"DI NUOVO VERRA' NELLA GLORIA PER GIUDICARE I VIVI E I MORTI"
IL GIORNO DEL SIGNORE
L'Ascensione gloriosa del Signore Gesù alla destra del Padre non pone la parola fine alla sua opera di salvezza. Egli continua la sua missione non solo in Cielo, ma anche quaggiù mediante il dono dello Spirito Santo ed il ministero della Chiesa che è il suo corpo, mentre lassù, come abbiamo visto, incessantemente intercede per noi. Così, con il passare degli anni e dei millenni, la Celeste Gerusalemme, anticipata dalla gloriosa Vergine Maria assunta e glorificata in Cielo, si va formando pietra su pietra, man mano che le anime dei giusti arrivano al porto della salvezza.
Dopo aver professato la nostra fede in questa verità, il Credo ci fa dire: "E di nuovo verrà nella gloria a giudicare i vivi ed i morti". Con queste parole noi scavalchiamo la storia e ci collochiamo al suo termine, in quel giorno misterioso e meraviglioso che la Bibbia chiama "il giorno del Signore". Di solito lo si rappresenta come un giorno terribile, come il giorno del giudizio e della vendetta di Dio. Ciò è vero, ma per i non salvati, per i reprobi, per quanti non hanno posto la loro fiducia nel Signore Gesù. Ma per noi che abbiamo sperato in Lui e che Lo abbiamo accolto nella fede come nostro Salvatore e Signore, per noi sarà un giorno di gioia e di festa.
Mi viene alla mente il giorno in cui le truppe alleate sono entrate vittoriose nelle città e nei paesi della Germania sconfitta. Quanti si trovavano da anni nei campi di prigionia
e di sterminio, trattati peggio delle bestie da parte di aguzzini spietati, appena sentirono il tuono dei cannoni avvicinarsi, furono tutti presi da una grande speranza e gioia: la liberazione era vicina, era alle porte. Certo, ci furono recrudescenze di ferocia da parte dei nazisti, i quali, talvolta, cercarono di sterminare quanti erano ancora in vita nella folle illusione di togliere di mezzo pericolosi testimoni. Ma il giorno dell'ira e della giusta punizione non poteva più essere fermato ed anche quelli che morivano pregustavano la soddisfazione che l'infamia stava per aver termine.
Così, è per noi! Il mondo ride della nostra fede, ci tratta da pazzi e da illusi. Spesso ci perseguita, ci emargina, ci uccide. Ma noi sentiamo già il tuono del giorno del Signore che si avvicina e guardiamo a quel giorno con grande speranza. Sappiamo che verrà, anche se non ne possiamo conoscere il tempo. Con buona pace dei Testimoni di Geova e sette affini, quel giorno è un segreto di Dio e nessuno lo conosce. Dice infatti Gesù ai suoi apostoli: "Non spetta a noi sapere quando esattamente ciò accadrà: solo il Padre può deciderlo" (cfr Atti 1,7). Quanti vanno cianciando sulla prossima fine del mondo e quanti vanno facendo conti cabalistici basandosi su questo o quel testo della Bibbia interpretato cervelloticamente, devono fermarsi davanti a parole di Gesù così chiare ed esplicite: solo Dio conosce quel giorno, nessun altro!
Sappiamo però che quel giorno ci sarà e sarà terribile per i malvagi e gioioso per i fedeli. A questi Gesù dice: "Quando queste cose cominceranno ad accadere, alzatevi e state sicuri, perché è vicino il tempo della. vostra liberazione" (cfr Le 21,28). Capite, amici? Non solo non dobbiamo aver paura di quel giorno, ma, al contrario, dobbiamo corrergli incontro, come si corre incontro al papà che finalmente torna a casa carico di doni e desideroso di abbracciarci! Credete voi che Gesù non desideri incontrarci ed abbracciarci? Che cosa aspetta
Egli in Cielo se non che anche l'ultimo nemico del genere umano, cioè la morte, sia finalmente vinto e tutti i suoi fratelli possano partecipare in pienezza alla vita beata della risurrezione? Non è Egli venuto proprio per questo? E per questo non è Egli morto e risorto? A che cosa tende la sua continua intercessione lassù, in Cielo, alla destra del Padre, se non a che nessuno dei suoi discepoli vada perduto e tutti li possa abbracciare presto nel giorno del giudizio?
