mercoledì 12 ottobre 2011

Alle sorgenti della Pietà - XV parte

Torniamo a meditare con l'opera di don Luigi Fusina che ha raccolto alcune meditazioni rivolte a semplici fedeli e capaci di sollecitare in loro un senso di meditazione e riflessione sulle grandi verità che generano nell'anima la vera pietà cristiana. Continua la meditazione profonda sul grande mistero dell'Incarnazione che continua a sconvolgere e stupire gli animi degli uomini per via del fatto che sembra davvero inconcepibile vedere un Essere Superiore incarnarsi nella fragile realtà umana:  
- Capitolo 13 -

"SI E’ FATTO UOMO" (2)

 UNO DI NOI 

Nel capitolo precedente abbiamo meditato sul mistero dell'incarnazione che esprimiamo nel Credo con le parole: "et homo factus est!" 'E si è fatto uomo!" Abbiamo contemplato con fede e con umiltà lo sposalizio del Verbo, cioè del Figlio di Dio, con la nostra natura umana ed abbiamo ammirato in Maria non solo la Madre di Dio, ma anche la Sposa, Colei cioè che impersona e riassume in sè tutto il Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa.

Ora vogliamo procedere oltre nella contemplazione del Verbo Incarnato, guardando soprattutto a questa carne che Egli ha assunto, ossia alla sua umanità. San Paolo ha due bellissime descrizioni che desidero sottoporre alla vostra attenzione:

la prima è in Filippesi 2.6-7 e dice: "Gesù era come Dio (cioè era uguale al Padre), ma non pensò di dover conservare gelosamente (cioè solo per sè stesso) il fatto di essere uguale a Dio. Rinunziò a tutto; scelse di essere come un servo e diventò un uomo fra gli uomini. Tanto che essi lo riconobbero come uno di loro";

la seconda si trova in Ebrei 4.15-16: "Noi non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato Lui stesso provato in ogni cosa, come noi, eccetto il peccato. Per questo possiamo accostarci con fiducia piena al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno".

Nel primo brano San Paolo ci descrive l'annientamento del Figlio di Dio che ha rinunciato alla sua gloria divina per diventare uno di noi, un servo.

Nel secondo brano San Paolo ci invita alla fiducia perché Gesù, nato sommo sacerdote, sa comprendere e compatire le nostre debolezze in quanto, eccetto il peccato, si è fatto simile a noi in tutto, anche nella debolezza della carne.

Tutto questo ci aiuta a comprendere che cosa significhi per noi il fatto che il Figlio di Dio è diventato uomo e ci aiuta a capire meglio chi è Gesù. Ci sono in Lui due realtà: la realtà della sua natura divina per cui è vero Dio e la realtà della natura umana per cui è vero uomo.

Fermiamoci un poco su questa natura umana.

1 - "Diventò uomo tra gli uomini - scrive S. Paolo - tanto che essi lo riconobbero come uno di loro". Ecco un primo aspetto di Gesù che merita tutta la nostra attenzione: "Egli è uomo tra gli uomini". Che cosa vuol dire? Vuol dire che Egli non finge di essere un uomo come noi, ma lo è realmente! Fino al punto - scrive ancora l'apostolo - da conoscere le nostre debolezze eccetto il peccato!

Vi ho già spiegato che il peccato è proprio della persona, non della natura. Ognuno ha il suo peccato, quello che commette personalmente.

Il Figlio di Dio ha assunto la natura umana, non una persona umana. Egli personalmente non ha mai commesso un peccato. E' stato l'unico uomo che abbia potuto lanciare questa sfida: "Chi può accusarmi di peccato?" (Gv 8,46). Tuttavia il peccato è gravato sulle sue spalle, lo ha coperto tutto, lo ha infangato fin nel profondo del cuore. Scrive la Bibbia: "Colui che non ha mai commesso un peccato personale, Dio lo ha fatto diventare un peccato vivente per liberare noi dal nostro peccato!" (cfr 2Cor 5,21).

