martedì 1 marzo 2011

Familiaris Consortio - La famiglia cristiana - XVI

Continuiamo il percorso familiare e reimmergiamoci nelle parole della Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II. Ciò che andiamo a vedere oggi è la componente vitale della famiglia e cioè il servizio della vita: i coniugi, infatti, sono chiamati ad essere cooperatori dell'amore di Dio nel donare la vita e nel fare in modo che questa vita cresca nella via giusta e retta. Ecco come assume un nuovo significato l'unione sessuale: tramite l'unione carnale e spirituale guidata dall'amore, i coniugi partecipano alla meraviglia della vita; essi donano sé stessi affinché si formi la vita!
E va ribadito che, solo all'interno della famiglia, il disegno divino trova pieno compimento: al di fuori del matrimonio la situazione sarà sempre claudicante e mai realmente unitario, forte e consapevole. Per questo la Chiesa predica di aspettare l'unione sacramentale prima di giungere all'intimità sessuale: solo con il matrimonio vi è la piena consapevolezza dell'amore e della totale donazione per la cooperazione con l'amore di Dio Padre. E sempre per questo motivo, la Chiesa fa di tutto per proteggere la dignità del matrimonio:


II. Il servizio della vita

1) La trasmissione della vita

Cooperatori dell'amore di Dio Creatore

28. Con la creazione dell'uomo e della donna a sua immagine e somiglianza, Dio corona e porta a perfezione l'opera delle sue mani: Egli li chiama ad una speciale partecipazione del suo amore ed insieme del suo potere di Creatore e di Padre, mediante la loro libera e responsabile cooperazione a trasmettere il dono della vita umana: «Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela"» (Gen 1,28).

Così il compito fondamentale della famiglia è il servizio alla vita, il realizzare lungo la storia la benedizione originaria del Creatore, trasmettendo nella generazione l'immagine divina da uomo a uomo (cfr. ibid. 5,1ss).

La fecondità è il frutto e il segno dell'amore coniugale, la testimonianza viva della piena donazione reciproca degli sposi «II vero culto dell'amore coniugale e tutta la struttura familiare che ne nasce senza trascurare gli altri fini del matrimonio, a questo tendono, che i coniugi, con fortezza d'animo siano disposti a cooperare con l'amore del Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia» («Gaudium et Spes», 50).

La fecondità dell'amore coniugale non si restringe però alla sola procreazione dei figli, sia pure intesa nella sua dimensione specificamente umana: si allarga e si arricchisce di tutti quei frutti di vita morale, spirituale e soprannaturale che il padre e la madre sono chiamati a donare ai figli e, mediante i figli, alla Chiesa e al mondo.

La dottrina e la norma sempre antiche e sempre nuove della Chiesa

29. Proprio perché l'amore dei coniugi è una singolare partecipazione al mistero della vita e dell'amore di Dio stesso, la Chiesa sa di aver ricevuto la missione speciale di custodire e di proteggere l'altissima dignità del matrimonio e la gravissima responsabilità della trasmissione della vita umana.

Così, in continuità con la tradizione viva della comunità ecclesiale lungo la storia, il recente Concilio Vaticano II e il magistero del mio predecessore Paolo VI, espresso soprattutto nell'enciclica «Humanae Vitae», hanno trasmesso ai nostri tempi un annuncio veramente profetico, che riafferma e ripropone con chiarezza la dottrina e la norma sempre antiche e sempre nuove della Chiesa sul matrimonio e sulla trasmissione della vita umana.

Per questo, nella loro ultima assemblea, i Padri Sinodali hanno testualmente dichiarato: «Questo Sacro Sinodo, riunito nell'unità della fede col successore di Pietro, fermamente mantiene ciò che nel Concilio Vaticano II (cfr. «Gaudium et Spes», 50) e, in seguito, nell'enciclica «Humanae Vitae» viene proposto, e in particolare che l'amore coniugale deve essere pienamente umano, esclusivo e aperto alla nuova vita (Propositio 22. La conclusione del n. 11 dell'enciclica «Humanae Vitae» così afferma: «Richiamando gli uomini all'osservanza delle norme della legge naturale interpreta dalla sua costante dottrina, la Chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita» AAS 60 [1968] 488).

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