lunedì 14 febbraio 2011

Scopriamo Santa Maria Faustina Kowalska - Quarto appuntamento

Torniamo ad approfondire la figura di Santa Faustina Kowalska, nota come l'Apostola della Divina Misericordia. Oggi leggiamo i tormenti che Santa Faustina ha dovuto affrontare nel suo primo anno di noviziato: il tormento più brutto fu per lei il pensiero che Dio l'avesse respinta. Noi sappiamo che l'anima è in rapporto costante con Dio: lo cerca disperatamente anche se la nostra umanità ci impedisce di capire, di comprendere questa ricerca. Eppure, vediamo che ogni uomo ha sete di Dio, anche se non lo ammetterà mai: quel senso di vuoto, che molti tentano di colmare con i piaceri e i divertimenti lussuriosi, altro non è che la mancanza di Dio ed è questa mancanza il nostro tormento. Santa Faustina ha sperimentato il tormento peggiore che in fondo è lo stesso che provano le anime dannate: la paura di esser state respinte da Dio, di non esser state in grado di piacere a Dio. Nell'inferno, infatti, il tormento maggiore deriva proprio dalla lontananza da Dio in quanto l'anima è stata creata per vivere eternamente in Dio. 
Comunque, già dalle prime battute, possiamo trovare molte analogie con la condizione di molti di noi: quante volte ci sentiamo vuoti e quante volte la preghiera è per noi un macigno? Ci sono momenti in cui tutto sembra privo di significato e ci sono momenti in cui Dio sembra esser sordo dinanzi alle nostre ansie, ai nostri tormenti, alle nostre paure. Ma abbiamo visto come Maria viene a sostenerci e abbiamo visto come Gesù ci metta alla prova perchè ci ama e ci vuole accanto a Lui nel Regno dei Cieli: Egli, per primo, ha sofferto e oggi siamo noi chiamati a soffrire per purificarci e per divenire degni di Lui. I Santi, come San Pio, ci hanno mostrato come la sofferenza è una sorta di viatico, un modo per entrare in comunione diretta con Gesù. 
Perciò, dobbiamo imparare a soffrire, ad accettare le prove come un segno dell'amore di Dio per noi. Torniamo ora a guardare da vicino la storia e la sofferenza spirituale di Santa Faustina: 


Fine del postulato 29.IV.1926.