Il peccato che copre Gesù non è il suo, ma il nostro! Egli però, se eccettuiamo il peccato, è uno di noi in tutto, anche nella debolezza umana. Qualcuno potrà scandalizzarsi, ma è questa la verità! C'è infatti una debolezza che deriva dal peccato e c'è una debolezza che viene dalla natura. La prima non c'è in Gesù, perché Gesù non è un peccatore. Ma la seconda sì che c'è, perché Gesù è un uomo.

Egli, in quanto uomo, ha avuto tutto un cammino da compiere sia nella sua crescita fisica, corporale, sia nel suo sviluppo intellettuale, morale, spirituale, proprio come avviene per noi. Ha avuto bisogno della mamma non solo per nascere, ma anche per imparare a camminare, a parlare, a pregare, a vivere. Maria non gli ha dato soltanto la vita, lo ha pure educato all'amicizia, all'amore, alla bontà proprio come fa una mamma con il suo bambino. Le virtù che troviamo nel Signore, il suo linguaggio fiorito e poetico, i suoi sentimenti affettuosi e forti non sono dovuti solo alla potenza divina che è in Lui, sono pure il frutto di un lungo cammino educativo compiuto soprattutto sotto la guida attenta, premurosa, affettuosa e forte della sua mamma e del suo papà putativo.

Vediamo uno sprazzo di questa verità nell'episodio dello smarrimento nel tempio. I suoi genitori si mostrano assai preoccupati per lui e la mamma lo rimprovera dolcemente, ma apertamente. La risposta che egli dà non è capita subito e mi fa pensare a quello che succede nelle nostre famiglie quando i figli crescono e nascono le prime incomprensioni tra loro ed i genitori. Subito dopo però vediamo Gesù docile, obbediente, sottomesso nella povera casa di Nazareth e vediamo Maria pensosa in meditazione a riflettere su quanto era successo per cercare di capire quel suo misterioso figliolo! Tanti pensano alla casa di Nazareth come ad un luogo meraviglioso dove tutto doveva essere miracolo e luce. La realtà però è ben diversa: Nazareth è stata la palestra umile e preziosa dove Gesù si è esercitato, giorno dopo giorno, nelle virtù familiari e sociali e dove Maria viveva nella fede umile e semplice la sua grande missione materna.

Il vangelo infatti dice espressamente che il primo segno miracoloso dato da Gesù è stato il prodigio di Cana, quando ormai aveva più di trent'anni. Ciò vuol dire che fino a quel momento Egli non aveva fatto nulla di straordinario. Ne abbiamo una controprova quando parla nella sinagoga di Nazareth ed applica a se stesso la profezia di Isaia. 1 suoi compagni restano scandalizzati da quello che dice di essere perché lo avevano sempre visto e conosciuto semplicemente come il figlio di Maria, il figlio del falegname, il fratello (cioè il parente) di Giacomo, di Simone ecc. E sono talmente indignati dalla sua rivelazione come Messia, che tentano di buttarlo giù dal dirupo del monte. Ciò vuol dire che fino a quel momento Gesù non aveva mai detto o fatto nulla di diverso da quello che dicevano o facevano gli altri. Essi infatti si chiedono: Ma dove ha imparato questa cosa? Da dove gli viene questa sapienza? (cfr Mt 13,54). Non sapevano spiegarselo perché era stato a scuola con loro per imparare a leggere ed a scrivere e non aveva mai frequentato le scuole di Gerusalemme dove insegnavano i rabbini più rinomati! Per questo non seppero mai accettare come Messia quell'umile figlio di Maria che era vissuto accanto a loro e come loro per tanti anni senza dare mai alcun segno di superiorità e di straordinarietà! Era stato bambino come i loro bambini: aveva giocato, gridato, pianto come i loro piccoli. Era cresciuto, si era fatto adolescente e poi giovane e uomo maturo partecipando alla loro vita di contadini e di artigiani, frequentando ogni sabato la loro sinagoga dove, di tanto in tanto, si prestava alla lettura della Bibbia ed alle altre incombenze liturgiche stabilite dalla Legge. Alla porta del villaggio, dove si radunavano gli anziani per parlare di politica e discutere gli affari del paese, egli sedeva in disparte, insieme agli altri giovani, ascoltando ed interrogando con, umiltà e deferenza. "Con - gioia sincera partecipava alle feste dei suoi concittadini in occasione di nozze e di altri lieti avvenimenti come pure ne condivideva il lutto ed il dolore quando la morte o la sofferenza entrava nelle loro povere case. Insomma non era mai stato diverso da loro e S. Paolo parla rettamente quando afferma che " lo riconobbero come uno di loro!".

