venerdì 25 novembre 2011

Questa è la nostra fede - VII parte

Continuiamo l'approfondita analisi del documento pastorale della CEI "Questa è la nostra fede": questa settimana entriamo in una nuova parte che ci fa tornare alle basi del primo annuncio, alla scoperta del suo oggetto essenziale:

III. GESÙ RISORTO È LA NOSTRA SPERANZA

11. Il primo annuncio: “Cristo è risorto!”

Ogni anno i cristiani tornano alla sorgente della loro fede: è quanto avviene nella veglia di Pasqua, che sant’Agostino chiamava «la madre di tutte le sante veglie»[30], perché all’assemblea dei fedeli viene nuovamente comunicata la notizia lieta e sempre sorprendente: Gesù, il crocifisso, è risorto! La liturgia della veglia comincia con un rito suggestivo. La chiesa è al buio e in profondo silenzio; dal portale entra il grande cero pasquale, simbolo del Cristo risorto; da quella fiamma si propagano tante piccole luci, man mano che i presenti accendono le loro candele; poi si accendono tutte le lampade; e in mezzo all’assemblea si leva il canto gioioso della risurrezione. Gesù «ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita» (2Tm 1,10): la fede cristiana è luce accesa e alimentata dalla Pasqua del Signore. «Questo è il vero giorno di Dio, radioso di santa luce, nel quale il sangue divino lavò i turpi peccati del mondo, ridando fiducia ai peccatori, illuminando la vista dei ciechi»[31]. Questo è il vangelo che la Chiesa riceve fedelmente e fedelmente trasmette. Ci rendiamo conto che si tratta di un annuncio sconvolgente, che cambia la vita? Se Cristo non è risorto, la croce non ci salva, la causa del regno di Dio è sconfitta e la Chiesa non ha più nulla da dire. Ma il nostro Dio è grande nell’amore e non finisce di stupire: ridona agli uomini come salvatore il proprio Figlio che essi hanno rifiutato e ucciso. Mediante il Crocifisso risorto, il Padre si fa definitivamente vicino ai peccatori, ai poveri, ai malati, ai falliti della storia, ai morti inghiottiti dalla terra.

La veglia pasquale è il contesto paradigmatico per la celebrazione del battesimo, sacramento fontale che ci rende partecipi della risurrezione di Cristo: veniamo sepolti con lui nella morte, per rinascere con lui a vita nuova. Insieme ai catecumeni, tutti i fedeli sono chiamati a rinnovare le promesse del santo battesimo: a rinunciare a Satana e alle sue opere e seduzioni, e a credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio, al Padre suo onnipotente e allo Spirito Santo da lui effuso per la nostra salvezza. Questo è il nucleo vivo della fede cristiana, in cui sono presenti insieme i due misteri fondamentali del nostro credo: la morte e risurrezione del Signore Gesù, e la Trinità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo nell’unità di un solo Dio. Dopo questa solenne professione della fede, in ricordo del battesimo, i presenti vengono benedetti “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

12. Il Crocifisso è risorto per la nostra salvezza

Tutto è cominciato non da una teoria, da una concezione del mondo e della vita umana, ma da un avvenimento testimoniato da persone concrete, in maniera affidabile e convincente. Il giorno di Pasqua, di buon mattino, alcune donne si recano al sepolcro di Gesù di Nazaret, ma lo trovano vuoto, e ne restano sorprese e impaurite. Un personaggio misterioso, seduto sulla destra del sepolcro, dice loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”» (Mc 16,6-7).

«Andate, dite»: è quello che le donne fanno con lo stupore di cui sono pervase. Che il Crocifisso sia risorto è una notizia troppo grande per poter essere taciuta. Anche gli apostoli, dapprima impauriti e ripiegati su se stessi, diventano testimoni coraggiosi e aperti al mondo. La grande svolta avviene il giorno di Pentecoste, con la piena effusione dello Spirito Santo. Il primo segno della venuta dello Spirito è l’annuncio di Gesù Signore e Cristo, come fa Pietro alla folla accorsa: “Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi ben sapete –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato…» (At 2,22-24). Anche al centurione Cornelio, rappresentante del mondo pagano, Pietro, primo missionario, non avrà altro da dire: “Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno” (At 10,39-40). Nessuna notizia è più importante della risurrezione di Gesù, perché nessun avvenimento della storia è più di essa decisivo. Dunque a ebrei e pagani viene comunicato lo stesso messaggio: Gesù è morto in croce, ma Dio lo ha risuscitato, e la prova è che ci è stato donato lo Spirito Santo.

Una fede cristiana senza l’adesione al messaggio della risurrezione di Cristo non è più conforme alla fede di Pietro, di Paolo, dei primi cristiani. E non è più la fede che Gesù ha chiesto per la sua persona. Tutt’al più è una idealizzazione dell’uomo Gesù, come un eroe o un saggio, non il nostro Salvatore e Signore. Chi si illude di poter fare a meno della risurrezione di Cristo, non è più fedele al suo messaggio di salvezza.

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