lunedì 6 giugno 2011

Scopriamo Santa Maria Faustina Kowalska - Diciottesimo appuntamento

Torniamo ad approfondire la figura di Santa Faustina Kowalska, nota come l'Apostola della Divina Misericordia. Continuiamo a scoprire la grande tribolazione patita dall'anima di Santa Faustina che è stata realmente messa a dura prova, con la prova dell'abbandono assoluto. Ma c'è qualcosa in più che la Santa detta oggi: l'importanza del silenzio, soprattutto da parte dei religiosi. Santa Faustina ci fa capire che la lingua non è solo un mezzo della vita, ma anche un mezzo che può condurre a cose molto brutte. Tutti noi dobbiamo imparare una grande virtù: il silenzio che significa cercare di non aprire la propria bocca a sproposito, arrecando sofferenza agli altri. L'apostola della Divina Misericordia si riferisce soprattutto ai religiosi, ma queste parole valgono anche per tutti noi che troppo spesso usiamo la nostra lingua per ferire come e peggio di una spada: per questo Gesù disse queste cose: "Anche voi siete ancora senza intelletto? 17Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? 18Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo. 19Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultéri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. 20Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo".:

+ Oh! quanto sono graditi gli inni che sgorgano da un'anima che soffre! Tutto il cielo rimane estasiato di fronte ad una tale anima, specialmente quando è provata da Dio. Essa indirizza verso di Lui i suoi nostalgici lamenti. La sua bellezza è grande, perché proviene da Dio. Va attraverso il deserto della vita ferita d'amore divino. Essa tocca la terra con un piede solo.

+ Un'anima che è uscita da quei tormenti è profondamente umile. La limpidezza della sua anima è grande. Essa, senza bisogno di rifletterci in certo modo, conosce meglio che cosa in un dato momento occorra fare e che cosa tralasciare. Avverte il più piccolo tocco della grazia ed è molto fedele a Dio. Essa riconosce Iddio da lontano e gode di Dio ininterrottamente. Essa in pochissimo tempo scopre Iddio nelle anime degli altri, in genere in quanti le stanno attorno. L'anima viene purificata da Dio stesso. Dio come puro Spirito introduce l'anima in una vita puramente spirituale. Iddio stesso aveva preparato quest'anima in precedenza e l'aveva purificata, cioè l'aveva resa idonea ad uno stretto rapporto di intimità con Sé. Secondo un modo spirituale essa ha rapporti di intimità col Signore in un riposo amoroso. Si rivolge a Lui senza l'uso dei sensi. Iddio riempie l'anima con la Sua luce. La sua mente illuminata vede chiaramente e distingue i gradi in questa vita spirituale. Vede quando si univa a Dio in modo imperfetto, quando vi prendevano parte i sensi e lo spirito era unito ai sensi, sebbene già in maniera superiore e speciale, però imperfetta. Vi è un'unione col Signore superiore e più perfetta: è quella intellettuale. Qui l'anima è più riparata dalle illusioni; la sua spiritualità è più profonda e più pura. In una vita, in cui ci sono i sensi, li si è più esposti alle illusioni. L'accortezza sia dell'anima stessa che dei confessori dovrebbe essere maggiore. Vi sono momenti nei quali Iddio introduce l'anima in uno stato puramente spirituale. I sensi si spengono e sono come morti. L'anima è unita a Dio nella maniera più stretta: è immersa nella Divinità. La sua conoscenza è totale e perfetta; non dettagliata, come prima, ma generale e completa. Gioisce per questo. Ma ora voglio parlare ancora dei momenti della prova. In quei momenti è necessario che i confessori abbiano pazienza con tale anima provata. Ma la più grande pazienza deve averla l'anima con se stessa. O mio Gesù, Tu sai quello che prova la mia anima al ricordo di quelle sofferenze. Talvolta mi son meravigliata che gli angeli ed i santi restino silenziosi mentre un'anima sopporta simili sofferenze. Tuttavia essi ci amano in modo particolare in quei momenti. L'anima mia certe volte ha gridato verso Dio, come un bambino quando la madre nasconde il suo volto ed egli non può riconoscerla e grida con quante forze ha. O Gesù mio, per queste prove d'amore sia onore e gloria a Te. Grande ed insondabile è la Tua Misericordia! O Signore, tutto quello che hai progettato nei riguardi della mia anima, è pervaso della Tua Misericordia.

