domenica 23 gennaio 2011
Meditando il Vangelo: Convertitevi: il regno dei cieli è vicino
Carissimi, la Domenica è un giorno speciale: è il giorno in cui il Cristo ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della vita immortale! Per questo abbiamo cominciato a parlare della Sacra Liturgia proprio in questo giorno. Ma in questo giorno, c'è bisogno anche di meditare nel proprio cuore il Vangelo. Per questo motivo, a partire da questa Domenica, inauguro un nuovo appuntamento domenicale che si affianca all'appuntamento pomeridiano con la scoperta della Sacra Liturgia: si tratta di un appuntamento di commento al Vangelo.
Il Vangelo odierno è molto bello perchè presenta alcuni fatti importanti nella storia di Gesù: in primo luogo il nuovo soggiorno di Gesù nella terra di Cafarnao, in modo che si adempissero le Scritture e in secondo luogo, la costituzione dei discepoli. La novità consiste nel fatto che non sono più i discepoli a scegliere il Maestro, ma il Maestro a scegliere i discepoli! In terzo luogo, vediamo Gesù cominciare il Suo ministero attraverso la predicazione del messaggio di conversione:
Inauguriamo oggi quest'appuntamento di meditazione con l'omelia di Monsignor Gianfranco Poma:
Convertitevi: il regno dei cieli è vicino
Con la terza domenica del tempo ordinario riprendiamo la lettura continua del Vangelo secondo Matteo. Matt. 4,12-23 è l'inizio del ministero di Gesù ma ne è, al tempo stesso, una mirabile sintesi perché ne comprende tutti gli elementi essenziali.
Matteo comincia col darci le indicazioni storiche e geografiche in cui si colloca il ministero di Gesù ma ci dice pure che nella concretezza degli eventi che accadono nel tempo e nello spazio, si "compie" il progetto di Dio. Così ci rivela la prospettiva nella quale egli interpreta l'evento di Gesù: è il "compimento" che avviene in modo inatteso della fede e della speranza di Israele. E' il "compimento" della rivelazione di Dio, il "Dio con noi": Gesù è il "Dio con noi" perché condivide l'umanità in tutto, sino alla morte. Proprio perché "compimento" ha la dimensione universale per la quale Israele è stato scelto: per essere "luce delle genti". Ma perché il modo è "inatteso", chiede di essere accolto spogliandosi di tutte le precomprensioni con cui l'uomo attende l'intervento di Dio. Gesù è il "compimento" perché è la rivelazione di un Dio che per amare si abbassa sino ad annientarsi.
Ed è questo il motivo per il quale, "quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò in Galilea, lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafarnao": non è per paura che Gesù inverte il suo cammino verso Gerusalemme, ma perché la città, i capi religiosi e i capi del popolo, chiusi nelle loro sicurezze, non accolgono e non testimoniano la luce, ma strumentalizzano la Legge per farne strumento di potere. Gesù non si lascia rinchiudere dai centri del potere, ma comincia il suo cammino di "annientamento" e di amore: "si ritira" in Galilea, "lascia anche Nazaret e si stabilisce a Cafarnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali". Matteo non dice il motivo per il quale Gesù lascia Nazaret, il suo paese: più tardi (Matt.13) ci parlerà dell'incredulità trovata nella sua patria e nella sua casa. Ma in tutto ciò che accade, Matteo vede "il compimento di ciò che era stato detto per mezzo del profeta": le regioni che erano state umiliate dal re dell'Assiria e che continuano a non godere di buona fama, diventano il luogo dell'esperienza della salvezza, coloro che erano considerati non-popolo, accolgono la presenza di Gesù che "si ritrae" per poter stare con loro, perché coloro che lo cercano lo possano trovare, non dentro gli spazi chiusi del sacro o del potere, ma nella Galilea, dove gli uomini vivono la loro vita quotidiana.
