venerdì 4 marzo 2011

Imparando con le Lettere Apostoliche - Trentatreesimo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con "Imparando con le Lettere Apostoliche". Il cammino di oggi ci porta a comprendere che siamo membra di un medesimo corpo e che dietro i brutti sentimenti si cela il maligno:

Seconda parte della Seconda Lettera ai Corinzi

Ritenni pertanto opportuno non venire di nuovo fra voi con tristezza. Perché se io rattristo voi, chi mi rallegrerà se non colui che è stato da me rattristato? Perciò vi ho scritto in quei termini che voi sapete, per non dovere poi essere rattristato alla mia venuta da quelli che dovrebbero rendermi lieto, persuaso come sono riguardo a voi tutti che la mia gioia è quella di tutti voi. Vi ho scritto in un momento di grande afflizione e col cuore angosciato, tra molte lacrime, però non per rattristarvi, ma per farvi conoscere l'affetto immenso che ho per voi.

Se qualcuno mi ha rattristato, non ha rattristato me soltanto, ma in parte almeno, senza voler esagerare, tutti voi. Per quel tale però è già sufficiente il castigo che gli è venuto dai più, cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo forte. Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità; e anche per questo vi ho scritto, per vedere alla prova se siete effettivamente obbedienti in tutto. A chi voi perdonate, perdono anch'io; perché quello che io ho perdonato, se pure ebbi qualcosa da perdonare, l'ho fatto per voi, davanti a Cristo, per non cadere in balìa di satana, di cui non ignoriamo le macchinazioni.

Giunto pertanto a Tròade per annunziare il vangelo di Cristo, sebbene la porta mi fosse aperta nel Signore, non ebbi pace nello spirito perché non vi trovai Tito, mio fratello; perciò, congedatomi da loro, partii per la Macedonia.

Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.

E chi è mai all'altezza di questi compiti? Noi non siamo infatti come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio, ma con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo in Cristo.

COMMENTO

Anche oggi vediamo come ci deve esser stata qualche evidente incomprensione tra San Paolo e qualche membro dei Corinzi: in particolare, sembrerebbe che uno di loro ha fatto molto soffrire San Paolo, portando sofferenza all'intero gruppo. E' bello vedere, in queste righe, richiamato il senso del Corpo di Cristo: essendo noi tutti parte dello stesso corpo, è sufficiente che un solo membro soffra per far soffrire l'intero corpo, esattamente come avevamo appreso da San Paolo stesso, nella Prima Lettera ai Corinzi:

 Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo.  E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito.  Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo.  E se l'orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo.  Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato?  Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto.  Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?  Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo.  Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi».  Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza,  mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava,  perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre.  Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.  Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.

Ecco perchè San Paolo afferma come quella sofferenza singola abbia avuto ripercussioni sull'intero gruppo. Ed è anche per questo che San Paolo invita al perdono, alla riconciliazione e non al castigo. Egli ci mostra in questo modo che bisogna restare lontani dal male perchè altrimenti si finisce facilmente in balia di satana. Noi sappiamo che il maligno è un abile ingannatore, capace di insinuarsi nei nostri pensieri: per questo dobbiamo ricordare che ogni pensiero o sentimento cattivo come l'odio o la mancanza di misericordia, non provengono dallo Spirito di Dio, ma da satana: provenendo questi brutti sentimenti da lui, dobbiamo fare in modo di allontanarli da noi invece di alimentarli. Ecco che San Paolo dà una nuova lezione ai Corinzi e a noi tutti: rifiutiamo il male, in qualsiasi forma esso si presenta, per non cadere come prigionieri del maligno: rivestiamoci invece con le armi del bene, asservendo solo i giusti sentimenti come il perdono, la misericordia.

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