giovedì 21 aprile 2011

Giovedì Santo

Prima di cominciare volevo evidenziare che ieri c'è stato un errore poiché era prevista la pubblicazione della continuazione dell'opera di Mons.Pederzini (Voglia di Paradiso) ed invece è stato pubblicato l'articolo relativo all'appuntamento sulla sessualità umana. Ovviamente Mercoledì prossimo pubblicheremo ciò che ieri non è stato pubblicato.
Da oggi, invece, deroghiamo alla normale programmazione per poter vivere al meglio il Triduo Pasquale nel quale ci stiamo immergendo. Oggi, Giovedì Santo, riviviamo il mistero dell'Ultima Cena: un evento da cui scaturiscono numerosi spunti di riflessione, ma soprattutto un evento che mostra l'incredibile (agli occhi umani) umiltà di Gesù che, invece di esser servito, si mette a servire, lavando i piedi dei suoi discepoli. Nella celebrazione di questa sera, rivivremo proprio questo gesto di umiltà con il quale Gesù ci chiama non ad esser serviti e riveriti dagli altri, ma a servire gli altri. Ecco il segno dell'amore incondizionato che Gesù ci mostra nella speranza che l'uomo capisca cosa significa amare. Non a caso, il Vangelo si apre con la frase "Li amò sino alla fine". E così come Gesù ha amato i suoi discepoli sino alla fine, sino a dare la propria vita per loro, anche noi dobbiamo imparare ad amare con la stessa intensità e con lo stesso spirito di sacrificio e di donazione gratuita.
Per questo voglio riportare l'omelia del Servo di Dio Giovanni Paolo II (ormai prossimo alla Beatificazione) e alcuni spunti tratti dagli scritti di Santa Veronica Giuliani, una mistica che ha realmente incarnato la Passione del Signore, nel suo cuore. Attraverso questi contributi, siamo chiamati alla meditazione dei Santi Misteri che ci apprestiamo a rivivere e soprattutto siamo chiamati a meditare su Gesù e sul significato delle sue ultime "predisposizioni":

SANTA MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Giovedì Santo, 17 aprile 2003 

1. "Li amò sino alla fine" (Gv 13, 1).

Alla vigilia della sua passione e morte, il Signore Gesù volle raccogliere intorno a sé ancora una volta i suoi Apostoli per affidare ad essi le ultime consegne e dare loro la testimonianza suprema del suo amore.

Entriamo anche noi nella "grande sala al piano superiore con i tappeti, già pronta" (Mc 14,15) e disponiamoci ad ascoltare i pensieri più intimi che Egli vuole confidarci; disponiamoci, in particolare, ad accogliere il gesto e il dono che Egli ha predisposto per questo appuntamento estremo.

2. Ecco, mentre stanno cenando, Gesù si alza da tavola e incomincia a lavare i piedi ai discepoli. Pietro dapprima resiste, poi capisce ed accetta. Anche noi siamo invitati a capire: la prima cosa che il discepolo deve fare è di mettersi in ascolto del suo Signore, aprendo il cuore ad accogliere l'iniziativa del suo amore. Solo dopo sarà invitato a fare a sua volta quanto ha fatto il Maestro. Anch'egli dovrà impegnarsi a "lavare i piedi" ai fratelli, traducendo in gesti di servizio vicendevole quell'amore che costituisce la sintesi di tutto il Vangelo (cfr Gv 13,1-20).

Sempre durante la Cena, sapendo che è ormai giunta la sua "ora", Gesù benedice e spezza il pane, poi lo distribuisce agli Apostoli dicendo: "Questo è il mio corpo"; ugualmente fa con il calice: "Questo è il mio sangue". E comanda loro: "Fate questo in memoria di me" (1 Cor 11, 24.25). Veramente vi è qui la testimonianza di un amore spinto "fino alla fine" (Gv 13,1). Gesù si dona in cibo ai discepoli per divenire una cosa sola con loro. Ancora una volta emerge la "lezione" che occorre imparare: la prima cosa da fare è aprire il cuore all'accoglienza dell'amore di Cristo. L'iniziativa è sua: è il suo amore che ci rende capaci di amare a nostra volta i fratelli.

Ecco dunque: la lavanda dei piedi e il sacramento dell'Eucaristia: due manifestazioni di uno stesso mistero d'amore affidato ai discepoli "perché - dice Gesù - come ho fatto io, facciate anche voi" (Gv 13,15).

3. "Fate questo in memoria di me" (1 Cor 11, 24). La "memoria", che il Signore ci ha lasciato in quella sera, investe il momento culminante della sua esistenza terrena, il momento della sua offerta sacrificale al Padre per amore dell'umanità. Ed è "memoria" che si situa nel contesto di una cena, la cena pasquale, in cui Gesù si dona ai suoi Apostoli sotto le specie del pane e del vino, come loro nutrimento nel cammino verso la patria del Cielo.

