lunedì 2 maggio 2011
Scopriamo Santa Maria Faustina Kowalska - Tredicesimo appuntamento
Torniamo ad approfondire la figura di Santa Faustina Kowalska, nota come l'Apostola della Divina Misericordia. Ieri abbiamo proprio celebrato la Festa della Divina Misericordia ed oggi, ne vediamo, in un certo senso, l'originale istituzione da parte di Gesù Cristo che vuole far conoscere al mondo intero il Suo abisso di Misericordia. Infatti, la scelta della Prima Domenica dopo Pasqua non è affatto casuale, ma serve a ricordarci che ciò che ha affrontato Gesù, nel cammino della passione, morte e Resurrezione, non è un cammino scontato e a sé stante, ma un cammino di misericordia, percorso per amore di tutti gli uomini. Mirabile è l'immagine di Gesù che fa scaturire dal Suo cuore due raggi luminosi che colpiscono il mondo intero: tale immagine ci infonde la speranza che non siamo soli e che anche se a volte sbagliamo o commettiamo errori o cadiamo nel peccato, c'è sempre Qualcuno pronto a perdonarci, ad accoglierci, esattamente come il Padre ha accolto il Figliol prodigo. Scopriamo, infatti, che Gesù non giudica secondo il risultato positivo, ma valuta l'impegno, lo sforzo che noi intraprendiamo per seguirLo (ed in sostanza il cuore di chi vuole seguirLo).
Questo è molto bello ed è ulteriore fonte di speranza perchè nella nostra debolezza siamo portati a commettere numerosi errori: il nostro Signore però non guarda le cadute se noi ci impegniamo con tutta l'anima, affrontando le tentazioni e gli sforzi con fede, forza e profonda fiducia. Confidiamo nella Divina Misericordia di Nostro Signore Gesù Cristo: affrontiamo le tentazioni, affrontiamo i dolori e le sofferenze dell'anima e viviamo con il pensiero costantemente rivolto alla Fonte di tale Misericordia è cioè Dio Padre che è nei Cieli e che si prende cura di tutti i Suoi figli, esortandoli alla conversione del cuore affinché vivano (“Non voglio la morte del peccatore ma che si converta dalla sua condotta e viva” Ez 33,11):
Wilno, 2.VIII.1934.
Venerdì, dopo la S. Comunione, venni trasportata in ispirito davanti al trono di Dio. Davanti al trono di Dio vidi le Potenze celesti, che adorano Dio incessantemente. Al di là del trono vidi uno splendore inaccessibile alle creature; vi entra soltanto il Verbo Incarnato, come Mediatore. Quando Gesù penetrò in quello splendore, sentii queste parole: “Scrivi subito quello che ascolti: sono il Signore nella Mia Essenza e non conosco imposizioni né bisogni. Se chiamo delle creature alla vita, questo è per l'abisso della Mia Misericordia”. In quello stesso momento mi vidi nella nostra cappella come prima, nel mio inginocchiatoio; la S. Messa era terminata; queste parole le trovai già scritte.
+ Allorché vidi quanto il mio confessore doveva soffrire a causa di quest'opera, che Iddio suo tramite sta mandando avanti, mi spaventai per un momento e dissi al Signore: Gesù, dopotutto quest'impresa è Tua e perché ti comporti così con lui, sembra quasi che gliela ostacoli, mentre esigi che la attui? “Scrivi che giorno e notte il Mio sguardo riposa su di lui e che permetto queste contrarietà per aumentare i suoi meriti. Io do la ricompensa non per il risultato positivo, ma per la pazienza e la fatica sopportata per Me ».
Wilno, 26.X.1934.
