venerdì 21 gennaio 2011

Imparando con le Lettere Apostoliche - Ventisettesimo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con "Imparando con le Lettere Apostoliche". Il cammino di oggi ci porta a riflettere sui carismi:

Dodicesima parte della Prima Lettera ai Corinzi  

1Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell'ignoranza. 2Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento. 3Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire "Gesù è anàtema", così nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo.
4Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: 8a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; 9a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. 11Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.
12Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. 13E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. 14Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. 15Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. 16E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. 17Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? 18Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. 19Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? 20Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. 21Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". 22Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; 23e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, 24mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, 25perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. 26Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. 27Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. 
28Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. 29Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? 30Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
31Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.

COMMENTO

Carissimi, oggi il tema affrontato da San Paolo è quello dei carismi, doni dello Spirito Santo. Considerando la bellezza e l'importanza di questo tema, sembra giusto far riferimento all'Udienza Generale del Venerabile Giovanni Paolo II, del 9 Marzo 1994. In questa Udienza viene esplicato in maniera egregia il significato dei carismi, partendo dal presupposto delle parole di San Paolo:

Lo Spirito Santo, datore di ogni dono e principio primo della vitalità della Chiesa, non vi opera soltanto per mezzo dei sacramenti. Egli che, secondo san Paolo, distribuisce a ciascuno i propri doni come vuole (cf. 1Cor 12,11), effonde nel popolo di Dio una grande ricchezza di grazie sia per l'orazione e la contemplazione, sia per l'azione. Sono i carismi: anche i laici ne sono beneficiari, specialmente in ordine alla loro missione ecclesiale e sociale. Lo ha affermato il Concilio Vaticano II, ricollegandosi a san Paolo: lo Spirito Santo - esso scrive - «dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere ed uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa, secondo quelle parole (di san Paolo): "A ciascuno la manifestazione dello Spirito data in vista dell'unità " (1Cor 12,7)» (LG 12).
2. San Paolo aveva rilevato la molteplicità e varietà dei carismi nella Chiesa primitiva: alcuni straordinari, come il dono di far guarigioni, il dono della profezia o il dono delle lingue; altri più¹ semplici, concessi per l'ordinario adempimento dei compiti assegnati nella comunità (cf. 1Cor 12,7-10).
A seguito del testo di Paolo, i carismi sono stati spesso ritenuti come doni straordinari, soprattutto caratteristici dell'inizio della vita della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha inteso mettere in luce i carismi nella loro qualità di doni che appartengono alla vita ordinaria della Chiesa e che non hanno necessariamente un carattere straordinario o meraviglioso. Anche l'esortazione apostolica «Christifideles laicià» parla dei carismi come di doni che possono essere «straordinari o semplici e umili» (CL 24). Inoltre bisogna tener presente che molti carismi non hanno come finalità primaria o principale la santificazione personale di colui che li riceve, ma il servizio degli altri e il bene della Chiesa. Non c'è¨ dubbio che essi tendono e servono anche allo sviluppo della santità personale, ma in una prospettiva essenzialmente altruistica e comunitaria, che nella Chiesa s'iscrive in una dimensione organica, nel senso che riguarda la crescita del corpo mistico di Cristo.