Mysterium fidei! Così proclama il celebrante dopo aver pronunciato le parole della consacrazione. E l'assemblea liturgica risponde esprimendo con gioia la sua fede e la sua adesione colma di speranza. Mistero veramente grande è l'Eucaristia! Mistero "incomprensibile" per la ragione umana, ma così luminoso per gli occhi della fede! La Mensa del Signore nella semplicità dei simboli eucaristici - il pane e il vino condivisi - si rivela anche quale mensa della concreta fratellanza. Il messaggio che da essa promana è troppo chiaro perché lo si possa ignorare: quanti prendono parte alla Celebrazione eucaristica non possono restare insensibili di fronte alle attese dei poveri e dei bisognosi.

4. Proprio in questa prospettiva desidero che le offerte raccolte durante questa Celebrazione vadano ad alleviare le urgenti necessità di quanti soffrono in Iraq per le conseguenze della guerra. Un cuore che ha sperimentato l'amore del Signore si apre spontaneamente alla carità verso i fratelli.

"O sacrum convivium, in quo Christus sumitur".

Siamo tutti invitati, questa sera, a celebrare e ad adorare sino a notte inoltrata il Signore che si è fatto cibo per noi pellegrini nel tempo, offrendoci la sua carne e il suo sangue.

L'Eucaristia è dono grande per la Chiesa e per il mondo. Proprio perché sia riservata sempre più profonda attenzione al sacramento dell'Eucaristia, ho voluto offrire all’intera Comunità dei credenti un'Enciclica, il cui tema focale è il Mistero eucaristico: Ecclesia de Eucharistia. Tra poco avrò la gioia di firmarla nel corso di questa Celebrazione che rievoca l’Ultima Cena, quando Gesù ci lasciò se stesso in supremo testamento d’amore. La affido sin d'ora in primo luogo ai sacerdoti, perché a loro volta la diffondano a beneficio dell'intero popolo cristiano.

5. Adoro te devote, latens Deitas! Noi Ti adoriamo, o mirabile Sacramento della presenza di Colui che amò i suoi "sino alla fine". Noi Ti ringraziamo, o Signore, che nell'Eucaristia edifichi, raduni e vivifichi la Chiesa.

O divina Eucaristia, fiamma dell'amore di Cristo che ardi sull'altare del mondo, fa' che la Chiesa, da Te confortata, sia sempre più sollecita nell'asciugare le lacrime di chi soffre e nel sostenere gli sforzi di chi anela alla giustizia e alla pace.

E Tu, Maria, Donna "eucaristica", che hai offerto il tuo grembo verginale per l'incarnazione del Verbo di Dio, aiutaci a vivere il Mistero eucaristico nello spirito del Magnificat. Sia la nostra vita una lode senza fine all'Onnipotente, che si è nascosto sotto l'umiltà dei segni eucaristici.

Adoro te devote, latens Deitas…
Adoro te... adiuva me!

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DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
 
"Il Signore nel cenacolo si rattristò (molto) per la perdita di Giuda, come anche nell'atto tanto umile di lavare gli immondi piedi del traditore, e che sopra essi spargeva le sue preziosissime lagrime e mandava infuocati sospiri per compassione di quella povera anima".
 "Il Maestro con tanto amore se lo strinse al suo petto, con tal carità fece ciò per ammollirgli il cuore; ma, in quell'atto, il perfido Giuda si stabilì a fargli il tradimento. E ciò fu un dolore sì grande al cuore di Gesù, che si spezzava di pena; non solo per questo tradimento del suo discepolo, ma per tutti quelli che gli dovevano fare tutte le altre creature".

"Questo Sommo Bene divenne pallido e mesto nell'annuncio che fece ai cari apostoli che uno di loro lo avrebbe tradito... ciò fece rattristare gli apostoli".

"Nel fine della sua vita, approssimandosi il tempo della Sua morte, non gli dava cuore di lasciarci, e trovò un'invenzione amorosa, per poter sempre restare con noi, con lasciarci Se stesso per cibo delle anime nostre". "A nostro pro". “Vera medicina per i nostri mali: se siamo deboli ci dà forza, se siamo freddi ci riscalda, se siamo afflitti ci consola”. "Noi accostandoci al fonte e, per dir meglio, al mare immenso del divinissimo Sacramento, ogni qual volta ci accostiamo con fede, con amore e con purità, l'anima nostra si intrinseca in Dio e fa come, per esempio, il pesce in mezzo al mare. O Dio! Ella sta in mezzo a questo divinissimo mare. Ove si volta, ove sta, ove si posa, tutto è Dio; e questo Dio arricchisce siffattamente le anime nostre delle Sue grazie e doni, che ogni comunione fa che l'anima nostra faccia sempre passi da gigante nella perfezione". "Il nostro cuore divien tempio della SS. Trinità".

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