sabato 13 agosto 2011

La storia di San Francesco di Assisi - Trentaseiesima parte

(NB Per Problemi tecnici ieri non è stato possibile l'aggiornamento del blog)

Continuiamo la lettura della storia di San Francesco d'Assisi: siamo ormai alle battute conclusive e settimana prossima giungeremo alla conclusione definitiva di un racconto che ci ha letteralmente fatto tremare dall'emozione di osservare una così profonda testimonianza di fede. Oggi veniamo proiettati nella dimensione dei miracoli compiuti dal beato Francesco: in particolare vediamo i primi tre miracoli che si riferiscono alla guarigione di paralitici, ciechi e indemoniati (gli stessi miracoli che hanno accompagnato l'esistenza terrena di Gesù, a dimostrazione quale intima unione vi sia fra il poverello d'Assisi e il Signore Gesù Cristo). 

I MIRACOLI DI SAN FRANCESCO

127. Invocando umilmente la grazia del Signor nostro Gesù Cristo, nell'intento di eccitare la doverosa devozione dei contemporanei e corroborare la fede dei posteri, prendiamo a narrare brevemente, ma secondo verità, i miracoli che, come abbiamo sopra ricordato, furono letti e annunziati al popolo, presente il Signor papa Gregorio.

I.

PARALITICI GUARITI 

Il giorno medesimo in cui il santo corpo di Francesco, come un preziosissimo tesoro, fu sepolto cosparso di aromi celesti più che terrestri, venne condotta sulla sua tomba una fanciulla, che già da un anno aveva il collo orrbilmente piegato da una parte e il capo aderente alla spalla, così che non poteva guardare in alto se non di traverso e a gran fatica. Le misero per qualche istante il capo sotto l'urna in cui riposava il corpo del Santo; immediatamente, per i meriti di lui, la fanciulla eresse il collo e il capo riprese la sua posizione normale, tanto che essa, colta da spavento per l'improvvisa trasformazione, cominciò a fuggire e a piangere. Sulla spalla si vedeva come una fossa dovuta evidentemente alla posizione innaturale del capo durante la lunga infermità.

128. Nel territorio di Narni viveva un fanciullo con una tibia talmente deformata che non poteva muoversi se non appoggiandosi su due stampelle. Era povero e viveva di elemosine, poiché era ammalato da molti anni e non conosceva neppure suo padre e sua madre. Per i meriti del beatissimo padre nostro Francesco riacquistò piena salute, e camminava liberamente, senza bastone, lodando e benedicendo Iddio e il suo servo fedele.

129. Un abitante di Foligno, di nome Nicolò, era paralizzato alla gamba sinistra. Straziato dal dolore, aveva speso più di quanto potesse in medici, fino a indebitarsi, nella speranza di ricuperare la salute. Vedendo che tutte le cure non approdavano a nulla e rincrudendosi il dolore al punto che con i suoi ripetuti urli nella notte impediva il sonno anche ai vicini, decise finalmente di votarsi a Dio e a san Francesco, e si fece condurre sul sepolcro di lui. Vi rimase una notte intera in preghiera. Ed ecco, poté tornare a casa con le proprie gambe, senza bastone, il cuore pieno di gioia.

130. Un altro fanciullo aveva una gamba contorta in maniera tale che il ginocchio aderiva al petto e il calcagno alla coscia. I genitori lo portarono al sepolcro del Santo, e intanto il padre si era rivestito di un aspro cilicio, mentre la madre si impegnava in una dolorosa penitenza per lui. Guarì così rapidamente e completamente, che poteva correre tutto sano e lieto per la piazza, rendendo grazie a Dio e al beato Francesco.

131. Nella città di Fano c'era un rattrappito, che aveva le tibie ulcerate, ripiegate all'indietro e appiccicate al corpo e talmente maleodoranti che nessuno si sentiva disposto ad accoglierlo in ospedale. Egli implorò la misericordia del beatissimo padre Francesco, e poco dopo ebbe la gioia di vedersi completamente ristabilito.

132. Una bambina di Gubbio dalle mani rattrappite, già a un anno aveva perduto l'uso di tutte le membra. La balia, fiduciosa di ottenere la guarigione, la porta alla tomba di san Francesco, recando con sé anche una figura di cera della misura della bimba. Dopo otto giorni di attesa, ecco avverarsi il miracolo: la piccola inferma ricupera l'uso delle sue membra, così da essere ritenuta idonea alle faccende di prima.

133. Un ragazzo di Montenero, incapace di camminare e di star seduto perché paralizzato dalla cintola in giù, giaceva da più giorni privo di forze davanti alla chiesa che custodiva il corpo del Santo. Ma un giorno riuscì ad entrare in chiesa e si trascinò fino a toccare il sepolcro, e subito si sentì guarito e uscì fuori sano e salvo. Raccontava questo ragazzo che, mentre se ne stava presso la tomba del glorioso Santo, gli si parò innanzi, proprio sopra il sepolcro, un giovane vestito da frate, con delle pere in mano, il quale offrendogli una pera, lo incoraggiò ad alzarsi. Lui, prendendo la pera, aveva risposto: «Come vedi, sono rattrappito e non posso alzarmi». Intanto mangiò la pera e stese la mano per prendere una seconda pera che il giovane gli offriva incoraggiandolo ancora una volta ad alzarsi. Ma l'infermo, ancora appesantito dal male non riusciva a mettersi in piedi. Mentre però stendeva la mano, il giovane frate gli lasciò prendere la pera, intanto gli prese la mano, lo condusse fuori e sparì. Ed egli, vedendosi sano e guarito aveva incominciato subito a gridare con tutta la voce, raccontando a tutti quello che gli era accaduto.

