mercoledì 16 novembre 2011

Alle sorgenti della Pietà - XIX parte

Torniamo a meditare con l'opera di don Luigi Fusina che ha raccolto alcune meditazioni rivolte a semplici fedeli e capaci di sollecitare in loro un senso di meditazione e riflessione sulle grandi verità che generano nell'anima la vera pietà cristiana:


- Capitolo 17 -

"SALI’" AL CIELO E SIEDE ALLA DESTRA DEL PADRE"

 GESU’ NOSTRO AVVOCATO 

D opo aver meditato sulla risurrezione del Signore, meditiamo ora sulla sua ascensione al Cielo. Nelle nostre celebrazioni liturgiche la risurrezione e l'ascensione costituiscono due feste distinte. Nella realtà esse sono un unico mistero. L'ascensione, infatti, è il coronamento della risurrezione: è la glorificazione di Gesù non solo davanti agli uomini, ma anche davanti a Dio. Vediamo di spiegare un po' questo mistero.

Quando il Figlio di Dio si è fatto uomo nel seno della Vergine Maria, ha preso come sua la nostra natura umana. Da quel momento, pur restando vero Dio, cominciò ad essere anche vero uomo. Sappiamo che l'umanità era stata cacciata fuori dal Paradiso Terrestre, come racconta la Bibbia, a causa del suo peccato. Si tratta di un'immagine per indicare la separazione da Dio e dal suo gradimento. Per l'uomo non c'era più posto in Cielo. Per lui non rimaneva, dopo questa vita, che l'inferno. Ebbene Gesù ha ristabilito la situazione primitiva, quando Dio e l'uomo stavano insieme ed erano amici. Ha riportato l'umanità in Paradiso. Non solo, ma addirittura l'ha fatta sedere alla destra del Padre perché è figlia di Dio, partecipe della natura divina.

UN RITO PROFETICO

Nell'Antico Testamento questa meravigliosa realtà era stata profetizzata in un rito liturgico che si compiva una volta all'anno, nel giorno dell'espiazione. In quel giorno, dopo aver digiunato e confessato i peccati suoi e del popolo, il sommo sacerdote ebreo immolava un agnello e ne raccoglieva il sangue in un bacile d'oro. Poi, pieno del santo timor di Dio, apriva il velo che separava il luogo santissimo dov'era l'Arca dell'alleanza dal santuario dove ogni giorno si offriva l'incenso profumato al Signore. Tutto il popolo stava fuori in preghiera. Le trombe suonavano ed i sacerdoti lodavano Dio. Solo lui, il sommo sacerdote, con il cuore coperto da un pettorale su cui brillavano dodici pietre preziose simboleggianti le dodici tribù d'Israele, solo lui, dico, entrava in quel luogo buio. Infatti non c'erano né finestre, né lampade. Solo il tenue bagliore del candelabro d'oro che illuminava il santuario giorno e notte faceva arrivare fin là qualche raggio di luce. Nella penombra il sommo sacerdote avanzava verso l'Arca dell'Alleanza. La cassa, tutta rivestita d'oro, conteneva le tavole della legge. Sul coperchio c'erano due cherubini alati in ginocchio, con le ali tese a fare come un baldacchino. La Bibbia dice che quello era il luogo dove posavano i piedi di Dio. Un modo per indicare la presenza misteriosa, ma reale, del Signore. Era il luogo del perdono, chiamato propiziatorio! Il sommo sacerdote, avvicinatosi all'Arca santa, le girava intorno e l'aspergeva con il sangue dell'agnello, mentre invocava supplichevole il nome di Jahwè, nome che nessun ebreo osava mai pronunciare! Con quel gesto il sommo sacerdote intendeva espiare per i peccati suoi e del suo popolo mediante l'offerta del sangue dell'agnello. Egli sentiva di portare sulle sue spalle tutto il popolo ebreo, raffigurato dalle 12 pietre preziose: ne portava le miserie, i peccati, ma anche la fede e l'amore per il Signore.

Compiuto il rito usciva dal luogo santissimo e si recava alla porta del santuario dove benediceva la folla esultante. Questo avveniva nel Tempio di Gerusalemme una sola volta all'anno, ma avveniva ogni anno, perché nessun agnello con il suo sangue poteva espiare i peccati degli uomini. Il sommo sacerdote entrava sì nel luogo santissimo, ma poi ne usciva subito, pieno di timore, perché temeva che la giustizia di Dio colpisse lui e tutto il popolo peccatore.

