mercoledì 13 aprile 2011

Voglia di Paradiso - XI appuntamento

Torniamo a sentire voglia di Paradiso attraverso l'approfondimento dell'opera di Mons. Novello Pederzini: "Voglia di Paradiso". Oggi ci viene mostrato come sarà il Paradiso, in che cosa esso consisterà e chi vi troveremo. E' la parte più bella dell'opera, quella che accresce in noi la speranza, quella che cancella la tristezza e il dolore della morte; infatti, il sapere che un giorno potremo tutti ritrovarci uniti nel Regno dei Cieli, lontani dal male, dalla morte, dal dolore e dalla sofferenza, ci dà una grande forza per andare avanti nel cammino della vita. I Santi lo hanno capito ed ecco perchè sono riusciti laddove noi falliamo: sono riusciti a vedere la vita terrena come un semplice pellegrinaggio in cui bisogna scegliere la destinazione finale. Essi hanno scelto la destinazione dell'eterno amore e non hanno badato alle difficoltà del viaggio o alla tortuosità della strada perchè la speranza di giungere alla meta finale, cancellava ogni sforzo rendendolo dolce: 

8.

IL PARADISO E’ GIOIA PARTECIPATA E CONDIVISA

Il Paradiso è la città di Dio e dell'uomo. Viene dopo la terra, ma viene dalla terra, ed è il frutto del nostro impegno e del nostro amore. C'è un legame tra storia ed eternità; fra l'al di qua e l'al di là; fra la terra e il cielo; fra coloro che sono ancora quaggiù, e coloro che già sono lassù. V. Messori

La parola sempre sarà la felicità degli eletti; la parola mai l'infelicità dei reprobi. S. Elisabetta della Trinità

Il Paradiso e gioia partecipata e condivisa

Insieme felici. I Beati del cielo, anche se sono totalmente immersi nella più profonda comunione con Dio, non perderanno la loro identità. Anzi: solo in Dio la raggiungeranno pienamente. Il mistero della persona non sarà né confuso né scalfito in Paradiso, ma sarà felicemente consolidato nel più alto grado. La Sacra Scrittura dice che ogni Beato riceverà un nome che apparterrà a Lui solo e che non potrà essere scambiato con altri nomi: un nome che nessuno conosce all'infuori di chi lo riceve. Ognuno si realizzerà non solo nella visione beatifica di Dio, ma anche nell'unione con tutti gli altri beati. Un vincolo di comunione, animato dallo Spirito Santo, li abbraccerà e li unirà tutti. Gesù, per illustrarci questa comunione, ha usato l'immagine del convito, dove i Beati staranno a mensa con tutti coloro che vi sono già seduti. A questo convito di festa, Egli servirà personalmente i commensali, compiendo quei gesti di attenzione e di amore che sono tipici delle famiglie unite e felici.

La gioia di essere tutti felicemente e definitivamente uniti sarà la condizione indispensabile per la beatitudine completa di tutti i beati.

La comunione terrena

I vincoli di amore, di amicizia e di parentela in cielo verranno purificati e consolidati. Sulla terra, invece, i legami si stringono generalmente fra poche persone. Nei casi più frequenti le persone vivono in uno stato di continua agitazione e di forte tensione che le espone al duplice rischio

- di chiudersi in se stesse, soggiacendo all'egoismo; oppure

- di abbandonarsi a relazioni misere e degradanti.

Ma esistono casi di amicizia più profonda e intensa. La più alta forma di comunione si attua nel matrimonio, che è la comunione piena e indissolubile di un uomo e di una donna. L'amicizia e la comunione matrimoniale, per quanto possano essere profonde, non riescono mai a superare i grandi limiti imposti dal carattere di ciascuno e dalle difficoltà delle diverse personalità. Permangono quindi, anche fra amici ideali e fra sposi "perfetti", stati e momenti di incomprensione, di turbamento e anche di solitudine. La persona terrena non riesce a ottenere quel grado di comunione perfetta e stabile alla quale aspira e che le sarebbe così conveniente. La comunione nell'amicizia e nell'amore, sulla terra, è una delle più forti aspirazioni, ma, purtroppo, è difficilmente raggiungibile e resta segnata da forti limiti e da frequenti delusioni.