3. Come ci ha detto san Paolo e ripetuto il Concilio, tali carismi sono frutto della libera scelta e donazione dello Spirito Santo, del quale partecipano la proprietà di Dono primo e sostanziale nell'ambito della vita trinitaria. Dio Uno e Trino manifesta in modo speciale nei doni la sua sovrana potestà , non sottomessa a una qualche regola antecedente, ad una disciplina particolare, ad uno schema di interventi stabilito una volta per sempre: secondo san Paolo, egli distribuisce a ciascuno i suoi doni «come vuole» (1 Cor 12,11). E' un'eterna volontà d'amore, la cui libertà e gratuità si manifesta nell'azione svolta dallo Spirito Santo-Dono nell'economia della salvezza. Per questa sovrana libertà e gratuita, i carismi sono concessi anche ai laici, come prova la storia della Chiesa (cf. CL 24).
Non possiamo non ammirare la grande ricchezza di doni concessi dallo Spirito Santo ai laici come membri della Chiesa, anche nei nostri tempi. Ciascuno di loro ha la capacità necessaria per assumere le funzioni a cui ਠchiamato per il bene del popolo cristiano e la salvezza del mondo, se ਠaperto, docile e fedele all'azione dello Spirito Santo. 
4. Ma occorre prestare attenzione anche a un altro punto della dottrina di san Paolo e della Chiesa, che vale sia per ogni specie di ministero sia per i carismi: la loro diversità e varietà non può² essere lesiva dell'unità . «vi sono diversità di carismi, ma uno solo ਠlo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo ¨ il Signore » (1Cor 12,4-5). Paolo chiedeva il rispetto di quelle diversità , perchè non tutti possono pretendere di svolgere la stessa funzione, contro il disegno di Dio e il dono dello Spirito, ed anche contro le più¹ elementari leggi di ogni struttura sociale. Ma l'Apostolo sottolineava ugualmente la necessità dell'unità , che rispondeva anch'essa a una esigenza di ordine sociologico, ma ancor più¹ doveva essere, nella comunità cristiana, un riflesso dell'unità divina. Un solo Spirito, un solo Signore. E, quindi, una sola Chiesa!
5. Agli inizi dell'era cristiana, vennero compiute cose straordinarie sotto l'influsso dei carismi, sia di quelli straordinari, sia di quelli che si potrebbero chiamare i piccoli, umili carismi di ogni giorno. Cosà è¨ stato sempre nella Chiesa, e lo è ¨ anche nella nostra epoca, generalmente in modo nascosto, ma a volte, quando Dio lo vuole per il bene della sua Chiesa, anche in modo appariscente. E come nel passato, cosଠanche ai giorni nostri ci sono stati numerosi laici che hanno molto contribuito allo sviluppo spirituale e pastorale della Chiesa. Possiamo dire che anche oggi abbondano i laici che, grazie ai carismi, operano da buoni e veraci testimoni della fede e della carità .
E' da auspicare che tutti si rendano conto di questo trascendente valore di vita eterna già incluso nel loro lavoro, se è¨ svolto nella fedeltà alla loro vocazione con docilità allo Spirito Santo che vive e agisce nei loro cuori. Questo pensiero non può² non servire di stimolo, sostegno, conforto specialmente a coloro che, per fedeltà a una vocazione santa, si impegnano nel servizio al bene comune, per lo stabilimento della giustizia, il miglioramento delle condizioni di vita dei poveri e degli indigenti, la cura degli handicappati, l'accoglienza dei profughi, la realizzazione della pace nel mondo intero.
6. Nella vita comunitaria e nella pratica pastorale della Chiesa si impone il riconoscimento dei carismi, ma anche il loro discernimento, come hanno ricordato i Padri nel Sinodo del 1987 (cf. CL 24). Certamente lo Spirito Santo «soffia dove vuole» (Gv 3,8), e non si potrà mai pretendere di imporgli regolamenti e condizionamenti. Ma la comunità cristiana ha diritto di essere avvertita dai Pastori sulla autenticità dei carismi e sulla affidabilità di coloro che si presentano come loro portatori. Il Concilio ha ricordato la necessità della prudenza in questo campo, specialmente quando si tratti di carismi straordinari (cf. LG 12).
L'esortazione apostolica «Christifideles laici» ha pure sottolineato che «nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa» (CL 24). Sono norme di prudenza facilmente comprensibili, e valgono per tutti, sia chierici che laici.
7. Detto ciò², ci piace ripetere, col Concilio e con l'esortazione citata, che «i carismi vanno accolti con gratitudine, da parte di chi li riceve, ma anche da parte di tutti nella Chiesa» (CL 24). Da tali carismi sorge «il diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e ad edificazione della Chiesa» (AA 3). E' un diritto che si fonda sulla donazione dello Spirito e sulla convalida della Chiesa. E' un dovere motivato dal fatto stesso del dono ricevuto, che crea una responsabilità ed esige un impegno.
La storia della Chiesa attesta che, quando i carismi sono reali, prima o poi vengono riconosciuti e possono esercitare la loro funzione costruttiva e unitiva. Funzione, ricordiamolo ancora una volta, che la maggior parte dei membri della Chiesa, Chierici e laici, in virt๠di carismi silenziosi, svolge efficacemente ogni giorno per il bene di noi tutti. 

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