mercoledì 6 luglio 2011

Alle sorgenti della Pietà - V parte

 Torniamo a meditare con l'opera di don Luigi Fusina che ha raccolto alcune meditazioni rivolte a semplici fedeli e capaci di sollecitare in loro un senso di meditazione e riflessione sulle grandi verità che generano nell'anima la vera pietà cristiana. In particolare vediamo oggi meditare don Fusina su Dio Padre, primo oggetto della preghiera del Credo. Egli si sofferma soprattutto sul concetto di fede in Dio che è diverso dal credere in Dio e poi ci mostra, in tutto e per tutto, il Suo Volto:

- Capitolo 3 -

"CREDO IN UN SOLO DIO, PADRE... "

 DIO E' PADRE 

Il primo articolo del Credo dice così: "Io credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della, terra, di tutte le cose visibili ed invisibili".

 L'oggetto di questo primo atto di fede è il Padre. Con questo atto di fede noi ci incontriamo con il Padre e ci affidiamo a Lui. Questa precisazione è molto importante e significativa. C'è infatti l'idea che quando il cristiano afferma di credere in Dio, dica la stessa cosa che dice il buddista o il maomettano. La realtà è profondamente diversa. Infatti altro è la convinzione umana su Dio (convinzione che il cristiano condivide con tutti i credenti del mondo) e altro la fede in Dio. Molto spesso le due cose vengono confuse, ma non è esatto!

LA CONVINZIONE UMANA

La convinzione umana sull'esistenza di Dio è fondata sul ragionamento, più o meno esplicito, della nostra intelligenza umana. La Bibbia stessa afferma: "Ciò che di Dio si può conoscere è manifesto a tutti gli uomini; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da Lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità" (Rm 1). Di conseguenza la Bibbia condanna quanti rifiutano Dio, "essi sono inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa" (Rom 1,19-21).

Grazie alla rivelazione che Dio fa di sè stesso attraverso le opere della creazione, gli uomini sanno abbastanza di Lui per poterlo adorare come il Signore e ringraziarlo per i doni ricevuti. La Parola di Dio giunge ad ogni uomo nel multiforme dialogo che Dio, attraverso il creato frutto della sua parola, ha intessuto con l'unica creatura capace di rispondere, fatta a sua immagine e somiglianza. Pertanto l'orgogliosa volontà degli uomini di prescindere da Dio, loro creatore, è una scelta piena di malizie: per questo non hanno scuse di fronte al giudizio di Dio. L'effetto di questa colpevole malizia è terribile: pensieri vuoti, privi della verità essenziale e mente ottenebrata, cioè incapace di dirigere il cammino della creatura.

Non è forse la triste realtà che stiamo vivendo in questo mondo che rifiuta di conoscere e di accogliere Dio? Comunque non è dell'ateismo, più o meno colpevole, più o meno ideologico, che noi stiamo parlando, ma della convinzione che ci sia Dio, quella che erroneamente noi chiamiamo fede in Dio o credere in Dio.

Dovremmo dire invece conoscenza dell'esistenza di Dio o convinzione che Dio esiste. Questa conoscenza e convinzione infatti non scaturisce da una Parola alla quale crediamo, ma da una presunzione che ci siamo formati dentro di noi mediante l'intuizione ed il ragionamento. C'è infatti un principio connaturale in noi che sta contemporaneamente e alla base della scienza e alla base della convinzione che Dio esiste: è il principio di ragion sufficiente. Esso si esprime più o meno così: ogni cosa. come ogni avvenimento. deve avere una spiegazione sufficiente o dentro di sè. o fuori di s è. Non esiste nulla e non accade nulla senza che ci sia una spiegazione. Facciamo un esempio: ho lasciato la mia stanza tutta in disordine. Lì un libro, là una giacca, più in là le scarpe, il letto disfatto, il pigiama per terra. Esco e chiudo a chiave. Ritorno dopo un'ora e, appena apro la porta, ecco che vedo la stanza tutta ordinata: la giacca è appesa all'attaccapanni, il pigiama ripiegato sulla sedia, il letto rifatto, i libri al loro posto nello scaffale, le scarpe pulite ed ordinate. Qual'è, secondo voi, la prima cosa che mi viene in mente in quel momento? E' una domanda: Chi è stato? Scatta cioè in me il principio di ragion sufficiente al fondo del quale sta una certezza di natura: non può mai mancare una spiegazione ed una spiegazione sufficiente a un qualsiasi fenomeno, a qualsiasi cosa accadda. Non solo ci deve essere una spiegazione al fatto, ma anche una spiegazione logica ed esauriente.