LA GIUSTIZIA DI DIO
Voi mi direte: ma non dobbiamo temere il giudizio di Dio, noi che siamo peccatori? E' una domanda legittima ed importante, che merita una risposta chiara e completa. Certo, il peccatore deve temere Dio e la sua giustizia, perché Dio non lascerà impunito neppure il più piccolo peccato. Gesù afferma che "anche di una parola inutile ci verrà chiesto il conto" (cfr Mt 12,36). Se è così per le parole inutili, che cosa sarà per quelle cattive? Che cosa sarà per i pensieri ed i desideri malvagi, per le opere e le azioni indegne dei figli di Dio e persino degli uomini?
Ma non dobbiamo fermarci qui, perché se tutto ciò è vero, è pure altrettanto vero che Gesù è "vittima di propiziazione per ogni nostro peccato!" (cfr 1Gv 2,2), il che significa che Egli ha pagato e cancellato con il suo sangue i nostri peccati uno ad uno, tanto il più grosso, quanto il più piccolo.
Immaginatevi di avere tra le mani numerose fatture di debiti che avete contratto e dobbiate presentarvi alla banca per pagarle. Colui che non avesse alcuna fonte cui attingere il denaro necessario, dovrebbe sì aver paura. Ma chi sa di avere in banca un conto aperto con un ingente deposito di denaro, perché dovrebbe temere? Ebbene noi abbiamo un conto aperto presso il Padre con un deposito infinito di meriti. Lo ha aperto il Signore Gesù quando è morto per noi sulla croce, quando ha versato tutto il suo sangue in riscatto per i nostri peccati. Questo deposito è così grande che supera di gran lunga tutta la lista delle nostre colpe. Anzi, dice S. Giovanni, supera anche quella di tutto il mondo! Perché allora aver paura del giudizio di Dio? Questa paura nasce da una fede che ha un falso fondamento. Una fede che mette a confronto la nostra miseria e la nostra cattiveria con la giustizia degli uomini. Ma noi non possiamo pensare alla giustizia di Dio come alla giustizia degli uomini. Sono due cose diverse. La giustizia degli uomini consiste nel dare a ciascuno il suo: ai buoni il premio, ai malvagi il castigo. La giustizia di Dio invece giustifica l'uomo peccatore, purché abbia fede in Cristo. "Secondo la tua giustizia, salvami!" si dice nei Salmi. La tua giustizia, non la mia, non quella fondata sul merito mio, ma quella fondata sul merito infinito di Gesù e che la Chiesa mi dona in nome e col potere di Cristo Redentore.
Infatti la giustizia di Dio è salvatrice. Proprio perché è giusto, Dio mi salva per i meriti infiniti di Cristo! Certo, se Egli guardasse soltanto ai miei peccati, mi dovrebbe punire. Ma non sarebbe giusto se il suo sguardo si fermasse lì. Il suo sguardo sale invece alla Croce ed al Sangue di Gesù ed allora, proprio per giustizia, mi perdona. Gesù infatti ha pagato tutto per me!
Leggete il Vangelo e ditemi se non è proprio questa la Buona Novella! Coloro che si dannano, sono quelli che vogliono presentarsi a Dio con la loro giustizia e rifiutano la grazia di Cristo. Costoro non vanno all'Inferno perché hanno peccato, ma perché, avendo peccato, non hanno accolto Gesù come loro Salvatore.
Anche noi abbiamo peccato ed anche noi meritiamo l'inferno! Ma noi crediamo in Gesù, Lo accogliamo come nostro Salvatore, ci affidiamo al suo Spirito affinché ci liberi dal male e ci renda capaci di fare il bene mediante la nuova vita che ci ha portato! Perciò se da una parte dobbiamo temere Iddio e la sua ira e perciò evitare tutto ciò che lo offende, dall'altra dobbiamo guardare al suo giudizio ed alla sua giustizia con fiducia perché noi siamo perdonati e giustificati dalla nostra fede in Gesù.
