sabato 20 novembre 2010

La storia di San Francesco di Assisi - Seconda parte

Continuiamo a scoprire la storia di San Francesco di Assisi: vediamo oggi il cambiamento interiore di Francesco e l'intervento di Dio che muta la sua vita per sempre. Questo lo possiamo considerare uno dei momenti più importanti nella storia di Francesco poiché si verifica la conversione del suo cuore, grazie alla Potenza di Dio! E' come se si riproponesse l'illuminazione di San Paolo sulla via di Damasco e ancora una volta Cristo riesce a sciogliere il cuore dell'uomo con la forza dell'amore e del perdono. Questa è una lezione anche per noi, perchè la conversione di cuore è un qualcosa che ci tocca tutti da vicino e che prima o poi sperimentiamo nella nostra vita: anche in noi, infatti, si manifesta lo Spirito Santo di Dio (“Ecco, io sto alla porta e busso!” (Apocalisse 3: 20))!

CAPITOLO SECONDO

DIO VISITA IL SUO SPIRITO CON UNA MALATTIA E UN SOGNO


3. Ecco dunque quest'uomo vivere nel peccato con passione giovanile! Trascinato dalla sua stessa età, dalle tendenze della gioventù e incapace di controllarsi, poteva soccombere al veleno dell'antico serpente. Ma la vendetta, meglio la misericordia divina, all'improvviso richiama la sua coscienza traviata mediante angustia spirituale e infermità corporale, conforme al detto profetico: Assedierò la tua vita Os. 2,6 di spine, la circonderò con un muro.

Colpito da una lunga malattia, come è necessario per la caparbietà umana, che non si corregge se non col castigo, egli cominciò effettivamente a cambiare il suo mondo interiore. Riavutosi un po', per ricuperare le forze, si mise a passeggiare qua e là per la casa, appoggiato ad un bastone. Un giorno uscì, ammirando con più attenzione la campagna circostante; ma tutto ciò che è gradevole a vedersi: la bellezza dei campi, l'amenità dei vigneti, non gli dava più alcun diletto. Era attonito di questo repentino mutamento e riteneva stolti tutti quelli che hanno il cuore attaccato a beni di tal sorta.

4. Da quel giorno cominciò a far nessun conto di sé e a diprezzare ciò che prima aveva ammirato ed amato. Non tuttavia in modo perfetto e reale, perché non era ancora libero dai lacci della vanità, né aveva scosso a fondo il giogo della perversa schiavitù.

Abbandonare le consuetudini è infatti molto arduo: una volta impiantatesi nell'animo, non si lasciano sradicare facilmente; lo spirito, anche dopo lunga lontananza, ritorna ai primitivi atteggiamenti, e il vizio finisce per diventare una seconda natura. Pertanto Francesco cerca ancora di sottrarsi alla mano divina; quasi immemore della correzione paterna, arridendogli la fortuna, accarezza pensieri terreni; ignaro del volere di Dio, sogna ancora grandi imprese per la gloria vana del mondo.

Un cavaliere di Assisi stava allora organizzando grandi preparativi militari: pieno di ambizioni, per accaparrarsi maggior ricchezza e onore, aveva deciso di condurre le sue truppe fin nelle Puglie. Saputo questo, Francesco, leggero d'animo e molto audace, trattò subito per arruolarsi con lui: gli era inferiore per nobiltà di natali, ma superiore per grandezza d'animo; meno ricco, ma più generoso.

5. La sua mente era tutta consacrata al compimento di simile progetto, e aspettava ansioso l'ora di partire. Ma la notte precedente, Colui che l'aveva colpito con la verga della giustizia lo visitò in sogno con la dolcezza della grazia; e poiché era avido di gloria, lo conquise con lo stesso miraggio di una gloria più alta. Gli sembrò di vedere la casa tappezzata di armi; selle, scudi, lance e altri ordigni bellici e se ne rallegrava grandemente, domandandosi stupito che cosa fosse. Il suo sguardo infatti non era abituato alla visione di quegli strumenti in casa, ma piuttosto a cataste di panno da vendere.
E mentre era non poco sorpreso davanti all'avvenimento inaspettato, si sente dire: «Tutte queste armi sono per te e i tuoi soldati». La mattina dopo, destandosi, si alzò con il cuore inondato di gioia e, interpretando la visione come ottimo auspicio, non dubitava un istante del successo della sua spedizione nelle Puglie. Tuttavia non sapeva quello che diceva, ignorando ancora il compito che il Signore intende­va affidargli. Non gli mancava comunque la possibilità di intuire che aveva interpretato erroneamente la visione, il fatto non lo entusiasmava né allietava come al solito; a fatica anzi gli riusciva di mettere in atto quei suoi piani e realizzare il viaggio tanto desiderato.
In verità, molto a proposito si parla di armi subito all'inizio della missione di Francesco, ed è assai conveniente armare il soldato che si accinge a combattere contro il forte armato, Lc. 11,21 perché, come nuovo Davide, liberi Israele, nel nome del Dio 1 Sam. 17,45 degli eserciti, dall'antico oltraggio dei nemici.

