martedì 1 febbraio 2011

Familiaris Consortio - La famiglia cristiana - XII

Continuiamo il percorso familiare e reimmergiamoci nelle parole della Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II. Oggi continuiamo a parlare di comunione all'interno della famiglia cristiana. Questa volta non ci soffermiamo sulla comunione coniugale che, abbiamo visto essere la fondamenta della famiglia; oggi, invece, allarghiamo la prospettiva a tutta la famiglia intesa in senso ampio. Non vi è solo il sangue a legare i componenti di una famiglia, ma vi è anche il legame spirituale che viene cementandosi ogni giorno che si trascorre insieme. Purtroppo la realtà odierna non è più così idilliaca, in quanto non vi è una vera comunione spirituale e questo si fa sentire sui rapporti familiari. Prevalgono egoismi, invidie, brutti pensieri, diffidenze e tutti questi odiosi sentimenti si ripercuotono inevitabilmente sul nucleo familiare che finisce con il dividersi e a volte con il rompersi. Giovanni Paolo II indica nella riconciliazione il rimedio a tutto questo: le divisioni si possono superare solo con lo sforzo della riconciliazione. Gesù ci ha chiamati alla misericordia e al perdono e la famiglia cristiana deve per prima, mostrare la bontà di quest'insegnamento divino.
Un pensiero corre ai figli: vi parlo da figlio quando vi dico che le divisioni e le diffidenze che i genitori hanno con gli altri membri della famiglia (siano essi zii o cugini o qualsivoglia parente) si ripercuotono sui figli. Questi ultimi, infatti, sviluppano dentro un senso di diffidenza non solo verso il parente o i parenti in questione, ma anche verso il proprio prossimo. In sostanza, essi vivranno la loro vita condizionati da quest'influenza negativa che i genitori hanno avuto su di loro, mostrando sentimenti negativi verso determinate persone. E' capitato, più di una volta, di imbattermi in ragazzi che non capivano se i loro parenti li amassero o li odiassero per invidia. Quando un ragazzo giunge a nutrire dubbi di tal genere, allora significa che la famiglia ha perso il suo obiettivo primario che consiste nell'educare i figli all'amore incondizionato verso gli altri.
Ma guardiamo la situazione con gli occhi del Venerabile Giovanni Paolo II:


PARTE TERZA
I COMPITI DELLA FAMIGLIA CRISTIANA

I. La formazione di una comunità di persone 
  
21. La comunione coniugale costituisce il fondamento sul quale si viene edificando la più ampia comunione della famiglia, dei genitori e dei figli, dei fratelli e delle sorelle tra loro, dei parenti e di altri familiari. Tale comunione si radica nei legami naturali della carne e del sangue, e si sviluppa trovando il suo perfezionamento propriamente umano nell'instaurarsi e nel maturare dei legami ancora più profondi e ricchi dello spirito: l'amore, che anima i rapporti interpersonali dei diversi membri della famiglia, costituisce la forza interiore che plasma e vivifica la comunione e la comunità familiare. La famiglia cristiana è poi chiamata a fare l'esperienza di una nuova e originale comunione, che conferma e perfeziona quella naturale e umana. In realtà, la grazia di Gesù Cristo, «il Primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29), è per sua natura e interiore dinamismo una «grazia di fraternità», come la chiama san Tommaso d'Aquino («Summa Theologiae», II· II··, 14, 2, ad 4). Lo Spirito Santo, effuso nella celebrazione dei sacramenti, è la radice viva e l'alimento inesauribile della soprannaturale comunione che raccoglie e vincola i credenti con Cristo e tra loro nell'unità della Chiesa di Dio. Una rivelazione e attuazione specifica della comunione ecclesiale è costituita dalla famiglia cristiana, che anche per questo può e deve dirsi «Chiesa domestica» («Lumen Gentium», 11; cfr. «Apostolicam Actuositatem», 11).

Tutti i membri della famiglia, ognuno secondo il proprio dono, hanno la grazia e la responsabilità di costruire, giorno per giorno, la comunione delle persone, facendo della famiglia una «scuola di umanità più completa e più ricca»: («Gaudium et Spes», 52) è quanto avviene con la cura e l'amore verso i piccoli, gli ammalati e gli anziani; col servizio reciproco di tutti i giorni; con la condivisione dei beni, delle gioie e delle sofferenze.

Un momento fondamentale per costruire una simile comunione è costituito dallo scambio educativo tra genitori e figli (cfr. Ef 6,1-4; Col 3,20s), nel quale ciascuno dà e riceve. Mediante l'amore, il rispetto, l'obbedienza verso i genitori, i figli portano il loro specifico e insostituibile contributo all'edificazione di una famiglia autenticamente umana e cristiana («Gaudium et Spes», 48). In questo saranno facilitati, se i genitori eserciteranno la loro irrinunciabile autorità come un vero e proprio «ministero», ossia come un servizio ordinato al bene umano e cristiano dei figli, e in particolare ordinato a far loro acquistare una libertà veramente responsabile, e se i genitori manterranno viva la coscienza del «dono», che continuamente ricevono dai figli.

La comunione familiare può essere conservata e perfezionata solo con un grande spirito di sacrificio. Esige, infatti, una pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla tolleranza, al perdono, alla riconciliazione. Nessuna famiglia ignora come l'egoismo, il disaccordo, le tensioni, i conflitti aggrediscano violentemente e a volte colpiscano mortalmente la propria comunione: di qui le molteplici e varie forme di divisione nella vita familiare. Ma, nello stesso tempo, ogni famiglia è sempre chiamata dal Dio della pace a fare l'esperienza gioiosa e rinnovatrice della «riconciliazione» cioè della comunione ricostruita, dell'unità ritrovata. In particolare la partecipazione al sacramento della riconciliazione e al banchetto dell'unico Corpo di Cristo offre alla famiglia cristiana la grazia e la responsabilità di superare ogni divisione e di camminare verso la piena verità della comunione voluta da Dio, rispondendo così al vivissimo desiderio del Signore: che «tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21).

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