Nell'esempio che vi ho portato prima non basta rispondere: è stato il vento! Perché non è una spiegazione logica ed esauriente. L'ordine, infatti, richiede un progetto, un'intelligenza ed il vento non ha progetti e non è intelligente. Può darsi che io non venga mai a sapere chi in realtà è stato a mettermi in ordine la stanza, ma di una cosa sono e resterò sempre convinto: che qualcuno è stato e questo qualcuno è intelligente!

Il principio di ragion sufficiente è quello che spinge la polizia a ricercare il colpevole attraverso gli indizi e le prove, quello che spinge lo scienziato a cercare la soluzione di certi enigmi, quello che guida ogni uomo in ogni momento della sua vita verso il progresso, la ricerca, la conoscenza.

Ebbene questo principio viene applicato, più o meno consciamente, anche al mondo ed alla vita. Non è possibile che il cosmo, con tutta la sua immensità e la sua meravigliosa organizzazione, sia senza adeguata spiegazione e non è possibile che i fenomeni della vita siano privi di motivazioni. Un grande scienziato, premio Nobel per la fisica, ha scritto: "Il mondo senza Dio è un assurdo, il mondo con Dio è un mistero. Ebbene io, come scienziato, posso accettare il mistero perché ci sono molte e molte cose che ignoro, ma non posso accettare l'assurdo".

Quando la Bibbia condanna gli atei non intende tanto parlare di quelli che, senza colpa e in buona fede, danno una risposta semplicista al grande problema del mondo, ma quelli che per superbia o per stupidità e indifferenza, rifiutano di cercare la vera soluzione.

Ogni uomo, per quanto ignorante e incolto, si pone, prima o poi, il grosso problema dell'esistenza di Dio e gli dà una risposta. C'è chi, in buona fede, dà una risposta negativa e c'è chi la dà negativa in mala fede, per tornaconto, per preconcetto, per pigrizia o indifferenza.

 Ma c'è anche, ed è la stragrande maggioranza degli uomini, chi dà una risposta positiva, anche se non univoca, ossia concorde. Ebbene, quando una persona dice: "io credo in Dio", intende affermare la sua convinzione che Dio esiste. Ma questa non è fede, è convinzione basata sulla ragione umana. La fede, invece, si basa sulla Parola di Dio.

IL DIO DI GESÙ CRISTO 

Il Dio della convinzione umana è un Dio generico, astratto, senza volto. Il Dio della fede invece è "il Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo il Dio di ogni consolazione (S. Paolo); Colui che è l'Amore" (S. Giovanni).

Quando il cristiano dice io credo in Dio non è solo alla sua convinzione umana che fa appello, ma alla sua fede nella Parola di Gesù.

Dice il Vangelo di Giovanni: "Dio nessuno mai lo ha visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato" (Gv 1,18).

Dunque è nel Dio rivelato da Gesù che noi affermiamo di credere, quando diciamo: Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili.

Quell'aggettivo solo non si riferisce soltanto all'esistenza di un Dio solo, quindi escludendo ogni altra divinità, ma soprattutto al fatto che il Dio che esiste è proprio e solo il Padre di Gesù.

Fin dal principio della sua professione di fede il cristiano si distingue nettamente da ogni altra religione in quanto proclama che il suo Dio è il Padre di Gesù e, in Gesù, il Padre di tutti i suoi discepoli.

La paternità divina viene così posta a fondamento della nostra professione di fede. Per noi non esiste che un Dio: e questo Dio è un papà il papà di Gesù il papà dei credenti in Gesù. il papà di tutti e di tutto.

