domenica 6 novembre 2011
Vegliate, perché non sapete né il giorno né l'ora
Torna l'appuntamento domenicale di meditazione del Vangelo: quest'oggi, meditiamo la Parola di Cristo, che ci esorta a restare sempre vigili in quanto all'oscuro del giorno e dell'ora, attraverso il commento di mons. Antonio Riboldi:
E' un tempo il nostro in cui pare non ci sia spazio al silenzio, alla riflessione. C'è solo spazio, troppo spazio alla agitazione. La vita diventa un continuo affannarsi, per riempirla di cose inutili e a volte dannose. Proviamo a chiederci quante ore passiamo davanti alla televisione, quante ore dedichiamo alle chiacchiere che a volte sono solo un inutile e dannoso rumore senza contenuto.
C'è davvero poco tempo per riflettere. Ma una vita senza la compagnia del silenzio e della riflessione oltre che chiasso diventa causa di tanta confusione dello spirito. Non abbiamo tante volte sperimentato la delusione di avere bisogno di ascoltare o parlare di cose serie che riguardano la vita, non solo questa, ma quella eterna, trovando solo chi sta alla porta della nostra necessità e sta lì a sentire senza ascoltare?
Sappiamo tutti, o dovremmo saperlo, come ogni attimo può essere quello del 'passaggio' della Sposo da seguire alla festa del Cielo. Per cui il Vangelo oggi offre la parola chiave della vita:
"Vigilate, perché non sapete né il giorno né l'ora"
Gesù nel Vangelo paragona la nostra vita a quella delle vergini invitate alle nozze, ossia la festa con lo sposo. E magistralmente descrive i due modi di attendere: il modo saggio e il modo stolto.
Interessa molto questa pagina del Vangelo perché suggerisce quello che dovrebbe essere lo stile di vita di tutti: "attendere, pronti a seguire lo Sposo che passa".
Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola.
"Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di essere erano stolte e cinque sagge: le stolte presero le lampade, ma non presero con sé l'olio; le sagge invece insieme con le lampade presero anche l'olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo, tardava, si assopirono tutte e dormirono. Ma a mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi: andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e cominciarono a dire: Signore, Signore, aprici. Ma egli disse: "In verità vi dico: NON VI CONOSCO! VEGLIATE dunque PERCHE' NON SAPETE NÉ IL GIORNO, NÉ L'ORA. "(Mt. 25, 1-13)
Fa molto riflettere la parola 'vigilate'.
E se guardiamo bene è la parola che quando si è saggi usiamo spesso, come atteggiamento deterrente a quanto può danneggiare vita e cose. Si vigila sulla casa perché, non solo sia in ordine, ma nessuno entri quando usciamo. Si vigila sulla salute - ed è un dovere sacrosanto, perché la vita è un dono da difendere - ma tante volte, per seguire la moda o per insipienza, la mettiamo in pericolo. Si ha la sensazione, leggendo tante cronache del sabato sera che tanti, soprattutto giovani, tornino a tarda notte, tante volte in preda all'alcool o alla droga e finiscono con la macchina in un mucchio di macerie. All'improvviso senza avere avuto voglia o tempo di vigilare....
Quando si va in montagna si è molto vigili nel seguire le indicazioni o i sentieri, per non rischiare di perdere la via e finire male.
E' un dovere dei genitori vigilare sulla condotta dei figli. Se si chiude un occhio sugli sbagli continui, sulle mode, sulle cattive compagnie, si ha il rischio di un giorno vedere i propri figli fuori strada, seguendo il male o compagnie che si dovrebbero evitare.
Vigilare, credo, sia una grande virtù e necessità che accompagna la bellezza e la bontà della vita. Non c'è momento del giorno o azione che non esiga la vigilanza.
Il segreto dei santi era quella vigilanza che è il faro che Dio ha posto in ogni uomo, rendendolo capace di 'vedere' ciò che è buono e ciò che è male. Non solo, ma avendo coscienza della fragilità della vita, lo aiuta ad evitare ciò che può renderlo ancora più debole. Leggendo la vita dei santi ci si meraviglia di quanto grande fosse la loro capacità di vigilare.
Quando S. Francesco si accorse che la sua vita non era buona, colpito dalla Parola, si spogliò di tutto e divenne il santo che dovrebbe essere guida per tutti.
Sappiamo tutti come il mondo ci educhi ogni giorno a non essere vigili.