"Da quel momento", dalla Galilea, da una regione che Gerusalemme giudicava terra di tenebra, dalla riva del mare, perché possa varcare ogni limite, comincia a risplendere la luce: "Gesù cominciò ad annunciare": è l'annuncio che da quel momento iniziale continua a risuonare nel mondo, è l'annuncio che oggi è affidato a noi perché lo gridiamo al mondo. "Convertitevi, è vicino infatti il regno dei cieli". E' singolare il fatto che l'annuncio di Gesù è identico a quello del Battista: eppure sulle labbra di Gesù ha un senso radicalmente nuovo. Se per il Battista la conversione ha un senso morale, e la vicinanza del regno è l'annuncio dell'ormai prossimo intervento di Dio giudice per porre fine alla infedeltà del suo popolo, per Gesù la conversione è l'invito ad un radicale cambiamento nel modo di vedere Dio, che non guarda più all'uomo per condannarlo, ma che si abbassa per amarlo. Convertirsi, per Gesù, significa incontrare ed entrare in relazione personale con lui, lasciarsi amare da lui, sperimentando con lui che lo rivela, l'amore di Dio. Convertirsi significa quindi lasciarsi amare da Dio; significa, con Gesù, liberati dalla paura, entrare nella relazione filiale con Dio e fraterna con gli altri uomini e di conseguenza cominciare a vivere una vita nuova. Tutto il Vangelo descriverà "il regno dei cieli" che con Gesù si è fatto vicino perché ogni uomo possa farne l'esperienza.
Adesso Matteo continua a mostrarci che cosa significhi l'invito di Gesù alla conversione, che oggi è rivolto a noi perché comprendiamo che la vita cristiana, nella sua essenza, è tutta un cammino di conversione, un percorso quotidiano di sequela, e lo fa presentandoci la chiamata dei primi quattro discepoli, quattro pescatori del lago di Tiberiade: Simone (Pietro) e suo fratello Andrea, Giacomo e suo fratello Giovanni. Il testo si presenta come un dittico quasi perfetto, formato di tre elementi: l'incontro di due fratelli pescatori; la chiamata; il cammino delle persone chiamate. E' Gesù il soggetto che dà inizio all'incontro: è lui che passando, vede due persone precise (con il loro nome); le vede nella concretezza della loro quotidianità, con la loro vita impostata, con il lavoro che risolve il loro problema; le chiama: "Venite dietro a me: vi farò pescatori di uomini". Gesù parla, entra in relazione con loro e propone loro di entrare in relazione con lui: l'essenziale della proposta di Gesù consiste precisamente in questa relazione personale. Anche per questo, il Vangelo mostrerà tutta la preoccupazione di Gesù di far capire, educare i suoi discepoli ad entrare, approfondire, rimanere in relazione con lui. Qui Gesù dice che andare dietro lui significa spostare l'asse portante dell'esistenza dalle preoccupazioni immediate per la propria vita, alla passione per tutti gli uomini, per tutto ciò che è umano. E Matteo ci descrive la risposta dei primi chiamati: "Ed essi, subito, lasciarono le reti (la barca e il loro padre) e lo seguirono". La loro vita è completamente ristrutturata: non più attorno alle loro cose (l'avere) e ai loro affetti (l'essere), ma con lui, nella libertà da tutto ciò che li tratteneva, per essere con una persona che li proietta in un orizzonte nuovo e sconfinato. L'incontro con Gesù avviene "mentre camminava lungo il mare di Galilea": ritorna in Matteo il simbolismo del mare. Tutto parte da Cafarnao: sulla riva del mare, la via del mare, e Gesù cammina sulla riva del mare. Matteo ormai vede l'esperienza affascinante della libertà che Gesù propone, diffondersi sulle acque e oltre le acque del mare: il mare è il simbolo dello spazio e degli ostacoli che i discepoli dovranno affrontare per portare il messaggio a tutte le nazioni. Conosceranno le tempeste e la barca dei discepoli troverà pericoli mortali ma i pescatori di Galilea "seguono Gesù" il pescatore per eccellenza: è lui che vuole raccogliere gli uomini, essi agiscono perché sono e rimangono con lui.
Gli ultimi versetti descrivono Gesù che cammina, annuncia il vangelo, opera nella Galilea: i tempi dei verbi usati da Matteo, all'imperfetto, ci invitano a vedere, in trasparenza, in Gesù che cammina nella Galilea, la Chiesa che cammina nel mondo oggi, "insegnando e annunciando il vangelo del regno", mostrando che oggi, nella nostra storia complessa Dio è vicino, con il suo amore, leggendo i segni della sua presenza; "guarendo ogni sorta di malattia e infermità nel popolo" rendendo visibile il volto di un Dio non che condanna, che impone dei pesi, ma che com-patisce, infonde serenità, nuova speranza e gioia.