CAPITOLO TERZO

NASCONDE SOTTO IL VELO DI ALLEGORIE

IL SEGRETO DELLA SUA TRASFORMAZIONE INTERIORE

6. Già cambiato spiritualmente, ma senza lasciar nulla trapelare all'esterno, Francesco rinuncia a recarsi nelle Puglie e si impegna a conformare la sua volontà a quella divina. Si apparta un poco dal tumulto del mondo e dalla mercatura e cerca di custodire Gesù Cristo nell'intimità del cuore. Come un mercante avveduto, sottrae allo sguardo degli scettici la perla trovata, e segretamente si adopra a comprarla con la vendita di tutto il resto.

Vi era ad Assisi un giovane, che egli amava più degli altri. Poiché era suo coetaneo e l'amicizia pienamente condivisa lo invitava a confidargli i suoi segreti, Francesco lo portava con sé in posti adatti al raccoglimento dello spirito, rivelandogli di aver scoperto un tesoro grande e prezioso. L'amico, esultante e incuriosito, accettava sempre volentieri l'invito di accompagnarlo.

Alla periferia della città c'era una grotta, in cui essi andavano sovente, parlando del «tesoro». L'uomo di Dio, già santo per desiderio di esserlo, vi entrava, lasciando fuori il compagno ad attendere, e, pieno di nuovo insolito fervore, pregava il Padre suo in segreto. Desiderava che nessuno sapesse quanto accadeva in lui là dentro; e, celando saggiamente a fin di bene il meglio, solo a Dio affidava i suoi santi propositi. Supplicava devotamente Dio eterno e vero di manifestargli la sua vita e di insegnargli a realizzare il suo volere. Si svolgeva in lui una lotta tremenda, né poteva darsi pace, finché non avesse compiuto ciò che aveva deliberato. Mille pensieri l'assalivano senza tregua e la loro insistenza lo gettava nel turbamento e nella sofferenza.

Bruciava interiormente di fuoco divino, e non riusciva a dissimulare il fervore della sua anima. Deplorava i suoi gravi peccati, le offese fatte agli occhi della maestà divina. Le vanità del passato o del presente non avevano per lui più nessuna attrattiva, ma non si sentiva sicuro di saper resistere a quelle future. Si comprende perciò come, facendo ritorno al suo compagno, fosse tanto spossato da apparire irriconoscibile.

7. Un giorno finalmente, dopo aver implorato con tutto il cuore la misericordia divina, gli fu rivelato dal Signore come doveva comportarsi. E fu ripieno di tanto gaudio da non poterlo contenere e da lasciare, pur non volendo, trasparire qualcosa agli uomini.

Il grande amore che gli invadeva l'anima non gli permetteva ormai di tacere; tuttavia parlava in linguaggio enigmatico: cercava di esprimersi con gli altri nello stesso modo figurato con cui l'abbiamo visto discorrere con l'amico preferito di un tesoro nascosto. Diceva di rinunciare a partire per le Puglie, ma allo scopo di compiere magnanime imprese nella sua patria. Gli amici pensavano che avesse deciso di maritarsi e gli domandavano: «Vuol forse prendere moglie, Francesco?». Egli rispondeva: «Prenderò la sposa più nobile e bella che abbiate mai vista, superiore a tutte le altre in bellezza e sapienza».

Gc. 1,27 E veramente sposa è la vera religione che egli abbracciò; Mt. 13,44 e il Regno dei Cieli è il tesoro nascosto che egli cercò così ardentemente. Bisognava davvero che si compisse pienamente la vocazione evangelica in colui che doveva essere Ef. 3,7 ministro fedele e autentico del Vangelo!

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