Quante volte si sente dire, di fronte a ciò che la coscienza retta condanna: "Ma che male c'è? Lo fanno tutti". Ma se si ha l'opportunità di guardare in faccia i propugnatori di tali indicazioni, è proprio negli occhi che vedi la vacuità della loro vita.
Come, viceversa, non dimenticherò mai lo sguardo di persone che mi trasmettevano la loro santità fissandomi. Come quello del beato Giovanni Paolo II, con cui ebbi il dono di dialogare per più di un'ora in quella che noi vescovi chiamiamo 'visita ad limina': un incontro che era un conoscere da parte sua la vita della Chiesa, che si era stati chiamati a presiedere come vescovi.
Qualcuno forse mi aveva descritto un poco fuori delle righe, per non so quale ragione.
Il Santo Padre, contrariamente a come spesso appariva, con gli occhi quasi socchiusi, quel giorno tenne i suoi occhi aperti, quasi a volere leggere ciò che realmente ero.
Mi facevo leggere con fiducia. Alla fine mi abbracciò dicendomi, 'Tornate presto: ho bisogno di sapere e voi avete il dono di trasmettere con lo sguardo la verità'. E fu sempre così nei nostri incontri.
O gli occhi quasi socchiusi di Madre Teresa. Incontrandola cercai di leggere il suo cuore attraverso il suo comportamento negli incontri che aveva davanti a platee di giovani. Ogni parola detta con riflessione era uno sprazzo di ciò che davvero era: sguardo di santa.
E lo stesso avviene in tanta gente semplice che sa trasmetterti la bontà, frutto di una continua vigilanza su se stessi. Insomma 'tutte vergini in attesa dell'arrivo dello Sposo', quando verrà.
Così Paolo VI: "Il primo atteggiamento da prendere sembra a noi quello della vigilanza: una vigilanza attenta e serena, che non cede al sonno della consuetudine, dell'indifferenza, dell'ottimismo convenzionale, ma sa guardare la realtà dei fatti e alla realtà degli spiriti! ..
Una vigilanza non sospettosa, ma umile e buona, che sa trarre motivo di esame di coscienza e stimolo a sempre migliori propositi da ogni fatto osservato. E finalmente una vigilanza che sa riconoscere gli aspetti positivi di questi movimenti spirituali e ciò che vi può essere di buono come insegna l'apostolo:
"Esaminate ogni cosa e ritenete ciò che è buono".
E il beato Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai giovani, così li esortava:
"Cari amici, vedo in voi le sentinelle del mattino. Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunanze oceaniche per imparare ad odiare.
I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e propri inferni.
Cari giovani, dicendo "sì" a Cristo voi dite "sì" ad ogni vostro più nobile ideale. Prego perché Egli regni nei vostri cuori e nella umanità del nuovo tempo.
Non abbiate paura di affidarvi a Cristo. Egli vi guiderà, vi darà forza, vi darà forza di seguirLo ogni giorno e in ogni situazione".
A tanta gente che, a volte, vedendo noi cristiani attenti al bene e quindi vigilanti nella vita, ci gridano: "Aprite gli occhi al nostro tempo!", Rispondo: non venderemo mai la nostra veduta alla vostra cecità. Noi sappiamo dove andiamo: seguiamo il sentiero di Cristo che può apparire aspro. Ma sappiamo che ci attende la vetta del cielo. Meglio che andare per strade 'larghe e in discesa', che alla fine ti fanno trovare solo 'il deserto della vità, quel deserto che davvero manca di tutto, anche della prospettiva di amare la vita.
Con Madre Teresa preghiamo:
"Signore, quando credo che il mio cuore sia straripante di amore e mi accorgo, in un momento di onestà, di amare me stesso nella persona amata, liberami da me stessa.
Signore, quando credo di avere dato tutto quello che ho da dare e mi accorgo, in un momento di onestà, che sono io a ricevere, liberami da me stessa.
Signore, quando mi sono convinta di essere povera e mi accordo, in un momento di onestà, di essere ricca di orgoglio, di invidia, liberami da me stessa.
E, Signore, quando il regno dei cieli si confonde falsamente con i regni di questo mondo, fa' che io trovi felicità e conforto in Te."
