lunedì 7 febbraio 2011
Scopriamo Santa Maria Faustina Kowalska - Terzo appuntamento
Torniamo ad approfondire la figura di Santa Faustina Kowalska, nota come l'Apostola della Divina Misericordia. Oggi ci troviamo a scoprire la chiamata del Signore Gesù. Santa Faustina aveva da sempre sentito dentro di sé la voce divina, ma non l'aveva mai ascoltata con piena cognizione. Però le sue resistenze furono vinte da Gesù che con potenza l'ha chiamata a sé, prospettandole una vita dedicata interamente al servizio delle anime. Ed ecco che vediamo, ancora una volta, la Potenza della conversione operata da Gesù: nessuno può realmente resistere alla chiamata dell'Altissimo! Per primi abbiamo visto i discepoli che subito lo seguirono, senza esitazione. Da allora, centinaia di migliaia di uomini hanno lasciato tutto per seguirLo e oggi vediamo Santa Faustina fare lo stesso: senza esitazione, senza nemmeno salutare i genitori che probabilmente l'avrebbero ostacolata, parte senza sapere cosa fare o dove andare di preciso. Ma lei non è sola ed infatti, vediamo che la strada le viene subito indicata:
Varsavia, I.VIII.1925 L'INGRESSO IN CONVENTO.
Fin dall'età di sette anni avvertii la suprema chiamata di Dio, la grazia della vocazione alla vita religiosa. A sette anni intesi per la prima volta la voce di Dio nella mia anima, cioè la chiamata ad una vita più perfetta, ma non sempre ubbidii alla voce della grazia. Non incontrai nessuno che mi chiarisse queste cose. Diciottesimo anno di vita; insistente richiesta ai genitori del permesso di entrare in convento; rifiuto categorico dei genitori. Dopo tale rifiuto mi diedi alle vanità della vita, non rivolgendo alcuna attenzione alla voce della grazia, sebbene l'anima mia / non trovasse soddisfazione in nulla. Il richiamo continuo della grazia era per me un gran tormento, però cercavo di soffocarlo con i passatempi. Evitavo d'incontrarmi con Dio intimamente e con tutta l'anima mi rivolgevo verso le creature. Ma fu la grazia di Dio ad avere il sopravvento nella mia anima. Una volta ero andata ad un ballo con una delle mie sorelle. Quando tutti si divertivano moltissimo, l'anima mia cominciò a provare intimi tormenti. Al momento in cui cominciai a ballare, scorsi improvvisamente Gesù accanto a me, Gesù flagellato, spogliato delle vesti, tutto coperto di ferite, che mi disse queste parole: « Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?». All'istante si spense l'allegro suono della musica; scomparve dalla mia vista la compagnia in cui mi trovavo. Rimanemmo soli Gesù e io. Mi sedetti accanto alla mia cara sorella, facendo passare per un mal di testa quanto era accaduto dentro di me. Poco dopo abbandonai la compagnia e la sorella senza farmi scorgere e andai nella cattedrale di S. Stanislao Kostka. Era quasi buio. Nella cattedrale c'erano poche persone. Senza badare affatto a quanto accadeva intorno, mi prostrai, le braccia stese, davanti al SS.mo Sacramento e chiesi al Signore che si degnasse di farmi conoscere ciò che dovevo fare. Udii allora queste parole: « Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento ». Mi alzai dalla preghiera, andai a casa e sbrigai le cose indispensabili. Come potei, misi al corrente mia sorella di quello che era avvenuto nella mia anima, le chiesi di salutare i genitori e così, con un solo vestito, senza nient'altro, arrivai a Varsavia. Quando scesi dal treno e vidi che ciascuno andava per la sua strada, fui presa dalla paura: che fare? ove rivolgermi, dal momento che non conoscevo nessuno? E dissi alla Madre di Dio: « Maria, fammi strada, guidami Tu! ». Immediatamente udii dentro di me queste parole: di andare fuori dalla città in un villaggio, dove avrei trovato un alloggio sicuro per la notte. Feci così, e trovai tutto come la Madre di Dio mi aveva detto. Il giorno dopo di buon mattino feci ritorno in città ed entrai nella prima chiesa che mi si parò dinanzi. Qui mi misi a pregare, per conoscere che cosa volesse ancora Iddio da me. Le SS. Messe si susseguivano una dietro l'altra. Durante