Ricordo questa cosa: coloro che vivono insieme non dovrebbero aggiungere sofferenze esterne, poiché in verità quando un'anima ha il calice pieno fino all'orlo, talvolta proprio la goccia che gettiamo noi nel suo calice sarà esattamente quel di più, che farà traboccare il calice dell'amarezza. E chi risponde per quell'anima? Guardiamoci bene dall'aggiungere sofferenze agli altri, poiché questo non piace al Signore. Se le suore oppure i superiori sapessero o supponessero che una certa anima sta attraversando tali prove e, ciò nonostante, da parte loro le aggiungessero altre sofferenze, peccherebbero mortalmente e Dio stesso rivendicherebbe quell'anima. Non parlo qui di casi che per loro natura costituiscono peccato, ma parlo di una cosa che in un altro momento non sarebbe peccato. Stiamo attenti a non avere quelle anime sulla coscienza. E un grave difetto della vita religiosa e della vita in genere, che quando si vede un'anima che è nella sofferenza, si tende sempre ad aggiungerne ancora di più. Non parlo di tutti, ma ci sono persone che si comportano così. Ci permettiamo di esprimere giudizi di ogni genere e parliamo là dove non avremmo mai dovuto dire quello che abbiamo detto. La lingua è un organo piccolo, ma provoca cose grosse. La religiosa che non rispetta il silenzio, non giungerà mai alla santità, cioè non diventerà santa. Non s'illuda. Se per caso accade che per suo mezzo parla lo Spirito di Dio, allora non è lecito tacere. Ma per poter ascoltare la voce di Dio bisogna avere la quiete nell'anima ed osservare il silenzio: non un silenzio tetro, ma il silenzio interiore, cioè il raccoglimento in Dio. Si possono dire molte cose e non interrompere il silenzio, ed al contrario si può parlar poco ed infrangere continuamente il silenzio. Oh! che danni irreparabili provoca l'inosservanza del silenzio! Si fanno molti torti al prossimo, ma soprattutto alla propria anima. Secondo il mio pensiero e la mia esperienza, la regola del silenzio dovrebbe essere al primo posto. Iddio non si dona ad un anima ciarliera che come un fuco nell'alveare ronza molto, ma non produce miele. Un'anima che chiacchiera molto è vuota nel suo interno. Non ha né virtù fondamentali, né intimità con Dio. Non è il caso di parlare di una vita più profonda, della soave pace e tranquillità nella quale abita Iddio. Un'anima che non ha gustato la dolcezza della quiete interiore, è uno spirito inquieto, e turba la tranquillità degli altri. Ho visto molte anime negli abissi infernali per non aver osservato il silenzio. Loro stesse me l'hanno detto, quando ho chiesto loro quale era stata la causa della loro rovina. Erano anime consacrate. O mio Dio, quale dolore! Eppure avrebbero potuto non solo essere in paradiso, ma essere perfino sante. O Gesù, Misericordia, tremo quando penso che debbo rendere conto della mia lingua. Nella lingua c'è la vita, ma anche la morte. E talvolta con la lingua uccidiamo, commettiamo dei veri omicidi; e possiamo ancora considerare ciò una piccola cosa? Per la verità non riesco a comprendere tali coscienze. Ho conosciuto una persona, che avendo saputo da un'altra una certa cosa che si diceva di lei... si ammalò gravemente e di conseguenza versò molto sangue e molte lacrime e poi avvenne la dolorosa conclusione che fu causata quindi non dalla spada, ma dalla lingua. O mio Gesù silenzioso, abbi misericordia di noi. Sono passata al tema del silenzio, ma non voglio parlare di questo, bensì della vita dell'anima con Dio e della sua risposta alla grazia. Dopo che l'anima è stata purificata ed il Signore ha rapporti di intimità con lei, ora con tutte le forze tende verso Dio. Però essa da sola non può niente. Qui soltanto Iddio dispone tutto; l'anima lo sa; ne è consapevole. Essa vive ancora in esilio e sa molto bene che possono esserci ancora giornate nuvolose e piovose; ma essa guarda a tutto ciò con un atteggiamento diverso da quello tenuto finora. Non si rifugia in una pace falsa, ma si slancia nella lotta. Essa sa di essere di una progenie cavalleresca. Ora si rende conto meglio di tutto. Essa sa di essere di stirpe regale: tutto ciò che è grande e santo la riguarda.

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