domenica 10 ottobre 2010

Contro la pena di morte

Oggi nel mondo si celebra la Giornata contro la pena di morte. Ovviamente la Vigna è contraria a queste esecuzioni come ribadito ieri parlando dello zio di Sarah Scazzi. Non c'è alcuna giustificazione alla pena di morte come ribadito anche da Giovanni Paolo II nell'anno precedente il Giubileo. E' ora che il popolo capisca che la pena di morte non ha alcun effetto né come deterrente e né tantomeno come mezzo di soluzione e di giustizia, visto che Dio ha specificamente detto che nessuno avrebbe dovuto toccare Caino né cercare vendetta ("A me la vendetta"). Ecco alcuni spunti pubblicati da Amnesty International che da anni combatte non solo per l'abolizione della pena capitale, ma anche per diffondere una cultura contraria ad essa (cosa che dovrebbe esser fatta anche in Italia visti gli anatemi di questi giorni):

"" La pena di morte è la punizione più crudele, inumana e degradante. Viola il diritto alla vita. Qualunque forma abbia - elettrocuzione, impiccagione, asfissia, decapitazione, lapidazione, fucilazione o iniezione letale - è una punizione violenta che non ha posto nell’odierno sistema di giustizia penale. Eppure, persiste. In molti paesi, i governi giustificano l’uso della pena di morte sostenendo sia un deterrente. Ma non vi è alcuna prova che sia più efficace di altre pene severe nel ridurre la criminalità. La pena di morte è discriminatoria. È spesso usata in modo sproporzionato contro poveri e membri di minoranze razziali, etniche e religiose. È imposta e applicata arbitrariamente. In alcuni paesi è utilizzata come strumento di repressione, un modo rapido e brutale per mettere a tacere l’opposizione politica. La pena di morte è irreversibile; insieme a pregiudizi e a un sistema
giudiziario incline agli errori umani, il rischio di mettere a morte un innocente è sempre presente. Errori come
questi non possono essere riparati.

Molti di coloro che sostengono la pena di morte lo fanno nel nome dei “diritti delle vittime” sostenendo che le vittime di crimini violenti e i loro cari hanno il diritto di vedere lo Stato togliere la vita all’autore del reato.
Tuttavia, la rabbia comprensibile che le vittime di reati violenti e le loro famiglie provano nei confronti degli
autori di tali atti non può essere utilizzata per giustificare la violazione dei diritti umani nei confronti delle persone condannate a morte. La finalità e la crudeltà della pena la rendono incompatibile con le norme di un comportamento moderno e civile. Si tratta di una risposta inopportuna e inaccettabile al crimine violento.
Difendere la pena di morte sostenendo di agire in nome delle vittime implica che tutte le persone colpite da crimini violenti sostengono universalmente la pena di morte. Questo è ben lontano dall’essere vero. Molti parenti delle vittime di omicidio si oppongono alle esecuzioni in nome dei propri cari. Negli Stati Uniti, l’associazione Famiglie delle vittime di omicidio per i diritti umani è diventata una voce forte contro le esecuzioni:  “Crediamo che i sopravvissuti alle vittime di omicidio abbiano un ruolo importante nel dibattito su come la società debba rispondere a un assassinio e dispongano dell’autorità morale per richiamare a un etica coerente nei confronti dei diritti umani come parte di questa risposta. Famiglie delle vittime di omicidio per i diritti umani è la risposta a questa richiesta”. Marie Deans, la cui suocera è stata assassinata nel 1972, afferma:
“Dopo un omicidio, le famiglie della vittima devono affrontare due cose: una morte e un crimine. In quel
momento, le famiglie hanno bisogno di aiuto per far fronte al loro dolore e di sostegno per guarire i loro cuori e
ricostruire le loro vite. Per esperienza, sappiamo che la vendetta non è la risposta. La risposta sta nel ridurre la violenza, non nel provocare ulteriore morte. La risposta sta nel sostenere coloro che sono afflitti per la perdita di persone care, non nel creare nuovi lutti in altri nuclei familiari [mettendo a morte i loro parenti].
È ora di rompere il ciclo di violenza”. Le stesse persone che giustificano la pena di morte citando i diritti delle vittime raramente affrontano la sofferenza che le esecuzioni causano agli altri. Il trauma subito dai funzionari e dalle guardie carcerarie coinvolte nelle esecuzioni, il dolore delle famiglie delle vittime e dei detenuti messi a morte, il rimorso degli avvocati della difesa che possono ritenersi colpevoli in qualche modo della fine dei propri clienti e il coinvolgimento di numerose altre persone brutalizzate da questo processo.
Tutti questi sono semplicemente ignorati dai leader politici che preferiscono i “vantaggi” delle esecuzioni agli elettori. “La gente non capisce che la pena di morte ha un impatto di vasta portata sulle famiglie”, spiega Jonnie Waner. Suo fratello, Larry Griffin, è stato messo a morte dallo Stato del Missouri, USA, nel 1995.
“Mia madre non ha mai superato [l’esecuzione di suo figlio]. È cambiata moltissimo da quando è
accaduto. I bambini hanno avuto un periodo difficile per comprenderlo. La pena di morte crea perciò molte più
vittime”.""

