domenica 8 maggio 2011

Scoprire la Sacra Liturgia - Mediator Dei - Ventiquattresima parte

Continuiamo ad indagare la bellezza della Sacra Liturgia, nel giorno in cui Cristo ha vinto la morte, attraverso le parole dell'Enciclica Mediator Dei di Papa Pio XII. Dopo aver visto le linee essenziali e il cuore della celebrazione liturgica, scopriamo quali sono le direttive pastorali per correggere gli errori della Chiesa e per indirizzarle lungo il sentiero della verità: 

Parte II.
 Il Culto Eucaristico  

Direttive pastorali

Per allontanare dalla Chiesa gli errori e le esagerazioni della verità di cui abbiamo sopra parlato, e perché i fedeli possano, guidati dalle norme più sicure, praticare l'apostolato liturgico con frutti abbondanti, riteniamo opportuno, Venerabili Fratelli, aggiungere qualche cosa per dedurre in pratica la dottrina esposta.

Trattando della genuina pietà, abbiamo affermato che tra la Liturgia e gli altri atti di religione – purché siano rettamente ordinati e tendano al giusto fine - non ci può essere vero contrasto; ci sono, anzi, alcuni esercizi di pietà che la Chiesa raccomanda grandemente al Clero ed ai Religiosi.

Ora, vogliamo che anche il popolo cristiano non sia alieno da questi esercizi. Essi sono, per parlare soltanto dei principali, la meditazione di argomenti spirituali, l'esame di coscienza, i ritiri spirituali, istituiti per riflettere più intensamente sulle verità eterne, la visita al Santissimo Sacramento e le preghiere particolari in onore della Beata Vergine Maria, tra le quali eccelle, come tutti sanno, il Rosario.

A queste molteplici forme di pietà non può essere estranea l'ispirazione e l'azione dello Spirito Santo; esse, difatti - sebbene in varia maniera - tendono tutte a convertire e dirigere a Dio le anime nostre, perché le purifichino dai peccati, le spronino al conseguimento della virtù, perché, infine, le stimolino alla vera pietà, abituandole alla meditazione delle verità eterne, e rendendole più adatte alla contemplazione dei misteri della natura umana e divina di Cristo. Ed inoltre, nutrendo intensamente nei fedeli la vita spirituale, li dispongono a partecipare alle sacre funzioni con frutto maggiore, ed evitano il pericolo, che le preghiere liturgiche si riducano a un vano ritualismo.

Non vi stancate, dunque, Venerabili Fratelli, nel vostro zelo pastorale, di raccomandare ed incoraggiare questi esercizi di pietà, dai quali scaturiranno senza dubbio al popolo a voi affidato frutti salutari. Soprattutto, non permettete - come alcuni ritengono, o colla scusa di un rinnovamento della Liturgia, o parlando con leggerezza di una efficacia e dignità esclusive dei riti liturgici - che le chiese siano chiuse durante le ore non destinate alle pubbliche funzioni, come già accade in alcune regioni; che si trascurino l'adorazione e la visita del Santissimo Sacramento; che si sconsigli la confessione dei peccati fatta a solo scopo di devozione; che si trascuri, specialmente tra la gioventù, fino al punto di illanguidire, il culto della Vergine Madre di Dio che, come dicono i Santi, è segno di predestinazione. Questi sono frutti avvelenati, sommamente nocivi alla pietà cristiana, che spuntano da rami infetti di un albero sano; è necessario, perciò, reciderli, perché la linfa dell'albero possa nutrire soltanto gradevoli ed ottimi frutti.

Poiché, poi, le opinioni da alcuni manifestate a proposito della frequente confessione sono del tutto aliene dallo Spirito di Cristo e della sua Sposa immacolata, e veramente funeste per la vita spirituale, ricordiamo quello che in proposito abbiamo scritto, con dolore, nella Enciclica Mystici Corporis, ed insistiamo di nuovo, perché proponiate alla seria meditazione e alla docile attuazione dei vostri greggi, e specialmente dei candidati al sacerdozio e del giovane clero, quanto ivi abbiamo detto con gravi parole.