E' un tempo il nostro in cui pare non ci sia spazio al silenzio, alla riflessione. C'è solo spazio, troppo spazio alla agitazione. La vita diventa un continuo affannarsi, per riempirla di cose inutili e a volte dannose. Proviamo a chiederci quante ore passiamo davanti alla televisione, quante ore dedichiamo alle chiacchiere che a volte sono solo un inutile e dannoso rumore senza contenuto.
C'è davvero poco tempo per riflettere. Ma una vita senza la compagnia del silenzio e della riflessione oltre che chiasso diventa causa di tanta confusione dello spirito. Non abbiamo tante volte sperimentato la delusione di avere bisogno di ascoltare o parlare di cose serie che riguardano la vita, non solo questa, ma quella eterna, trovando solo chi sta alla porta della nostra necessità e sta lì a sentire senza ascoltare?
Sappiamo tutti, o dovremmo saperlo, come ogni attimo può essere quello del 'passaggio' della Sposo da seguire alla festa del Cielo. Per cui il Vangelo oggi offre la parola chiave della vita:
"Vigilate, perché non sapete né il giorno né l'ora"
Gesù nel Vangelo paragona la nostra vita a quella delle vergini invitate alle nozze, ossia la festa con lo sposo. E magistralmente descrive i due modi di attendere: il modo saggio e il modo stolto.
Interessa molto questa pagina del Vangelo perché suggerisce quello che dovrebbe essere lo stile di vita di tutti: "attendere, pronti a seguire lo Sposo che passa".
Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola.
"Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di essere erano stolte e cinque sagge: le stolte presero le lampade, ma non presero con sé l'olio; le sagge invece insieme con le lampade presero anche l'olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo, tardava, si assopirono tutte e dormirono. Ma a mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi: andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e cominciarono a dire: Signore, Signore, aprici. Ma egli disse: "In verità vi dico: NON VI CONOSCO! VEGLIATE dunque PERCHE' NON SAPETE NÉ IL GIORNO, NÉ L'ORA. "(Mt. 25, 1-13)
Fa molto riflettere la parola 'vigilate'.
E se guardiamo bene è la parola che quando si è saggi usiamo spesso, come atteggiamento deterrente a quanto può danneggiare vita e cose. Si vigila sulla casa perché, non solo sia in ordine, ma nessuno entri quando usciamo. Si vigila sulla salute - ed è un dovere sacrosanto, perché la vita è un dono da difendere - ma tante volte, per seguire la moda o per insipienza, la mettiamo in pericolo. Si ha la sensazione, leggendo tante cronache del sabato sera che tanti, soprattutto giovani, tornino a tarda notte, tante volte in preda all'alcool o alla droga e finiscono con la macchina in un mucchio di macerie. All'improvviso senza avere avuto voglia o tempo di vigilare....
Quando si va in montagna si è molto vigili nel seguire le indicazioni o i sentieri, per non rischiare di perdere la via e finire male.
E' un dovere dei genitori vigilare sulla condotta dei figli. Se si chiude un occhio sugli sbagli continui, sulle mode, sulle cattive compagnie, si ha il rischio di un giorno vedere i propri figli fuori strada, seguendo il male o compagnie che si dovrebbero evitare.
Vigilare, credo, sia una grande virtù e necessità che accompagna la bellezza e la bontà della vita. Non c'è momento del giorno o azione che non esiga la vigilanza.
Il segreto dei santi era quella vigilanza che è il faro che Dio ha posto in ogni uomo, rendendolo capace di 'vedere' ciò che è buono e ciò che è male. Non solo, ma avendo coscienza della fragilità della vita, lo aiuta ad evitare ciò che può renderlo ancora più debole. Leggendo la vita dei santi ci si meraviglia di quanto grande fosse la loro capacità di vigilare.
Quando S. Francesco si accorse che la sua vita non era buona, colpito dalla Parola, si spogliò di tutto e divenne il santo che dovrebbe essere guida per tutti.
Sappiamo tutti come il mondo ci educhi ogni giorno a non essere vigili.
Quante volte si sente dire, di fronte a ciò che la coscienza retta condanna: "Ma che male c'è? Lo fanno tutti". Ma se si ha l'opportunità di guardare in faccia i propugnatori di tali indicazioni, è proprio negli occhi che vedi la vacuità della loro vita.