Venerdì, mentre dall'orto andavo a cena con le educande, erano le sei meno dieci, vidi Gesù sulla nostra cappella, con lo stesso aspetto di quando L'avevo visto la prima volta: così come è dipinto in questa immagine. I due raggi, che uscivano dal Cuore di Gesù, coprirono la nostra cappella e l'infermeria e poi tutta la città e si estesero sul mondo intero. Ciò durò forse circa quattro minuti e poi scomparve. Anche una delle figliole, che era assieme a me un po dietro alle altre, vide quei raggi, ma non vide Gesù e non vide da dove uscivano i raggi. Rimase molto impressionata e lo raccontò alle altre ragazze. Le ragazze cominciarono a ridere di lei dicendole che le era sembrato di vedere qualcosa e forse era una luce proveniente da un aereo, ma essa rimase saldamente ferma sulla propria opinione e disse che mal in vita sua aveva visto raggi di quel genere. Dato che le ragazze le obiettarono anche che forse quello era un riflettore, essa allora rispose che conosceva la luce dei riflettori. « Raggi così non ne avevo visti mai ». Quella ragazza dopo cena si rivolse a me e mi disse che quei raggi l'avevano talmente impressionata, che non riusciva a darsi pace: « Continuamente ne avrei parlato »; eppure non aveva visto Gesù. E mi ricordava continuamente quei raggi, mettendomi così in un certo imbarazzo, dato che non potevo dirle di aver visto Gesù. Pregai per questa cara anima, perché il Signore le concedesse le grazie di cui aveva tanto bisogno. Il mio cuore si rallegrò, perché Gesù stesso si fa conoscere nella Sua opera. Benché abbia avuto per questo motivo grandi dispiaceri, tuttavia per Gesù si può sopportare tutto.
+ Quando andai all'adorazione, sentii la vicinanza di Dio. Dopo un momento vidi Gesù e Maria. Quella visione riempì la mia anima di gioia e chiesi al Signore: Quale è, Gesù, la Tua volontà in questa questione, sulla, quale il confessore mi ordina di interpellarTi? Gesù mi rispose: « E Mia volontà che stia qui e che non si licenzi ». E domandai a Gesù se andava bene la scritta: « Cristo, Re di Misericordia ». Gesù mi rispose: « Sono Re di Misericordia », e non disse: « Cristo ». « Desidero che questa immagine venga esposta al pubblico la prima domenica dopo Pasqua. Tale domenica è la festa della Misericordia. Attraverso il Verbo Incarnato faccio conoscere l'abisso della Mia Misericordia ».
+ Avvenne in modo mirabile! Come il Signore aveva chiesto, il primo tributo di venerazione per questa immagine da parte della folla ebbe luogo una prima domenica dopo Pasqua. Per tre giorni quest'immagine fu esposta al pubblico e fu oggetto della pubblica venerazione. Era stata sistemata ad Ostra Brama su di una finestra in alto, per questo era visibile da molto lontano. Ad Ostra Brama venne celebrato un triduo solenne a chiusura del Giubileo della Redenzione del Mondo, per il 19° centenario della Passione del Salvatore. Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore. Un certo giorno vidi interiormente quanto dovrà soffrire il mio confessore. Gli amici ti abbandoneranno e tutti ti contrasteranno e le forze fisiche diminuiranno. Ti ho visto come un grappolo d'uva, scelto dal Signore e gettato sotto il torchio delle sofferenze. In certi momenti, padre, la tua anima sarà piena di dubbi per quanto riguarda quest'opera e me. E vidi come se Iddio stesso gli fosse contrario e domandai al Signore perché si comportasse così con lui, come se gli rendesse difficile quello che ordina Ed il Signore disse: « Mi comporto così con lui, per far comprendere che quest'opera è Mia. Digli che non abbia paura di nulla. Il Mio sguardo è rivolto giorno e notte su di lui. Nella sua corona ci saranno tante corone quante sono le anime che si salveranno tramite quest'opera. Io do il premio per le sofferenze, non per il buon esito nel lavoro ». O mio Gesù, Tu solo sai quante persecuzioni sto sopportando per il fatto che Ti sono fedele e che mi attengo decisamente alle Tue richieste. Tu sei la mia forza; sostienimi, affinché possa sempre fedelmente adempiere tutto quello che richiedi da me. Io da sola non sono capace di nulla, ma se Tu mi sostieni, tutte le difficoltà non contano niente. O Signore, vedo bene che la mia vita, dal primo momento in cui la mia anima ricevette la capacità di conoscerTi, è una lotta incessante e sempre più accanita. Ogni mattina durante la meditazione mi preparo alla lotta per tutto il giorno e la S. Comunione mi dà la sicurezza che vincerò e così avviene. Ho paura di quel giorno in cui non ho la S. Comunione. Questo Pane dei Forti mi dà ogni energia per portare avanti quest'opera ed ho il coraggio di eseguire tutto quello che richiede il Signore. Il coraggio e l'energia, che sono dentro di me, non sono miei, ma di Chi abita in me: l'Eucaristia. O Gesù mio, quanto sono grandi le incomprensioni! Talvolta, se non ci fosse l'Eucaristia, non avrei il coraggio di proseguire sulla strada che mi hai indicato. L'umiliazione è il mio cibo quotidiano. È logico che la promessa sposa si adorni con ciò che interessa al suo promesso Sposo, perciò la veste dello scherno che ha coperto Lui, deve coprire anche me. Nei momenti in cui soffro molto, cerco di tacere poiché non mi fido della lingua, che in quei momenti è propensa a parlare di sé, ed invece deve servirmi per lodare Iddio per i tanti benefici e doni che mi ha elargito. Quando ricevo Gesù nella S. Comunione Lo prego ardentemente perché si degni di guarire la mia lingua, in modo che con essa non offenda né Iddio, né il prossimo. Desidero che la mia lingua lodi Dio incessantemente. Grandi colpe si commettono con la lingua. Un'anima non può giungere alla santità, se non tiene a freno la propria lingua.
