mercoledì 17 novembre 2010

Fruttificare i talenti

Oggi, l'insegnamento di Gesù si è concretizzato in una Parabola che ci invita a prendere coscienza del nostro ruolo nel mondo e in questa vita. Difatti, noi non siamo chiamati ad una vita sedentaria, ma ad una vita operosa, capace di fruttificare i doni ricevuti da Dio.
Come possiamo notare dal mondo circostante, ogni uomo è dotato di un talento: chi l'orazione, chi la sapienza, chi l'arte, chi la musica, chi la pazienza ecc... Noi ci dimentichiamo spesso che questi doni sono di Dio ed è Lui che li ha affidati a noi, non per accrescere la nostra superbia o il nostro conto in banca, ma per metterli al servizio degli altri, della società stessa. Purtroppo vediamo oggi una società sempre più competitiva, che pone la competizione ad ogni livello: questo può esser un incentivo a scovare il proprio talento, ma può esser distruttivo se non si mostra il valore del talento il quale non è un pregio che ci pone su un livello superiore al prossimo, ma un dono che ci mette nella condizione di poter fare qualcosa per il mondo.
Molte volte chiudiamo la porta del nostro cuore semplicemente perchè pensiamo che il nostro talento sia inutile, oppure che esso sia inerte dinanzi all'enormità del mondo che ci circonda. In realtà questo è un facile alibi che ci porta a giustificare la nostra inoperosità. Se abbiamo un talento, noi lo dobbiamo usare, moltiplicare perché un giorno dovremo fare un rendiconto dinanzi a Dio e allora non si potrà usare il timore come causa di giustificazione. Avete letto la parabola di oggi? "Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”.
Ecco questa è la risposta che molti di noi darebbero al Signore in questo momento: siccome ho avuto paura, non ho usato il mio talento. Ma come reagirà il padrone? Ecco la risposta: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 
Quest'ultima frase è poi molto significativa perchè fa capire come al servo produttivo sarà dato di più di quanto ha raccolto mentre al servo prudente sarà tolto pure quello che ha conservato con prudenza! Questo allora ci deve far riflettere e ci deve spingere a lavorare per gli altri, a far fruttificare quanto abbiamo ricevuto: se uno ha il dono dell'oratoria allora parli del Signore agli altri! Se uno ha il dono della sapienza, allora consigli il suo vicino! Se uno ha la ricchezza, la usi per aiutare il bisognoso! Se uno ha voglia di amare e di far carità, allora esca e faccia la carità. Perchè chi non farà queste cose, resterà un ibrido, cioè un uomo che alla fine non avrà compiuto la scelta decisiva, quella tra bene e male, quella se servire Dio o se servire Mammona e la cosa grave è che questa scelta non sarà stata compiuta, il più delle volte, per paura!

Allora, Gesù ci chiama all'opera: seguiamo il Suo esempio, seguiamo il Suo Divino Insegnamento e allora riceveremo sin da ora, il centuplo di quanto abbiamo seminato perchè Dio gratifica sempre i suoi figli. Non avete notato quale sensazione meravigliosa si prova nel donare? Ecco, questo è l'antipasto della gratificazione del Signore, quella che poi si vivrà nella gioia eterna.
Mi piacerebbe farvi leggere anche le parole del nostro Papa Benedetto XVI, pronunciate durante l'Angelus di due anni fa e che sono molto chiarificatrici di quello di cui abbiamo parlato oggi:

La Parola di Dio di questa domenica – la penultima dell’anno liturgico – ci invita ad essere vigilanti e operosi, nell’attesa del ritorno del Signore Gesù alla fine dei tempi. La pagina evangelica narra la celebre parabola dei talenti, riportata da san Matteo (25,14-30). Il "talento" era un’antica moneta romana, di grande valore, e proprio a causa della popolarità di questa parabola è diventata sinonimo di dote personale, che ciascuno è chiamato a far fruttificare. In realtà, il testo parla di "un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni" (Mt 25,14). L’uomo della parabola rappresenta Cristo stesso, i servi sono i discepoli e i talenti sono i doni che Gesù affida loro. Perciò tali doni, oltre alle qualità naturali, rappresentano le ricchezze che il Signore Gesù ci ha lasciato in eredità, perché le facciamo fruttificare: la sua Parola, depositata nel santo Vangelo; il Battesimo, che ci rinnova nello Spirito Santo; la preghiera – il "Padre nostro" – che eleviamo a Dio come figli uniti nel Figlio; il suo perdono, che ha comandato di portare a tutti; il sacramento del suo Corpo immolato e del suo Sangue versato. In una parola: il Regno di Dio, che è Lui stesso, presente e vivo in mezzo a noi.
Questo è il tesoro che Gesù ha affidato ai suoi amici, al termine della sua breve esistenza terrena. La parabola odierna insiste sull’atteggiamento interiore con cui accogliere e valorizzare questo dono. L’atteggiamento sbagliato è quello della paura: il servo che ha paura del suo padrone e ne teme il ritorno, nasconde la moneta sotto terra ed essa non produce alcun frutto. Questo accade, per esempio, a chi avendo ricevuto il Battesimo, la Comunione, la Cresima seppellisce poi tali doni sotto una coltre di pregiudizi, sotto una falsa immagine di Dio che paralizza la fede e le opere, così da tradire le attese del Signore. Ma la parabola mette in maggior risalto i buoni frutti portati dai discepoli che, felici per il dono ricevuto, non l’hanno tenuto nascosto con timore e gelosia, ma l’hanno fatto fruttificare, condividendolo, partecipandolo. Sì, ciò che Cristo ci ha donato si moltiplica donandolo! E’ un tesoro fatto per essere speso, investito, condiviso con tutti, come ci insegna quel grande amministratore dei talenti di Gesù che è l’apostolo Paolo.
L’insegnamento evangelico, che oggi la liturgia ci offre, ha inciso anche sul piano storico-sociale, promuovendo nelle popolazioni cristiane una mentalità attiva e intraprendente. Ma il messaggio centrale riguarda lo spirito di responsabilità con cui accogliere il Regno di Dio: responsabilità verso Dio e verso l’umanità. Incarna perfettamente quest’atteggiamento del cuore la Vergine Maria che, ricevendo il più prezioso tra i doni, Gesù stesso, lo ha offerto al mondo con immenso amore. A Lei chiediamo di aiutarci ad essere "servi buoni e fedeli", perché possiamo prendere parte un giorno "alla gioia del nostro Signore".


Vi lascio con un appello pro-Asia Bibi che mi è stato trasmesso dalla nostra Enza (diffuso in origine dal blog di Antonio Socci), sperando che nessuno compia lo scempio della condanna a morte. A tal proposito, vorrei solo dire che c'è una forte differenza tra noi e coloro che condannano a morte: noi cristiani conosciamo il perdono e chi conosce il perdono conosce Dio mentre chi non conosce la misericordia, non solo non conosce Dio, ma non riceverà nemmeno misericordia (“Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate sarete misurati".(Mt, 7, 1-2)):

Si chiama Asia Bibi
le donne nell'ambiente in cui lavorava volevano che si convertisse all'islam, durante una discussione ha detto loro che Cristo ha offerto la sua vita per la nostra salvezza e chiedeva che cosa avesse fatto maometto, queste donne si sono offese la hanno chiusa in una stanza dopo averla picchiata e poi su consiglio degli imam la hanno denunciata per blasfemia,ecco come può morire un cristiano in quei 
  posti. Io ho già aderito con una mail per salvarla fatelo anche voi, mandate un messaggio di adesione a questo indirizzo: salviamoasiabibi@tv2000.it.
oppure mandate un sms al num 331 2933554
 E' il minimo che un cristiano dalla comoda vita come noi può fare. Mentre tutto il mondo si mobilita per Sakineh, dappertutto c'è la sua gigantografia, ci sono centinaia e centinaia di cristiani che rischiano la condanna a morte o sono già in attesa dell'esecuzione! 

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