martedì 18 gennaio 2011

Familiaris Consortio - La famiglia cristiana - X

Continuiamo il percorso familiare e reimmergiamoci nelle parole della Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II. Prima di cominciare, è naturale ricordare che il nostro caro Karol sarà beatificato il prossimo primo maggio! E' per me una fonte di gioia che spero condividiate, considerando la vicinanza e l'amore che nutro nei suoi confronti. Una beatificazione meritata e che noi attendiamo attraverso i suoi scritti, come la Familiaris Consortio.

 Chiusa la doverosa parentesi, cominciamo finalmente a vedere quali devono essere i compiti della famiglia cristiana e il primo che affrontiamo è sicuramente il più importante e cioè la creazione di una comunione di persone legate dall'amore. Ciò che Giovanni Paolo II vuol far capire a tutti noi è che non esiste una famiglia intesa come comunità di persone se non esiste l'amore. Ed ancora una volta la chiave di tutto è l'amore. Perchè molte famiglie oggi si rompono? Perchè manca l'amore, soprattutto a livello coniugale. E non per niente, come vedrete, Giovanni Paolo II si sofferma principalmente sullamore coniugale, un amore che è la base stessa della famiglia e senza la quale non ci sarebbe una famiglia. Amore coniugale significa unificazione, unione di due persone in una sola: si attua una specie di fusione spirituale che rappresenta il fondamento della famiglia: se i coniugi sono legati dall'amore, anche la famiglia sarà nell'amore. Ma se l'amore coniugale scricchiola, allora anche la famiglia inevitabilmente ne risentirà. Oggi c'è bisogno che la famiglia cristiana si assuma questo compito fondamentale che consiste nel fungere da esempio per quelle coppie di fatto che non si sposano e che non comprendono il matrimonio, giungendo a definirlo la tomba dell'amore. Noi cristiani dobbiamo invece mostrare come il matrimonio sia il coronamento naturale dell'amore che permette di rafforzarlo e di amplificarlo fino ad inglobarvi l'amore per la prole e per i parenti. E' un compito importante che non stiamo purtroppo assolvendo come dovremmo, considerando l'alto numero di separazioni e divorzi: per fortuna ci sono coppie che assolvono questo compito e che mostrano la solidità dell'unione coniugale: chi di noi si può dimenticare l'unione tra Raimondo Vianello e Sandra Mondaini? Uniti in maniera incredibile, nella gioia e nel dolore. Sia questo un esempio da seguire, uno dei pochi che ci offre la televisione. Leggiamo ora il pensiero del Venerabile Giovanni Paolo II:

PARTE TERZA
I COMPITI DELLA FAMIGLIA CRISTIANA

I. La formazione di una comunità di persone

L'amore, principio e forza della comunione


18. La famiglia fondata e vivificata dall'amore, è una comunità di persone: dell'uomo e della donna sposi, dei genitori e dei figli, dei parenti. Suo primo compito è di vivere fedelmente la realtà della comunione nell'impegno costante di sviluppare un'autentica comunità di persone.
Il principio interiore, la forza permanente e la meta ultima di tale compito è l'amore: come, senza l'amore, la famiglia non è una comunità di persone, così senza l'amore, la famiglia non può vivere, crescere e perfezionarsi come comunità di persone. Quanto ho scritto nell'enciclica «Redemptor Hominis» trova la sua originaria e privilegiata applicazione proprio nella famiglia come tale: «L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non si incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente» (num. 10).
L'amore tra l'uomo e la donna nel matrimonio e, in forma derivata ed allargata, l'amore tra i membri della stessa famiglia - tra genitori e figli tra fratelli e sorelle, tra parenti e familiari - è animato e sospinto da un interiore e incessante dinamismo, che conduce la famiglia ad una comunione sempre più profonda ed intensa, fondamento e anima della comunità coniugale e familiare.

L'indivisibile unità della comunione coniugale

19. La prima comunione è quella che si instaura e si sviluppa tra i coniugi: in forza del patto d'amore coniugale, l'uomo e la donna «non sono più due, ma una carne sola» (Mt 19,6; cfr. Gen 2,24) e sono chiamati a crescere continuamente nella loro comunione attraverso la fedeltà quotidiana alla promessa matrimoniale del reciproco dono totale.

Questa comunione coniugale affonda le sue radici nella naturale complementarietà che esiste tra l'uomo e la donna, e si alimenta mediante la volontà personale degli sposi di condividere l'intero progetto di vita, ciò che hanno e ciò che sono: perciò tale comunione è il frutto e il segno di una esigenza profondamente umana. Ma in Cristo Signore, Dio assume questa esigenza umana, la conferma, la purifica e la eleva, conducendola a perfezione col sacramento del matrimonio: lo Spirito Santo effuso nella celebrazione sacramentale offre agli sposi cristiani il dono di una comunione nuova d'amore che è immagine viva e reale di quella singolarissima unità, che fa della Chiesa l'indivisibile Corpo mistico del Signore Gesù.
Il dono dello Spirito è comandamento di vita per gli sposi cristiani, ed insieme stimolante impulso affinché ogni giorno progrediscano verso una sempre più ricca unione tra loro a tutti i livelli - dei corpi dei caratteri, dei cuori, delle intelligenze, e delle volontà, delle anime (cfr. Giovanni Paolo PP. II, Discorso agli Sposi, 4 [Kinshasa, 3 maggio 1980]: AAS 72 [1980], 426s), - rivelando così alla Chiesa e al mondo la nuova comunione d'amore, donata dalla grazia di Cristo.
Una simile comunione viene radicalmente contraddetta dalla poligamia: questa, infatti, nega in modo diretto il disegno di Dio quale ci viene rivelato alle origini, perché è contraria alla pari dignità personale dell'uomo e della donna, che nel matrimonio si donano con un amore totale e perciò stesso unico ed esclusivo. Come scrive il Concilio Vaticano II: «L'unità del matrimonio confermata dal Signore appare in maniera lampante anche dalla uguale dignità personale sia dell'uomo che della donna, che deve essere riconosciuta nel mutuo e pieno amore» («Gaudium et Spes», 49; cfr. Giovanni Paolo PP. II, Discorso agli Sposi, 4 [Kinshasa, 3 maggio 1980]; l. c.).

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