Gesù lo chiamava proprio così: Abbà, cioè papà! E quando gli apostoli gli hanno chiesto di insegnare loro a pregarlo, Gesù ha detto: invocatelo anche voi così: Abbà, papà! come faccio io! (Le 11,1-2).

Per questo, prima di recitare o cantare insieme la preghiera del Padre nostro, il celebrante esclama: obbedienti alla Parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: Abbà! Papà! Padre!

A questo punto si impone un'altra spiegazione riguardante la paternità di Dio. Noi diciamo indifferentemente Dio è nostro Padre e Dio è Padre di tutti gli uomini. Il che non è del tutto esatto.

 Dio, infatti, è padre di tutti gli uomini in un modo ed è padre dei discepoli di Gesù in un altro.

1) Dio è padre di tutti gli uomini nel senso che è il loro creatore. Li ha pensati, amati e voluti da tutta l'eternità. Essi sono il frutto del suo amore e della sua onnipotenza. Ogni uomo è figlio di Dio in quanto, come dice la Bibbia, è fatto a sua immagine e somiglianza. In questo senso non c'è alcuna differenza di razza, di religione, di sesso. Ogni uomo è figlio di Dio e, di conseguenza, tutti gli uomini sono tra di loro fratelli.

 In questo senso Dio può essere considerato Padre anche di tutte le cose. Ogni cosa infatti viene dal suo cuore e dalla sua volontà. Perciò ogni cosa deve essere rispettata perché, in qualche modo, porta l'impronta di Dio che l'ha fatta.

2) C'è però una paternità divina ben superiore a questa e che s'innesta nel mistero della Ss.ma Trinità. Dio è Padre perché da tutta l'eternità genera un Figlio, da tutta l'eternità in tutto uguale e consostanziale al Padre, cioè della stessa sostanza e natura. Ebbene verso questo Figlio, Dio ha una paternità sostanzialmente diversa da quella che ha verso tutti gli uomini e verso tutte le creature. Tra Lui ed il Figlio esiste un rapporto unico, come è unico il rapporto che unisce un papà al figlio che ha generato.

Ebbene i cristiani partecipano a questo rapporto unico e sono perciò figli di Dio non solo alla maniera di tutti gli uomini, ma anche alla maniera di Gesù. Ciò avviene non per naturale generazione, ma per grazia, mediante la fede. E ciò suppone una generazione da parte di Dio e una nuova nascita, dall'acqua e dallo Spirito Santo, da parte dell'uomo. La Bibbia insegna che il cristiano è una nuova creatura: è creato di nuovo da una particolare azione dello Spirito Santo che lo rende partecipe della natura stessa di Dio. Scrive San Pietro: "Noi siamo partecipi della natura divina" (cfr 2Pt 1,4) e Gesù, parlando a Nicodemo, afferma che è necessario nascere di nuovo, mediante l'acqua e lo Spirito Santo, se vogliamo entrare nel Regno di Dio (cfr Gv 3). Nel prologo del suo vangelo Giovanni afferma: "A quanti hanno accolto Gesù, Dio ha fatto un dono: quello di diventare figli di Dio", poi continua: "A quelli cioè che hanno fede nel suo nome (nel nome di Gesù) i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo (non dalla natura umana), ma da Dio sono stati generati" (Gv 1,12-13) .

Dunque noi che abbiamo fede in Gesù siamo stati generati da Dio: il che significa che partecipiamo alla vita filiale di Gesù, vero Figlio di Dio. Di conseguenza noi possiamo chiamare Dio nostro papà allo stesso modo con cui lo chiama Gesù e non solo come lo chiamano tutti gli uomini da Lui creati. Nei cristiani c'è qualcosa che non c'è negli altri uomini, qualcosa però che Dio vuol dare a tutti e a ciascuno: ed è la vita nuova, la vita stessa di Cristo, la vita del Figlio di Dio.