IL SACRAMENTO CHE CI RICONCILIA
E qui, riscopriamo la bellezza dei sacramenti e, soprattutto, del sacramento della Riconciliazione. Vi ho detto, in altra occasione, che esso è celebrazione della divina misericordia. Ora aggiungo che è celebrazione anticipata del Giudizio finale. Infatti quando tu vai a confessarti ti sottoponi al giudizio di Dio per mezzo della Chiesa. Prendi i tuoi peccati, uno ad uno, e li metti lì davanti al sacerdote perché, in nome e con l'autorità ricevuta dal Signore, esprima il giudizio di Dio su di essi. Ma quale sarà il giudizio di Dio su questi peccati? Sarà un giudizio di condanna o un giudizio di assoluzione? Dipende da te, dalla tua fede! Se tu riconosci umilmente e sinceramente i tuoi peccati e credi nel perdono di Dio per i meriti infiniti di Cristo, il giudizio della Chiesa sarà un giudizio di assoluzione, un giudizio che porta fino a te il fatto della Croce ed il Sangue redentore, un giudizio che anticipa fin da ora l'assoluzione di Cristo quando dirà: "Venite, benedetti del Padre mio: prendete possesso del Regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo" (Mt 25,34).
Il sacerdote che ti assolve non fa che rendere attuale e tangibile questo giudizio di assoluzione. E' Gesù stesso che ti dichiara perdonato ed assolto perché ti ha lavato con il suo sangue e perciò ti ha già accolto come suo discepolo fedele nel Regno dei Cieli. Il tuo nome è scritto nel Libro della Vita senza alcun debito; tutto infatti è stato pagato dal Sangue Prezioso di Gesù!
Ogni volta che andiamo a confessarci rinnoviamo, nella celebrazione sacramentale, il mistero della Croce e del Sangue che ci redime ed anticipiamo su di noi il giudizio assolutorio di Dio. In quel giorno tale giudizio sarà ufficialmente proclamato davanti a tutto il mondo, come oggi è proclamato nel segreto del confessionale o nella liturgia penitenziale comunitaria. Pensate, quanto siamo sciocchi noi peccatori che non ci accostiamo frequentemente al sacramento della riconciliazione e magari siamo pieni di timore e paura per il futuro giudizio di Dio! Abbiamo qui il mezzo per rinnovare anche ogni giorno, se lo vogliamo, la riconciliazione con Dio e l'anticipazione del suo giudizio finale di assoluzione e trascuriamo stupidamente un mezzo così efficace di pace e di serenità!
Ce ne parla anche S. Paolo nella 1 a Lettera ai Corinzi, proprio là dove tratta dell'Eucarestia e dove raccomanda la purità di coscienza per non mangiare indegnamente il Corpo del Signore: "Se ci giudichiamo attentamente ora - egli dice - non cadremo sotto la condanna di Dio" (cfr 1Cor 11,31). In che modo ci possiamo giudicare ora? Riconoscendo i nostri peccati e confessandoli con fede perché siamo assolti dal Signore mediante il ministero della Chiesa: "Coloro ai quali rimetterete i peccati, li avranno rimessi!" (Gv 20,23).
Nella Lettera ai Romani S. Paolo scrive: "Ora, non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" (Rm 8,1). Perché? Perché Gesù ha inchiodato alla Croce la sentenza di condanna che era stata emessa contro di noi a causa dei nostri peccati e l'ha tolta di mezzo pagando ogni nostro debito con il suo Sangue. Quello che importa è che noi siamo in Cristo Gesù cioè uniti a Lui mediante la fede vera, quella fede cioè che è animata dall'amore! Se siamo in Cristo non dobbiamo più temere il giudizio perché, scrive S. Paolo, "chi potrà mai accusare quelli che Dio riconosce come suoi eletti? Nessuno, perché è Dio stesso che li dichiara non colpevoli. Chi allora potrà condannarli? Nessuno, perché il giudice, Gesù Cristo, proprio Lui, è morto per loro. Anzi, è risuscitato per loro ed ora si trova accanto a Dio, dove sostiene la loro causa!" (cfr Rm 8,31-39). Dio non può accusare quelli che Lui stesso ha reso innocenti, in quanto sono una cosa sola nel suo Figlio innocente! Gesù, il giudice del giudizio finale, non può condannare quelli che Lui stesso ha salvato con la sua croce e per i quali continua ad intercedere! Ha dunque ragione S. Paolo nel dire che "ora non c'è più alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù!" Com'è possibile, allora, aver paura del Giudizio?
