mercoledì 26 ottobre 2011

Alle sorgenti della Pietà - XVII parte

Torniamo a meditare con l'opera di don Luigi Fusina che ha raccolto alcune meditazioni rivolte a semplici fedeli e capaci di sollecitare in loro un senso di meditazione e riflessione sulle grandi verità che generano nell'anima la vera pietà cristiana:

- Capitolo 15 -

... SOTTO PONZIO PILATO... "

 IL CRISTIANO E LA CROCE 

Vorrei riprendere e approfondire la riflessione su quell'articolo del Credo che dice:

"Crucifixus etiam pro nobis sub Ponzio Pilato passus et sepultus est! Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto!".

Abbiamo visto come con queste parole la Chiesa affermi la sua fede nel mistero della Croce, ossia nel mistero della Redenzione. Il Messia doveva morire perché in Lui doveva essere distrutto l'uomo peccatore nato da Adamo e da Lui doveva nascere e risorgere un uomo nuovo, creato dallo Spirito Santo nella giustizia e nella verità.

Ogni credente partecipa a questa trasformazione e la fa sua quando, animato dalla fede scende nel sepolcro del fonte battesimale, depone la propria vita ed i propri peccati nella morte di Cristo e risale, fatto nuovo dalla potenza dello Spirito, per partecipare alla nuova vita della risurrezione.

La Croce, abbiamo detto, è la porta attraverso la quale il credente, in virtù del Sangue di Cristo, entra nella nuova dimensione dei figli di Dio. Però non solo il credente in quanto tale, bensì anche ogni cosa che faccia parte della vita del credente perché, come insegna la Bibbia, tutta la creazione è in attesa di essere redenta per partecipare alla gloria dei figli di Dio (cfr Rm 8,18,25). Questa precisazione è molto importante per la nostra vita spirituale di ogni giorno, soprattutto per dare il giusto valore alle nostre sofferenze quotidiane, piccole o grandi che siano. Voglio farvi un esempio da fantascienza. In un film che ho visto tempo fa alcuni scienziati avevano scoperto la porta che immetteva in una dimensione temporale diversa. Essa era nascosta in una roccia. Chi si appoggiava a quella roccia veniva come risucchiato dalla misteriosa porta e si ritrovava in un altro tempo, un tempo simile a quello della preistoria. Ma quello che mi ha colpito in questo film fu il fatto che anche i vestiti e le armi degli uomini venivano ridimensionati. Non più giacca e pantaloni, ma semplicemente una pelle di animali; non più fucili e pistole, ma una clava ed una lancia. La porta ridimensionava tutto: uomini e cose. Era un film di fantascienza!

NON UN FILM, MA REALTA’

Il Mistero della Croce non è fantascienza: è una realtà fondata su un fatto storico. Ecco perché si nomina Ponzio Pilato quando si parla della passione e morte di Gesù: "sub Pontio Pilato passus et sepultus est! Patì sotto Ponzío Pilato, morì e fu sepolto!". Ponzio Pilato è, suo malgrado, il garante storico della morte di Gesù. Fu lui, infatti, che si accertò, come dice il Vangelo, se Gesù fosse veramente morto prima di dare il permesso di toglierlo dalla croce perché venisse sepolto. Ed è sintomatico che di tutti i personaggi nominati nel racconto della passione e morte del Signore, proprio di lui, Ponzio Pilato, si sia trovata una prova indiscutibile a Cesarea marittima. Così egli continua a testimoniare nei secoli che Gesù è veramente morto sulla croce.

Mi preme qui sottolineare, ancora una volta, come la nostra fede sia una fede storica, avendo come oggetto non tanto delle verità astratte, quanto dei fatti concreti; una storia di salvezza nella quale Dio si è rivelato gradualmente agli uomini con dei fatti. Ad essi le parole dei Profeti prima, di Cristo e degli Apostoli poi, hanno dato la giusta spiegazione. L'incarnazione è un fatto storico, come storico è il fatto della morte e risurrezione del Signore. Il nome di Ponzio Pilato inserito nel Credo dà a questi fatti, oggetto della nostra professione di fede, la loro dimensione storica.

