Un pensiero corre ai figli: vi parlo da figlio quando vi dico che le divisioni e le diffidenze che i genitori hanno con gli altri membri della famiglia (siano essi zii o cugini o qualsivoglia parente) si ripercuotono sui figli. Questi ultimi, infatti, sviluppano dentro un senso di diffidenza non solo verso il parente o i parenti in questione, ma anche verso il proprio prossimo. In sostanza, essi vivranno la loro vita condizionati da quest'influenza negativa che i genitori hanno avuto su di loro, mostrando sentimenti negativi verso determinate persone. E' capitato, più di una volta, di imbattermi in ragazzi che non capivano se i loro parenti li amassero o li odiassero per invidia. Quando un ragazzo giunge a nutrire dubbi di tal genere, allora significa che la famiglia ha perso il suo obiettivo primario che consiste nell'educare i figli all'amore incondizionato verso gli altri.
Ma guardiamo la situazione con gli occhi del Venerabile Giovanni Paolo II:
I COMPITI DELLA FAMIGLIA CRISTIANA
I. La formazione di una comunità di persone
Tutti i membri della famiglia, ognuno secondo il proprio dono, hanno la grazia e la responsabilità di costruire, giorno per giorno, la comunione delle persone, facendo della famiglia una «scuola di umanità più completa e più ricca»: («Gaudium et Spes», 52) è quanto avviene con la cura e l'amore verso i piccoli, gli ammalati e gli anziani; col servizio reciproco di tutti i giorni; con la condivisione dei beni, delle gioie e delle sofferenze.
Un momento fondamentale per costruire una simile comunione è costituito dallo scambio educativo tra genitori e figli (cfr. Ef 6,1-4; Col 3,20s), nel quale ciascuno dà e riceve. Mediante l'amore, il rispetto, l'obbedienza verso i genitori, i figli portano il loro specifico e insostituibile contributo all'edificazione di una famiglia autenticamente umana e cristiana («Gaudium et Spes», 48). In questo saranno facilitati, se i genitori eserciteranno la loro irrinunciabile autorità come un vero e proprio «ministero», ossia come un servizio ordinato al bene umano e cristiano dei figli, e in particolare ordinato a far loro acquistare una libertà veramente responsabile, e se i genitori manterranno viva la coscienza del «dono», che continuamente ricevono dai figli.
La comunione familiare può essere conservata e perfezionata solo con un grande spirito di sacrificio. Esige, infatti, una pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla tolleranza, al perdono, alla riconciliazione. Nessuna famiglia ignora come l'egoismo, il disaccordo, le tensioni, i conflitti aggrediscano violentemente e a volte colpiscano mortalmente la propria comunione: di qui le molteplici e varie forme di divisione nella vita familiare. Ma, nello stesso tempo, ogni famiglia è sempre chiamata dal Dio della pace a fare l'esperienza gioiosa e rinnovatrice della «riconciliazione» cioè della comunione ricostruita, dell'unità ritrovata. In particolare la partecipazione al sacramento della riconciliazione e al banchetto dell'unico Corpo di Cristo offre alla famiglia cristiana la grazia e la responsabilità di superare ogni divisione e di camminare verso la piena verità della comunione voluta da Dio, rispondendo così al vivissimo desiderio del Signore: che «tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21).
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