martedì 15 marzo 2011

Familiaris Consortio - La famiglia cristiana - XVIII

Continuiamo il percorso familiare e reimmergiamoci nelle parole della Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II. Oggi troviamo un vivo riferimento alla castità coniugale e scopriamo il pensiero del Venerabile Giovanni Paolo II che si esprime in un netto rifiuto di ogni ipotesi contraccettiva che si ponga come manipolazione arbitraria del disegno divino legato alla procreazione. In sostanza, egli afferma l'unità inscindibile tra l'aspetto unitivo e l'aspetto procreativo: unione e procreazione non sono due cose separate, ma legate direttamente da Dio il quale ha voluto che la vita scaturisse dall'unione materiale e spirituale di due coniugi, maschio e femmina. Il mondo di oggi sappiamo andare nella direzione opposta: la cultura della contraccezione si è diffusa largamente al punto che sono sorti distributori di contraccettivi persino nelle scuole. E purtroppo la sessualità assume significati sempre più lontani da quelli originariamente stabiliti dall'Altissimo e il tutto si traduce in un ovvio quanto prevalente senso egoistico.

Non solo dunque la contraccezione è un errore grave al di fuori del matrimonio (dove bisognerebbe in realtà astenersi da ogni rapporto sessuale in virtù della castità a cui siamo chiamati, così come specificato, tra gli altri, da San Francesco di Sales), ma lo è anche all'interno del rapporto coniugale dove i coniugi sono chiamati alla castità coniugale che abbiamo già analizzato leggendo il documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia "Sessualità umana: verità e significato". 
In sostanza, i coniugi sono chiamati a vivere santamente il matrimonio, rispettando i tempi che la natura ha stabilito ed evitando di portare disordine ed egoismi che sono l'antitesi di un vero rapporto coniugale fondato sull'amore e sul disegno di Dio:

II. Il servizio della vita

1) La trasmissione della vita
 

Nella visione integrale dell'uomo e della sua vocazione

32. Nel contesto di una cultura che gravemente deforma o addirittura smarrisce il vero significato della sessualità umana, perché la sradica dal suo essenziale riferimento alla persona, la Chiesa sente più urgente e insostituibile la sua missione di presentare la sessualità come valore e compito di tutta la persona creata, maschio e femmina, ad immagine di Dio.

In questa prospettiva il Concilio Vaticano II ha chiaramente affermato che «quando si tratta di comporre l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella natura stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana; e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale» («Gaudium et Spes», 51).

E' proprio movendo dalla «visione integrale dell'uomo e della sua vocazione, non solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna» (Paolo PP. VI, «Humanae Vitae», 7), che Paolo VI ha affermato che la dottrina della Chiesa «è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l'uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell'atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo» (Ibid. 12). Ed ha concluso ribadendo che è da escludere come intrinsecamente disonesta «ogni azione che, o in previsione dell'atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di rendere impossibile la procreazione» (Ibid. 14).

Quando i coniugi, mediante il ricorso alla contraccezione, scindono questi due significati che Dio Creatore ha inscritti nell'essere dell'uomo e della donna e nel dinamismo della loro comunione sessuale, si comportano come «arbitri» del disegno divino e «manipolano» e avviliscono la sessualità umana, e con essa la persona propria e del coniuge, alterandone il valore di donazione «totale». Così, al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè del non donarsi all'altro in totalità: ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all'apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell'interiore verità del personale.

Quando invece i coniugi, mediante il ricorso a periodi di infecondità, rispettano la connessione inscindibile dei significati unitivo e procreativo della sessualità umana, si comportano come «ministri» del disegno di Dio ed «usufruiscono» della sessualità secondo l'originario dinamismo della donazione «totale», senza manipolazioni ed alterazioni (Ibid 13).

Alla luce della stessa esperienza di tante coppie di sposi e dei dati delle diverse scienze umane, la riflessione teologica può cogliere ed è chiamata ad approfondire la differenza antropologica e al tempo stesso morale, che esiste tra la contraccezione e il ricorso ai ritmi temporali: si tratta di una differenza assai più vasta e profonda di quanto abitualmente non si pensi e che coinvolge in ultima analisi due concezioni della persona e della sessualità umana tra loro irriducibili. La scelta dei ritmi naturali comporta l'accettazione del tempo della persona, cioè della donna, e con ciò l'accettazione anche del dialogo, del rispetto reciproco, della comune responsabilità, del dominio di sé. Accogliere poi il tempo e il dialogo significa riconoscere il carattere insieme spirituale e corporeo della comunione coniugale, come pure vivere l'amore personale nella sua esigenza di fedeltà. In questo contesto la coppia fa l'esperienza che la comunione coniugale viene arricchita di quei valori di tenerezza e di affettività, i quali costituiscono l'anima profonda della sessualità umana, anche nella sua dimensione fisica. In tal modo la sessualità viene rispettata e promossa nella sua dimensione veramente e pienamente umana, non mai invece «usata» come un «oggetto» che, dissolvendo l'unità personale di anima e corpo, colpisce la stessa creazione di Dio nell'intreccio più intimo tra natura e persona.

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