Credere è, per noi, accogliere la verità racchiusa in questi fatti, leggerne il messaggio divino, far nostro il dono di salvezza che ci portano. Mediante la fede ed i sacramenti questi fatti divini si fanno presenti ed attuali per noi, cosicché ogni generazione, fino alla fine del mondo, può parteciparvi come se vi fosse presente attingendone la potenza di grazia e di salvezza.

E' quanto ha insegnato ancora una volta il Papa Giovanni Paolo II nel suo Messaggio per il Congresso Eucaristico di Lourdes. Parlando della Messa egli ha richiamato la millenaria dottrina della Chiesa Cattolica: "La Messa - Egli ha detto - ricongiunge la nostra generazione al sacrificio unico ed irripetibile di Cristo sulla croce. Celebrando la Messa noi partecipiamo sacramentalmente (cioè mediante il segno sacramentale del pane e del vino), ma realmente alla morte e risurrezione di Gesù, diventando con Lui ed in Lui sacerdoti e vittime mediante l'offerta di noi stessi a Dío".

Ciò che si dice del Battesimo e della nostra Messa lo si deve dire anche di ogni altro sacramento della Chiesa. Mediante i sacramenti i grandi fatti divini della nostra redenzione sono resi presenti a noi che per mezzo della fedeli facciamo nostri con tutta la ricchezza di grazia e di salvezza che contengono.

Rimane però incontestabilmente vero che il fatto centrale e fontale (cioè quello che è il centro e la sorgente del cristianesimo) è la croce del Signore, ossia la sua Morte e la sua Risurrezione. Bisogna perciò che tutta la nostra vita cristiana passi attraverso la porta di questo mistero pasquale di morte e risurrezione. E' quanto ci insegna Gesù quando afferma: "Chi vuol essere mio discepolo prenda ogni giorno la sua croce e mi segua" (Mt 16-24).

Gesù non vuole il dolore per il dolore, la sofferenza per la sofferenza, la morte per la morte! Anzi, Gesù annuncia un Regno dove dolore, sofferenza e morte non ci saranno più! Tutte queste cose sono il frutto del peccato, non della grazia! Gesù non ha mai neppure predicato la penitenza e la mortificazione per se stesse, anzi, le ha respinte quando venivano praticate così! Gesù non è stato un asceta come Giovanni Battista e come i profeti dell'Antico Testamento. Qualcuno dei suoi contemporanei lo ha additato come un mangione ed un beone, perché amava la vita, la gioia, l'amicizia in tutte le sue manifestazioni, compresa quella che consiste nello star insieme a tavola. Addirittura ha fatto di questo segno di amicizia e di fraternità umana il segno per eccellenza di amicizia e di fraternità cristiana ed ha parlato del Regno di Dio come di un convito nuziale.

PRENDI LA TUA CROCE

Gesù però sapeva bene che tutta la vita dell'uomo deve passare attraverso la porta della croce se vuol essere trasformata e trasfigurata, se vuol essere resa capace della risurrezione.

Anche l'oro deve passare dal fuoco del crogiolo se vuole liberarsi dalle incrostazioni e dal magma in cui la natura lo ha racchiuso. Anche il seme deve marcire sotto terra se vuol dare origine alla nuova pianta. Anche il ferro deve essere immerso nel fuoco se lo si vuol rendere malleabile e trasformarlo in opera d'arte.

Guardiamoci attorno: nulla avviene se non attraverso una morte e una risurrezione. La pietra deve morire come roccia, lasciarsi staccare, squadrare, togliere: solo così può essere usata per la costruzione della casa. Il blocco del marmo deve morire e lasciarsi trar fuori dalla madre montagna, se vuole diventare, tra le mani dell'artista, una statua o un monumento.

Persino la nostra nascita è una morte: nasciamo staccandoci dolorosamente dal grembo materno ed è solo così che possiamo vivere la nostra vita personale ed individuale. Tutto avviene mediante la morte e la risurrezione.

