Ma guardiamo da vicino, i momenti succitati:
QUANDO EBBE UNDICI FRATI, SCRISSE LA PRIMA REGOLA, CHE FU APPROVATA DA INNOCENZO III
32. Vedendo che di giorno in giorno aumentava il numero dei suoi seguaci, Francesco scrisse per sé e per i frati presenti e futuri, con semplicità e brevità, una norma di vita o Regola, composta soprattutto di espressioni del Vangelo, alla cui osservanza perfetta continuamente aspirava. Ma vi aggiunse poche altre direttive, indispensabili e urgenti per una santa vita in comune. Poi, con tutti i suddetti frati, si recò a Roma, desiderando grandemente che il signor papa Innocenzo III, confermasse quanto aveva scritto.
In quel tempo si mostrava a Roma il venerando vescovo d'Assisi, Guido, che aveva particolare affetto e stima per Francesco e per tutti i suoi fratelli. Quando li vide, non sapendo il motivo della loro venuta, si turbò molto, perché temeva che volessero lasciare la loro patria, nella quale il Signore per mezzo di quei servi operava già grandissimo bene. Era infatti profondamente lieto di avere nella propria diocesi tanti uomini di quel genere, perché dalla loro vita santa si attendeva grandi frutti. Come ebbe però udito il motivo del viaggio e il loro proposito, si rallegrò assai nel Signore e si offrì di consigliarli e aiutarli.
San Francesco si presentò anche al vescovo di Sabina, Giovanni di San Paolo 60, che tra i principi e prelati della Curia romana, aveva fama di disprezzare le cose terrene e amare le celesti. Egli l'accolse benevolmente e lodò il suo disegno.
33. Nondimeno, da uomo prudente, lo interrogava su molti punti e cercava di convincerlo a scegliere la vita monastica o l'eremitica 61 Ma san Francesco ricusava con quanta più umilità poteva quegli argomenti, non perché li disprezzasse, ma perché si sentiva trasportato da più alto desiderio seguendo con amore un altro ideale. Il vescovo ammirava il suo zelo, tuttavia temendo che non potesse perseverare in un ideale così alto, gli additava vie più piane. Infine, vinto dalla sua costanza, accondiscese alle sue preghiere e si impegnò a promuovere la causa di lui davanti al Papa.
Era allora preposto alla Chiesa di Dio, il signor papa Innocenzo III, uomo che si era coperto di gloria, dotto, ricco di eloquenza, ardente cultore della giustizia nel difendere i diritti e gli interessi della fede cristiana. Questi, conosciuto il desiderio di quegli uomini di Dio, dopo matura riflessione, diede il suo assenso alla loro richiesta, e lo completò dandogli effetto; li incoraggiò con molti consigli e li benedisse, dicendo: «Andate con Dio, fratelli, e come Egli si degnerà ispirarvi predicate a tutti la penitenza. Quando il Signore onnipotente vi farà crescere in numero e grazia, ritornerete lieti a dirmelo, ed io vi concederò con più sicurezza altri favori e uffici più importanti».
Veramente il Signore era con Francesco ovunque andasse, allietandolo con rivelazioni e animandolo con i suoi benefici. Una notte ebbe questa visione: sul ciglio della strada che stava percorrendo c'era un albero maestoso, robusto e bello, con un tronco enorme e altissimo. Avvicinatosi per osservarne la bellezza e grandezza, egli stesso all'improvviso crebbe tanto da poterne toccare la cima. Lo prese e con una sola mano lo piegò agevolmente fino a terra. Così era avvenuto veramente: papa Innocenzo, che è come l'albero più alto e potente del mondo, si era inchinato così benevolmente alla preghiera del beato Francesco.
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