sabato 3 settembre 2011

La storia di San Francesco di Assisi - Ultima parte

Si conclude oggi la lettura della storia di San Francesco d'Assisi (l'intera storia può essere letta cliccando qui): è stata davvero una storia emozionante che ci ha mostrato, ancora una volta, perché il beato Francesco è uno dei santi più amati e venerati al mondo. Egli ha rappresentato la vera incarnazione del Vangelo, perfetta imitazione di Gesù di cui ha seguito tutto per filo e per segno. Grande umiltà, grande fede e grande amore sono state le sue caratteristiche principali: ma queste sono solo una sintesi delle innumerevoli virtù possedute dal poverello d'Assisi che non ci ha pensato due volte nel lasciare "tutto" pur di seguire il Vangelo e Gesù Cristo. 
Carissimi, giunti a questo punto posso solo dire a voi e a me stesso che se c'è un esempio da cui tutti noi possiamo attingere è proprio San Francesco d'Assisi: per questo possiamo e dobbiamo cercare di far nostro il suo esempio affinché anche noi cominciamo a percorrere la via giusta, quella tortuosa ed angusta, che però porta dritto al Regno dei Cieli. San Francesco, infatti, ha vissuto una vita senza beni e senza comodità, ma ora vive nella comodità perpetua, nella gioia eterna che si è aperta dinanzi a lui secoli or sono. Il come fare è semplice: basta prendere in mano il Vangelo e cominciare ad applicarlo facendolo divenire un vero stile di vita che sappia farci trasmettere e inseguire l'unica cosa per la quale tutti noi viviamo: l'amore.
Concludiamo dunque questo passaggio attraverso la visione dell'ultima serie dei miracoli compiuti dal beato Francesco che abbiamo cominciato a vedere prima della sospensione dei lavori:

I MIRACOLI DI SAN FRANCESCO 

IV.

MALATI STRAPPATI ALLA MORTE E ALTRI INFERMI GUARITI 

139. Matteo, un bambino di Todi, da otto giorni giaceva in un letto più morto che vivo: bocca ermeticamente chiusa, occhi serrati, volto, mani e piedi anneriti come un paiolo al fuoco. Tutti pensavano che non c'era più nulla da sperare. Vomitava inoltre sangue marcio e con tali convulsioni che sembrava dovesse rovesciare gli intestini. Un giorno la madre si prostra in preghiera, invocando il nome e l'aiuto di san Francesco. Quando si alza, il bambino comincia ad aprire gli occhi, a vederci e a succhiare il latte. Poco dopo, caduta quella pelle nera, la carne ritorna al suo colorito normale e riprende vigore e sanità.

Appena lo vede fuori pericolo, la madre lo interroga: «Chi ti ha guarito, figlio mio?». Il fanciullo balbettando risponde:

«Ciccu, Ciccu». Di nuovo lo interrogano «A chi devi questa grazia?». E il bimbo replica «Ciccu, Ciccu» dimezzando in questo modo il nome di Francesco, poiché era ancora piccino e ìncapace di parlare bene;

140. Un giovane, precipitando al suolo da grande altezza, perdette la favella e rimase totalmente paralizzato. Per tre giorni non mangiò né bevve, e poiché non dava più segni di vita, tutti lo credevano morto. Sua madre non ricorse ai medici, ma ne implorò la guarigione dal beato Francesco, facendo anche un voto. Riebbe il figlio guarito, e subito cominciò a innalzare lodi all'onnipotente e misericordioso Salvatore.

Mancino, un altro giovane, copito da malattia mortale e ritenuto inguaribile da tutti, invoca il nome di Francesco, così come può, e istantaneamente guarisce in modo perfetto.

Gualtiero, un fanciullo di Arezzo, sempre febbricitante e tormentato da due ascessi, dichiarato inguaribile dai medici, per un voto fatto a san Francesco dai genitori, ricupera l'auspicata salute.

Un altro giovane è moribondo. Si decide di fare una figura di cera in onore di san Francesco per impetrare la grazia della vita; non è ancora finito il lavoro, che quel giovanetto viene liberato da ogni male.

141. Una donna, inferma da molti anni e completamente immobilizzata nel suo letto, appena che ebbe fatto un voto a Dio e al beato Francesco, si rialzò guarita e in grado di attendere a tutte le sue occupazioni.

Nella città di Narni viveva una donna che da otto anni aveva una mano inaridita, del tutto inutilizzabile. Un giorno le apparve il beato e toccandole la mano malata, gliela rese al lavoro come l'altra.

Un giovane della stessa città infermo da circa dieci anni, s'era talmente gonfiato che era ormai inutile qualsiasi farmaco. La madre fece un voto al beato Francesco, e subito riacquistò piena salute.

Analogamente un idropico di Fano, corpo paurosamente tumefatto, fu guarito in maniera perfetta per i meriti del glorioso servo di Dio.