Il Vangelo odierno è molto bello perchè presenta alcuni fatti importanti nella storia di Gesù: in primo luogo il nuovo soggiorno di Gesù nella terra di Cafarnao, in modo che si adempissero le Scritture e in secondo luogo, la costituzione dei discepoli. La novità consiste nel fatto che non sono più i discepoli a scegliere il Maestro, ma il Maestro a scegliere i discepoli! In terzo luogo, vediamo Gesù cominciare il Suo ministero attraverso la predicazione del messaggio di conversione:
Inauguriamo oggi quest'appuntamento di meditazione con l'omelia di Monsignor Gianfranco Poma:
Convertitevi: il regno dei cieli è vicino
Con la terza domenica del tempo ordinario riprendiamo la lettura continua del Vangelo secondo Matteo. Matt. 4,12-23 è l'inizio del ministero di Gesù ma ne è, al tempo stesso, una mirabile sintesi perché ne comprende tutti gli elementi essenziali.
Matteo comincia col darci le indicazioni storiche e geografiche in cui si colloca il ministero di Gesù ma ci dice pure che nella concretezza degli eventi che accadono nel tempo e nello spazio, si "compie" il progetto di Dio. Così ci rivela la prospettiva nella quale egli interpreta l'evento di Gesù: è il "compimento" che avviene in modo inatteso della fede e della speranza di Israele. E' il "compimento" della rivelazione di Dio, il "Dio con noi": Gesù è il "Dio con noi" perché condivide l'umanità in tutto, sino alla morte. Proprio perché "compimento" ha la dimensione universale per la quale Israele è stato scelto: per essere "luce delle genti". Ma perché il modo è "inatteso", chiede di essere accolto spogliandosi di tutte le precomprensioni con cui l'uomo attende l'intervento di Dio. Gesù è il "compimento" perché è la rivelazione di un Dio che per amare si abbassa sino ad annientarsi.
Ed è questo il motivo per il quale, "quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò in Galilea, lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafarnao": non è per paura che Gesù inverte il suo cammino verso Gerusalemme, ma perché la città, i capi religiosi e i capi del popolo, chiusi nelle loro sicurezze, non accolgono e non testimoniano la luce, ma strumentalizzano la Legge per farne strumento di potere. Gesù non si lascia rinchiudere dai centri del potere, ma comincia il suo cammino di "annientamento" e di amore: "si ritira" in Galilea, "lascia anche Nazaret e si stabilisce a Cafarnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali". Matteo non dice il motivo per il quale Gesù lascia Nazaret, il suo paese: più tardi (Matt.13) ci parlerà dell'incredulità trovata nella sua patria e nella sua casa. Ma in tutto ciò che accade, Matteo vede "il compimento di ciò che era stato detto per mezzo del profeta": le regioni che erano state umiliate dal re dell'Assiria e che continuano a non godere di buona fama, diventano il luogo dell'esperienza della salvezza, coloro che erano considerati non-popolo, accolgono la presenza di Gesù che "si ritrae" per poter stare con loro, perché coloro che lo cercano lo possano trovare, non dentro gli spazi chiusi del sacro o del potere, ma nella Galilea, dove gli uomini vivono la loro vita quotidiana.