La comunione celeste

I limiti e le delusioni non esisteranno in cielo. La comunione fra i Beati sarà libera:

- da ogni egoismo,

- da ogni limite,

- da ogni stanchezza,

- da ogni invidia.

I Beati, purificati ed elevati, saranno creature nuove, dotate di facoltà di conoscere e di amare ben superiori alle possibilità terrene. Si apriranno l'uno all'altro in modo perfetto, senza annullarsi e senza confondersi. Pur restando gelosamente se stessi, ognuno circonderà l'altro di mutuo rispetto e di venerazione, senza invidie e competizioni. Ciascuno conserverà il suo "io" personale, che è unico e irripetibile, e quindi il suo intimo e impenetrabile mistero; il mistero dell'uno però non sarà un mistero doloroso per l'altro, ma un mistero di gaudio illimitato. Ogni beato, libero da tutti gli egoismi, sarà felice per la perfezione dell'altro, e gioirà della sua stessa gioia, condividendola con amore.

Rivedremo i familiari, i parenti e gli amici

Sarà particolarmente intensa la comunione con le persone con le quali abbiamo avuto speciali rapporti di amicizia e di parentela. Rivedremo

- i genitori,

- lo sposo, la sposa,

- i nonni,

- i figli,

- i parenti,

- i superiori,

- gli amici,

- tutti coloro che abbiamo aiutato, e dai quali siamo stati in molti modi beneficati.

Rivedremo coloro che hanno condiviso con noi le gioie, le sofferenze, le responsabilità e gli impegni della vita. Quando ci ritroveremo, per iniziare insieme quella comunione di felicità che non avrà fine, sperimenteremo ciò che fu detto da un antico poeta: «nella morte ci dividiamo, ma solo per essere un giorno uniti più intimamente, più divinamente, in pace con Dio, in pace con noi e in pace con tutti». Questa particolare comunione nella gioia nasce dal fatto che la vita nuova, che ci è data in Cristo, non distrugge la natura, ma la eleva e la sublima.

Saremo dunque tutti nella gioia, e l'intimità che avremo con la più ristretta cerchia dei parenti e degli amici non toglierà nulla alla comunione con tutti gli altri Beati, perché la capacità di amare verrà incredibilmente potenziata e dilatata. Sarà quindi bella, gioiosa e appagante la felicità di ritrovare i propri cari, così dolorosamente rimpianti dopo i laceranti distacchi di molte separazioni terrene! Sarà finalmente ricomposta quella comunione innaturalmente e spesso violentemente infranta dalla crudeltà della morte.

Nulla ci potrà turbare

La comunione felice fra gli eletti non potrà essere turbata:

• dalla presenza di coloro che in vita non ci furono amici o addirittura ci furono nemici, perché in cielo essi saranno dominati dalla verità e dall'amore, e perciò liberi dai limiti e dalle passioni terrene;

• dal ricordo del passato, perché il male commesso non sarà motivo di vergogna e di imbarazzo, ma di ringraziamento a Dio, che ha tra­sformato i peccatori in santi;

• dalla stanchezza e dalla sazietà di stare sempre insieme, perché da ciascuno fluirà quell'amore inesauribile che Dio continuerà a riversare nel loro cuore.

Si verificherà così in modo perfetto ciò che dice F. Mayer: «i Beati vivranno senza mai stancarsi nella voluttà di amare e di essere amati, nella felice unione con Dio e nella comunione fra di loro, fondata in Dio, e in una primavera eternamente rifiorente e luminosa».