una di queste, mi sentii dire: « Va' da questo sacerdote e spiegagli ogni cosa; egli ti dirà quello che dovrai fare ». Terminata la S. Messa, entrai nella sacrestia e gli raccontai tutto ciò che era accaduto nell'anima mia, pregandolo di indicarmi dove entrare, in quale convento. In un primo momento il sacerdote rimase sorpreso, tuttavia mi raccomandò d'aver molta fiducia perché Iddio avrebbe continuato a provvedere. « Nel frattempo - egli disse - ti manderò da una pia signora, presso la quale potrai restare fino al giorno del tuo ingresso in un convento ». Quando mi presentai a quella signora, mi ricevette con grande affabilità. In quel tempo cominciai a cercare un convento, ma a qualsiasi porta ebbi a bussare, incontrai un netto rifiuto.14 Il dolore attanagliava il mio cuore e dissi al Signore Gesù: « Aiutami. Non lasciarmi sola ». Bussai infine alla nostra porta. Quando mi venne incontro la Madre Superiora, l'attuale M. Generale Suor Michaela, dopo un breve colloquio mi disse di andare dal Padrone di casa e domandargli se mi accoglieva. Capii subito che dovevo chiederlo al Signore Gesù. Tutta felice mi recai in cappella e chiesi a Gesù: « Padrone di questa casa, sei disposto ad accettarmi? Una delle suore di qui m'ha mandata da Te con tale domanda». Immediatamente udii questa voce: « Ti accolgo; sei nel Mio Cuore ». Quando tornai dalla cappella, la Madre Superiora mi chiese prima di tutto: « Ebbene, il Signore ti ha accettata? ». « Si », le risposi. Ed essa: « Se ti ha accettata il Signore, t'accetterò anch'io ». Fu così ch'io venni ammessa in convento. Per varie ragioni tuttavia dovetti rimanere nel mondo per più d'un anno ancora, presso quella pia signora. A casa mia però, non feci più ritorno. In quel periodo dovetti lottare contro molte difficoltà, ma Dio non mi risparmiò la sua grazia e cominciò ad invadermi sempre più la nostalgia di Dio. La signora che mi ospitava, per quanto fosse molto devota, non comprendeva però la felicità della vita religiosa e, nella sua schietta semplicità, cominciò a prospettarmi altri progetti di vita, ma io sentivo di avere un cuore così grande, che nulla avrebbe potuto colmano. Mi rivolsi allora verso Dio con tutta la mia anima assetata di Lui. Fu durante l'ottava del Corpus Domini. Dio inondò l'anima mia di una luce interiore tale da farmeLo riconoscere più profondamente come il sommo bene e la suprema bellezza. Compresi quanto Dio mi amasse: dall'eternità il suo amore per me! Fu durante i vespri; con le parole semplici che mi sgorgavano dal cuore, feci a Dio / voto di castità perpetua. Da quel momento provai una maggiore intimità con Dio, mio Sposo; da quel momento costruii nel mio cuore una celletta dove m'incontravo sempre con Gesù. Venne finalmente il momento in cui s'aprì per me la porta del convento. Era la sera del primo agosto, vigilia della Madonna degli Angeli. Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva di essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva, unica, la preghiera della gratitudine. Dopo tre settimane però, m'accorsi che qui era così poco il tempo dedicato all'orazione e che c'erano molte altre cose che mi spingevano nell'intimo ad entrare in un convento di regola più stretta. Tale pensiero prendeva sempre più forza dentro di me, ma non era questa la volotità di Dio. Tuttavia quel pensiero, cioè quella tentazione si consolidava sempre più, tanto che un giorno decisi di parlarne con la Madre Superiora e di uscire decisamente dal convento. Tuttavia Iddio diresse le circostanze in modo tale che non potei accedere alla Madre Superiora. Prima di andare a riposare, entrai nella cappellina e domandai a Gesù di illuminarmi su questo problema; ma non ottenni nulla nel mio intimo; solo s'impadronì di me una strana inquietudine che non riuscii a comprendere. Tuttavia, nonostante tutto, mi proposi di rivolgermi alla Madre Superiora di primo mattino, subito dopo la S. Messa e comunicarle la decisione presa. Andai verso la cella; le suore erano già coricate e le luci