mercoledì 16 marzo 2011

Voglia di Paradiso - VII appuntamento

Torniamo a sentire voglia di Paradiso attraverso l'approfondimento dell'opera di Mons. Novello Pederzini: "Voglia di Paradiso". Continuiamo a vedere come è possibile conoscere il Paradiso, quella realtà che è la meta di coloro che aspirano all'amore di Dio per l'eternità. Vediamo come la chiave sia sempre la fede: una fede però libera da costrizioni così come ha voluto Dio sin dagli inizi dei tempi. Infatti, il libero arbitrio è la traduzione pratica di questa mancata imposizione: Dio ha voluto che l'uomo si innamorasse di Lui non perchè costretto, ma perchè libero di volerlo fare. Ecco perchè abbiamo sempre condannato coloro che pensano di poter evangelizzare con la forza come fanno, ad esempio, i talebani: non vi può essere una fede nata dalla mancanza di volontà, ma vi può essere fede laddove vi è accettazione volontaria di andare incontro al mistero come è accaduto a Sant'Agostino che non con la forza fu convertito, ma con la Grazia divina e con la sua intima accettazione. 
Monsignor Pederzini ci mostra anche il rovescio della fede che è l'ateismo: egli dice bene perchè anche l'ateismo, in un certo senso, è fede, ma una fede in negativo (come dicono molti, anche gli atei credono a qualcosa e cioè credono nell'assenza di Dio). Solo che l'ateismo è diverso perchè è una fede nel caos, nel nulla più assoluto: si assume a dogma non una sicurezza fondata, ma un pensiero che il mondo, la vita stessa siano frutto del caos e che non vi sia alcun Dio. Eppure, molti scienziati che sono giunti vicini alla scoperta, alla fine si sono dovuti arrendere e hanno dovuto ammettere l'esistenza di un Geometra che aveva predisposto ogni cosa nell'universo. 
Ancora, troviamo anche un prezioso riferimento a San Francesco d'Assisi e vediamo come egli abbia abbracciato la morte con gioia, dimostrandoci che non dobbiamo temere la fine di questa vita né rattristarci quando qualcuno che amiamo ci lascia perchè la fine della vita è solo l'inizio della vera esistenza per la quale Gesù ci ha donato la chiave per entrare attraverso il Suo immenso sacrificio:


4.
MA È POSSIBILE CONOSCERE IL PARADISO?

Intelligenza, volontà e grazia
La fede è un atto umano e divino insieme.
Nasce dalla chiamata divina e dalla risposta umana. Per rispondere, la persona è sostenuta dalla Grazia, ma deve collaborare con la sua intelligenza e con la sua volontà.
Con l'intelligenza, vede l'opportunità di credere, ma è la volontà che interviene a comandare l'adesione a una Verità che resta oscura, anche se assolutamente certa.
La fede è quindi

• un atto dell'intelligenza,

• comandato dalla volontà,

• sollecitato e sostenuto dalla Grazia, che previene e accompagna.

Questa risposta divina-umana è adesione a Dio nel segno della libertà e dell'amore.
Nasce dalla fiducia che sostiene un'obbedienza data senza pretesa

- di vedere,

- di toccare,

- di verificare una verità che, per ora, resta invisibile e oscura.

La libertà di credere o di non credere

Durante la sua vita terrena Gesù ha dato testimonianza alla Verità, ma non l'ha mai imposta.
Ora invita l'uomo alla fede e alla comunione con sé e con il Padre, ma non lo obbliga in nessun modo. Nella sua vita terrena Gesù ha reso testimonianza alla Verità, senza mai obbligare gli ascoltatori ad accettare per costrizione il suo messaggio.?
Dice ancora P. Vincenzo Benetollo: «Dio chiede, ma non impone di fidarsi di Lui, e quindi di offrirgli "l'obbedienza della fede".