La comunione fra il cielo e la terra

La comunione che unirà i Beati si estenderà anche ai fratelli che sono ancora pellegrini sulla terra. I Beati, benché usciti dalla storia, resteranno invisibilmente uniti con coloro che sono in cammino verso l'eternità. È il mistero della "Comunione dei Santi". Siccome essi saranno liberi da ogni egoismo e già possiedono un immenso amore, potranno unirsi ai mortali con un'intimità che supera tutte le possibilità terrene. Il loro amore verso di noi non sarà rivolto al raggiungimento di beni terreni e apparenti, ma al conseguimento di quel vero bene che giova alla loro salvezza eterna. Essi accompagneranno i viventi con la loro preghiera, e non solo intercederanno per loro, ma cercheranno anche di renderli partecipi della loro ricchezza. A differenza dei mortali, che vivono gli uni accanto agli altri nell'indifferenza, nella diffidenza e spesso col cuore roso dall'invidia e dall'odio, essi si doneranno senza riserve e senza calcoli, sinceramente protesi a ottenere il vero bene dei propri cari. La Chiesa si affida alle preghiere di coloro che sono stati pellegrini sulla terra e che ora sono potenti presso Dio. La Comunione dei Santi unisce così tutti con tutti, in quel Dio d'amore che è tutto in tutti.

«Con gli Angeli e coi Santi cantiamo l'inno della tua gloria»

Nel Prefazio della Messa lodiamo Dio con queste significative parole: «uniti agli Angeli e ai Santi cantiamo senza fine l'inno della tua gloria». Sono parole che confermano la certezza che la Comunità celeste è davvero numerosa e multiforme. Tanto numerosa che Giovanni afferma di aver visto «una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua». Il Paradiso è popolato, anzitutto, dagli Angeli e dai Santi, e prima fra tutti, da Maria, la Madre di Gesù. Maria è detta "Regina del cielo e della terra".

Di lei canta la Chiesa:

«Te beata, o Vergine Maria, esaltata sopra i cori degli Angeli. Tutta la Chiesa ti saluta:

Regina del cielo».

Il titolo di Regina le compete per la sua alta dignità di Madre di Gesù, re e centro dell'universo.

Essa è già gloriosa in Paradiso, anche con il suo corpo glorificato, come Gesù è già glorioso in cielo col suo corpo risorto. Solo Gesù e Maria sono in Paradiso anche con il corpo: i Santi invece solo con la loro anima, in attesa di ricuperare il loro corpo dopo che sarà risuscitato. Gli Angeli sono puri spiriti; sono miriadi e distinti nella dignità e nelle funzioni. Hanno nomi diversi e si suddividono in diversi "cori", che si chiamano: Angeli, Arcangeli, Dominazioni, Troni, Principati, Potestà, Virtù, Cherubini e Serafini. I Santi sono uomini e donne che hanno avuto un particolare ruolo nella "storia della salvezza" e che hanno esercitato le virtù cardinali e teologali in modo eminente. Di alcuni conosciamo il nome, di altri l'appartenenza a gruppi definiti e particolari. Essi sono:

• nell'Antico Testamento: i Patriarchi, i Profeti, i "poveri di Jahvé", e «tutti i giusti che in pace con Dio lasciarono questo mondo».

• nel Nuovo Testamento: Giovanni Battista, Zaccaria, Elisabetta, Giuseppe, Gioacchino, Anna, Simeone, il buon ladrone, gli Apostoli, i Martiri, i Confessori, i Dottori, i Pontefici, i Vescovi, i Presbiteri, i Diaconi, gli Accoliti, i Lettori, i Religiosi, le Religiose, i Monaci, le Monache, gli Eremiti, i Missionari, e tutti i cristiani e le cristiane di qualunque età e condizione, sia che siano stati canonizzati dalla Chiesa, sia che siano entrati in Paradiso nel più completo incognito.

Sarà motivo di grande stupore l'incontrare tanti e così illustri amici, e, soprattutto, sarà fonte di indicibile gaudio il poter condividere quella gioia che essi riverseranno su di noi e sui nostri cari!

Sono toccanti le parole di S. Teresa del Bambin Gesù: «credevo e sentivo che c'era un cielo, e questo cielo era popolato di anime che mi amavano e che ani consideravano come loro figlia».

In Paradiso vanno anche Ebrei, Musulmani, Buddhisti, Indù... ?

Il Paradiso è per tutti.

Dice Paolo che il Signore Gesù «vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità».

