venerdì 8 ottobre 2010

Imparando con le Lettere Apostoliche - Quattordicesimo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con "Imparando con le Lettere Apostoliche". Il cammino di oggi ci mostra come comportarci verso il fratello in fede che presenta convinzioni diverse dalle nostre:
 
Quattordicesima parte della Lettera di San Paolo apostolo ai Romani 

1Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. 2Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi. 3Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. 4Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.

5C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali. 6Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio. 7Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, 8perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. 9Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

10Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, 11poiché sta scritto:

Come è vero che io vivo, dice il Signore,
ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua renderà gloria a Dio.

12Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. 13Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello.

14Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. 15Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! 16Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete! 17Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: 18chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. 19Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole. 20Non distruggere l'opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d'accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo. 21Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.

22La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva. 23Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato.

COMMENTO

Oggi San Paolo ci insegna come trattare i nostri fratelli deboli nella fede e anche coloro che magari non hanno il nostro stesso pensiero o la nostra stessa convinzione. Mi viene in mente il rapporto intercorrente tra cristiani cattolici e cristiani evangelici e i loro dissidi. San Paolo dice di rispettare le convinzioni altrui, di non giudicare e quindi di non condannare chi pensa diversamente. Invece, almeno per quanto abbiamo potuto notare sul web, questo non accade perchè si continua a giudicare chi la pensa diversamente. E quindi nascono le divisioni, frutto dell'opera di satana che ama dividere. Se invece di giudicarci a vicenda, sui nostri convincimenti o interpretazioni personali, avessimo seguito il consiglio di San Paolo, oggi saremmo un unico popolo riunito sotto il Nome di Cristo Gesù.

Queste Lettere sono dunque molto importanti perchè ci aiutano nel quotidiano, nel districarci tra i rapporti con chi credenti, credenti diversi e non credenti. In questo caso, ci aiuta a capire che tra noi credenti in Cristo dobbiamo ricordarci che ogni cosa che facciamo, lo facciamo per Dio: può dunque incidere su questo la Chiesa di appartenenza? Può Dio avere a cuore solo chi appartiene, magari anche solo formalmente, ad una confessione indipendentemente dalle sue azioni? Dio ama chi compie la Sua volontà: non ama di più in base alle convinzioni. Ecco, come dice San Paolo, tutti noi ci muoviamo per Dio: e allora questo deve contraddistinguerci ed essere segno di unità e di fratellanza. Fino a quando ci ostineremo a ragionare secondo pensieri tipicamente umani? 
Pensiamo all'esempio del cibo, allora coperto da dubbi e tradizioni religiose: c'era chi considerava un certo tipo di cibo mondo e altri che invece lo consideravano immondo. C'era poi chi considera il cibo interamente mondo in rapporto a quanto disse Gesù sul fatto che non conta ciò che entra dalla bocca, ma ciò che esce! In questo guazzabuglio, derivante soprattutto dalle conversioni di ebrei, San Paolo sancisce il principio del rispetto e dell'astensione da ogni giudizio: se un uomo pensa che il cibo sia immondo, l'altro non può giudicarlo perchè non ne ha alcun diritto, considerando che è ininfluente ai fini della fede; infatti, non sarà il cibo che si mangia o non si mangia (tra l'altro per Dio!) a determinare la fede di una persona. 
La metafora del cibo vale anche per altre questioni sulle quali possono sorgere contrasti. Non roviniamo dunque la fede perchè siamo tutti eguali se serviamo Cristo: questo ci deve unire perchè Gesù è Unico e servendo Lui compiamo la Volontà di Dio! 


2 commenti:

Enza ha detto...

Eccomi qui dopo una giornata da incubo, mi siedo ora per la cena e mentre cuoce il cibo sono passata e ti ho letto. Queste lettere apostoliche comprese gli Efesini, sono state oggetto di ritiri spirituali proprio per migliorarmi nella fede e nel rapporto corretto con tutte le religioni, che anche se a molti non piace , ormai li abbiamo e dobbiamo aggiornarci sul da farsi.
Il primo concilio di Gerusalemme è stato proprio per la ragione che Pietro dopo aver incontrato Giacomo si convinse a non più mangiare con i pagani. No disse Paolo, è un grande errore, il giudicare la gente che non è Ebrea solo per il fatto che non lo è non è gradito a Dio. Gesù infatti mandò Pietro da Cornelio e furono tutti battezzati in Spirito. Siccome sono stanca e ho fame termino col dire che, chi mette i pesi sulla schiena alla gente giudicando il loro credo, chi non crede che è il cuore che conta per il Signore ma è convinto di avere la verità in mano, quella gente si aspetti nulla di buono. Rileggendo Cornacchiola e sentendo in auto Padre Angelo Tentori parlare della Madonna e del perchè Gesù la chiamò "Donna" ho fatto solo un pensiero: quanto sono stolti gli evangelisti. Non vuole essere un giudizio ma pensare che Maria non viva la salvezza, credo proprio che diano un grande dolore alla Madre di tutti i Cristiani.
Grazie è bellissimo il commento e mi scuso se passo poco ma con 2 figli grandi e il lavoro, sono satura di impegni. Ciaoooooo di nuovo grazie

Angel ha detto...

Grazie a te enza per aver ritagliato un piccolo spazio per lasciare il tuo prezioso commento: hai proprio ragione, è il cuore che conta dinanzi a Dio e non le formalità o i rigidismi. Un caro saluto e a presto!

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