A noi sembra strano che il Figlio di Dio sia stato un uomo qualsiasi, sperduto tra la massa degli uomini di quel tempo! Eppure questa è la realtà del Verbo fatto uomo! Egli ha condiviso in tutto la vita quotidiana della sua gente e non si distingueva dagli altri in nessun modo, tant'è vero che quando si presenta loro rivelandosi come il Messia, essi lo rifiutano scandalizzati! "Ma non è il figlio del falegname? E Maria sua madre non è qui in mezzo a noi?" (Mt 13,55).

2 - Ma se dall'aspetto esteriore della sua vita passiamo ad esaminare quello intimo, così come ci viene rivelato a sprazzi, quasi sempre per caso, dai racconti evangelici, ci troviamo ancora di fronte ad una sorpresa. Egli ci appare pienamente uomo anche nei suoi pensieri, nei suoi sentimenti e nei suoi affetti. Lo vediamo tenero e dolce con i bambini che gli si affollano attorno: li prende in braccio, li bacia, li coccola, li benedice. Ed a chi gli rimprovera questa tenerezza quasi fosse una perdita d1 tempo prezioso e di dignità, risponde sdegnato che farebbe meglio a farsi bambino pure lui. Parole che fanno riflettere ancora perché pure oggi ci sono pastori ed educatori che non capiscono l'importanza dei fanciulli agli occhi di Dio! Non sanno che chi accoglie tra le braccia un bambino, accoglie Lui stesso, Gesù?

Lo vediamo ancora affettuoso con gli amici, delicato con i peccatori, paziente con gli importuni, attento e premuroso con i malati, ma anche forte con i potenti, irritato e quasi violento con gli ipocriti, insofferente e duro con quanti opprimono i piccoli ed i poveri. Lo vediamo piangere sulla tomba dell'amico Lazzaro e sulla città che ama, commosso davanti alle lacrime della vedova di Naim, addolorato e rattristato di fronte alle sofferenze dei malati e della povera gente. Mostra da sempre un'umanità delicata e profonda, sentimenti ed affetti in tutto simili ai nostri. Del resto anche la sua predicazione è fatta di parole semplici, di parabole e di immagini tolte dalla vita quotidiana del suo tempo e della sua gente: segno chè, egli vi partecipa in pieno. Non è uno che si sforza di calarsi giù nella vita degli altri: è uno che la condivide in pieno!

Anche delle faccende politiche del suo tempo si mostra al corrente, pur affermando il suo chiaro distacco da esse. Sa e dice che Erode è "una volpe" (Lc 13,32); butta in faccia a Pilato il vuoto della sua vanitosa autorità, rifiuta con decisione e forza i pericolosi entusiasmi della folla che vorrebbe farlo re.

Accanto a queste manifestazioni di umanità, altre ce ne sono che ci lasciano perplessi, se non scandalizzati. Egli appare uomo amante della compagnia e della tavola: accetta volentieri l'invito a pranzo e spesso lo fa in casa "dei publicani e dei peccatori", in contrasto con il comportamento dei benpensanti e dei farisei del suo tempo. Per questo c'è chi, paragonandolo all'austero Giovanni Battista, lo accusa di essere un mangione ed un beone. Al contrario dei rabbini e dei farisei non disdegna colloquiare con le donne, talvolta anche con quelle di equivoca fama e lo fa con una libertà di spirito che impressiona e colpisce. Mostra di avere le debolezze della nostra umanità quali la fame, la sete, la stanchezza, la noia, la paura, il disgusto. A volte è triste, talvolta piange, ora si irrita, ora invece si commuove. Tutti i nostri umani sentimenti li troviamo anche in lui, tutti i nostri affetti più cari hanno posto anche nel suo cuore! Egli è uno di noi, Egli è un vero uomo: "et homo factus est"'.