E la Chiesa nella Messa ci fa ricordare a Dio i defunti «dei quali Egli solo ha conosciuto la fede».

Tutti: e quindi anche coloro che in vita, senza conoscere Cristo, hanno seguito una Religione diversa, e si sono comportati secondo la legge naturale e i principi contenuti in questa Religione. Già nel 1863 Pio IX scriveva: «quelli i quali non conoscono la nostra Religione, con l'aiuto della luce e della grazia divina, possono conseguire il Paradiso se osservano la legge naturale e i suoi precetti, ed essendo disposti a obbedire a Dio, conducono una vita onesta». Questi fratelli si salvano perché Cristo, che è l'unico Salvatore, è morto e risorto anche per Buddha, Confucio... e cioè per i fondatori delle varie Religioni che hanno tracciato vie diverse per raggiungere l'unico vero Signore, Creatore dell'universo.

Quattro autorevoli testimonianze

S. CIPRIANO, uno dei primi scrittori della Chiesa, ai cristiani perseguitati di Tibari scrive: «che grande e glorioso giorno spunterà per noi, quando il divino giudice con sguardo scrutatore peserà i meriti di ciascuno, manderà i colpevoli nell'inferno, e condannerà i nostri persecutori all'eterno calore della fiamma punitrice, e a noi porgerà il premio della fedeltà e della dedizione! Quale gloria, quale piacere quando ti sarà permesso di contemplare Dio, di godere della salvezza e della luce di Cristo, tuo Signore; e di salutare Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i patriarchi, gli apostoli, i profeti e i martiri, di rallegrarsi nel regno dei cieli delle delizie dell'immortalità con i giusti e gli amici di Dio, e ricevere ciò che nessun occhio ha mai visto, nessun orecchio ha mai udito, e non è ancora penetrato nel cuore di nessun uomo».

S. AMBROGIO, Vescovo di Milano, teologo e scrittore, maestro di S. Agostino: «i celesti attendono i loro amici ancora vivi, li accolgono quando entrano in cielo e fanno loro da scorta. In Paradiso sarà una grande gioia avere uno scambio con uomini così grandi e veritieri».

S. GIROLAMO, grande cultore e traduttore della Bibbia: «coloro che entreranno nella comunità celeste incontreranno uomini che non hanno mai conosciuto e di cui non hanno mai sentito parlare, ma la cui amicizia apporterà loro una felicità assai più intensa di tutte le migliori energie terrene».

S. BERNARDO DI CHIARAVALLE, illustre monaco e scrittore illuminato: «quando penso ai santi mi sento ardere da grandi desideri.

Il primo desiderio è quello di poter godere della loro dolcissima compagnia, diventando concittadino e familiare degli spiriti beati; di potermi trovare insieme all'assemblea dei Patriarchi, alle schiere dei Profeti, al senato degli Apostoli, agli eserciti dei Martiri, alla comunità dei Confessori, ai cori delle Vergini, alla comunità di tutti i Santi...

Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano, anticipiamo con i voti dell'anima la condizione di coloro che ci attendono.

Non dobbiamo soltanto desiderare la compagnia dei Santi, ma anche sentire la voglia di possedere la loro felicità, che diventerà anche nostra».

«Se mi ami, non piangere!»: un messaggio di gioia per chi sta soffrendo per la morte di una persona cara

«Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo;

se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento

in questi orizzonti senza fine, e in quella luce che tutto investe e penetra, non piangeresti!

Sono ormai assorbito dall'incanto di Dio, dalla sua sconfinata bellezza.

Le cose di un tempo sono così piccole e meschine al confronto!

Mi è rimasto l'affetto per te, una tenerezza che non hai mai conosciuto!

Ci siamo conosciuti e amati nel tempo: ma tutto era allora fugace e limitato!

Ora vivo nella serena speranza e nella gioiosa attesa del tuo arrivo fra noi.

Tu pensami così!

Nelle tue battaglie, pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte e dove ci disseteremo insieme, nel trasporto più puro e più intenso, alla fonte inestinguibile della gioia e dell'amore. Non piangere, se veramente mi ami!».


 

0 commenti:

Posta un commento