mercoledì 23 febbraio 2011

Voglia di Paradiso - V appuntamento

Torniamo a sentire voglia di Paradiso attraverso l'approfondimento dell'opera di Mons. Novello Pederzini: "Voglia di Paradiso". Oggi leggiamo un'accurata analisi di Mons. Pederzini sul perchè oggi si faccia tanta fatica ad accettare il Paradiso. Ed è proprio vero che il mondo di oggi fa molta fatica ad accettare il Paradiso, al punto che molti preferirebbero pensare ad allungare la vita qui piuttosto che pensare ad abbracciare la vita eterna lassù. Sono pensieri dettati certamente da un'influenza maligna e materialista: noi uomini siamo più propensi a guardare il presente, aspirando al tutto subito; in sostanza non siamo in grado di guardare oltre, di guardare con la prospettiva dell'eternità e questo è un grave problema perchè cancellando il pensiero del Paradiso, l'uomo diviene facilmente preda di ogni tipo di male, non solo inteso nel senso della schiavitù del peccato, ma inteso anche come male spirituale (pensiamo alle depressioni sempre più frequenti, alle crisi di panico, alle malattia dell'anima). 
Inoltre, il mondo di oggi non facilita certo la situazione poiché ispira nell'uomo un forte materialismo, allontanando gli uomini dalla contemplazione e dalla preghiera che invece sono delle vere e proprie armi per raggiungere il Paradiso:

3.

PERCHÉ TANTA FATICA AD ACCETTARE IL PARADISO?

Ogni curiosità ha avuto termine dopo Gesù. Ogni ricerca deve cessare dopo di Lui.

Dobbiamo solo avere fede e non cercare altro. Tertulliano

L'occhio del mondo non vede più lontano della vita.

L'occhio del credente vede fino in fondo all'eternità. Pascal

Perché tanta fatica ad accettare il Paradiso? C'è dunque voglia di Paradiso?

Evidentemente non troppa, almeno sul piano numerico. Si direbbe che sono più quelli che ne hanno poca VOGLIA, di quelli che ne hanno molta.

La maggior parte delle persone:

- non ne parla,

- non si impegna a conoscerlo,

- non si preoccupa di raggiungerlo.

Queste persone sono troppo radicate nella loro materialità e troppo prese dai loro problemi immediati per dar valore a realtà future, che non hanno immediata incidenza sulla vita quotidiana!

Per molti, anche credenti, il Paradiso

• è un'invenzione per allietare gli scontenti,

• è un comodo rifugio per consolare i sofferenti,

• è un'efficace barriera per frenare le rivendicazioni dei poveri,

• è un'allettante risposta alle richieste di una maggiore giustizia sociale.

C'è dunque sì VOGLIA di Paradiso, ma di un paradiso terreno, immediato, palpabile, costruito con mani d'uomo e più adatto alle necessità e ai gusti personali.

Perché tanta fatica ad accettare il Paradiso?

Dice S. Tommaso d'Aquino: «converti autem ad beatitudinem ultimam, homini quidem est difficile propter duo: quia est supra naturam, et quia habet impedimentum ex corruptione corporis et infectione peccati». Parafrasando e adattando al tempo presente, possiamo tradurre: lo slancio verso il Paradiso è sempre stato difficile, ma lo è in particolare ora, per due motivi:

• perché la felicità eterna è una realtà ultraterrena, e

• perché l'uomo, corrotto dal peccato e dalle cattive abitudini, oggi più di ieri fa una grande fatica a elevarsi fino alle cose spirituali e future. Nel mondo di oggi, diminuendo la fede e la contemplazione, è subentrato un senso di indifferenza e di ripulsa nei confronti delle cose celesti.Un tempo si contemplava di più e, ovviamente, si pensava di più al Paradiso, che è il termine ultimo di ogni contemplazione. Oggi, per tanta gente, le prospettive celesti si sono abbassate perché alla contemplazione si è purtroppo sostituito un diffuso sistema di attivismo e di materialismo, che è un forte ostacolo nell'ascendere verso realtà future e trascendenti.

Vediamo nel dettaglio le difficoltà soggettive e oggettive di questo fenomeno.

1. Le difficoltà soggettive

Sono le difficoltà che nascono da situazioni personali che normalmente hanno origine:

• dalle attuali condizioni di vita e di costume,

• dall'orientamento del pensiero moderno,

• da alcune correnti di spiritualità del nostro tempo.

A) LE ATTUALI CONDIZIONI DI VITA E DI COSTUME

La vita moderna, col suo massacrante attivismo, ci distrae dalle realtà trascendenti e veramente importanti; e ci porta a vedere solo ciò che le cose offrono al loro esterno.

Il crescente benessere porta a pensare sempre più alla terra e sempre meno al cielo.

Il progresso e la tecnica portano l'uomo a considerare il mondo come fine a se stesso e già ricco di tali meraviglie e risorse da non aver bisogno di aspirare a cose diverse e superiori.

L’uomo di oggi si chiede:

• perché credere nei miracoli ormai passati di moda?

• perché pensare al soprannaturale?

• perché rifugiarsi in un Paradiso senza consistenza e senza scopo?

• perché attendere un amore futuro, quando di amori facili e immediati ce ne sono tanti sulla terra?

• perché attendere un bene eterno, correndo il pericolo di trascurare l'attimo felice presente, che è la sola realtà di cui ci è dato il possesso?

• perché rischiare di non godere dei beni terreni concreti, per attendere a beni futuri avvolti nel mistero?

In una parola: L’uomo moderno preferisce lasciarsi travolgere dalle facili attrattive dei sensi, anziché lasciarsi trascinare dalle impalpabili delizie dello spirito.