***                                                            ***
Concludo pubblicando l'appello alle Nazioni Unite per la moratoria delle esecuzioni capitali, opera dell'Associazione "Nessuno tocchi Caino":

Noi, sottoscritti, siamo fermamente convinti che l’abolizione della pena di morte non sia solo una necessità dell’individuo, il rafforzamento ulteriore della sua sfera di inviolabilità, ma sempre più una necessità storica e universale, il punto di approdo della nostra epoca, il punto di incontro di civiltà diverse. “Nessuno tocchi Caino”, è scritto nel Libro, e questo antico imperativo per noi vuol dire che lo Stato non può disporre della vita dei suoi cittadini.
Con il voto del 18 dicembre del 2008 all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla Moratoria Universale delle esecuzioni capitali, abbiamo raggiunto un obiettivo di portata storica e di grande rilievo umano e civile per il mondo intero. Con questo voto, le Nazioni Unite hanno stabilito che l’abolizione della pena di morte “contribuisce al rafforzamento della dignità umana e al progresso dei diritti dell’uomo” e hanno chiesto agli Stati che ancora la praticano di istituire una “moratoria della pena di morte in vista della sua completa abolizione.”
Occorre ora evitare che questo successo sia presto consumato e logorato e, per questo, bisogna raddoppiare gli sforzi per dare applicazione concreta alla richiesta delle Nazioni Unite e arrivare, attraverso le moratorie, al superamento definitivo dell’anacronismo della pena capitale.
A tal fine, chiediamo al Segretario Generale dell’ONU di istituire la figura di un Inviato Speciale che abbia il compito non solo di monitorare la situazione Paese per Paese esigendo che siano aboliti tutti i “segreti di Stato” sulla pena di morte che sono la causa prima di un maggior numero di esecuzioni nel mondo, ma anche di continuare a persuadere chi ancora la pratica ad adottare la linea stabilita dalle Nazioni Unite: “moratoria delle esecuzioni, in vista dell'abolizione definitiva della pena di morte.”
Perché lo Stato cessi di essere Caino, responsabile e testimone di quella perversione secondo cui la vita si difende infliggendo la morte.


 

5 commenti:

Mikhael ha detto...

L'uomo non comprende queste due cose: Le leggi che egli fa non hanno valore presso Dio se sono leggi di odio e di morte, primo. Secondo, l'uomo non comprende che così facendo si macchia dello stesso crimine del detenuto. L'illusione di essere coperti dalla "carta" sembra acquietare la coscienza di chi la pratica, ma in realtà sappiamo benissimo che i governatori sono complici di omicidio poiché loro permettano la pena di morte. Anche se l'esecutore materiale è il boia, chi è dietro la decisione della pena di morte, giudice, governatore ecc. equivalgono ai mandanti di un omicidio.

In conclusione aggiungo: Se il Signore non toglie la vita all'istante all'assassino vuol dire che Egli ha in serbo per lui il perdono in attesa del suo pentimento. Inoltre Gesù che è Dio non ha condannato Saulo di Tarso nonostante questi si macchiò di numerosi delitti, ma anzi lo perdonò e lo chiamò come Suo apostolo, uno dei migliori tra l'altro della storia della Chiesa.

Riflettiamo su queste cose che se di primo acchito possono sembrare semplici, in realtà dietro di esse ci cela la logica della verità e della giustizia, nonché della misericordia.

Angel ha detto...

Hai ragione Mik: su questo bisogna ragionare perchè l'istinto umano va sempre nella direzione opposta al disegno divino. L'istinto chiama la vendetta, ma il ragionamento secondo Dio chiama la misericordia. A presto!

MsFrancescaC ha detto...

Grazie per tutto quello che pubblicate, che è un arricchimento in ogni senso....Io penso che potenzialmente l'uomo (senza la Grazia)è capace di tanti orrori....tutti potenzialmente potremmo essere degli assassini, delle prostitute...quanto di più terribile ci possa essere...è solo l'unione con Dio che ci preserva da fare tali atti...nella misura in cui si è attaccati, abbarbicati come virgulti d'ulivo intorno al suo Corpo che è la Mensa dell'Eucarestia, si viene resi immuni dall'operare il male... Per questo il cristiano non può giudicare...Tutti noi, senza Dio nel cuore siamo capaci di compiere qualsiasi cosa....Ciao Pace!

Angel ha detto...

Cara Franca, San Paolo disse che in noi, in tutti noi, vi è il desiderio del male. E questo, come dici tu, non lo può negare nessuno. E' solo grazie a Dio che riusciamo a vedere il male dentro di noi e cerchiamo di resistergli, correggendo il nostro comportamento.
Ti ringrazio per la considerazione nei nostri confronti: siete voi che ci spingete a migliorarci ogni giorno per trasmettervi il più possibile per crescere insieme! Un caro saluto e a presto!

Mikhael ha detto...

Grazie a te Francesca!

Avete entrambi ragione, senza la grazia l'uomo è capace di fare qualsiasi cosa.

Il male è in noi, ma con la grazia che ci è stata data possiamo vincerlo per riprendere lo stato originale che abbiamo perso con il peccato dei nostri progenitori.

Un caro saluto e a presto!

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