Com'è bello, amici, leggere e meditare il Vangelo da questa visuale di umanità. Provate! Leggete i vari episodi sottolineando i sentimenti, gli affetti, i pensieri ed i comportamenti che ne rivelano l'umanità e vi ritroverete di fronte ad un Gesù nuovo, inedito, ma vero, autentico.

Il Figlio di Dio, infatti, non ha sposato la nostra carne per finta, ma ha voluto che essa diventasse la sua vita per essere in tutto uno di noi, eccetto il peccato. E così Egli ci rivela la realtà profonda della natura umana, ce ne mostra la bellezza e la preziosità.

Non c'è nulla nell'uomo che vada disprezzato se eccettuiamo il peccato! Tutto è bello, tutto è buono, tutto è apprezzabile dal momento che Dio stesso ha assunto la nostra carne umana, la nostra vita, il nostro cuore! La fede in Gesù porta inevitabilmente alla fede nell'uomo perché in Gesù l'uomo è stato assunto e vissuto da Dio.

Quando io mi accosto a Gesù lo penso e lo vedo così! Sì certo, Egli è il Figlio di Dio e ciò mi fa sentire piccolo e povero dinanzi a Lui. Ma quando Lo guardo nella sua umanità, quando, come Giovanni, poso il mio capo sul suo cuore, allora non ho più alcun timore. Allora sento di avere in Lui un caro amico che mi comprende, mi ama, è pieno di tenerezza e di premura per me, sa compatirmi e perdonarmi nei miei errori. Oh! quale torto fanno a Gesù quei predicatori e quei catechisti che Lo presentano quasi svestito della sua umanità!

Penso che sarebbe cosa assai bella e utile raccontare il Vangelo con semplicità, sottolineando l'umanità del Signore, il suo amore per noi, le sue virtù ed i suoi sentimenti. Altri potranno dedicare la loro competenza all'esegesi ed all'ermeneutica dei Vangeli, cose assai importanti e preziose, che stanno alla base di ogni lettura e meditazione. Personalmente preferisco raccontare il Vangelo così come si raccontano gli episodi della vita di persone care. E sono convinto che anche questo contribuisce alla crescita della fede del popolo cristiano!

"Et homo factus est! Dio si è fatto uomo!" Quale mistero di umiltà e di amore! Facendosi uomo si è fatto nostro amico, nostro fratello. Ha assunto e fatti suoi i nostri sentimenti ed i nostri affetti, la nostra lingua ed il nostro cuore! Ecco il dono di Dio, ecco il regalo del suo amore paterno: suo Figlio fatto uomo!

Maria, che sei vissuta accanto a quest'uomo dopo che gli hai donato la nostra carne, aiutaci a conoscerlo sempre più. Ottienici la grazia di poterlo conoscere così com'è nella sua umanità e, soprattutto, nel suo cuore umano, quel cuore di cui tu, per prima, hai gustato la ricchezza di affetti e sentimenti!

CONTEMPLAZIONE

Guarda con gli occhi del cuore Gesù nella sua infanzia, nella sua adolescenza e nella sua maturità. Ti sarebbe utile recitare la Prima Parte del Rosario in cui si contemplano i Misteri del Gaudio. Ti aiuterebbero a contemplare Gesù, vero uomo, con gli occhi di Maria sua madre.

Filippesi cap. 2

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;

ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso informa umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.

Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome;

perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra;

e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

2 Corinti cap. 5

Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.

Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sè mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.

E' stato Dio infatti a riconciliare a sè il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della. riconciliazione.

Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.

Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.

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