Con la Rivelazione, Dio:

- mostra agli uomini il loro ultimo fine: questa è la Fede;

- si propone come un Bene raggiungibile: questa è la Speranza;

- suggerisce il modo per raggiungerlo: questa è la Carità.

Chi non vuole accettare la Fede, lo fa perché non vuole dipendere da Dio, e, ovviamente, perché si fida più di se stesso che di Lui! ».

L'ateismo è una fede in negativo

L'ateismo è anch'esso una fede, ma in senso negativo, perché è la fede nel nulla: è adesione a tante schiavitù che affliggono le persone:

- il denaro,

- il potere,

- le apparenze,

- il piacere,

- la noia,

- l'assurdo,

- la morte.

Scrive J. Guitton, a proposito della sua conversione: «si trattava di scegliere fra il nulla (che è assurdo) e il mistero. Sartre scelse il nulla, e io preferii il mistero. Ho avuto d'improvviso la coscienza intensa di questo mistero e della libertà. Sentii il combattimento tra la fede e l'incredulità. Fu il momento più solenne della mia vita, perché salvandomi dall'assurdità, salvavo la libertà, che esiste quando ci si subordina al mistero. Dio non prende la nostra libertà: è esattamente il contrario!
Allargando la vita umana all'infinito, Dio dona la sola libertà vera: l'altra è una verità bugiarda! ».

Fede e Paradiso

Il Paradiso è uno dei dogmi fondamentali e centrali della nostra fede.
È l'esaltante chiamata della persona umana alla comunione eterna con Dio, attraverso la visione della sua essenza.
Nulla vi può essere di più importante, di più affascinante, di più confortante!
L'apostolo Paolo ne è così fortemente colpito da esclamare: «quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano».
Ma volendo illustrare i contenuti di questa incredibile realtà, l'apostolo è costretto ad affermare che non a tutti è dato di capire, ma solo a chi ha determinati requisiti.
E afferma: solo la persona pneumatica, e non la persona psichica, può comprendere quel Paradiso che egli è giunto a intravedere.
Dio, prima che all'intelligenza, si rivela al cuore.
Ed è attraverso l'amore, che la persona è portata a cercarlo.
Ed è per questo che l'intelletto può essere condotto al sapere sconfinato della fede solo se diretto da una volontà già orientata, anzi innamorata del Bene da raggiungere.
Si può dunque concludere

• «che la Fede è una luce suprema,

- che manifesta verità supreme,

- che richiede un amore supremo,

- per condurre alla felicità suprema».

Questa felicità suprema, raggiunta con la fede e con l'amore, è il Paradiso.

E solo attraverso la fede e l'amore lo si può conoscere e conquistare!

Francesco d'Assisi: il Santo che giunse in Paradiso cantando

Si legge che S. Francesco d'Assisi, giunto alla fine della sua vita, pregò i suoi frati che gli leggessero "il Cantico del sole" [di Frate Sole]. E mentre essi cantavano, egli si unì a loro con la sua debolissima voce, aggiungendovi il versetto che esalta Sorella Morte. Appressandosi poi l'ora estrema, con insolito vigore, si mise a cantare il Salmo 141, e quando giunse alle ultime parole «strappa dal carcere l'anima mia, perché mi attendono i giusti», Sorella Morte gli spense la voce. Francesco morì quindi cantando, felice di raggiungere quella meta che era stata l'anelito di tutta la sua vita. Era vissuto, infatti, con tanta VOGLIA di Paradiso!

Questo racconto che

• per gli atei è una follia,

• per i benpensanti una stranezza,

• per i peccatori un mistero, descrive i sentimenti propri di una qualsiasi persona che, dopo aver lasciato inutili riserve e discussioni, si abbandona con fiducia e con amore fra le braccia del Padre, trasformando la morte nel momento... più atteso e felice!
Perché questa è la morte per l'uomo di fede: l'ingresso felice nella patria tanto attesa!


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