venerdì 15 aprile 2011

Imparando con le Lettere Apostoliche - Trentanovesimo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con "Imparando con le Lettere Apostoliche". Il cammino di oggi mostra un servizio di elemosina predisposto dalle prima comunità cristiane:

 Ottava parte della Seconda Lettera ai Corinzi    

1Vogliamo poi farvi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia: 2nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità. 3Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, 4domandandoci con insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a favore dei santi. 5Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; 6cosicché abbiamo pregato Tito di portare a compimento fra voi quest'opera generosa, dato che lui stesso l'aveva incominciata.

7E come vi segnalate in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella scienza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così distinguetevi anche in quest'opera generosa. 8Non dico questo per farvene un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. 9Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. 10E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dall'anno passato siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma a desiderarla. 11Ora dunque realizzatela, perché come vi fu la prontezza del volere, così anche vi sia il compimento, secondo i vostri mezzi. 12Se infatti c'è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. 13Qui non si tratta infatti di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. 14Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto:

15Colui che raccolse molto non abbondò,
e colui che raccolse poco non ebbe di meno.

16Siano pertanto rese grazie a Dio che infonde la medesima sollecitudine per voi nel cuore di Tito! 17Egli infatti ha accolto il mio invito e ancor più pieno di zelo è partito spontaneamente per venire da voi. 18Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le Chiese a motivo del vangelo; 19egli è stato designato dalle Chiese come nostro compagno in quest'opera di carità, alla quale ci dedichiamo per la gloria del Signore, e per dimostrare anche l'impulso del nostro cuore. 20Con ciò intendiamo evitare che qualcuno possa biasimarci per questa abbondanza che viene da noi amministrata. 21Ci preoccupiamo infatti di comportarci bene non soltanto davanti al Signore, ma anche davanti agli uomini. 22Con loro abbiamo inviato anche il nostro fratello, di cui abbiamo più volte sperimentato lo zelo in molte circostanze; egli è ora più zelante che mai per la grande fiducia che ha in voi.

23Quanto a Tito, egli è mio compagno e collaboratore presso di voi; quanto ai nostri fratelli, essi sono delegati delle Chiese e gloria di Cristo. 24Date dunque a loro la prova del vostro affetto e della legittimità del nostro vanto per voi davanti a tutte le Chiese.

COMMESSO 

Quello di oggi è un passo che sembra essere solo una sorta di richiesta di collaborazione tecnica, nel porre a disposizione dei bisognosi, il giusto necessario. Tante volte, oggi, vediamo la Chiesa porre in essere il medesimo servizio, raccogliendo le offerte generose dei fedeli per poi investirle per le necessità più varie. Quello che noi consideriamo solo un servizio meramente tecnico-contabile, San Paolo lo considera molto di più: lo vediamo già dal tipo di espressioni che egli utilizza, come ad esempio, grazia. Ecco, egli utilizza non la parola offerta, ma grazia! Già da queste piccole cose si capisce come questo sia considerato un gran servizio, sia dinanzi a Dio e sia dinanzi agli uomini (verso i quali bisogna mostrare onestà e correttezza per non causare il rischio che si trasformi la grazia in marciume dinanzi ai loro occhi). Egli però non impone nulla, ma vuole che i Corinzi agiscano secondo cuore, secondo coscienza, mettendo in pratica ciò che hanno imparato e mostrando al mondo il vero valore del cristiano rappresentato dalla virtù della carità. Un uomo potrà dire mille cose, ma se non sarà animato dalla carità non avrà fatto nulla: carità significa donare senza sperare di ottenere nulla in cambio; carità significa donare con gioia, senza forzatura, senza imposizione, senza pensare al giudizio altrui. Ecco perchè San Paolo parla di grazia riferendosi all'offerta. E i Macedoni hanno già dato prova di questa grazia donando pur non avendo nulla, facendo esattamente come avviene in quest'episodio evangelico:

41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Ecco, la vedova nella sua povertà ha donato tutto quanto aveva per vivere: non il superfluo, ma ciò di cui aveva bisogno per vivere!
San Paolo chiede ai Corinzi di donare senza pensare a ciò che si avrà e di donare spontaneamente perchè oggi, con la propria donazione, si può arricchire il povero e l'indigente e domani, il povero e l'indigente potrà arricchire colui che l'ha aiutato. Ecco formarsi così l'uguaglianza di cui parla l'apostolo: e viene alla mente anche il pensiero di Don Zeno di Nomadelfia che la pensava esattamente così: chi aveva doveva supplire a chi non aveva e chi non aveva doveva supplire a chi aveva. Sembra un forte controsenso, un qualcosa di illogico, di semanticamente scorretto, eppure è questo il significato dell'uguaglianza, della solidarietà e soprattutto dell'amore perchè non si è poveri solo in denaro, ma si può essere poveri in molte altre cose. Tutti noi siamo poveri di qualcosa e quella povertà può essere trasformata in ricchezza dal prossimo che noi aiutiamo. Questa è la vera Chiesa: dove tutti si aiutano vicendevolmente e dove le povertà vengono trasformate in ricchezza. Oggi purtroppo abbiamo il cuore duro e innalziamo grandi muri che ci separano gli uni dagli altri: ma se vogliamo esser caritatevoli e mostrarci come veri cristiani rigenerati in Cristo, allora dobbiamo cominciare ad abbattere questi muri e a riscoprire la gioia della donazione che non è un aprire il portafoglio, ma un aprire il proprio cuore alle altrui esigenze.

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