spente. Entrai, angosciata e insoddisfatta, nella cella. Non sapevo più che fare. Mi buttai a terra e cominciai a pregare con fervore per conoscere la volontà di Dio. Dappertutto silenzio, come in un tabernacolo. Tutte le suore, simili a bianche ostie rinchiuse dentro il calice di Gesù, riposavano e solo dalla mia cella Iddio udiva il gemito di un'anima. Non sapevo che, senza autorizzazione, non era consentito pregare nelle celle dopo le nove di sera. Dopo un momento, nella mia cella si fece un chiarore e vidi sulla tenda il volto di Gesù molto addolorato. Piaghe vive su tutto il Volto e grosse lacrime cadevano sulla coperta del mio letto. Non sapendo che cosa tutto ciò potesse significare, domandai a Gesù: « Gesù, chi ti ha causato un simile dolore? ». E Gesù rispose: « Tu Mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo ordine. È qui che t'ho chiamata e non altrove e ho preparato per te molte grazie ». Domandai perdono a Gesù e mutai all'istante la decisione che avevo presa. Il giorno dopo ci fu la nostra confessione. Raccontai tutto quello che era avvenuto nella mia anima ed il confessore mi rispose che era evidente in ciò la volontà di Dio, che dovevo rimanere in questa Congregazione e che non dovevo nemmeno pensare ad un altro ordine. Da quel momento mi sento sempre felice e contenta. Poco tempo dopo mi ammalai. La cara Madre Superiora mi mandò, assieme ad altre due suore, a passare le vacanze a Skolimòw, un po' fuori Varsavia. In quel tempo domandai al Signore Gesù: « Per chi ancora devo pregare? ». Gesù mi rispose che la notte seguente m'avrebbe fatto conoscere per chi dovevo pregare. Vidi l'Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo. In un momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregano con grande fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare. Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano. Il mio Angelo Custode non mi abbandonò un solo istante. E chiesi a quelle anime quale fosse il loro maggior tormento. Ed unanimemente mi risposero che il loro maggior tormento è l'ardente desiderio di Dio. Scorsi la Madonna che visitava le anime del purgatorio. Le anime chiamano Maria « Stella del Mare ». Ella reca loro refrigerio. Avrei voluto parlare più a lungo con loro, ma il mio Angelo Custode mi fece cenno d'uscire. Ed uscimmo dalla porta di quella prigione di dolore. Udii nel mio intimo una voce che disse: « La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia ». Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del purgatorio.
Varsavia, I.VIII.1925 L'INGRESSO IN CONVENTO.
Fin dall'età di sette anni avvertii la suprema chiamata di Dio, la grazia della vocazione alla vita religiosa. A sette anni intesi per la prima volta la voce di Dio nella mia anima, cioè la chiamata ad una vita più perfetta, ma non sempre ubbidii alla voce della grazia. Non incontrai nessuno che mi chiarisse queste cose. Diciottesimo anno di vita; insistente richiesta ai genitori del permesso di entrare in convento; rifiuto categorico dei genitori. Dopo tale rifiuto mi diedi alle vanità della vita, non rivolgendo alcuna attenzione alla voce della grazia, sebbene l'anima mia / non trovasse soddisfazione in nulla. Il richiamo continuo della grazia era per me un gran tormento, però cercavo di soffocarlo con i passatempi. Evitavo d'incontrarmi con Dio intimamente e con tutta l'anima mi rivolgevo verso le creature. Ma fu la grazia di Dio ad avere il sopravvento nella mia anima. Una volta ero andata ad un ballo con una delle mie sorelle. Quando tutti si divertivano moltissimo, l'anima mia cominciò a provare intimi tormenti. Al momento in cui cominciai a ballare, scorsi improvvisamente Gesù accanto a me, Gesù flagellato, spogliato delle vesti, tutto coperto di ferite, che mi disse queste parole: « Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?». All'istante si spense l'allegro suono della musica; scomparve dalla mia vista la compagnia in cui mi trovavo. Rimanemmo soli Gesù e io. Mi sedetti accanto alla mia cara