Tanto più ciò è necessario, secondo il disegno di Dio, per far passare questa creazione dominata dal peccato, nel Regno della grazia e della luce! E' la Croce di Gesù, cioè il mistero della sua morte e della sua risurrezione, che trasfigura questo mondo e lo rende capace di partecipare alla vita dei figli di Dio.

Ecco perché Gesù ci esorta a prendere coraggiosamente ogni giorno la nostra croce.

C'è dell'oro in noi, nella nostra famiglia, nella nostra società, nella creazione che ci circonda, ma c'è anche il magma del peccato. E' necessario staccarci da questo magma e lasciarci purificare dal fuoco. Il martello che ci stacca è la Croce del Signore, il fuoco che ci purifica è il dono del suo Spirito.

Il vero cristiano, cioè colui che ha veramente accolto il messaggio del Vangelo, non solo non ha paura del dolore, della sofferenza e della morte, ma le abbraccia con amore, come con amore Gesù ha abbracciato la sua croce. Dire che le abbraccia con amore, non significa dire che non soffre e non patisce! Vuol dire invece che soffre e patisce nella fede cioè sapendo e volendo trasformare la sofferenza, il dolore e la morte nella Croce di Gesù. Il dolore rimane dolore quando è sofferto senza fede! Il dolore diventa croce quando è accolto nella fede! La morte rimane morte quando è subita senza fede. La morte diventa croce e risurrezione quando la si aspetta e la si accoglie con fede! Nel Vangelo di Giovanni Gesù ci rivela il vero volto della morte quando dice: 'Abbiate fede in Dio ed abbiate fede anche in me. Vado a prepararvi un posto. Nella casa del Padre mio ci son tante stanze. Io vado a preparare la vostra stanza e quando sarà pronta io stesso tornerò a prendervi perché possiate essere anche voi là dove sono io!" (cfr Gv 14,1-3). Ecco il vero volto, il volto cristiano, della morte: non lo scheletro spaventoso di certi drappi funebri del passato e neppure la falce terribile di certi quadri, ma il volto sorridente di Gesù che ti dice: La tua stanza è pronta! Vieni con me!

Allora noi passeremo attraverso la porta della Croce e ci troveremo in una dimensione nuova, quella della risurrezione.

E' così che dobbiamo guardare alla nostra morte. Non dobbiamo aver paura, anche se è umano sentirci spaventati. Ricorriamo alla luce della fede e guardiamola nella sua realtà cristiana: è la Croce del Signore, la Porta della Vita Eterna! Altrettanto facciamo per ogni dolore e sofferenza corporale o spirituale che sia! Sono croci di cui si serve il Signore per farci morire al peccato che è in noi e attorno a noi, per liberarci dal magma del male che ci imprigiona, per purificarci dalle incrostazioni dell'egoismo e dei vizi capitali. Solo così veniamo preparati e resi degni di partecipare al Regno di Dio in Cielo.

Nella Bibbia si racconta come nella costruzione del Tempio di Gerusalemme i leviti squadravano le pietre fuori dal recinto sacro. Poi le pietre venivano portate e collocate al loro posto dai sacerdoti, mentre si cantavano i salmi di lode al Signore. Così fu costruito il Tempio dell'Antico Testamento. Anche nel Nuovo Testamento si sta costruendo il Tempio per il Signore: lo si costruisce in Cielo, ma le pietre vengono preparate qui in terra mediante la mortificazione, la penitenza, la croce di ogni giorno. In questa visione l'ascesi, cioè la mortificazione spirituale e corporale, ha senso e significato. E' partecipazione alla Croce di Gesù, è trasfigurazione della nostra vita quotidiana, nell'attesa di essere trovati degni di venir collocati al nostro posto nel Regno Celeste.

Ecco perché il mistero della Croce che professiamo nel Credo è quanto mai attuale anche per noi!