S. Giovanni insegna: "Noi sappiamo e crediamo che Dio ci ama. Dio è amore e chi vive nell'amore è unito a Dio e Dio è presente in lui. Così è per Gesù e così e per noi in questo mondo. Se l'amore di Dio è perfetto in noi, ci sentiamo sicuri per il giorno del giudizio. Perché chi vive nell'amore di Dio non ha paura. Anzi, l'amore di Dio, quando è veramente perfetto in noi, caccia via la paura. Chi ha paura si aspetta un castigo, e non vive nell'amore di Dio in maniera perfetta" (cfr 1 Gv 4,16-18).
Nel leggere questo passo della Bibbia c'è il pericolo di fraintenderlo nel senso che si pensa all'amore che noi dobbiamo avere per Iddio. Se fosse così chi mai potrebbe dire: in me l'amore di Dio è perfetto? Ma San Giovanni non parla qui del nostro amore per Iddio, ma dell'amore di Dio per noi. Egli dice infatti: "Noi sappiamo e crediamo che Dio ci ama" e poi prosegue dicendo che questo amore, quando è perfetto in noi, caccia via la paura del giudizio. E quand'è che questo amore di Dio è perfetto in noi? Quando viene accolto per fede! Vi faccio un esempio: il sole brilla all'orizzonte ed illumina tutto il panorama. Quand'è che questo panorama e questa luce diventano perfetti, ossia pienamente reali, in me? Quando io apro gli occhi e guardo. Allora la luce porta dentro di me il meraviglioso paesaggio che mi sta dinanzi! Quand'è che l'amore che Dio mi porta diviene reale in me? Quando io credo a questo amore e ci credo pienamente! Ora se tu credi davvero che Dio ti ama, come puoi aver paura per il giorno del giudizio?
UN SOGNO
Permettetemi di raccontarvi un sogno che io ho fatto molti anni fa. Dategli il peso che merita un sogno, ma vedrete l'insegnamento in esso contenuto, molto vero e molto valido. Era morto da poco un ragazzo ed io ero preoccupato per la sua salvezza perché era morto tragicamente senza aver avuto la possibilità di ricevere i sacramenti della Chiesa. Pregai molto per lui. Poi il tempo me lo fece dimenticare. Altri problemi mi assillavano: tra questi quello del giudizio di Dio. Una notte vidi in sogno quel ragazzo: era tutto bello e felice. Meravigliato gli chiesi: ma tu non sei morto? Perché sei qui? Mi rispose: sono qui per te! Voglio dirti che sono con il Signore.
- Davvero? Ma, dimmi, come è stato il giudizio di Dio? E' vero che si tratta di un giudizio molto severo?
- Non severo, ma esigente. Molto esigente... - Qui il ragazzo tacque quasi cercando le parole giuste. Poi, sorrise e mi disse: "esigente, ma paterno!". E disparve!
Esigente, ma paterno! Non saprei come meglio parlare del giudizio di Dio!
Esigente, perché Dio non potrà mai accettare neppure il più piccolo peccato.
Paterno, perché Dio ci ama quali figli diletti e ci vede in Cristo, quindi purificati dal suo sangue e santificati dal suo Spirito.
Nessuna paura, dunque, ma impegno. Quello si! Impegno ad evitare ogni peccato, per piccolo che sia, affinché Dio veda che viviamo da veri figli suoi, come Gesù! Ma se pecchiamo, non scoraggiamoci: ricordiamoci che "Gesù è propizíazione
per i nostri peccati" per ogni peccato e che in Cielo intercede sempre per noi! Ricorriamo subito al suo giudizio di misericordia e così eviteremo alla fine della vita ed alla fine della storia il giudizio di condanna.
La Madonna ci aiuti con la sua materna intercessione.
CONTEMPLAZIONE
Immagina di essere davanti al Giudice Divino nel "grande giorno di Dio" mentre emana le sue sentenze. Poi rivolgiti a Maria e chiedi la sua materna intercessione.
Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna.
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