venerdì 15 luglio 2011

Imparando con le Lettere Apostoliche - Quarantaseiesimo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con "Imparando con le Lettere Apostoliche". Oggi riprendiamo il cammino di meditazione della Lettera ai Galati con un nuovo passo che meditiamo insieme a Sant'Agostino d'Ippona: 

Capitolo 3   


1O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso? 2Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione? 3Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne? 4Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano! 5Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?

6Fu così che Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia. 7Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. 8E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti. 9Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette. 10Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle. 11E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che il giusto vivrà in virtù della fede. 12Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che chi praticherà queste cose, vivrà per esse. 13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, 14perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.

15Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa. 16Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma e alla tua discendenza, come a uno solo, cioè Cristo. 17Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa. 18Se infatti l'eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa.

19Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della discendenza per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore. 20Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo. 21La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; 22la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo.

23Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. 24Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. 25Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. 26Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, 27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. 28Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. 29E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.

 COMMENTO 

 Questo passo è carico di insegnamenti e di spunti interessanti: ma c'è una particolare questione che ci attira ed è il rapporto tra la fede e la Legge. San Paolo si sofferma molto su questo e tenta di far capire ai Galati che noi siamo salvi non in virtù delle opere della Legge, ma attraverso la fede in Gesù Cristo. E' un concetto molto difficile che può portare molti a porsi interrogativi ambigui sulla validità della Legge e per questo ci affidiamo alle parole sicure di un grande esegeta delle Sacre Scritture e cioè Sant'Agostino d'Ippona:

18. A loro dice secondo verità: O Galati insensati! Chi vi ha ammaliati? Parole non appropriate se rivolte a chi non avesse fatto alcun progresso, ma giuste se rivolte a chi, dopo aver progredito, era andato fuori strada. Dinanzi ai vostri occhi è stato proscritto Gesù Cristo crocifisso. E vuol dire: Voi stavate ad occhi aperti quando Gesù Cristo ha perso la sua eredità e la sua proprietà. Gliel’hanno tolta coloro che da voi l’hanno scacciato; coloro che dalla grazia della fede, per la quale Cristo possiede le genti, distoglievano coloro che avevano creduto in Cristo e in tal modo sottraevano al Redentore la sua proprietà, cioè coloro nei quali egli abitava in forza della grazia e della fede. L’Apostolo vuole che sia palese come una tal ruberia è successa proprio lì fra i Galati, poiché a questo si riferiscono le parole: Dinanzi ai vostri occhi. Cosa infatti poteva capitare loro così vicino agli occhi come ciò che era accaduto nel loro intimo? E qui è da notarsi che, dopo aver detto che Gesù Cristo era stato proscritto, aggiunge: crocifisso. Dice così perché si sentissero scossi nel più profondo pensando al prezzo con il quale [il Redentore] s’era acquistato quella proprietà che ora gli veniva sottratta in loro. Per indicare questo torto non bastava dire, come aveva già detto sopra, che egli era morto inutilmente. Quest’espressione infatti potrebbe anche significare che egli non pervenne al possesso dell’oggetto per il quale aveva versato il sangue, mentre a chi è proscritto vengono tolti anche i beni effettivamente posseduti. Tuttavia nel nostro caso la proscrizione non recò nocumento a Cristo, che per la divinità è comunque padrone di tutti gli uomini, ma a chi era da lui posseduto, il quale venne a mancare dell’influsso benefico della grazia.