COME MARIA

La Madonna ci aiuti a viverlo ogni momento con fede e con amore come l'ha vissuto Lei stessa accanto al suo Gesù. "Maria" - infatti - "stava presso la croce di Gesù" (Gv 19,25). E che cosa faceva? Si univa al Figlio in un unico sacrificio per la gloria di Dio e la salvezza dell'umanità. Quest'intima unione è stata predetta da Simeone quando disse a Maria: "Una spada Ti trapasserà l'anima" (Lc 2,35). La spada è stata la lancia che ha trafitto il Cuore di Cristo già morto, e contemporaneamente ha trapassato il Cuore palpitante della Madre che stava sotto la croce immersa in un atroce dolore materno. Era il dolore di un nuovo parto, un parto spirituale perché dava la Vita all'umanità redenta dal Sangue di Cristo. Per questo, dice il vangelo: "Gesù vedendo la Madre e lì accanto il discepolo che Egli amava disse alla Madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua Madre!" (Gv 19,27). In queste parole del Signore è racchiuso il grande mistero della maternità corredentrice per cui Maria cooperò all'opera della salvezza e divenne Madre della Chiesa e dei singoli cristiani, madre di tutti gli uomini redenti da Cristo. Qui ci vengono rivelate due grandi verità.

• Prima verità: noi siamo figli di Maria: "Ecco tuo figlio!".

• Seconda verità: Maria è nostra Madre: "Ecco tua Madre!". Notate bene come Gesù parla al singolare. Non dice: Ecco vostra Madre, ma dice: Tua Madre. Questo per insegnarci che la maternità spirituale di Maria, come del resto tutta l'opera della redenzione, è sì estesa a tutti gli uomini, ma nello stesso tempo è singolare, cioè specifica per ciascun uomo personalmente. Maria non è soltanto la Madre della Chiesa e dell'umanità, ma è in particolare la mia Mamma personale. Il suo amore materno non è generico, rivolto a tutti gli uomini, ma è specifico, rivolto a ciascun uomo. Di conseguenza la Madonna non è per me come una grande

santa, come la più grande santa, ma è mia Mamma, colei che mi ha generato alla vita soprannaturale e mi tiene racchiuso spiritualmente nel suo seno per generarmi, al momento stabilito da Dio, alla vita eterna.

Ecco allora una terza verità rivelata contenuta nelle parole dell'evangelista il quale annota: "E da quel momento il discepolo la prese con sè" (o nella sua casa o anche tra le sue cose, nella sua vita). Con queste parole Giovanni ci svela in che cosa consiste la vera devozione a Maria: consiste cioè in un rapporto nuovo che Gesù ha stabilito dall'alto della croce tra me e sua Madre: un rapporto mamma-figlio fondato non su un vago sentimento di affetto, ma sul fatto indiscutibile della generazione soprannaturale. Io sono vero figlio di Maria e Maria è mia vera Mamma nell'ordine della Grazia, per cui La devo accogliere nella mia vita e darle il posto materno che Le spetta di diritto quale mia vera Madre. Inoltre la sostituzione fatta da Gesù con la mia persona, m'impegna a sostituirlo in tutto come figlio, amandola, onorandola e servendola con il Suo stesso Cuore Divino. La vera devozione alla Madonna. dunque. consiste nell'essere Gesù per Maria. nel sostituirlo in tutto come figlio.

Anche qui vale quanto scrive l'apostolo Paolo: "Non io, ma Cristo in me!".

CONTEMPLAZIONE

Raffigurati la crocifissione di Gesù con la Madonna e Giovanni ai piedi della croce. Immagina di sentire con le tue orecchie le parole che Gesù rivolge loro.

Vangelo di Giovanni cap. 19

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella. di sua. madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.

Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».

Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre.!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

Lettera ai Romani cap. 8

Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio;

essa infatti è stata sottomessa alla caducità non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa e nutre la speranza

di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

Sapppíamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto;

essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

PREGHIERA

 Signore, la tua croce è la via della mia salvezza e io voglio abbracciarla con amore accogliendo nella fede ogni sofferenza che la Divina Provvidenza oggi vorrà mandarmi per la mia purificazione e santificazione, ma anche per partecipare, nella mia pochezza, all'opera della tua redenzione come m'insegna S. Paolo. "Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e do compimento nella mia carne a ciò che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa" (Col 1,24). Vergine Addolorata, prega per me.

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