venerdì 25 marzo 2011

Imparando con le Lettere Apostoliche - Trentaseiesimo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con "Imparando con le Lettere Apostoliche". Il cammino di oggi continua a mostrarci la missione apostolica e a ricordarci il contenuto del loro annuncio:

Quinta parte della Seconda Lettera ai Corinzi   

1Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. 2Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste: 3a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi. 4In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. 5È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
6Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, 7camminiamo nella fede e non ancora in visione. 8Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore. 9Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi. 10Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
11Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. 12Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. 13Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.
14Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. 15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. 16Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. 17Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. 19È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. 20Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.

COMMENTO

 "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio."
Oggi partirei da questa ultima frase che per me è molto significativa e quasi sicuramente la più importante di tutto il passo odierno: colui che non aveva conosciuto peccato, Gesù, fu trattato come se avesse peccato e tutto questo solo per la redenzione, affinché le nostre colpe fossero giustificate. E' immenso tutto questo: eppure nessuno di noi lo apprezza come dovrebbe, forse perchè non riesce a comprendere la grandezza di questo gesto totalmente gratuito: Colui che dovrebbe essere degno di lode e gloria, si umilia al punto da divenire capro espiatorio di tutte le colpe. 
Ed è questo che gli apostoli si trovano ad annunciare: l'intero loro ministero (il quale è oggi condotto dai sacerdoti e dai membri dell'ordine sacerdotale) è rivolto all'annunciazione di quanto Dio ha compiuto per l'uomo attraverso Gesù Cristo. E chiaramente coloro che per primi udirono queste cose furono presi da grande meraviglia perchè i dei che venivano adorati in quei tempi bui, erano soliti chiedere il sangue, ma non avevano mai donato il loro e né tantomeno avevano mai udito di un dio che si sacrifica per gli uomini. Gesù è totalmente diverso perchè si addossa le responsabilità degli uomini, pagandole con il suo sangue e non con il sangue di altri uomini.
San Paolo ci tiene in queste prime battute della Lettera a sottolineare il lavoro che sta svolgendo insieme agli altri apostoli in quanto vuol far capire che loro stanno trasmettendo qualcosa che hanno ricevuto in prima battuta: ogni loro parola è guidata dallo Spirito Santo e per questo che fa male ascoltarla. Pensate che i profeti, i santi, gli stessi apostoli, hanno sempre ricevuto percosse proprio perchè la verità che esponevano faceva male, trapassava i cuori. Oggigiorno, appena un uomo prova ad evidenziare le enormi contraddizioni che ci circondano, viene subito taciuto ed etichettato come bigotto o puritano: quest'avviene perchè non si vuole che il male venga rivelato in quanto è troppo piacevole seguirlo nell'ombra, nel sentimento dell'ignoranza: chi pecca preferisce non sapere che pecca perchè il peccato lo attira e lo seduce. Ma giustamente San Paolo dice queste cose perchè egli non può parlare per compiacere l'interlocutore, ma deve parlare secondo Verità così come Cristo gli ha chiesto di fare. E lo stesso avviene ai sacerdoti: essi non possono parlare secondo il nostro compiacimento, ma devono parlare secondo Verità, ammonendoci e indicandoci anche aspramente l'indirizzo da seguire.
Come dice San Paolo, un giorno tutti compariremo dinanzi al Tribunale di Cristo: ecco perchè bisogna esser pronti, avere fede e ascoltare chi ci ammonisce al riguardo, perchè attraverso l'ammonimento possiamo aprire gli occhi e vedere la trave conficcata nel nostro occhio (e nel nostro cervello): dobbiamo dunque apprezzare il lavoro sacerdotale e dobbiamo essere noi a chiedere che essi si comportino secondo Verità perchè è solo così che possiamo correggerci e giunti preparati dinanzi al Tribunale dell'Altissimo!  

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