19. A questo punto comincia a dimostrare come la grazia della fede sia da sola capace di giustificare, senza le opere della legge. Qualcuno infatti avrebbe potuto dire o pensare che la giustificazione dell’uomo non sia da attribuirsi esclusivamente alle opere della legge e nemmeno alla sola grazia della fede, in quanto la salvezza si consegue attraverso l’apporto di tutt’e due le cause. È questo un problema che va affrontato con accuratezza affinché nessuno resti ingannato a motivo dell’ambiguità. E in primo luogo occorre sapere che duplice è la categoria delle opere della legge: alcune appartengono alle prefigurazioni simboliche, altre alla vita morale. Tra le prefigurazioni sono da ascriversi la circoncisione del corpo, l’osservanza del sabato come giorno della settimana, i noviluni, i sacrifici e tutte le altre innumerevoli pratiche simili a queste. Riguardano invece i costumi le leggi di non uccidere, non commettere adulterio, non dire falsa testimonianza 39, e così di seguito. O che forse l’Apostolo avrebbe potuto non interessarsi se un cristiano era omicida o adultero o non piuttosto casto e irreprensibile, come non si interessa se era circonciso o incirconciso? Adesso però egli s’intrattiene prevalentemente sulle opere legali della categoria prefigurativa, sebbene a volte, come lascia intravvedere, vi mescola anche le altre. Verso la fine della Lettera tratterà a parte delle opere che riguardano la vita morale, ma lo farà in forma abbreviata, mentre sulle precedenti si sofferma di più. Era infatti suo proposito impedire che questi pesi venissero imposti sul collo dei pagani. Essi hanno certamente una qualche utilità, limitata però all’ambito della conoscenza. Se quindi tutte quelle figure vengono esposte ai cristiani, lo si fa perché ne comprendano con giustezza il valore e non perché siano costretti ad osservarle. Dalle osservanze legali non ben comprese deriva infatti esclusivamente quella condizione di servitù che fu propria dei giudei di un tempo e in essi continua ancora. Se al contrario le si osserva comprendendone con esattezza il valore, non solo non sono di ostacolo ma possono recare anche del giovamento. Basta prenderle in maniera rispondente al tempo. Non per nulla infatti furono osservate dallo stesso Mosè e dai Profeti ma perché erano adatte a quel popolo ancora bisognoso di una schiavitù che l’obbligasse a temere. Niente infatti produce nell’anima un religioso timore quanto una pratica rituale contenente del mistero che rimane incompreso; se invece lo si comprende produce godimento spirituale e, se è richiesto dal tempo, lo si celebra con libertà, mentre, se non c’è necessità, ci si limita a leggerlo e ad esporlo, ricavandone godimento spirituale. Quando poi il mistero viene compreso, si è spronati a contemplare la verità o a migliorare i costumi. E se la contemplazione della verità si basa nel solo amore di Dio, la bontà dei costumi si esplica nell’amore e di Dio e del prossimo, cioè nei due precetti dai quali dipende tutta la Legge e i Profeti 40. Ciò premesso, passiamo ora a vedere come la circoncisione corporale e le altre simili opere della legge non siano necessarie là dove è presente la grazia della fede.

20. Domanda [Paolo]: Questo solo voglio sapere da voi: Lo Spirito che avete ricevuto, l’avete ricevuto mediante le opere della legge o l’obbedienza della fede? E la risposta è: Certo dall’obbedienza della fede. Dall’Apostolo infatti era stata loro predicata la fede, ed era stato senz’altro in questa predicazione che essi avevano esperimentato la venuta e l’efficace presenza dello Spirito Santo. In effetti a quel tempo, quando la chiamata alla fede era una novità, la presenza dello Spirito Santo si manifestava anche con miracoli esterni, come si legge negli Atti degli Apostoli 41. La stessa cosa si era verificata fra i Galati prima che arrivassero quei falsi predicatori che volevano pervertirli obbligandoli alla circoncisione. Questo dunque il senso: Se la vostra salute dipendesse dalle opere legali, lo Spirito Santo non vi sarebbe stato dato se non dopo la circoncisione; e sviluppa l’argomentazione dicendo: Possibile che siate così stupidi da ammettere che, iniziata l’opera mediante lo Spirito, ora vogliate portarla a compimento mediante la carne? È la stessa idea che aveva espressa all’inizio: Si tratta solo di alcuni che vogliono mettere scompiglio fra voi e stravolgere il Vangelo di Cristo 42. Lo scompiglio è in contrapposizione con l’ordine, e l’ordine si ha quando dalle cose carnali ci si eleva alle spirituali, non quando dalle spirituali si decade alle carnali, come era accaduto a costoro. E lo stravolgimento del Vangelo da loro voluto era effettivamente una svolta all’indietro, in quanto quel che non è un bene non è nemmeno un Vangelo quando lo si annunzia. E continua: Voi avete subìto tante prove. Essi avevano sofferto molto per la fede, e tutto avevano sopportato non per timore, come chi si trova sotto la legge, ma nelle sofferenze avevano vinto il timore mediante la carità. In effetti nel loro cuore era stata diffusa la carità di Dio ad opera dello Spirito Santo che avevano ricevuto. Per questo può aggiungere: Orbene, prove così grandi le avete sostenute invano voi che, mettendo da parte la carità che vi ha sorretto in tali sofferenze, volete ricadere nel timore: e magari sia stato solamente invano che avete sofferto tante cose! Quando di una cosa si dice che è accaduta invano, si dice che essa è una cosa superflua, che cioè non giova né nuoce; mentre nel caso attuale occorreva vedere se non li avesse portati verso la rovina. Non è infatti la stessa cosa non riuscire a mettersi in piedi e cadere: anche se i Galati non erano ancora caduti ma solo inclinati da una parte e lì lì per cadere 43. In effetti operava ancora in essi lo Spirito Santo, come proseguendo dice [l’Apostolo]: Ma, insomma, colui che vi ha concesso lo Spirito e opera in voi segni portentosi, lo fa per le vostre osservanze legali o perché avete obbedito alla fede? E la risposta è: Certo per l’obbedienza della fede, come è stato spiegato antecedentemente. Andando avanti reca l’esempio del patriarca Abramo, di cui si tratta più diffusamente e in modo più chiaro nella Lettera ai Romani 44. Questo esempio dà [all’Apostolo] una vittoria schiacciante soprattutto perché la fede fu computata ad Abramo come giustizia prima che egli fosse circonciso, e a questo si riferiscono con tutta verità le parole: In te saranno benedette tutte le genti 45. Saranno benedette in quanto imiteranno in lui la fede per la quale fu giustificato anche prima della circoncisione. Questa altro non fu se non un rito sacro da lui ricevuto più tardi come suggello della fede e, naturalmente, prima di ogni asservimento alla legge, che fu data più tardi ancora.