Come, viceversa, non dimenticherò mai lo sguardo di persone che mi trasmettevano la loro santità fissandomi. Come quello del beato Giovanni Paolo II, con cui ebbi il dono di dialogare per più di un'ora in quella che noi vescovi chiamiamo 'visita ad limina': un incontro che era un conoscere da parte sua la vita della Chiesa, che si era stati chiamati a presiedere come vescovi.
Qualcuno forse mi aveva descritto un poco fuori delle righe, per non so quale ragione.
Il Santo Padre, contrariamente a come spesso appariva, con gli occhi quasi socchiusi, quel giorno tenne i suoi occhi aperti, quasi a volere leggere ciò che realmente ero.
Mi facevo leggere con fiducia. Alla fine mi abbracciò dicendomi, 'Tornate presto: ho bisogno di sapere e voi avete il dono di trasmettere con lo sguardo la verità'. E fu sempre così nei nostri incontri.
O gli occhi quasi socchiusi di Madre Teresa. Incontrandola cercai di leggere il suo cuore attraverso il suo comportamento negli incontri che aveva davanti a platee di giovani. Ogni parola detta con riflessione era uno sprazzo di ciò che davvero era: sguardo di santa.
E lo stesso avviene in tanta gente semplice che sa trasmetterti la bontà, frutto di una continua vigilanza su se stessi. Insomma 'tutte vergini in attesa dell'arrivo dello Sposo', quando verrà.
Così Paolo VI: "Il primo atteggiamento da prendere sembra a noi quello della vigilanza: una vigilanza attenta e serena, che non cede al sonno della consuetudine, dell'indifferenza, dell'ottimismo convenzionale, ma sa guardare la realtà dei fatti e alla realtà degli spiriti! ..
Una vigilanza non sospettosa, ma umile e buona, che sa trarre motivo di esame di coscienza e stimolo a sempre migliori propositi da ogni fatto osservato. E finalmente una vigilanza che sa riconoscere gli aspetti positivi di questi movimenti spirituali e ciò che vi può essere di buono come insegna l'apostolo:
"Esaminate ogni cosa e ritenete ciò che è buono".
E il beato Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai giovani, così li esortava:
"Cari amici, vedo in voi le sentinelle del mattino. Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunanze oceaniche per imparare ad odiare.
I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e propri inferni.
Cari giovani, dicendo "sì" a Cristo voi dite "sì" ad ogni vostro più nobile ideale. Prego perché Egli regni nei vostri cuori e nella umanità del nuovo tempo.
Non abbiate paura di affidarvi a Cristo. Egli vi guiderà, vi darà forza, vi darà forza di seguirLo ogni giorno e in ogni situazione".
A tanta gente che, a volte, vedendo noi cristiani attenti al bene e quindi vigilanti nella vita, ci gridano: "Aprite gli occhi al nostro tempo!", Rispondo: non venderemo mai la nostra veduta alla vostra cecità. Noi sappiamo dove andiamo: seguiamo il sentiero di Cristo che può apparire aspro. Ma sappiamo che ci attende la vetta del cielo. Meglio che andare per strade 'larghe e in discesa', che alla fine ti fanno trovare solo 'il deserto della vità, quel deserto che davvero manca di tutto, anche della prospettiva di amare la vita.
Con Madre Teresa preghiamo:
"Signore, quando credo che il mio cuore sia straripante di amore e mi accorgo, in un momento di onestà, di amare me stesso nella persona amata, liberami da me stessa.
Signore, quando credo di avere dato tutto quello che ho da dare e mi accorgo, in un momento di onestà, che sono io a ricevere, liberami da me stessa.
Signore, quando mi sono convinta di essere povera e mi accordo, in un momento di onestà, di essere ricca di orgoglio, di invidia, liberami da me stessa.
E, Signore, quando il regno dei cieli si confonde falsamente con i regni di questo mondo, fa' che io trovi felicità e conforto in Te."
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2 commenti:
Riflessione d'amore per chi si e' donato con amore, credo che l'unicita' di ognuno sia meravigliosa scoperta dell'opera di Dio in noi, saperne coltivare l'essenza nella luce divina e' il ''lavoro'' piu' dolce e profondo di un'anima che nel gemito del terreno ha voce e forza d'amare che nulla puo' spegnere.Dio benedica la tua missione,apostolo, sacerdote regale per l'Eterno nostro Iddio,grazie per esserci.
Ti ringrazio per le tue bellissime parole! Dio benedica te e faccia fruttificare il tuo cammino di vita!
Angel
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