Un abitante di Todi soffriva di gotta artritica talmente brutta, che non poteva neppure sedersi né starsene disteso su di un letto. La veemenza della malattia lo gettavajn preda a continui brividi, così da sembrare prossimo alla morte. Chiamò medici, moltiplicò bagni e farmaci; ma tutto era inutile. Un giorno però, alla presenza di un sacerdote, fece un voto a san Francesco implorando la grazia della guarigione. E subito si vide guarito.

142. A Gubbio, una donna paralitica ripete per tre volte il nome del beato Francesco, e subito è guarita.

Un certo Bonifacio, colpito alle mani e ai piedi da strazianti dolori, non può muoversi né camminare, e perde del tutto sonno e appetito. Viene un giorno da lui una donna e lo consiglia ed esorta a votarsi al beato Francesco, se vuole essere subito liberato. Quell'uomo, dapprima quasi impazzito a causa degli spasimi, si rifiuta dicendo: «Non lo credo un Santo». Poi cedendo all'insistenza della donna, formula un voto così: «Mi affido all'intercessione di Francesco e lo considero Santo, se entro tre gioni mi libererà dalla mia malattia». E viene subito esaudito, ricuperando la possibilità di camminare, l'appetito e il sonno, e rende gloria a Dio onnipotente.

143. I sanitari si dichiaravano impotenti davanti ad un uomo che era stato trafitto al capo da una freccia la cui punta di ferro era pentrata nel cranio attraverso la cavità dell'occhio. L'infelice con umile devozione si vota al santo di Dio, Francesco, con viva speranza d'essere liberato per sua intercessione. Mentre dorme per un poco, viene Francesco nel sonno e gli dice di farsi strappare quella punta di ferro dalla nuca. All'indomani, operando nella maniera indicata dal Santo, si riesce a liberarlo con facilità.

144. A Spello, un uomo, di nome Imperatore, è affetto da un'ernia così grande che gli escono gli intestini dal ventre e, nell'impossibilità di farli rientrare, l'infelice è costretto per molto tempo a sostenerli con un guanciale. Ricorre ai medici, ma di fronte al prezzo richiesto, lui che aveva denaro appena sufficiente per il vitto di un solo giorno, perde ogni fiducia nel loro aiuto. Finalmente ricorre all'aiuto celeste, e incomincia a supplicare per strada, in casa e ovunque il beato Francesco. In brevissimo tempo, per grazia di Dio e per i meriti del beato Francesco, guarisce pienamente.

145. Un frate del nostro Ordine, della Marca di Ancona, aveva una fistola al bacino e ai fianchi. Per la gravità della situazione non c'era più speranza che potesse guarire ad opera di nessun medico. Allora egli domandò il permesso di recarsi a visitare la tomba del beato padre, con filiale fiducia che, per i meriti di lui, avrebbe ottenuto la guarigione. Ma il ministro provinciale non gli permise di partire, temendo che lo strapazzo del viaggio, a causa della neve e della pioggia caduta abbondantemente in quella regione, gli portasse maggior danno. L'infermo ne rimase angosciato. Ma ecco che una notte gli apparve lo stesso santo padre Francesco, che gli disse: «Figliuolo, non rattristarti; togliti la pelliccia che indossi, butta via l'impiastro e le fasciature, osserva la tua Regola e sarai sanato!». Il frate, appena si levò al mattino, esegui tutto questo; e poté ringraziare Iddio per l'immediata guarigione ottenuta.

V.

LEBBROSI MONDATI

146. A San Severino, nella Marca d'Ancona, abitava un giovane di nome Atto. Era talmente coperto da ulcere che, per giudizio dei medici era ritenuto da tutti un vero lebbroso. Le membra erano tutte tumefatte e ingrossate, e a causa della dilatazione e del rigonfiamento delle vene, tutto gli appariva deformato. Camminare gli era impossibile, e doveva starsene sempre inchiodato nel giaciglio del suo dolore, con disperata afflizione dei genitori. Specialmente il padre suo, straziato da quel diuturno eccessivo dolore, non sapeva più che cosa fare. Ma finalmente gli venne in mente di raccomandarlo e votarlo al beato Francesco, e gli fece questa proposta: «Figlio mio, vuoi fare un voto al glorioso Francesco, che rifulge per molti miracoli, perché voglia liberarti dal tuo male?». Rispose: «Si, babbo!». Il padre si fece subito portare un foglio di papiro, prese le misure dell'altezza e grossezza del figlio, e poi gli disse: «Alzati, fai voto al beato Francesco che, se guarirai, ogni anno e per tutta la tua vita, andrai pellegrino alla sua tomba, recandogli un cero alto come te». Il giovane obbedì alla richiesta paterna; si alzò come poté, e a mani giunte incominciò a invocare la misericordia del beato Francesco. Presa la misura del papiro, si alzò appena finita la preghiera, ed era completamente guarito dalla lebbra. Cominciò a camminare, dando lode a Dio e al beato Francesco.

Nella città di Fano, un giovane di nome Bonomo, ritenuto da tutti i medici lebbroso e paralitico, appena viene offerto molto devotamente dai genitori al beato Francesco, è liberato dalla lebbra e dalla paralisi e riacquista piena salute.