"Da quel momento", dalla Galilea, da una regione che Gerusalemme giudicava terra di tenebra, dalla riva del mare, perché possa varcare ogni limite, comincia a risplendere la luce: "Gesù cominciò ad annunciare": è l'annuncio che da quel momento iniziale continua a risuonare nel mondo, è l'annuncio che oggi è affidato a noi perché lo gridiamo al mondo. "Convertitevi, è vicino infatti il regno dei cieli". E' singolare il fatto che l'annuncio di Gesù è identico a quello del Battista: eppure sulle labbra di Gesù ha un senso radicalmente nuovo. Se per il Battista la conversione ha un senso morale, e la vicinanza del regno è l'annuncio dell'ormai prossimo intervento di Dio giudice per porre fine alla infedeltà del suo popolo, per Gesù la conversione è l'invito ad un radicale cambiamento nel modo di vedere Dio, che non guarda più all'uomo per condannarlo, ma che si abbassa per amarlo. Convertirsi, per Gesù, significa incontrare ed entrare in relazione personale con lui, lasciarsi amare da lui, sperimentando con lui che lo rivela, l'amore di Dio. Convertirsi significa quindi lasciarsi amare da Dio; significa, con Gesù, liberati dalla paura, entrare nella relazione filiale con Dio e fraterna con gli altri uomini e di conseguenza cominciare a vivere una vita nuova. Tutto il Vangelo descriverà "il regno dei cieli" che con Gesù si è fatto vicino perché ogni uomo possa farne l'esperienza.
Adesso Matteo continua a mostrarci che cosa significhi l'invito di Gesù alla conversione, che oggi è rivolto a noi perché comprendiamo che la vita cristiana, nella sua essenza, è tutta un cammino di conversione, un percorso quotidiano di sequela, e lo fa presentandoci la chiamata dei primi quattro discepoli, quattro pescatori del lago di Tiberiade: Simone (Pietro) e suo fratello Andrea, Giacomo e suo fratello Giovanni. Il testo si presenta come un dittico quasi perfetto, formato di tre elementi: l'incontro di due fratelli pescatori; la chiamata; il cammino delle persone chiamate. E' Gesù il soggetto che dà inizio all'incontro: è lui che passando, vede due persone precise (con il loro nome); le vede nella concretezza della loro quotidianità, con la loro vita impostata, con il lavoro che risolve il loro problema; le chiama: "Venite dietro a me: vi farò pescatori di uomini". Gesù parla, entra in relazione con loro e propone loro di entrare in relazione con lui: l'essenziale della proposta di Gesù consiste precisamente in questa relazione personale. Anche per questo, il Vangelo mostrerà tutta la preoccupazione di Gesù di far capire, educare i suoi discepoli ad entrare, approfondire, rimanere in relazione con lui. Qui Gesù dice che andare dietro lui significa spostare l'asse portante dell'esistenza dalle preoccupazioni immediate per la propria vita, alla passione per tutti gli uomini, per tutto ciò che è umano. E Matteo ci descrive la risposta dei primi chiamati: "Ed essi, subito, lasciarono le reti (la barca e il loro padre) e lo seguirono". La loro vita è completamente ristrutturata: non più attorno alle loro cose (l'avere) e ai loro affetti (l'essere), ma con lui, nella libertà da tutto ciò che li tratteneva, per essere con una persona che li proietta in un orizzonte nuovo e sconfinato. L'incontro con Gesù avviene "mentre camminava lungo il mare di Galilea": ritorna in Matteo il simbolismo del mare. Tutto parte da Cafarnao: sulla riva del mare, la via del mare, e Gesù cammina sulla riva del mare. Matteo ormai vede l'esperienza affascinante della libertà che Gesù propone, diffondersi sulle acque e oltre le acque del mare: il mare è il simbolo dello spazio e degli ostacoli che i discepoli dovranno affrontare per portare il messaggio a tutte le nazioni. Conosceranno le tempeste e la barca dei discepoli troverà pericoli mortali ma i pescatori di Galilea "seguono Gesù" il pescatore per eccellenza: è lui che vuole raccogliere gli uomini, essi agiscono perché sono e rimangono con lui.
Gli ultimi versetti descrivono Gesù che cammina, annuncia il vangelo, opera nella Galilea: i tempi dei verbi usati da Matteo, all'imperfetto, ci invitano a vedere, in trasparenza, in Gesù che cammina nella Galilea, la Chiesa che cammina nel mondo oggi, "insegnando e annunciando il vangelo del regno", mostrando che oggi, nella nostra storia complessa Dio è vicino, con il suo amore, leggendo i segni della sua presenza; "guarendo ogni sorta di malattia e infermità nel popolo" rendendo visibile il volto di un Dio non che condanna, che impone dei pesi, ma che com-patisce, infonde serenità, nuova speranza e gioia.
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