134. Una donna di Coccorano che era priva dell'uso di tutte le membra, ad eccezione della lingua, venne trasportata su una barella di stuoie al sepolcro del Santo. Dopo una breve sosta, si rialzò completamente guarita.

Anche un altro cittadino di Gubbio portò, dentro una cesta, un suo figlioletto davanti al sepolcro del Santo. Era talmente deformato, che aveva le tibie del tutto atrofizzate e ripiegate sui femori. Lo riebbe completamente guarito.

135. C'era a Narni un povero mendicante, di nome Bartolomeno. Una volta si era addormentato sotto un noce; al risveglio ebbe la dolorosa sorpresa di trovarsi paralizzato e di non poter più camminare. Crescendo il male di giorno in giorno, la gamba e il piede colpiti si assottigliarono, si piegarono e si inaridirono in modo tale, che il poveretto non avvertiva più né tagli né ustioni. Ma una notte gli appare in sogno il beato Francesco, vero amico dei poveri e padre dei miseri, invitandolo a recarsi a un bagno campestre, perché, commosso da tanta miseria, aveva deciso di guarirlo. L'infermo, destandosi, non sapendo cosa fare, racconta per filo e per segno la visione al vescovo della città, il quale lo consiglia di fare come gli era stato detto in sogno e lo benedice. Così, aiutandosi col suo bastone, si avvia barcollante, come meglio può verso il luogo indicato dal Santo. Mentre se ne va, triste e stremato per lo sforzo, ode una voce: «La pace del Signore sia con te! Coraggio, io sono colui al quale ti sei votato!». Il bagno è ormai vicino, ma è notte ed egli sbaglia strada; e la solita voce lo avverte e gli indica la direzione giusta. Ed ecco, appena arriva e si immerge nel bagno, una mano gli tocca il piede e un'altra mano la gamba riportandoli dolcemente alla posizione normale. Sentendosi guarito, balza fuori dall'acqua lodando e benedicendo l'onnipotenza del Creatore e il beatissimo suo servo Francesco, che gli aveva fatto una grazia così grande. Infatti erano sei anni che viveva in quello stato miserando ed era molto anziano.

II.

I CIECHI RICUPERANO LA VISTA

136. Una donna di nome Sibilla, da molti anni cieca, viene un giorno condotta, cieca e triste, sulla tomba del Santo. Ricupera istantaneamente la vista e se ne torna a casa lieta e giuliva.

Così anche un uomo di Spello ricupera la vista, da tempo perduta, davanti al sepolcro del Santo.

C'è a Camerino, una donna cieca all'occhio destro. I parenti le applicano sull'occhio leso un panno toccato dal beato Francesco, facendo un voto; subito esauditi, cantano a Dio e al Santo il loro gioioso ringraziamento.

Un caso analogo capita ad una donna di Gubbio, che non finisce di rallegrarsi per avere riavuta la vista in seguito a un voto fatto.

Un assisano cieco da cinque anni, che era stato amico di Francesco in vita, e continuava a pregarlo, ricordandogli la passata amicizia, si ritrovò guarito al solo contatto col sepolcro di lui.

Un certo Albertino di Narni aveva perduto completamente la vista e le palpebre gli scendevano fino agli zigomi. Appena fece voto al beato Francesco, fu prontamente guarito; allora fece i suoi preparativi e venne a visitare il sepolcro di lui.

III.

GLI INDEMONIATI LIBERATI

137. Viveva a Foligno un uomo di nome Pietro. Postosi in cammino per visitare il santuario di San Michele arcangelo, - non si sa se per adempiere un voto o per soddisfare una penitenza impostagli, - arrivato ad una fonte, stanco e assetato, prese a bere dell'acqua e gli sembrò d'avere ingoiato dei demoni. Ed effettivamente da quell'istante rimase ossesso per tre anni, dicendo e compiendo cose orrende. Si portò alla tomba del santissimo padre Francesco, e vi giunse ancora strapazzato dai demoni, più che mai furiosi contro di lui; appena toccò il sepolcro, fu, con evidente e chiaro miracolo liberato del tutto e per sempre.

138. Una volta il Santo apparve a una donna di Narni che era furiosa e talmente fuori di sé che faceva e diceva cose spaventose e sconce, e le disse: «Fatti un segno di croce». Quella rispose di essere impedita. Allora Francesco stesso glielo impresse sulla fronte; e all'istante fu liberata dalla pazzia e da ogni influsso demoniaco.

Innumerevoli sono stati gli infelici uomini e donne che tormentati in vari modi e con molteplici inganni dai demoni, furono liberati in virtù dei meriti del glorioso padre. Ma siccome tali persone possono essere sovente vittime piuttosto di illusione, ne abbiamo fattto soltanto un rapido accenno, per passare al racconto di fatti più importanti e mirabili.

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