C'è una Lettera del Nuovo Testamento che ci dà una spiegazione profonda di questo rito e ce lo presenta come la profezia di una realtà che noi ora viviamo. Si tratta della lettera agli Ebrei. L'autore sembra sia S. Paolo, anche se lo scrittore ispirato è certamente uno dei suoi discepoli, forse quell'Apollo di cui Paolo parla nella la ai Corinzi o anche Barnaba, che era stato un levita. Poco importa sapere chi scrisse materialmente questo libro del Nuovo Testamento. Conta invece il fatto che esso è ispirato da Dio e ci rivela il pensiero di Dio.

Il luogo santissimo in cui si trova l'Arca dell'Alleanza, dice questa Lettera, è il Paradiso, il Cielo, mentre il santuario è la terra. Il velo che separa l'uno dall'altro è la morte, castigo del peccato. Gesù è il nostro sommo ed eterno sacerdote. Egli ha preso su di se tutti noi con i nostri peccati quando ha abbracciato la croce e si è avviato verso la cortina della morte non con il sangue di un agnello, ma con il suo sangue. Ed ecco che Egli ha superato il velo della separazione ed è entrato nel luogo santissimo del Cielo, là dove Dio siede glorioso tra miriadi di cherubini e di serafini. Gesù si è presentato a Lui non solo come 2a Persona della Ss.ma Trinità, ma anche come vero uomo, carico di tutte le miserie umane e ha presentato al Padre il suo sangue in espiazione. Il Padre, vedendo il sangue del suo Figliuolo e la sua obbedienza fino alla morte, ha perdonato ogni peccato, una volta per sempre. Non ha rimandato indietro Gesù perché tornasse a patire ed a morire ogni anno, come si faceva nell'Antico Testamento con l'agnello, ma lo ha accolto una volta per sempre, lo ha riconosciuto come Figlio anche nella sua carne umana, lo ha fatto sedere anche come uomo alla sua destra affinché prendesse possesso, nella sua carne umana, del ruolo che quale Dio aveva da tutta l'eternità. La cortina che separava la Terra dal Cielo si è squarciata, come dice il Vangelo. Si è squarciata quando la lancia del soldato romano ha squarciato il cuore di Gesù crocifisso. Ora il nostro sommo sacerdote è lassù, alla destra di Dio e noi possiamo entrare nel luogo santissimo, nel Paradiso. Ho già detto che la morte, per noi credenti, è la porta che ci immette nella nuova dimensione della vita eterna! Ma anche finché siamo quaggiù ci è possibile passare attraverso la cortina della carne di Cristo per salire con Lui alla destra di Dio, a colloquio con Dio. Lo facciamo soprattutto quando ci accostiamo all'Eucarestia, allorché attraverso il sacramento del Corpo e del Sangue del Signore, Cristo stesso si fa nostro cibo e nostra bevanda. Ma lo facciamo anche quando andiamo a confessarci: allora noi portiamo i nostri peccati, bagnati dal sangue di Cristo, alla presenza del Padre per averne il perdono. Li portiamo insieme a Lui, vivente ed operante nel ministero della sua Chiesa.

Così pure quando preghiamo, quando celebriamo le varie liturgie, quando offriamo al Signore le nostre opere e le nostre sofferenze noi passiamo attraverso il velo squarciato del Cuore di Cristo e ci accostiamo al trono dell'Altissimo con la sicura fiducia di essere accolti come figli perché sappiamo che siamo una cosa sola con Gesù.

NEL TEMPIO CELESTE

Ecco: questo è il profondo significato della nostra fede nel mistero dell'Ascensione. Non vogliamo solo affermare che Gesù ora è in Cielo: vogliamo anche proclamare che Egli è là per noi come nostro sommo ed eterno sacerdote e come nostro avvocato.

"Egli è là ad intercedere per noi" scrive S. Paolo e non avrebbe potuto esprimere in modo migliore la situazione di Gesù in Cielo. S. Giovanni poi, nella sua la lettera, parla del Corpo glorioso di Gesù come del propiziatorio, cioè del luogo del perdono. Il propiziatorio era, come abbiamo visto, il coperchio dell'Arca Santa, sul quale il sommo sacerdote versava il sangue dell'agnello in espiazione dei peccati: per questo veniva chiamato luogo del perdono.

Gesù in Cielo è dunque Colui che prega per noi ed il luogo del perdono per ogni nostro peccato. Non solo! Ancora S. Giovanni ce lo presenta come il Consolatore, cioè l'Amico che ci difende. Lo chiama proprio così: "Abbiamo in Cielo un Paraclito, Gesù il Giusto". Paraclito vuol dire: amico che ci consola e ci difende. Da chi ci difende in Cielo? Ci difende da colui che ci accusa davanti a Dio. E' un'immagine biblica quella del giudizio celeste: da una parte c'è Satana, il nostro avversario, colui che ci accusa giorno e notte. Ci accusa di essere peccatori e perciò meritevoli di condanna. Ma c'è anche Gesù, il nostro Paraclito, cioè il nostro amico avvocato, che ci difende. In che modo?