21. Tutti coloro che si rifanno alle opere della legge incorrono nella maledizione della legge. Queste parole sono da intendersi nel senso che tutti costoro si trovavano nel timore, non nella libertà. Temevano cioè che con una punizione corporale immediata fosse castigato colui che non restava fedele a tutte le prescrizioni contenute nel libro della legge mettendole in pratica. A questo si sarebbe aggiunto il timore che mentre subivano detta pena corporale incorrevano anche nell’onta della maledizione. In realtà dinanzi a Dio è giustificato colui che lo onora disinteressatamente, cioè non col desiderio di avere da lui qualcos’altro diverso da lui né col timore di perdere queste stesse cose. In lui solo infatti sta la nostra vera e perfetta beatitudine e siccome egli è invisibile agli occhi del corpo, bisogna, finché siamo uniti al corpo, prestargli l’ossequio della fede, come ha detto già prima l’Apostolo: Quanto alla vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio 46. E in questo è la giustizia alla quale si riferiscono le parole: Il giusto vive per la fede. Con questo testo, dov’è scritto che il giusto vive per la fede, vuol dimostrare definitivamente che nessuno può essere giustificato mediante la legge. Questo " mediante la legge " occorre identificarlo con quanto dice adesso: Nelle opere della legge, e riferirlo a coloro che si trovano racchiusi nell’ambito della circoncisione e delle altre pratiche legali. Chi infatti vive così è talmente rinchiuso dentro la legge che viene a trovarsi sotto la legge. Come è stato già detto, [l’Apostolo] parla ora di legge intendendo le opere della legge, come appare dal seguito del discorso, dove è detto: La legge però non dipende dalla fede, ma: Chi le praticherà vivrà per esse. Non dice: Chi la osserva vivrà per essa, perché tu comprenda che in questo passo si parla di legge nel senso di " opere della legge ". Ora quanti vivevano nelle opere legali temevano certamente che, se non le avessero praticate, sarebbero stati o lapidati o confitti in croce o cose del genere. Se dunque scrive: Chi le pratica vivrà per esse, intende dire che otterrà il premio di non essere punito con nessuna di queste condanne a morte. Non vivrà dunque della vita di Dio, poiché solo chi ha la fede, e con questa fede vive, quando se ne partirà da quaggiù allora l’avrà come premio che non sarà dilazionato. Non vive però di fede chiunque brama o teme le cose presenti e visibili, poiché la fede in Dio riguarda le cose invisibili che ci verranno date dopo questa vita. Tuttavia anche nelle opere della legge c’è una qualche giustizia, la quale non rimane senza il premio che le spetta, ma chi le praticherà vivrà per esse; e nella Lettera ai Romani: Se pertanto Abramo fu giustificato in base alle opere, ne ha certo gloria, ma non dinanzi a Dio 47. Altro infatti è non essere giustificato per nulla, altro non essere giustificato dinanzi a Dio. Se uno non viene giustificato in alcun modo, vuol dire che non pratica né i precetti che conseguono un premio temporale né quelli che meritano il premio eterno. Viceversa uno che ottiene la giustizia praticando le opere della legge, certo viene reso giusto ma non agli occhi di Dio, poiché dal suo operato egli stesso si ripromette una mercede temporale e visibile. Tuttavia, come ho detto, anche questa è, per così dire, una giustizia sia pure terrena e materiale; e l’Apostolo la chiama anche lui giustizia in quell’altro passo dove dice: Quanto alla giustizia derivante dalla legge, sono vissuto irreprensibile

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