sorella, facendo passare per un mal di testa quanto era accaduto dentro di me. Poco dopo abbandonai la compagnia e la sorella senza farmi scorgere e andai nella cattedrale di S. Stanislao Kostka. Era quasi buio. Nella cattedrale c'erano poche persone. Senza badare affatto a quanto accadeva intorno, mi prostrai, le braccia stese, davanti al SS.mo Sacramento e chiesi al Signore che si degnasse di farmi conoscere ciò che dovevo fare. Udii allora queste parole: « Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento ». Mi alzai dalla preghiera, andai a casa e sbrigai le cose indispensabili. Come potei, misi al corrente mia sorella di quello che era avvenuto nella mia anima, le chiesi di salutare i genitori e così, con un solo vestito, senza nient'altro, arrivai a Varsavia. Quando scesi dal treno e vidi che ciascuno andava per la sua strada, fui presa dalla paura: che fare? ove rivolgermi, dal momento che non conoscevo nessuno? E dissi alla Madre di Dio: « Maria, fammi strada, guidami Tu! ». Immediatamente udii dentro di me queste parole: di andare fuori dalla città in un villaggio, dove avrei trovato un alloggio sicuro per la notte. Feci così, e trovai tutto come la Madre di Dio mi aveva detto. Il giorno dopo di buon mattino feci ritorno in città ed entrai nella prima chiesa che mi si parò dinanzi. Qui mi misi a pregare, per conoscere che cosa volesse ancora Iddio da me. Le SS. Messe si susseguivano una dietro l'altra. Durante una di queste, mi sentii dire: « Va' da questo sacerdote e spiegagli ogni cosa; egli ti dirà quello che dovrai fare ». Terminata la S. Messa, entrai nella sacrestia e gli raccontai tutto ciò che era accaduto nell'anima mia, pregandolo di indicarmi dove entrare, in quale convento. In un primo momento il sacerdote rimase sorpreso, tuttavia mi raccomandò d'aver molta fiducia perché Iddio avrebbe continuato a provvedere. « Nel frattempo - egli disse - ti manderò da una pia signora, presso la quale potrai restare fino al giorno del tuo ingresso in un convento ». Quando mi presentai a quella signora, mi ricevette con grande affabilità. In quel tempo cominciai a cercare un convento, ma a qualsiasi porta ebbi a bussare, incontrai un netto rifiuto.14 Il dolore attanagliava il mio cuore e dissi al Signore Gesù: « Aiutami. Non lasciarmi sola ». Bussai infine alla nostra porta. Quando mi venne incontro la Madre Superiora, l'attuale M. Generale Suor Michaela, dopo un breve colloquio mi disse di andare dal Padrone di casa e domandargli se mi accoglieva. Capii subito che dovevo chiederlo al Signore Gesù. Tutta felice mi recai in cappella e chiesi a Gesù: « Padrone di questa casa, sei disposto ad accettarmi? Una delle suore di qui m'ha mandata da Te con tale domanda». Immediatamente udii questa voce: « Ti accolgo; sei nel Mio Cuore ». Quando tornai dalla cappella, la Madre Superiora mi chiese prima di tutto: « Ebbene, il Signore ti ha accettata? ». « Si », le risposi. Ed essa: « Se ti ha accettata il Signore, t'accetterò anch'io ». Fu così ch'io venni ammessa in convento. Per varie ragioni tuttavia dovetti rimanere nel mondo per più d'un anno ancora, presso quella pia signora. A casa mia però, non feci più ritorno. In quel periodo dovetti lottare contro molte difficoltà, ma Dio non mi risparmiò la sua grazia e cominciò ad invadermi sempre più la nostalgia di Dio. La signora che mi ospitava, per quanto fosse molto devota, non comprendeva però la felicità della vita religiosa e, nella sua schietta semplicità, cominciò a prospettarmi altri progetti di vita, ma io sentivo di avere un cuore così grande, che nulla avrebbe potuto colmano. Mi rivolsi allora verso Dio con tutta la mia anima assetata di Lui. Fu durante l'ottava del Corpus Domini. Dio inondò l'anima mia di una luce interiore tale da farmeLo riconoscere più profondamente come il sommo bene e la suprema bellezza. Compresi quanto Dio mi amasse: dall'eternità il suo amore per me! Fu durante i vespri; con le parole semplici che mi sgorgavano dal cuore, feci a Dio / voto di castità perpetua. Da quel momento provai una maggiore intimità con Dio, mio Sposo; da quel momento costruii nel mio cuore una celletta dove m'incontravo sempre con Gesù. Venne finalmente il momento in cui s'aprì per me la porta del convento. Era la sera del primo agosto, vigilia della Madonna degli Angeli. Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva di essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva, unica, la preghiera della gratitudine. Dopo tre settimane però, m'accorsi che qui era così poco il tempo dedicato all'orazione e che c'erano molte altre cose che mi spingevano nell'intimo ad entrare in un convento di regola più stretta. Tale pensiero prendeva sempre più forza dentro di me, ma non era questa la volotità di Dio. Tuttavia quel pensiero, cioè quella tentazione si consolidava sempre più, tanto che un giorno decisi di parlarne con la Madre Superiora e di uscire decisamente dal convento. Tuttavia Iddio diresse le circostanze in modo tale che non potei accedere alla Madre Superiora. Prima di andare a riposare, entrai nella cappellina e domandai a Gesù di illuminarmi su questo problema; ma non ottenni nulla nel mio intimo; solo s'impadronì di me una strana inquietudine che non riuscii a comprendere. Tuttavia, nonostante tutto, mi proposi di rivolgermi alla Madre Superiora di primo mattino, subito dopo la S. Messa e comunicarle la decisione presa. Andai verso la cella; le suore erano già coricate e le luci spente. Entrai, angosciata e insoddisfatta, nella cella. Non sapevo più che fare. Mi buttai a terra e cominciai a pregare con fervore per conoscere la volontà di Dio. Dappertutto silenzio, come in un tabernacolo. Tutte le suore, simili a bianche ostie rinchiuse dentro il calice di Gesù, riposavano e solo dalla mia cella Iddio udiva il gemito di un'anima. Non sapevo che, senza autorizzazione, non era consentito pregare nelle celle dopo le nove di sera. Dopo un momento, nella mia cella si fece un chiarore e vidi sulla tenda il volto di Gesù molto addolorato. Piaghe vive su tutto il Volto e grosse lacrime cadevano sulla coperta del mio letto. Non sapendo che cosa tutto ciò potesse significare, domandai a Gesù: « Gesù, chi ti ha causato un simile dolore? ». E Gesù rispose: « Tu Mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo ordine. È qui che t'ho chiamata e non altrove e ho preparato per te molte grazie ». Domandai perdono a Gesù e mutai all'istante la decisione che avevo presa. Il giorno dopo ci fu la nostra confessione. Raccontai tutto quello che era avvenuto nella mia anima ed il confessore mi rispose che era evidente in ciò la volontà di Dio, che dovevo rimanere in questa Congregazione e che non dovevo nemmeno pensare ad un altro ordine. Da quel momento mi sento sempre felice e contenta. Poco tempo dopo mi ammalai. La cara Madre Superiora mi mandò, assieme ad altre due suore, a passare le vacanze a Skolimòw, un po' fuori Varsavia. In quel tempo domandai al Signore Gesù: « Per chi ancora devo pregare? ». Gesù mi rispose che la notte seguente m'avrebbe fatto conoscere per chi dovevo pregare. Vidi l'Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo. In un momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregano con grande fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare. Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano. Il mio Angelo Custode non mi abbandonò un solo istante. E chiesi a quelle anime quale fosse il loro maggior tormento. Ed unanimemente mi risposero che il loro maggior tormento è l'ardente desiderio di Dio. Scorsi la Madonna che visitava le anime del purgatorio. Le anime chiamano Maria « Stella del Mare ». Ella reca loro refrigerio. Avrei voluto parlare più a lungo con loro, ma il mio Angelo Custode mi fece cenno d'uscire. Ed uscimmo dalla porta di quella prigione di dolore. Udii nel mio intimo una voce che disse: « La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia ». Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del purgatorio.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento