"PER NOI UOMINI E PER LA NOSTRA SALVEZZA..."
IL MISTERO DELLA SALVEZZA
Dopo aver proclamato la nostra fede nella divinità di Gesù dobbiamo meditare un altro grande mistero: quello della salvezza. Dicendo le parole "per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal Cielo" noi affermiamo che quel Gesù, che è il vero Unigenito Figlio di Dio, si è occupato di noi uomini, ha lasciato il Cielo ed è venuto sulla terra. Per chi? Per che cosa?
- "Per noi uomini", cioè per tutti gli uomini e per ciascun uomo in particolare.
- "Per la nostra salvezza", ossia per salvarci.
Ma noi abbiamo proprio bisogno di essere salvati? Da chi e da che cosa? Che significa per noi "la salvezza"? In che senso Gesù è il nostro salvatore?
Son tutte domande alle quali la Parola di Dio risponde rivelandoci un grande mistero: il Mistero della Salvezza o della Redenzione in Cristo. Vediamone insieme i due elementi costitutivi così come ci vengono presentati dal Credo.
IL PRIMO ELEMENTO: L'Amore della Trinità
"Per noi uomini" - Vuol dire: per nostro amore. L'opera della salvezza è opera di amore divino.
- Innanzitutto c'è l'amore del Figlio di Dio che scende dal cielo per noi. Egli però viene obbedendo ad un mandato del Padre: "Io non sono venuto per fare la mia volontà, ma quella del Padre che mi ha mandato" (Gv 6,38). Quando diciamo il "Padre nostro" e arriviamo alla petizione "Sia fatta la Tua volontà come in cielo, così in terra" è a questa obbedienza del Figlio che alludiamo. Come cioè il Figlio compie la volontà del Padre in cielo fin da tutta l'eternità, così, sul suo esempio, fa che la compiamo anche noi qui in terra. Innanzitutto perciò apriamo gli occhi della fede per contemplare Colui che in Cielo compie la volontà del Padre, ossia il Verbo, la seconda Persona della Santissima Trinità. Egli, spinto proprio dall'amore per il Padre e per noi, ha detto il suo "sì" divino all'opera della redenzione accettando la missione affidatagli dal Padre per la nostra salvezza.
Quest'atto di obbedienza del Figlio precede tutta la storia della salvezza. E' un "sì" che risale "al principio", prima ancora della creazione del mondo. Ecco perché, nel corso della storia che precede l'Incarnazione, troviamo questo "sì" già presente nelle profezie che riguardano Gesù, come, ad esempio, nel salmo 40,7-9 in cui si fa dire al futuro Salvatore: "Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà". La Lettera agli Ebrei riprende queste parole profetiche applicandole a Cristo nel momento in cui si fa uomo nel seno verginale di Maria: "Cristo, entrando nel mondo, dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per i peccati. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà!" (Ebrei 10,5-7). E quando Maria, esclama: "Eccomi, sono la serva del Signore; si faccia di me secondo la tua parola!" (LC 1,38) come un'eco, esprime sensibilmente, facendola propria, l'obbedienza del Figlio. In tal modo il nuovo Adamo e la nuova Eva, come insegna la Chiesa alla luce dei santi Padri, riparano con la loro obbedienza la superba disobbedienza dei progenitori. Questa obbedienza del Verbo incarnato, sublime atto d'amore per il Padre, costituisce il cuore del sacrificio della Nuova Alleanza, il centro dell'opera della salvezza.
- Questo atto di obbedienza, mentre ci mette davanti agli occhi l'esempio del Figlio di Dio, ci rivela anche l'amore del Padre per noi, amore che Lo porta a "dare in sacrificio" il Figlio diletto per la nostra redenzione.
E' Lui dunque, il Padre, la sorgente della nostra salvezza! Gesù viene a redimerci prima di tutto per amore del Padre, per attuare il suo paterno progetto in nostro favore: "Dio è Amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui" (1Gv 4,8-9). Gesù ci ama perché ama il Padre e vuole salvarci perché così vuole il Padre. Gesù guarda a noi come a realtà preziose che appartengono al Padre e che il Padre ha affidato a lui: "Erano tuoi - dice dei discepoli - e li ha dati a me!" (Gv 17,6). - Lo Spirito Santo poi continua nella storia l'opera salvifica di Gesù mediante la Chiesa. La salvezza infatti, come vedremo, viene attuata in noi dallo Spirito che ci unisce in una comunione vitale e soprannaturale con Gesù e, in Lui, con il Padre. Per l'opera dello Spirito Santo diventiamo 'figli nel Figlio", quindi "obbedienti nell'Obbediente" per la gloria del Padre.
La salvezza perciò è opera di tutta la Ss.ma Trinità perché tutte tre le divine Persone vi sono coinvolte dall'Amore infinito: il Padre la progetta e la vuole, il Figlio obbedisce e la compie, lo Spirito Santo la porta e la realizza in ciascuno di noi. Potremo ancora dubitare dell'amore di Dio? "Dio dimostra il suo amore per noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,8). "Che diremo dunque di fronte a questi fatti? Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?... Chi ci separerà dall'amore di Cristo?... Io sono persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né
alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore!" (Rm 8,11,17).
IL SECONDO ELEMENTO: Il mistero pasquale
"E per la nostra salvezza". In che cosa consiste la salvezza? Sarebbe molto lungo un discorso approfondito su questo punto. Del resto ne abbiamo già accennato e ne parleremo anche più avanti, quando tratteremo della morte e risurrezione di Cristo. Mi limiterò perciò a pochi cenni per aiutare la nostra preghiera e la nostra partecipazione alla S. Liturgia nella quale si rinnova e si celebra sacramentalmente questa grande opera di Dio.
In genere si dice che uno è salvato quando viene liberato da una situazione di grave disagio, tale da poter privarlo di un grande bene, quale potrebbe essere la vita stessa. Ebbene l'umanità, a causa della ribellione originale, istigata dal demonio, è venuta a trovarsi in una gravissima situazione e in un grandissimo pericolo. La situazione è la separazione da Dio e dalla sua grazia; il pericolo è l'eterna dannazione come logica conseguenza. Il peccato originale infatti, secondo la divina rivelazione, consiste in una libera adesione alla ribellione di Satana da parte dell'umanità rappresentata da Adamo. Il racconto biblico, nella sua forma attuale, tradisce una trasmissione letteraria "mitologica", sotto la quale però si nasconde una realtà storica e vera. I personaggi, i loro gesti e le loro parole, fanno parte della forma, ma il messaggio che essi esprimono e trasmettono è autentica rivelazione di Dio, per cui possiamo cogliere, attraverso di essi, la sostanza del mistero che il racconto ci trasmette. Oggi i teologi tentano di spiegare in vari modi il peccato originale. Noi però dalle parole stesse della Genesi, cerchiamo di ricavare punti di
luce capaci di illuminare la nostra fede e di introdurci nella contemplazione del mistero della salvezza.
- Il primo punto di luce sta proprio nella la storicità del fatto, anche se la forma del racconto, come abbiamo già detto, ricalca i miti del tempo in cui il Libro della Genesi è stato scritto. Non si tratta di una favola o di una parabola, ma di un fatto le cui conseguenze raggiungono tutti gli uomini di tutti i tempi.
- Il secondo punto di luce consiste nella valenza universale di questo peccato in quanto l'intera umanità vi è coinvolta. Non si tratta di un avvenimento individuale, circoscritto al solo Adamo e alla sola Eva, ma di un fatto che assume proporzioni mondiali: coinvolge tutti e ciascuno come, ad esempio, il fallimento dell'azienda paterna travolge tutta la famiglia.
- Un terzo punto di luce sta nella rivelazione dell'essenza stessa del peccato. Perché è peccato? Che cos'è il peccato? Il racconto biblico risponde a queste domande rivelandoci che il peccato consiste nella ribellione a Dio, ribellione con la quale si rifiuta il riconoscimento di Dio quale Sovrano assoluto di tutte le cose, Lo si offende rifiutandogli l'omaggio della fede nella sua sapienza, nella sua potenza e nel suo amore per anteporgli Satana con la sua menzogna e la sua stoltezza.
- Un quarto punto di luce ci è dato dalla presenza istigatrice del Maligno senza del quale il peccato non ci sarebbe stato. Questa presenza ci rivela un mistero più profondo: il mistero del Male. Certo l'uomo non è giustificato nel suo peccato dalla presenza del Tentatore perché Adamo era pienamente libero e quindi responsabile delle proprie scelte. Oggi invece l'azione tentatrice del Maligno è facilitata dalle nostre concupiscenze scatenate dal peccato originale alle quali con molta difficoltà tentiamo di far argine con una volontà debilitata e una natura ferita che solo la grazia di Dio può sostenere.
- Un quinto punto di luce infine ci induce a comprendere le gravi conseguenze del peccato originale che possiamo sintetizzare così: la soggezione a Satana, la natura ferita e incline al male, il dolore, la morte e l'esclusione dalla comunione con Dio.
Ecco, questo è l'abisso da cui Dio ci vuole salvare!
L'OPERA DI DIO IN CRISTO
Dopo la caduta di Adamo Dio vuole trasformare l'umanità che da lui deriva, in una umanità "nuova". Nuova non solo nell'atteggiamento interiore, ma nella sua stessa sostanza. Ecco allora il meraviglioso progetto della salvezza in Cristo. Dio riassume, S. Ireneo direbbe "ricapitola", tutta l'umanità in Cristo, vero Dio e vero uomo e in Lui distrugge il peccato e ci dona una vita nuova. Egli compie queste due azioni non in ciascun uomo, ma in Gesù e, attraverso Gesù per l'opera dello Spirito Santo, come da una sorgente purissima la salvezza dilaga nel mondo raggiungendo per vie innumerevoli ogni uomo per trasformarlo in "creatura nuova" come insegna S. Paolo. "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" (Gal 2,20). E ancora: "Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco: ne sono nate di nuove" (2Cor 5,17). Per questo S. Paolo chiama Gesù "nuovo Adamo" (1Cor 15,45). Su di Lui, infatti, è stato posto il peccato del mondo, come dice il vangelo: 'Ecco l'Agnello di Dio, Colui che porta su di sè il peccato del mondo" (Gv 1,29).
Scrive S. Pietro: "Egli ha preso su di sè i nostri peccati e li ha portati con sè sulla croce, per farci morire al peccato e farci vivere una vita giusta. Le sue piaghe sono state la vostra guarigione" (1Pt 2,24). Quando Gesù è morto, in Lui è morta crocifissa tutta la vecchia umanità di Adamo che portava su di sè. Vi faccio un esempio: se io metto una foto in un libro e butto il libro sul fuoco, il fuoco distruggerà con il libro anche la foto. Ebbene, così è accaduto sulla croce: Gesù è morto perché in Lui crocifisso morisse il peccato dell'umanità, ogni peccato, anche il mio, anche il tuo! Così, mediante la sua morte, Gesù ci ha liberati dal peccato e dalle sue tristi conseguenze. Questa però è soltanto la parte negativa del progetto salvifico di Dio. Egli infatti ci libera dal peccato perché vuol darci una vita nuova, divina.
Per questo ha risuscitato Gesù e ha fatto di Lui la sorgente di una nuova vita soprannaturale per ciascun uomo. Gesù risorto è la fonte di una umanità nuova, di un mondo nuovo. S. Paolo chiama Gesù "il secondo uomo". Il primo è Adamo con la sua discendenza peccaminosa e mortale; il secondo è Cristo con la sua discendenza divinizzata dalla grazia ed erede della vita eterna. Il primo uomo è stato distrutto dalla croce in Cristo crocifisso; il secondo è nato dalla risurrezione di Gesù. Il primo viene dalla nascita carnale ed è di terra; il secondo da una nascita spirituale ed è celeste. Per questo Gesù dice a Nicodemo: "Se uno non nasce da acqua. e Spirito Santo (battesimo) non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è nato dalla carne è carne e ciò che è nato dallo Spirito è Spirito" (Gv 3,5-6). Il battesimo è il sacramento che realizza in noi l'opera salvifica di Gesù immergendoci nella sua Morte e nella sua Risurrezione. Il simbolismo di questo mistero appare chiaro nell'antico rito battesimale quando a ricevere il sacramento erano non i bambini, ma uomini adulti e convertiti.
LA GRANDE VEGLIA PASQUALE
La celebrazione si faceva nella notte pasquale e precisamente all'aurora dopo aver passato diverse ore pregando e ascoltando letture sacre ed esortazioni.
1 - Il catecumeno (veniva così chiamato colui che si preparava al battesimo) proclamava la sua rinuncia a Satana, agli idoli e al peccato rivolgendo la faccia verso l'occidente (dove tramonta il sole e donde avanza la notte, simbolo perciò del male e della sua tenebra).
2 - Successivamente faceva la sua professione di fede rivolgendosi ad oriente (donde nasce il sole, simbolo del Signore, chiamato anche Oriente e Sole di giustizia perché viene a illuminare l'uomo con la sua parola e il suo esempio).
3 - Il catecumeno poi scendeva nella grande vasca battesimale e il celebrante ve lo immergeva tre volte "Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Era una triplice immersione seguita da una triplice emersione dal significato assai profondo:
- con l'immersione il catecumeno intendeva unirsi a Cristo Crocifisso per morire simbolicamente con Lui e in Lui, facendo propria la sua morte redentrice. Per lui in quel momento il fonte battesimale rappresentava il sepolcro di Cristo come anche la sua Croce (talvolta il fonte era proprio a forma di croce). Così si attuava nel catecumeno il primo elemento della salvezza, cioè la distruzione del peccato, il ripudio di Satana e la liberazione dalla morte;
- con l'emersione invece veniva simboleggiata la risurrezione o anche la nuova nascita in Cristo e il fonte assumeva il simbolo dell'utero materno che partorisce una nuova creatura. Da quel momento il catecumeno non era più l'uomo peccatore nato da Adamo. Quello era sepolto per sempre nel fonte battesimale. Adesso egli era diventato un uomo nuovo, nato con Cristo ad una vita nuova: era figlio nel Figlio. Anche sopra di lui, uscente dall'acqua battesimale, la fede faceva sentire le parole celesti: "Questi è il mio figlio diletto";
- il neofito (così lo si chiamava dopo il battesimo) veniva unto dal vescovo con olio profumato simbolo dello Spirito Santo che con i suoi doni e i suoi carismi prendeva possesso di lui per farne un generoso discepolo di Cristo, un degno soldato capace di lottare fino al martirio, se necessario, per rimanere fedele al suo Signore (era la Cresima);
- infine, rivestito di una veste candida, simbolo della nuova vita ricevuta, e illuminato da una lampada, simbolo di Cristo Luce del mondo e della Fede, il novello cristiano veniva accompagnato fra canti di gioia all'interno della basilica dove poteva partecipare all'Eucaristia unendosi ai fratelli per formare un unico corpo mediante il Corpo e il Sangue del Signore, nell'attesa del banchetto eterno.
Questa celebrazione battesimale era quanto mai suggestiva e parlante di per se stessa ed esprimeva in maniera plastica il grande mistero della salvezza operato da Gesù. Oggi si preferisce, per motivi di opportunità, specialmente nel battesimo dei bambini, infondere l'acqua sul capo. Certo, il sacramento è lo stesso, ma il segno esteriore viene molto diluito anche se gli elementi essenziali del sacro rito ci sono tutti.
LA MATERNA PRESENZA DI MARIA
Con questa descrizione spero di avervi dato un aiuto per penetrare nel mistero della salvezza, ossia nella partecipazione, mediante la fede e il sacramento, alla morte e alla risurrezione di Gesù. Vorrei solo aggiungere un pensiero sulla presenza e sul ruolo della Madonna nel battesimo. Come abbiamo detto il battesimo è una nuova nascita in Cristo, cioè nasciamo di nuovo, non dalla carne, ma dall'acqua e dallo Spirito Santo. Il fonte battesimale
raffigura e il sepolcro di Cristo e il seno della Chiesa che ci rigenera. Ed è appunto lì che bisogna cogliere la materna presenza di Maria. Il Concilio Vaticano II insegna che Maria è la madre della Chiesa e di ciascun cristiano in quanto ci genera alla vita nuova di Cristo diventando canale dell'amore materno di Dio "dal quale discende ogni paternità (e maternità) in cielo e in terra" (cfr Ef 3,15). Da quel momento Maria ci accoglie come veri figli nello Spirito attuando obbediente e amorevole la parola del Crocifisso. "Donna, ecco tuo figlio!" (Gv 19,26 ). Ora tocca a noi attuare l'altra parola: "Ecco tua Madre!" (Gv 19,27) e accogliere Maria quale nostra vera mamma nell'ordine soprannaturale come suggerisce il vangelo: "e da quel momento il discepolo la prese con sè" (cfr Gv 19,27) cioè nella sua casa, nella sua vita. Tutta la devozione alla Madonna nasce da qui e consiste nel vivere con Lei questa realtà soprannaturale nella quale siamo stati trasportati da Cristo suo Figlio, nostro Salvatore, realtà che costituisce la vita quotidiana del cristiano: figlio vero di Dio, figlio vero di Maria "in Cristo".
CONTEMPLAZIONE
Per contemplare questo grande mistero della fede e farlo oggetto di orazione medita sul seguente brano biblico.
Lettera ai Romani cap. 5
Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Fino alla legge infatti c'era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini.
E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.
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