui che si sarà impegnato ad amarlo con tutto il cuore: essere cioè accolto tra le schiere più elette e vicine a Dio, quelle degli angeli. Quel premio anche noi, senza alcun dubbio, potremo raggiungerlo se, come il Serafino, terremo due ali diritte sopra il capo, se cioè, sull'esempio del beato Francesco, conserveremo in ogni opera buona purezza d'intenzione e rettitudine d'azione, così di rivolgerle a Dio, impegnandoci senza stanchezza a seguire in tutto il suo volere. E necessario che queste ali siano congiunte, coprendo il capo, poiché il Padre dei lumi non gradirebbe l'opera buona, se non fosse unita alla purezza d'intenzione. Ha detto infatti il Signore: Se il tuo occhio è sano, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è torbido, il tuo corpo sarà nelle tenebre. Occhio semplice poi non è quello che non vede ciò che va visto, per mancanza di conoscenza della virtù, e neppure quello che vede ciò che non va veduto, perché non ha intenzione pura. E chiaro infatti che nel primo caso non sarebbe semplice, ma cieco, e nel secondo è malvagio. E le penne di queste ali indicano l'amore di Dio Padre misericordioso che salva e il timore di Cristo, giusto giudice; due disposizioni queste che devono staccare le anime degli eletti dalle cose terrene, reprimendo le cattive tendenze e suscitando casti sentimenti. Il secondo paio di ali simboleggia il duplice precetto della carità verso il prossimo: confortare l'anima con la parola di Dio e aiutare il corpo con i mezzi materiali. Difficilmente esse si congiungono, perché assai di rado un'unica persona puo attendere ai due compiti; le loro penne rappresentano le diverse opere per svolgere la funzione di consiglio e soccorso al prossimo. le ultime due ali devono coprire il corpo ogni volta che questo, denudato a causa del peccato, viene di nuovo rivestito dell'innocenza mediante il pentimento e la confessione. Le loro penne raffigurano tutti i buoni affetti e desideri suscitati nell'anima dalla detestazione delle colpe e dal desiderio di giustizia.

115. Tutto questo realizzò a perfezione il beato padre Francesco, che ebbe figura e forma di Serafino e, perseverando a vivere crocifisso, meritò di volare all'altezza degli spiriti celesti. E veramente non si staccò mai dalla croce, perché non si sottrasse mai a nessuna fatica e sofferenza, pur di realizzare in sé e di sé la volontà del Signore.

I frati che vissero con lui, inoltre, sanno molto bene come ogni giorno, anzi ogni momento affiorasse sulle sue labbra il ricordo di Cristo; con quanta soavità e dolcezza gli parlava, con quale tenero amore discorreva con Lui. La bocca per l'abbondanza dei santi effetti del cuore, e quella sorgente di illuminato amore che lo riempiva dentro, traboccava anche di fuori. Era davvero molto occupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra. Quante volte, mentre sedeva a pranzo, sentendo o pronunciando lui il nome di Gesù, dimenticava il cibo temporale e, come si legge di un santo152, «guardando, non vedeva e ascoltando non udiva». C'è di più, molte volte, trovandosi in viaggio e meditando o cantando Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava a invitare tutte le creature alla lode di Gesù. Proprio perché portava e conservava sempre nel cuore con mirabile amore Gesù Cristo, e questo crocifisso, perciò fu insignito gloriosamente più di ogni altro della immagine di Lui, che egli aveva la grazia di contemplare, durante l'estasi, nella gloria indicibile e incomprensibile, seduto alla «destra del Padre», con il quale l'egualmente altissimo Figlio dell'Altissimo, assieme con lo Spirito Santo vive e regna, vince e impera, Dio eternamente glorioso, per tutti i secoli. Amen!

0 commenti:

Posta un commento