sabato 12 febbraio 2011

La storia di San Francesco di Assisi - Dodicesima parte

Continuiamo a scoprire la storia di San Francesco di Assisi: oggi seguiamo Francesco nel suo viaggio di ritorno da Roma. Settimana scorsa abbiamo visto come egli, insieme ai frati che si erano uniti a lui, si era recato dal Papa Innocenzo III per ottenere la conferma della Regola: ora, avendo ottenuto quella tanta auspicata conferma da parte del Vicario di Cristo, comincia il suo viaggio di ritorno, sempre in compagnia dei suoi fratelli frati. Dalle parole di oggi traspare la lietezza di quel viaggio: nonostante erano privi di tutti, persino del cibo, camminavano con gioia e felicità vera, quella felicità che noi poveri uomini di mondo cerchiamo di raggiungere invano attraverso i piaceri e i materialismi. Invece, San Francesco aveva trovato la felicità direttamente in Dio Padre e l'unico modo che poteva renderlo davvero felice era quello di restare in assoluta povertà. E' così lontano dalla nostra prospettiva che ci chiediamo come sia possibile anelare la povertà eppure San Francesco ci mostra la povertà come una conquista, come un qualcosa di cui esser fieri perchè è attraverso la povertà che si riscopre il vero amore di Dio e soprattutto è nella povertà che si scopre di potersi realmente affidare a Dio perchè, come disse Gesù, Egli non fa mai mancare nulla ai suoi figli e si prende cura di loro in ogni momento. Quante cose stiamo imparando e quante cose dobbiamo ancora imparare da un uomo soltanto: più ci addentriamo nel racconto della sua vita e più scopriamo l'entusiasmo della fede, la felicità e la gioia che derivano da un vero rapporto con il Signore:

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

RITORNO DEL SANTO DA ROMA NELLA VALLE SPOLETANA E SUA SOSTA NEL VIAGGIO
34. Francesco con i compagni, pieno d'esultanza per il dono di un così grande padre e signore, ringraziò Iddio onnipotente, che innalza gli umili e conforta gli afflitti; fece subito visita alla basilica di San Pietro e, finita la sua preghiera, riprese con i fratelli il cammino di ritorno verso la valle di Spoleto. Cammin facendo, andavano ripensando agli innumerevoli e grandi benefici ricevuti da Dio clementissimo; la cortesia con la quale erano stati accolti dal Vicario di Cristo, Pastore benevolo e universale della Cristianità; ricercavano insieme qual fosse il modo migliore di adempire i suoi consigli e comandi, come osservare e custodire con sincerità e fedeltà la Regola; come dovevano camminare santamente e religiosamente davanti all'Altissimo; infine come la loro vita e i loro costumi, mediante la crescita nelle sante virtù, avrebbe potuto essere d'esempio agli altri. I nuovi discepoli di Cristo avevano già conversato a lungo in ispirito di umiltà di questi santi argomenti, e il giorno volgeva al tramonto.
Si trovavano, in quel momento, molto stanchi e affamati, inun luogo deserto, e non potevano trovare nulla da mangiare, poiché quel luogo era molto lontano dall'abitato. Ma all'improvviso, per divina provvidenza, apparve un uomo recante del pane; lo diede loro e se ne andò. Nessuno di loro l'aveva mai conosciuto, e perciò, pieni di ammirazione, si esortavano devotamente l'un l'altro a confidare sempre di più nella divina misericordia. Dopo essersi ristorati con quel cibo, proseguirono fino ad un luogo vicino a Orte, e qui si fermarono per circa quindici giorni. Alcuni di loro si recavano in città a cercare il vitto necessario e riportavano agli altri quanto erano riusciti a racimolare chiedendo l'elemosina di porta in porta, e lo mangiavano insieme lieti e ringraziando il Signore. Se avanzava qualcosa, quando non potevano donarla ai poveri, la riponevano in una fossa, che un tempo era servita da sepolcro, per cibarsene il giorno seguente. Quel luogo era deserto e non vi passava quasi nessuno.

38. Erano felicissimi di non vedere e di non possedere alcuna cosa vana o dilettevole ai sensi. Cominciarono così a stringere un patto d'alleanza con la santa povertà, e si proponevano di vivere con essa per sempre e ovunque, come in quel momento tanta era la consolazione che provavano mentre erano privi di tutto ciò che il mondo ama. E poiché, liberi da ogni cura terrena, trovavano piacere solo nelle cose celesti, deliberano irrevocabilmente di non sciogliersi mai, per nessuna tribulazione o tentazione, dall'abbraccio della povertà. Ma, sebbene non ci fosse per loro pericolo di sorta nella amenità della regione, che pure può affievolire il vigore dello spirito, tuttavia, perché una lunga dimora non creasse una parvenza di possesso, lasciarono quel luogo e, seguendo il padre, che era pieno di felicità, entrarono nella valle Spoletana. Si domandavano ancora e seriamente, da persone che si erano impegnate a vivere sinceramente nella santità, se dovevano svolgere la loro vita tra gli uomini o ritrarsi negli eremi. E Francesco, che, non fidandosi mai di se stesso, in ogni decisione cercava ispirazione da Dio nella preghiera, scelse di vivere per Colui che mori per tutti, ben consapevole di essere stato inviato da Dio a conquistare le anime che il diavolo tentava di rapire.

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