B) L'ORIENTAMENTO DEL PENSIERO MODERNO

Il pensiero moderno ha tanti nomi e tanti orientamenti diversi e affini. Si chiamano:

- scientismo,

- tecnicismo,

- problematicismo,

- neopositivismo,

- materialismo storico,

- esistenzialismo...

sono tanti e con diversi contenuti, ma hanno un denominatore comune che li unisce nella negazione e nell'allontanamento dal trascendente e dal divino.

Essi sostanzialmente affermano che:

• Dio non esiste, o se esiste, è ben lontano dal preoccuparsi degli uomini e delle loro vicende presenti e future;

• la persona umana sulla terra non ha senso e non ha scopo: la sua vita è un cammino senza interessi e senza precisa destinazione;

• ciò che compie non ha alcun significato e nessun valore per il futuro;

• al termine della vita nessuno lo attenderà, e tanto meno ci sarà chi vorrà riconoscere e ricompensare ciò che ha fatto di bene sulla terra.

C) ALCUNE CORRENTI DI SPIRITUALITA’ DEL NOSTRO TEMPO

La spiritualità moderna, più concreta che teorica, in alcune sue correnti sembra contribuire a rallentare, anch'essa, lo slancio verso la Patria celeste.

Vi sono movimenti nella Chiesa che, pur annunciando il Paradiso, privilegiano l'attivismo caritativo e sociale a danno della preghiera e della riflessione mistica. Alcuni credenti sono divenuti dei "marxisti bianchi" che minimizzano, e a volte ironizzano, su talune scelte di vita contemplativa (come la clausura), preferendo Marta a Maria.

Questi cristiani affermano che la contemplazione e l'attesa del Paradiso sono una conseguenza della mentalità medievale: occorre allontanare questa eredità del passato per una maggiore fedeltà al messaggio evangelico.

Gli autentici discepoli di Cristo - essi dicono - devono essere più pratici che teorici; più impegnati a costruire un mondo migliore che a sognarne uno più lontano e distaccato.

E di conseguenza devono fare meno discorsi sul Paradiso e dedicarsi a rendere più accogliente e vivibile la terra.

2. Difficoltà oggettive

Sono le difficoltà che nascono dall'oggetto, cioè dalla nozione stessa dei Paradiso e dal modo col quale esso viene normalmente presentato.

Il Paradiso cristiano è poco desiderato o addirittura rifiutato perché:

a) è considerato uno stato passivo e monotono, una specie di rifugio dove vige un forzato riposo, e non il luogo di una felicità attiva e dinamica.

Si dice: che noia sarà vedere sempre quel Volto, sempre quelle cose, sempre quelle persone, senza mai possibilità di cambiare! E che tristezza dover contemplare quelle facce così poco simpatiche e gioiose che popolano le nostre chiese!

b) è un godimento individuale, riservato al singolo e non partecipato agli altri.

Non è accettabile un Paradiso dove il godimento è soggettivo, personale e individuale, da parte di un mondo così infatuato di socialità!

Non è possibile pensare sempre e solo alla "salvezza dell'anima mia", come se al mondo non ci fosse che "il mio insuperabile io"! Siamo tanti e non possiamo non godere insieme: gli uni con gli altri, gli uni per gli altri!

c) è una gioia troppo intellettualistica perché è capace di appagare il solo intelletto e non tutto l'uomo.

Si dice: il pensiero classico, platonico e neoplatonico, considerava la verità come esistente al di fuori e al di sopra del mondo dei sensi, e quindi considerava il Paradiso come una pura visione dell'assoluta Verità e Bellezza. E così è anche per il pensiero cristiano.

Ma per noi, calati nella realtà sensibile, è tanto difficile desiderare e amare le realtà astratte!

È difficile concepire un'eternità vissuta solo per conoscere e per guardare Dio! È impensabile un Paradiso presentato come appagamento di una sola facoltà, quella conoscitiva; e non di tutta la persona!

d) è una beatitudine soprannaturale, e quindi una realtà priva di rigore scientifico e di dimostrazione razionale: è più una favola consolatoria che un dato oggettivo e sicuro

Si dice: come può essere accettato un mondo futuro che non lascia possibilità di verifica?

Come può essere creduto un Paradiso dal quale nessuno ha mai fatto ritorno per confermarci la verità di quanto crediamo?

Come può essere creduto un Dio che fa tante promesse ma che non appare mai per svelarci totalmente il suo e il nostro mistero?

e) è un bene legato all'evento-morte, e quindi tale da non poter suscitare desiderio e attesa.

Si dice: la morte

- è un evento innaturale, devastante, assurdo,

- è la distruzione della persona,

- è l'umiliazione dell'uomo,

- è la separazione forzata dagli affetti più teneri... e allora:

come può attrarre un Paradiso lontano, quando per potervi entrare dobbiamo uscire dalla nostra casa e lasciare tutto ciò che è caro?

Vi è la diffusa convinzione che nessun Paradiso celeste, invisibile e astratto, potrà mai compensare il distacco da ciò che forzatamente dovremo lasciare in questo mondo, nel quale dobbiamo spesso piangere sì, ma tutto sommato, riusciamo a piangere... anche volentieri!

Per tutti questi motivi...

... il Paradiso è un Bene difficile da comprendere, da illustrare e da amare.

È tanto difficile che è possibile raggiungerlo solo attraverso la fede. Non c'è altra strada; non ci sono altri argomenti convincenti. E quindi:

• per fede, possiamo accettare l'esistenza e la natura del Paradiso;

• con la fede possiamo

- accoglierlo,

- amarlo,

- desiderarlo, come l'oggetto

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