Prima di tutto offrendo il suo sangue per pagare ogni nostro delitto. In secondo luogo presentando in se stesso una umanità nuova, giusta, perfetta. Il Padre ascolta Gesù e ci accoglie come suoi figli perdonandoci ogni peccato e donandoci la sua grazia che ci fa giusti e santi. Ecco perché S. Paolo osa dire: "Ora non c'è più alcuna condanna per quelli che sono uniti a Cristo Gesù" e poi si chiede: "Che cosa diremo di fronte a questi fatti? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Lui che non ha risparmiato il suo Figlio, ma lo ha dato per tutti noi; come non potrebbe darci ogni cosa insieme con Lui? E chi potrà accusare gli eletti di Dio? Nessuno, perché Dio stesso li dichiara giusti, innocenti. Chi allora li potrà condannare? Nessuno, perché Gesù è morto per loro. Anzi è risorto ed ora si trova accanto a Dio, dove sostiene la nostra causa" (Rm 8).

Capite allora, cari amici, il vero significato delle parole del Credo quando diciamo che Gesù "salì al Cielo e siede alla destra del Padre"?

IL DONO DELLO SPIRITO

Ma vi è un'altra cosa da considerare. Gesù aveva legato alla sua glorificazione il dono dello Spirito Santo per i suoi discepoli qui sulla terra. Non solo cioè Egli sarebbe salito al Cielo, come nostro sommo sacerdote, per aprirci la strada della fiducia e per difenderci come nostro avvocato, ma promise che avrebbe inviato sulla Terra un altro amico, lo Spirito Santo: "E' bene per voi che io vada in Cielo perché, quando me ne sarò andato, vi manderò un altro Consolatore, un altro Paraclito, lo Spirito di verità che procede dal Padre. Egli vi guiderà al possesso di tutta intera la verità" (cfr Gv 16,7 e 13). In Cielo Gesù ci difende ed intercede per noi; sulla terra lo Spirito Santo ci guida al possesso della verità tutta intera. Ecco i frutti dell'ascensione e della glorificazione di Gesù alla destra del Padre.

RIASSUMENDO

Osservate bene come è fatta la nostra fede cristiana. Ci sono dei fatti che ne costituiscono la base storica. Su questi fatti viene costruita da Dio una realtà nuova che ci coinvolge subito, fin da adesso, e che possiamo cogliere solo per fede. Questa realtà si espande verso il futuro quando, al tempo stabilito da Dio, si manifesterà in tutta la sua pienezza. Allora il Disegno di Dio apparirà completo e definitivo.

1) Primo fatto: Il Figlio di Dio si è fatto uomo nel seno di Maria. L'umanità viene rinnovata, comincia un mondo nuovo che avrà la sua completezza in Cielo. Gesù è il seme, noi siamo la pianta.

2) Secondo fatto: Gesù muore per noi sulla croce e versa il suo sangue in espiazione dei nostri peccati. Conseguenza: ogni peccato è perdonato in virtù del sangue di Cristo e noi moriamo con lui sulla croce. Il nostro vecchio uomo è morto per sempre. Non esiste Più.

3) Terzo fatto: Gesù risorge con una vita nuova ed eterna. Egli è la sorgente della nuova umanità, l'umanità che deve dar vita ad un mondo nuovo, a nuovi cieli ed a nuova terra. 4) Quarto fatto: Gesù è salito al Cielo e siede alla destra di Dio come nostro avvocato e nostro sommo sacerdote. Di conseguenza Dio ci accoglie come suoi, ci dichiara innocenti, ci vuole accanto a se nella gloria del Cielo ed intanto ci dona il suo Spirito affinché ci purifichi e ci prepari.

E' molto importante, amici, aver fede in questi fatti e nelle loro conseguenze.

Tutto il cristianesimo è qui: nel credere veramente in questi fatti e nel credere veramente e concretamente nelle loro conseguenze. Molti cristiani invece hanno poca fede e si comportano come se questi fatti non esistessero o non avessero nessun influsso su di noi.

Faccio un esempio molto semplice.

Un mio amico ha depositato in banca per me una grossa somma e me lo ha scritto: Sappi che ho depositato la tal somma sul tuo conto corrente. Usala come vuoi: Ecco: questo è un fatto!