VI.

MUTI E SORDI SANATI

147. A Città della Pieve c'è un fanciullo, povero e mendicante, sordomuto dalla nascita; ha la lingua tanto corta che tutti la ritengono addirittura mozza. Una sera si reca a casa di un concittadino, di nome Marco, e con gesti, come sogliono fare i muti, gli indica che vorrebbe essere suo ospite: piega il capo da una parte accostando la guancia alla mano, indicando chiaramente che vorrebbe dormire in casa di lui. Quell'uomo è felice di accoglierlo nella sua casa e volentieri lo prende con sé, perché lo sa abile al servizio, di buon carattere e, benché sordo e muto dalla nascita, in grado di comprendere gli ordini dai cenni. Una sera quell'uomo, alla presenza del fanciullo, dice alla moglie: «Questo si che sarebbe un grande miracolo, se il beato Francesco gli rendesse udito e favella!».

148. E aggiunge: «Prometto a Dio che se il beato Francesco compirà questo miracolo, io, per amor suo, avrò carissimo questo giovinetto e provvederò a mantenerlo per tutto il tempo della sua vita».

Cosa meravigliosa! Appena finita quella preghiera, il fanciullo si mette a parlare, esclamando: «Viva san Francesco!», e con lo sguardo elevato al cielo, soggiunge: «Vedo Francesco qui sopra, che è venuto a donarmi la guarigione?». E quell'uomo gli risponde: «Loderai Iddio e salverai molti». Allora si alza e corre pieno di esultanza a gridare a tutti il grande miracolo. Accorrono in massa quelli che avevano veduto prima il piccolo sordomuto e, pieni di ammirazione e di stupore, elevano lodi al Signore e al beato Francesco. Intanto la lingua del fanciullo si snoda e cresce, tornando alla misura normale, e comincia a parlare così speditamente e chiaramente come se avesse da sempre l'uso della parola.

149. Un altro fanciullo, chiamato Villa, è muto e incapace di camminare. Sua madre ricorre all'aiuto divino, portando sul sepolcro di san Francesco una immagine votiva di cera. Al suo ritorno a casa, trova il figlioletto in perfetta salute, che cammina e parla.

Un uomo della diocesi di Perugia, muto e costretto a tenere la bocca sempre spalancata e spaventosamente ansimante, a causa della gola enormemente gonfiata, arriva un giorno alla tomba di san Francesco e, nell'atto di salire i gradini a toccarla, vomita sangue. Ed ecco, subito liberato completamente, comincia a parlare, ed apre e chiude la bocca in maniera normale: è guarito!

150. Anche una donna, colpita da gravissimo dolore alla gola, così da avere la lingua inaridita e attaccata al palato per l'arsura, non è in grado di parlare, né di bere, né di mangiare, e qualsiasi medicamento si rivela perfettamente inutile. Allora, dall'intimo del suo cuore, poiché non può parlare, si vota fiduciosa a san Francesco. Immediatamente l'apparato palatale si spezza e le esce dalla gola un sasso rotondo, che mostra a tutti, ed è interamente liberata dal suo male.

A Greccio, un giovane, avendo perso l'udito, la memoria e la favella insieme, non può intendere né sentire nulla. I genitori, che hanno una grande fiducia in san Francesco, fanno voto a lui con suppliche sincere. Quasi subito il loro figlio, per grazia singolarissima del padre santo, ricupera l'uso di tutti i suoi sensi.

A lode, gloria e onore del Signor nostro Gesù Cristo, il cui regno e l'impero rimane stabile e imperituro nei secoli dei secoli. Amen.

EPILOGO

151. Abbiamo narrato qualcuno dei miracoli del beatissimo padre nostro Francesco, e molti ne abbiamo omessi 178 Lasciamo ad altri che vorranno Seguire i suoi passi, di meritarsi con la loro ricerca la grazia di nuove benedizioni.

Egli, che ha mirabilmente rinnovato il mondo con la parola e l'esempio, con la vita e la dottrina, si degni di beneficare con altri carismi i cuori di coloro che amano sinceramente Iddio.

Ed io, per amore del Crocifisso povero e delle sue sacre stimmate, che il beato padre Francesco porto nel suo corpo, prego tutti quelli che leggeranno, vedranno e udranno la mia narrazione, di ricordarsi presso Dio di me peccatore. Amen.

Benedizione, onore e ogni lode al solo sapiente Iddio, che tutto compie con sapienza in tutti e sempre a sua gloria. Amen. Amen!

2 commenti:

Enza ha detto...

Quanta grazia di Dio!!! Non ci sono parole, davvero! Grazie Gesù!! E poi ci sono quelli che non credono al perdon d'Assisi!
Grazie

Riscoprire la fede ha detto...

Vero Enza, quali parole potrebbero esprimere ciò che San Francesco ha rappresentato e tutt'ora rappresenta?

Angel

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