I superiori mi mandarono a Cracovia per il noviziato. Una gioia inimmaginabile regnava nella mia anima. Quando arrivammo in noviziato, stava morendo Suor. Qualche giorno dopo Suor... viene da me e mi ordina di andare dalla Madre Maestra a dirle di chiedere al suo confessore, Don Rospond, di celebrare una S. Messa per lei con l'aggiunta di tre giaculatorie. In un primo momento acconsentii, ma il giorno dopo pensai di non andare dalla Madre Maestra, poiché non capivo bene se si era trattato di un sogno o dii realtà. E non andai. La notte seguente si ripeté la stessa cosa in modo più chiaro, per cui non ebbi più alcun dubbio. Malgrado ciò la mattina decisi di non parlarne ancora alla Maestra. «Gliene parlerò soltanto quando la vedrò durante il giorno ». Ad un tratto incontrai nel corridoio quella suora defunta; mi rimproverò di non essere andata subito ed una grande inquietudine s'impadronì della mia anima. Allora corsi immediatamente dalla Madre Maestra e le raccontai tutto l'accaduto. La Madre mi rispose che avrebbe provveduto. Nella mia anima ritornò subito la pace. Il terzo giorno quella suora tornò di nuovo e mi disse: « Iddio gliene renda merito ». Al momento della vestizione, Dio mi fece conoscere quanto avrei dovuto soffrire. Vidi chiaramente a che cosa mi stavo impegnando. Fu questione di un attimo di tale sofferenza; poi il Signore inondò nuovamente l'anima mia con grandi consolazioni. Verso la fine del primo anno di noviziato, cominciò a farsi scuro nella mia anima. Non provo alcuna soddisfazione nella preghiera; la meditazione per me è una gran fatica; la paura comincia ad impossessarsi di me. Penetro a fondo nel mio intimo e non vi scorgo nulla, all'infuori di una grande miseria. Vedo anche chiaramente la grande santità di Dio; non oso alzare gli occhi fino a Lui, ma mi prostro nella polvere ai Suoi piedi e méndico la Sua Misericordia. Passò così circa la metà dell'anno, ma lo stato della mia anima non cambiò affatto. La nostra cara Madre Maestra m'infuse coraggio in quei momenti difficili. Ciò nonostante questa mia sofferenza aumenta sempre più. Si avvicina il secondo anno di noviziato. Al pensiero che debbo fare i voti, la mia anima rabbrividisce. Qualunque cosa legga, non la comprendo; non sono in grado di meditare. Mi sembra che la mia preghiera non sia gradita a Dio. Quando mi accosto ai santi Sacramenti, mi pare di offendere ancor di più Dio. Il confessore però non mi ha permesso di tralasciare nemmeno una sola volta la S. Comunione. Dio operava in modo singolare nella mia anima. Non capivo assolutamente nulla di quello che mi diceva il confessore. Le più semplici verità della fede mi erano divenute del tutto incomprensibili. La mia anima si tormentava non trovando soddisfazione da nessuna parte. In un certo momento mi venne una forte idea di essere respinta da Dio. Questo pensiero spaventoso mi trafisse l'anima da parte a parte; per questa sofferenza la mia anima cominciò ad agonizzare. Volevo morire e non potevo. Mi venne il pensiero: « A che scopo cercare di acquistare le virtù? Perché mortificarsi, se tutto ciò non è gradito a Dio? ». Quando ne parlai con la Madre Maestra, ricevetti questa risposta: « Sappia, sorella, che Iddio la destina ad una grande santità. È un segno che Dio la vuole in paradiso, molto vicino a Sé. Sorella, abbia molta fiducia nel Signore Gesù ». il tremendo pensiero di essere respinti da Dio è il tormento che in realtà soffrono i dannati. Mi rifugiai nelle Piaghe di Gesù. Ripetevo parole di speranza, ma quelle parole divennero per me un tormento ancora maggiore. Andai davanti al SS.mo Sacramento e cominciai a dire a Gesù: « Gesù, Tu hai detto che è più facile che una madre dimentichi il bambino che allatta, piuttosto che Iddio dimentichi una Sua creatura e se pure essa lo dimenticasse, Io Dio non dimenticherò la Mia creatura. Senti, Gesù, come geme la mia anima? Ascolta i vagiti strazianti della Tua bambina. Ho fiducia in Te, o Dio, poiché il cielo e la terra passeranno, ma la Tua Parola dura in eterno». Però non trovai sollievo nemmeno per un istante. Un giorno, subito dopo la sveglia, mentre mi metto alla presenza di Dio, incomincia ad assalirmi la disperazione. Buio estremo nella mia anima. Ho lottato come ho potuto fino a mezzogiorno. Nelle ore pomeridiane cominciò ad impossessarsi di me un vero terrore di morte; mi cominciarono a venir meno le forze fisiche. Rientrai in fretta nella cella e mi gettai in ginocchio davanti al Crocifisso e cominciai ad implorare misericordia. Gesù però non ascolta le mie grida. Sento che mi vengono a mancare del tutto le forze fisiche; cado a terra; la disperazione si è impadronita della mia anima. Sto vivendo pene infernali che realmente non differiscono in nulla da quelle dell'inferno. Sono rimasta in quello stato per tre quarti d'ora. Avrei voluto andare dalla Maestra - non ne ebbi la forza. Volevo gridare - la voce mi venne a mancare. Per fortuna però entrò nella cella una suora. Quando mi vide in quello stato così fuori dal normale, avverti subito la Maestra. La Madre venne subito. Appena entrò nella cella, disse queste parole: « In virtù della santa obbedienza, le chiedo di alzarsi da terra ». Immediatamente una forza misteriosa mi sollevò da terra e mi trovai in piedi accanto alla cara Maestra. Con parole affettuose mi spiegò che quella era una prova mandata da Dio: « Sorella, abbia tanta fiducia; Iddio è sempre Padre, anche quando mette alla prova ». Tornai ai miei doveri, come se fossi uscita dalla tomba. I miei sensi erano come impregnati di ciò che aveva sperimentato la mia anima. Durante la funzione serale la mia anima cominciò ad agonizzare in un buio spaventoso. Sento che sono in balia del Dio Giusto e che sono oggetto del Suo sdegno. In quei terribill momenti ho detto a Dio: « O Gesù, che nel Vangelo Ti paragonasti alla più tenera delle madri, ho fiducia nella Tua Parola, poiché Tu sei la verità e la vita. Gesù, confido in Te contro ogni speranza, contro ogni sentimento, che ho nel mio intimo ed è contrario alla speranza. Fa' di me quello che vuoi; non mi allontanerò da Te, poiché Tu sei la sorgente della mia vita ». Quanto sia tremendo questo tormento dell'anima, lo può capire soltanto chi ha provato su di sé simili momenti. Nella notte mi fece visita la Madonna con in braccio il Bambino Gesù. La mia anima fu piena di gioia e dissi: « O Maria, Madre mia, lo sai quanto terribilmente soffro? ». E la Madonna mi rispose: « Lo so quanto soffri, ma non temere, io partecipo e parteciperò sempre alla tua sofferenza ». Sorrise amabilmente e scomparve. Immediatamente nella mia anima ritornò la forza e tanto coraggio. Questo però durò soltanto un giorno. Sembrava quasi che l'inferno avesse congiurato contro di me. Un odio tremendo cominciò ad insinuarsi nella mia anima, un odio contro tutto ciò che è santo e divino. Mi sembrava che questi tormenti dello spirito dovessero far parte per sempre della mia esistenza. Mi rivolsi pertanto al Santissimo Sacramento e dissi a Gesù: « O Gesù, Sposo della mia anima, non vedi che la mia anima sta morendo andando a Te? Come puoi nasconderTi così ad un cuore che Ti ama con tanta sincerità? Perdonami Gesù; si compia in me la Tua santa volontà. Soffrirò in silenzio, come una colomba, senza lamentarmi. Non permetterò al mio cuore nemmeno un solo gemito di doloroso lamento ».

0 commenti:

Posta un commento