Questo è molto bello ed è ulteriore fonte di speranza perchè nella nostra debolezza siamo portati a commettere numerosi errori: il nostro Signore però non guarda le cadute se noi ci impegniamo con tutta l'anima, affrontando le tentazioni e gli sforzi con fede, forza e profonda fiducia. Confidiamo nella Divina Misericordia di Nostro Signore Gesù Cristo: affrontiamo le tentazioni, affrontiamo i dolori e le sofferenze dell'anima e viviamo con il pensiero costantemente rivolto alla Fonte di tale Misericordia è cioè Dio Padre che è nei Cieli e che si prende cura di tutti i Suoi figli, esortandoli alla conversione del cuore affinché vivano (“Non voglio la morte del peccatore ma che si converta dalla sua condotta e viva” Ez 33,11):
Wilno, 2.VIII.1934.
Venerdì, dopo la S. Comunione, venni trasportata in ispirito davanti al trono di Dio. Davanti al trono di Dio vidi le Potenze celesti, che adorano Dio incessantemente. Al di là del trono vidi uno splendore inaccessibile alle creature; vi entra soltanto il Verbo Incarnato, come Mediatore. Quando Gesù penetrò in quello splendore, sentii queste parole: “Scrivi subito quello che ascolti: sono il Signore nella Mia Essenza e non conosco imposizioni né bisogni. Se chiamo delle creature alla vita, questo è per l'abisso della Mia Misericordia”. In quello stesso momento mi vidi nella nostra cappella come prima, nel mio inginocchiatoio; la S. Messa era terminata; queste parole le trovai già scritte.
+ Allorché vidi quanto il mio confessore doveva soffrire a causa di quest'opera, che Iddio suo tramite sta mandando avanti, mi spaventai per un momento e dissi al Signore: Gesù, dopotutto quest'impresa è Tua e perché ti comporti così con lui, sembra quasi che gliela ostacoli, mentre esigi che la attui? “Scrivi che giorno e notte il Mio sguardo riposa su di lui e che permetto queste contrarietà per aumentare i suoi meriti. Io do la ricompensa non per il risultato positivo, ma per la pazienza e la fatica sopportata per Me ».
Wilno, 26.X.1934.
Venerdì, mentre dall'orto andavo a cena con le educande, erano le sei meno dieci, vidi Gesù sulla nostra cappella, con lo stesso aspetto di quando L'avevo visto la prima volta: così come è dipinto in questa immagine. I due raggi, che uscivano dal Cuore di Gesù, coprirono la nostra cappella e l'infermeria e poi tutta la città e si estesero sul mondo intero. Ciò durò forse circa quattro minuti e poi scomparve. Anche una delle figliole, che era assieme a me un po dietro alle altre, vide quei raggi, ma non vide Gesù e non vide da dove uscivano i raggi. Rimase molto impressionata e lo raccontò alle altre ragazze. Le ragazze cominciarono a ridere di lei dicendole che le era sembrato di vedere qualcosa e forse era una luce proveniente da un aereo, ma essa rimase saldamente ferma sulla propria opinione e disse che mal in vita sua aveva visto raggi di quel genere. Dato che le ragazze le obiettarono anche che forse quello era un riflettore, essa allora rispose che conosceva la luce dei riflettori. « Raggi così non ne avevo visti mai ». Quella ragazza dopo cena si rivolse a me e mi disse che quei raggi l'avevano talmente impressionata, che non riusciva a darsi pace: « Continuamente ne avrei parlato »; eppure non aveva visto Gesù. E mi ricordava continuamente quei raggi, mettendomi così in un certo imbarazzo, dato che non potevo dirle di aver visto Gesù. Pregai per questa cara anima, perché il Signore le concedesse le grazie di cui aveva tanto bisogno. Il mio cuore si rallegrò, perché Gesù stesso si fa conoscere nella Sua opera. Benché abbia avuto per questo motivo grandi dispiaceri, tuttavia per Gesù si può sopportare tutto.
+ Quando andai all'adorazione, sentii la vicinanza di Dio. Dopo un momento vidi Gesù e Maria. Quella visione riempì la mia anima di gioia e chiesi al Signore: Quale è, Gesù, la Tua volontà in questa questione, sulla, quale il confessore mi ordina di interpellarTi? Gesù mi rispose: « E Mia volontà che stia qui e che non si licenzi ». E domandai a Gesù se andava bene la scritta: « Cristo, Re di Misericordia ». Gesù mi rispose: « Sono Re di Misericordia », e non disse: « Cristo ». « Desidero che questa immagine venga esposta al pubblico la prima domenica dopo Pasqua. Tale domenica è la festa della Misericordia. Attraverso il Verbo Incarnato faccio conoscere l'abisso della Mia Misericordia ».
+ Avvenne in modo mirabile! Come il Signore aveva chiesto, il primo tributo di venerazione per questa immagine da parte della folla ebbe luogo una prima domenica dopo Pasqua. Per tre giorni quest'immagine fu esposta al pubblico e fu oggetto della pubblica venerazione. Era stata sistemata ad Ostra Brama su di una finestra in alto, per questo era visibile da molto lontano. Ad Ostra Brama venne celebrato un triduo solenne a chiusura del Giubileo della Redenzione del Mondo, per il 19° centenario della Passione del Salvatore. Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore. Un certo giorno vidi interiormente quanto dovrà soffrire il mio confessore. Gli amici ti abbandoneranno e tutti ti contrasteranno e le forze fisiche diminuiranno. Ti ho visto come un grappolo d'uva, scelto dal Signore e gettato sotto il torchio delle sofferenze. In certi momenti, padre, la tua anima sarà piena di dubbi per quanto riguarda quest'opera e me. E vidi come se Iddio stesso gli fosse contrario e domandai al Signore perché si comportasse così con lui, come se gli rendesse difficile quello che ordina Ed il Signore disse: « Mi comporto così con lui, per far comprendere che quest'opera è Mia. Digli che non abbia paura di nulla. Il Mio sguardo è rivolto giorno e notte su di lui. Nella sua corona ci saranno tante corone quante sono le anime che si salveranno tramite quest'opera. Io do il premio per le sofferenze, non per il buon esito nel lavoro ». O mio Gesù, Tu solo sai quante persecuzioni sto sopportando per il fatto che Ti sono fedele e che mi attengo decisamente alle Tue richieste. Tu sei la mia forza; sostienimi, affinché possa sempre fedelmente adempiere tutto quello che richiedi da me. Io da sola non sono capace di nulla, ma se Tu mi sostieni, tutte le difficoltà non contano niente. O Signore, vedo bene che la mia vita, dal primo momento in cui la mia anima ricevette la capacità di conoscerTi, è una lotta incessante e sempre più accanita. Ogni mattina durante la meditazione mi preparo alla lotta per tutto il giorno e la S. Comunione mi dà la sicurezza che vincerò e così avviene. Ho paura di quel giorno in cui non ho la S. Comunione. Questo Pane dei Forti mi dà ogni energia per portare avanti quest'opera ed ho il coraggio di eseguire tutto quello che richiede il Signore. Il coraggio e l'energia, che sono dentro di me, non sono miei, ma di Chi abita in me: l'Eucaristia. O Gesù mio, quanto sono grandi le incomprensioni! Talvolta, se non ci fosse l'Eucaristia, non avrei il coraggio di proseguire sulla strada che mi hai indicato. L'umiliazione è il mio cibo quotidiano. È logico che la promessa sposa si adorni con ciò che interessa al suo promesso Sposo, perciò la veste dello scherno che ha coperto Lui, deve coprire anche me. Nei momenti in cui soffro molto, cerco di tacere poiché non mi fido della lingua, che in quei momenti è propensa a parlare di sé, ed invece deve servirmi per lodare Iddio per i tanti benefici e doni che mi ha elargito. Quando ricevo Gesù nella S. Comunione Lo prego ardentemente perché si degni di guarire la mia lingua, in modo che con essa non offenda né Iddio, né il prossimo. Desidero che la mia lingua lodi Dio incessantemente. Grandi colpe si commettono con la lingua. Un'anima non può giungere alla santità, se non tiene a freno la propria lingua.
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