 Con il primo articolo del Credo è questo meraviglioso mistero di paternità e di filiazione che noi vogliamo soprattutto professare ed annunciare. Dio, il Dio vero, il Dio che è il Padre di Gesù e il Creatore del mondo, è pure nostro padre non solo nel senso e al livello della creazione, ma anche nel senso e al livello di Gesù. Noi formiamo con Gesù un essere solo, un solo corpo e, quindi, siamo veri figli di Dio partecipando alla sua natura divina. Gesù vi partecipa dall'eternità per natura, perché è Dio, noi vi partecipiamo dal giorno del battesimo e per grazia, per adozione. Non è una cosa meravigliosa per la quale dovremmo cadere in ginocchio per ringraziare Dio?

 La Madonna ci aiuti a comprendere questa realtà e ci ispiri parole di ammirazione e di gratitudine per il dono stupendo che abbiamo ricevuto. Lei ci precede in questa grazia perché concepita senza peccato per un dono singolare di Dio in vista della redenzione di Cristo: è figlia di Dio per eccellenza, la figlia prediletta per grazia! Inoltre Maria coopera con Dio alla nostra rigenerazione soprannaturale in modo ineffabile, per volontà di Dio che l'ha voluta cooperatrice "in modo tutto singolare all'opera del Salvatore con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità per restaurare la vita soprannaturale delle anime" (Conc. Vaticano II: L.G. n. 61).

CONTEMPLAZIONE

Mettiti devotamente alla presenza di Dio Padre. Immagina di avere accanto a te Gesù che pone sulle tue labbra la "sua" preghiera, che è anche tua. Falla tua! Recitala adagio. Vi ho aggiunto alcuni pensieri per aiutarti a meditarla, ma tu lasciati guidare dallo Spirito che è in Te.

PADRE (ABBA', PAPA')

NOSTRO: di me e di tutti. La mia è. una preghiera per tutta la famiglia umana. Quello che chiedo per me lo domando per ogni uomo, per ogni tuo figlio.

CHE SEI NEI CIELI: la tua casa è il Cielo, che è pure la mia dove Tu mi attendi con amore. Anche il mio cuore e quello dei miei fratelli è una Casa per Te. Tu non sei lontano, sei in me. Prima parte: riguarda Lui.

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME; cioè, conosciuto, amato, invocato con fiducia filiale, servito con prontezza e impegno. Sia benedetto e ringraziato il tuo Nome di Padre!

VENGA IL TUO REGNO; il regno dell'amore, della pace, della giustizia: nel mio cuore, nella mia famiglia, nella società umana, nella tua Chiesa, in tutto il mondo per preparare il Regno celeste futuro.

SIA FATTA LA TUA VOLONTA'; cioè si compiano i tuoi progetti di misericordia, quelli che hai su di me e quelli che hai sulla mia famiglia, sulla tua Chiesa, sul mondo intero.

COME IN CIELO; come li ha compiuti il tuo Verbo nell'eternità quando si è incarnato per noi, per attuare con infinito amore il tuo progetto di salvezza, annientandosi e facendosi obbedientefino alla morte di croce.

COSI' IN TERRA; anch'io obbediente per amore, ponendo in Te la mia fiducia filiale. Tu infatti vuoi sempre e solo il mio bene anche quando mi lasci nella prova e nella sofferenza.

Seconda parte: riguarda noi.

DACCI OGGI, cioè ogni giorno della. nostra vita terrena.

IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO; il pane che nutre la vita terrena e il Pane celeste che nutre la nostra vita celeste. Nel "pane" è racchiuso ogni altro nostro desiderio, ogni nostra necessità spirituale e corporale.

RIMETTI A NOI; cioè perdonami, cancella, dimentica.

I NOSTRI DEBITI, i miei numerosi peccati e le pene dovute ai peccati.

COME NOI LI RIMETTIAMO; fin da adesso perdono anch'io nell'intimo del cuore.

AI NOSTRI DEBITORI, senza coltivare in cuore rancore, vendetta, odio, ma anzi amando e benedicendo chiunque mi abbia fatto offesa. Lo faccio unicamente per amor tuo.

E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE; cioè tieni conto della mia fragilità e della mia debolezza quando mi metti alla prova. Sono "piccolo e pauroso, non sono un eroe.

MA LIBERACI DAL MALE; dal Maligno che vuole la mia rovina eterna, da ogni sua infestazione e ossessione, da ogni male che da lui procede.

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