Inoltre, Sant'Agostino sottolinea la reazione dei nostri progenitori, successivamente al peccato da essi commesso: la vergogna li spinse a coprire i loro corpi e si vestirono. E' importante segnalare che, nonostante fossero marito e moglie e si trovassero soli, fu tra loro due - nei loro reciproci rapporti - che la vergogna si fece presente. Non si trattava della vergogna di essere marito e moglie né tantomeno di esprimere il loro affetto coniugale; si trattava di un elemento nuovo che minacciava la purezza che avevano sperimentato nei loro rapporti originari.
Il Venerabile Giovanni Paolo II si soffermò sulla libertà con la quale la reciproca donazione sponsale dovrebbe effettuarsi.: [...] quella libertà interiore del dono, che per sua natura è esplicitamente spirituale e dipende dalla maturità interiore dell'uomo. Questa libertà presuppone una tale capacità di dirigere le reazioni sensuali ed emotive da rendere possibile la donazione dell'uno verso l'altro in base al maturo possesso di se stessi ...".
Ecco come vediamo enuclersi il concetto stesso di castità coniugale che viene reso evidente dal documento che stiamo analizzando:
II
AMORE VERO E CASTITÀ
La castità coniugale
20. « Le persone sposate sono chiamate a vivere la castità coniugale; le altre praticano la castità nella continenza ».4 I genitori sono consapevoli che il presupposto più valido per educare i figli all'amore casto e alla santità di vita consiste nel vivere essi stessi la castità coniugale. Ciò comporta che essi siano coscienti che nel loro amore è presente l'amore di Dio e, perciò, anche la loro donazione sessuale dovrà essere vissuta nel rispetto di Dio e del Suo disegno di amore, con fedeltà, onore e generosità verso il coniuge e verso la vita che può sorgere dal loro gesto di amore.
Solo in tal modo può diventare espressione di carità;5 perciò, il cristiano nel matrimonio è chiamato a vivere tale donazione all'interno della propria relazione personale con Dio, quale espressione della sua fede e del suo amore per Dio e quindi con la fedeltà e la generosa fecondità che contraddistinguono l'amore divino.6
Soltanto così egli risponde all'amore di Dio e compie la sua volontà, che i Comandamenti ci aiutano a conoscere. Non c'è un legittimo amore che non sia, al suo più alto livello, anche amore di Dio. Amare il Signore implica di rispondere positivamente ai suoi comandamenti: « Se mi amate osserverete i miei comandamenti » (Gv 14,15).7
21. Per vivere la castità l'uomo e la donna hanno bisogno della continua illuminazione dello Spirito Santo. « Al centro della spiritualità coniugale sta... la castità, non solo come virtù morale (formata dall'amore), ma parimenti come virtù connessa con i doni dello Spirito Santo — anzitutto con il dono del rispetto di ciò che viene da Dio (donum pietatis)... Così dunque l'ordine interiore della convivenza coniugale, che consente alle "manifestazioni affettive" di svilupparsi secondo la loro giusta proporzione e significato, è frutto non solo della virtù in cui i coniugi si esercitano, ma anche dei doni dello Spirito Santo con cui collaborano ».8
D'altra parte, i genitori, persuasi che la propria vita di castità e lo sforzo di testimoniare nel quotidiano la santità costituiscono il presupposto e la condizione per la loro opera educativa, devono anche considerare ogni attacco alla virtù e alla castità dei loro figli come un'offesa alla propria vita di fede e una minaccia di impoverimento per la propria comunione di vita e di grazia (cf Ef 6,12).
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