Adoperatevi poi, in modo particolare, perché moltissimi, non soltanto del clero ma anche del laicato, e specialmente gli appartenenti ai sodalizi religiosi ed alle schiere dell'Azione Cattolica, prendano parte ai ritiri mensili e agli esercizi spirituali compiuti in giorni determinati per incrementare la pietà. Come abbiam detto sopra, questi esercizi spirituali sono utilissimi, anzi anche necessari, per instillare nelle anime la genuina pietà, e per formarli alla santità in modo che possano trarre dalla sacra Liturgia benefici più efficaci ed abbondanti.

Quanto poi ai vari modi con i quali si sogliono praticare questi esercizi, sia ben noto e chiaro a tutti che nella Chiesa terrena, come in quella celeste, vi sono «molte dimore»; e che l'ascetica non può essere monopolio di alcuno. Uno è lo Spirito che, però, «spira dove vuole»; e con diversi doni e per diverse vie dirige le anime da lui illuminate al conseguimento della santità. La loro libertà e l'azione soprannaturale dello Spirito Santo in esse sia cosa sacrosanta, che a nessuno è lecito, a nessun titolo, turbare e conculcare. È noto, tuttavia, che gli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio furono pienamente approvati e insistentemente raccomandati dai Nostri Predecessori per la loro mirabile efficacia; e Noi pure per la medesima ragione li abbiamo approvati e raccomandati, come al presente ben volentieri li approviamo e raccomandiamo.

È assolutamente necessario, però, che l'ispirazione a seguire e praticare determinati esercizi di pietà venga dal Padre dei lumi, dal quale proviene ogni cosa buona ed ogni dono perfetto; e di ciò sarà indice l'efficacia con la quale gioveranno a che il culto divino sia sempre più amato ed ampiamente promosso, e i fedeli siano sollecitati da un più intenso desiderio alla partecipazione dei Sacramenti e al dovuto onore e ossequio di tutte le cose sacre. Se, invece, essi dovessero riuscire di intralcio o si rivelassero in contrasto con i principi e le norme del culto divino, allora senza dubbio si dovrebbero ritenere non ordinati da retti pensieri, né guidati da zelo illuminato.

Vi sono, inoltre, altri esercizi di pietà, che sebbene non appartengano a rigore di diritto alla sacra Liturgia, rivestono particolare dignità e importanza, in modo da essere considerati come inseriti in qualche maniera nell'ordinamento liturgico, e godono delle ripetute approvazioni e lodi di questa Sede Apostolica e dei Vescovi. Tra esse si devono annoverare le preghiere che si sogliono fare durante il mese di maggio in onore della Vergine Madre di Dio, o durante il mese di giugno in onore del Cuore Sacratissimo di Gesù, i tridui e le novene, la «Via Crucis» ed altri simili.

Queste pie pratiche eccitando il popolo cristiano ad una assidua frequenza del Sacramento della Penitenza e ad una devota partecipazione al Sacrificio Eucaristico e alla Mensa Divina, come alla meditazione dei misteri della nostra Redenzione e alla imitazione dei grandi esempi dei Santi, per ciò stesso contribuiscono con frutto salutare alla nostra partecipazione al culto liturgico.

Per cui farebbe cosa perniciosa e del tutto erronea chi osasse temerariamente assumersi la riforma di questi esercizi di pietà per costringerli nei soli schemi liturgici. È necessario, tuttavia, che lo spirito della sacra Liturgia e i suoi precetti influiscano beneficamente su di essi, per evitare che vi si introduca alcunché di inetto o di indegno del decoro della casa di Dio, o che sia a detrimento delle sacre funzioni e contrario alla sana pietà.

Curate, dunque, Venerabili Fratelli, che questa pura e genuina pietà prosperi sotto i vostri occhi, e fiorisca sempre di più. Non vi stancate soprattutto di inculcare a ognuno che la vita cristiana non consiste nella molteplicità e varietà delle preghiere e degli esercizi di pietà, ma consiste piuttosto in ciò che essi contribuiscano realmente al progresso spirituale dei fedeli e perciò all'incremento della Chiesa tutta. Poiché l'Eterno Padre «ci elesse in Lui [Cristo], prima della fondazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto». Tutte le nostre preghiere, dunque, e tutte le nostre pratiche devote devono mirare a dirigere tutte le nostre risorse spirituali al raggiungimento di questo supremo e nobilissimo fine.

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