Di fronte ad esso io posso comportarmi in due modi:

a) o io non credo al mio amico ed allora non credo neppure di possedere quella somma. Di conseguenza non la uso e rimango povero;

b) oppure io credo al mio amico ed allora so di essere ricco e di poter usare quella somma. Ma qui ci sono due casi:

- so di possedere quella somma, ma non la uso. Resto povero!

- so di possedere quella somma, e ne uso. Vivo da ricco!

Molti cristiani non credono. Altri credono sì, ma non tirano le conseguenze della loro fede: e sono i più!

- Dicono di credere nell'incarnazione del Figlio di Dio, ma non si sentono figli di Dio, e neppure membra del suo Corpo Mistico.

- Dicono di credere nella morte e nel sangue di Gesù, ma non hanno fiducia nel perdono e vivono ancora schiavi del peccato, pur sapendo di essere già morti con Gesù.

- Dicono di credere nella risurrezione del Signore, ma non si sentono partecipi della sua nuova vita.

- Dicono di credere nella glorificazione di Cristo, ma non credono alla presenza dello Spirito Santo in loro e non hanno fiducia nell'intercessione di Gesù.

Questo modo di vivere il cristianesimo è falso e dispiace a Dio. Dio vuole gente che creda sul serio e che tiri le conseguenze della propria fede ogni momento, in ogni circostanza.

Il mondo stesso ha bisogno di gente così e non di gente incerta e triste, come sono nella maggior parte i cristiani di oggi!

I fatti che Dio ha compiuto sono realtà storiche e le conseguenze che da essi derivano sono realtà vive e concrete che invadono tutta la nostra esistenza riempiendola di gioia. Se vogliamo rinnovare la Chiesa ed il Mondo non c'è niente che noi possiamo fare di nuovo: c'è solo da credere sul serio a quello che ha già fatto Dio e tirarne le conseguenze.

BEATA PER LA TUA FEDE

Così ha fatto Maria! E per questo lo Spirito Santo l'ha proclamata beata proponendola come modello di fede viva a tutti i discepoli del Signore: "Beata colei che ha creduto nel compimento della Parola. del Signore'1 (Le 1,45). Non ha creduto solo alla Parola, ma ha creduto nel suo compimento: cioè nella sua concreta realtà! La fede di Maria anticipa e riassume in sè la fede della Chiesa. Nel cammino della fede Maria ci precede. Se vogliamo piacere a Dio dobbiamo seguirne le orme che passano dalla stanzetta dell'Annunciazione alla grotta di Betlemme; dalla casetta di Nazareth a Gerusalemme e al Calvario per sfociare nell'oceano meraviglioso della visione di Dio. Guardiamo a Maria, Donna nuova, Donna di fede e chiediamo che ci ottenga una fede come la sua.

CONTEMPLAZIONE

Mettiti davanti al quadro meraviglioso che la Lettera agli Ebrei ti presenta e, con il tuo cuore, sali con Gesù al trono del Padre in umile e devota adorazione.

Lettera agli Ebrei cap. 9

 Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno. Fu costruita infatti una Tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola. e i pani dell'offerta: essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo poi c'era una Tenda, detta Santo dei Santi, con l'altare d'oro per i profumi e l'arca dell'alleanza tutta ricoperta d'oro, nella quale si trovavano un'urna d'oro contenente la. manna, la verga di Aronne che aveva fiorito e le tavole dell'alleanza. E sopra l'arca stavano i cherubini della. gloria, che facevano ombra al luogo dell'espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari.

 Disposte in tal modo le cose, nella prima Tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrarvi il culto; nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all'anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati involontari del popolo. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima Tenda. Essa infatti è una figura per il tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, l'offerente, trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.
Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo. cioè non appartenente a questa creazione. non con sangue di capri e di vitelli ma con il proprio sangue entrò una volta 12er sempre nel santuario. Procurandoci così una redenzione eterna.

 Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo. che con uno Spirito eterno o ffrì se stesso senza macchia a Dio. purifìcherà la nostra coscienza dalle opere morte. per servire il Dio vivente?
 Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la redenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa. Dove infatti c'è un testamento, è necessario che sia accertata la morte del testatore, perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive.
Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue.

 Infatti dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo: Questo è il sangue dell'alleanza che Dio ha stabilito per voi. Alla. stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi del culto.
 Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non esiste perdono.
 Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi; le realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi.
 Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo Largura di quello vero ma nel cielo stesso. per comparire ora al cospetto di Dio in nostro, favore, e non per offrire se stesso più volte come il sommo sacerdote che entra nel santuario o_ni anno con sangue altrui.
 In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola. alla pienezza dei tempi è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso.
Davanti a tanto mistero non c'è che da adorare in silenzio con Maria.

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