martedì 14 giugno 2011

Familiaris Consortio - La famiglia cristiana - XXXI

Continuiamo il percorso familiare e reimmergiamoci nelle parole della Familiaris Consortio del "Beato" Giovanni Paolo II. Oggi l'attenzione si sofferma sulla sacralità del vincolo coniugale sorto sulle fondamenta del sacramento matrimoniale. Celebrare il matrimonio in Chiesa non è un puro atto formale, ma è un atto che comporta la santificazione di un'unione dinanzi a Dio il quale desidera che i coniugi continuino a tendere sempre verso la santità, lungo tutto il loro cammino matrimoniale. Oggi quest'aspetto è stato terribilmente sottovalutato e il suo significato complessivamente ridotto: la facilità del ricorso alle pratiche di divorzio civile ha portato ad una facile dissoluzione di ogni impegno coniugale, ma noi credenti dovremmo sapere che il divorzio civile non ha alcun effetto sul vincolo sacramentale, il quale è eterno dinanzi a Dio. Ecco perchè matrimonio significa anche spirito di sacrificio: ma oggi tutti noi tendiamo non a sopportare i sacrifici, ma tendiamo tutti a cercare il piacere personale che magari può essere compromesso dal rispetto dei doveri coniugali. E' famoso il detto che il matrimonio è la tomba dell'amore: ma questa è un'affermazione di chi guarda al matrimonio solo dal punto di vista sessuale. Il matrimonio è un unione di spirito, di sacrificio, di donazione vicendevole e di mutua santificazione: questa è la verità assoluta che la modernità vuole ridurre ad una gabbia, ad una tomba.Ma se c'è una cosa che abbiamo imparato è che la sessualità non è tutto, ma è una parte della vita matrimoniale, importante sì, ma non esclusiva. Il che significa che i coniugi devono tendere non solo ad un unione carnale, ma anche e soprattutto spirituale che possa portarli sulla giusta strada verso la santità:

IV. La partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa 

2) La famiglia cristiana comunità in dialogo con Dio

Il santuario domestico della Chiesa

55. L'annuncio del Vangelo e la sua accoglienza nella fede raggiungono la loro pienezza nella celebrazione sacramentale. La Chiesa, comunità credente ed evangelizzante, e anche popolo sacerdotale, rivestito cioè della dignità e partecipe della potestà di Cristo Sacerdote Sommo della Nuova ed Eterna Alleanza. (cfr. «Lumen Gentium», 10).

Anche la famiglia cristiana è inserita nella Chiesa, popolo sacerdotale: mediante il sacramento del matrimonio, nel quale è radicata e da cui trae alimento, essa viene continuamente vivificata dal Signore Gesù, e da Lui chiamata e impegnata al dialogo con Dio mediante la vita sacramentale, l'offerta della propria esistenza e la preghiera.

E' questo il compito sacerdotale che la famiglia cristiana può e deve esercitare in intima comunione con tutta la Chiesa, attraverso le realtà quotidiane della vita coniugale e familiare: in tal modo la famiglia cristiana è chiamata a santificarsi ed a santificare la comunità ecclesiale e il mondo.

Il matrimonio sacramento di mutua santificazione e atto di culto

56. Fonte propria e mezzo originale di santificazione per i coniugi e per la famiglia cristiana è il sacramento del matrimonio, che riprende e specifica la grazia santificante del battesimo. In virtù del mistero della morte e risurrezione di Cristo, entro cui il matrimonio cristiano nuovamente inserisce, l'amore coniugale viene purificato e santificato: «il Signore si è degnato di sanare ed elevare questo amore con uno speciale dono di grazia e di carità» («Gaudium et Spes», 49).

Il dono di Gesù Cristo non si esaurisce nella celebrazione del sacramento del matrimonio, ma accompagna i coniugi lungo tutta la loro esistenza. Lo ricorda esplicitamente il Concilio Vaticano II, quando dice che Gesù Cristo «rimane con loro perché, come Egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per lei, così anche i coniugi possano amarsi l'un l'altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione... Per questo motivo i coniugi cristiani sono corroborati e sono consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dallo Spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, e perciò partecipano alla glorificazione di Dio («Gaudium et Spes», 48).

La vocazione universale alla santità è rivolta anche ai coniugi e ai genitori cristiani: viene per essi specificata dal sacramento celebrato e tradotta concretamente nelle realtà proprie della esistenza coniugale e familiare («Lumen Gentium», 41). Nascono di qui la grazia e l'esigenza di una autentica e profonda spiritualità coniugale e familiare, che si ispiri ai motivi della creazione, dell'alleanza, della Croce, della risurrezione e del segno, sui quali più volte si è soffermato il Sinodo.

Il matrimonio cristiano, come tutti i sacramenti che «sono ordinati alla santificazione degli uomini, alla edificazione del Corpo di Cristo, e, infine a rendere culto a Dio» («Sacrosantum Concilium», 59), è in se stesso un atto liturgico di glorificazione di Dio in Gesù Cristo e nella Chiesa: celebrandolo, i coniugi cristiani professano la loro gratitudine a Dio per il sublime dono ad essi elargito di poter rivivere nella loro esistenza coniugale e familiare l'amore stesso di Dio per gli uomini e del Signore Gesù per la Chiesa sua sposa.

E come dal sacramento derivano ai coniugi il dono dell'obbligo di vivere quotidianamente la santificazione ricevuta, così dallo stesso sacramento discendono la grazia e l'impegno morale di trasformare tutta la loro vita in un continuo «sacrificio spirituale» (cfr. 1Pt 2,5; «Lumen Gentium», 34). Anche agli sposi e ai genitori cristiani, in particolare per quelle realtà terrene e temporali che li caratterizzano, si applicano le parole del Concilio: «Così anche i laici, in quanto adoratori dappertutto santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso» («Lumen Gentium», 34).

0 commenti:

Posta un commento