Con un giorno di ritardo (ieri ho preferito dar spazio alla memoria di Santa Brigida di Svezia), torna l'appuntamento settimanale con le Lettere Apostoliche, un cammino che spero possa portare frutti per tutti noi.
Terza parte della Lettera di San Paolo apostolo ai Romani
-1Qual è dunque la superiorità del Giudeo? O quale l'utilità della circoncisione?
-2Grande, sotto ogni aspetto. Anzitutto perché a loro sono state affidate le rivelazioni di Dio.
-3Che dunque? Se alcuni non hanno creduto, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio?
-4Impossibile! Resti invece fermo che Dio è verace e ogni uomo mentitore, come sta scritto:
Perché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole
e trionfi quando sei giudicato.
-5Se però la nostra ingiustizia mette in risalto la giustizia di Dio, che diremo? Forse è ingiusto Dio quando
riversa su di noi la sua ira? Parlo alla maniera umana.
-6Impossibile! Altrimenti, come potrà Dio giudicare il mondo?
-7Ma se per la mia menzogna la verità di Dio risplende per sua gloria, perché dunque sono ancora
giudicato come peccatore? 8Perché non dovremmo fare il male affinché venga il bene, come alcuni - la
cui condanna è ben giusta - ci calunniano, dicendo che noi lo affermiamo?
9Che dunque? Dobbiamo noi ritenerci superiori? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato
precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato, 10come sta scritto:
Non c'è nessun giusto, nemmeno uno,
11non c'è sapiente, non c'è chi cerchi Dio!
12Tutti hanno traviato e si son pervertiti;
non c'è chi compia il bene, non ce n'è neppure uno.
13La loro gola è un sepolcro spalancato,
tramano inganni con la loro lingua,
veleno di serpenti è sotto le loro labbra,
14la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza.
15I loro piedi corrono a versare il sangue;
16strage e rovina è sul loro cammino
17e la via della pace non conoscono.
18Non c'è timore di Dio davanti ai loro occhi.
19Ora, noi sappiamo che tutto ciò che dice la legge lo dice per quelli che sono sotto la legge, perché sia
chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio. 20Infatti in virtù delle opere
della legge nessun uomo sarà giustificato davanti a lui, perché per mezzo della legge si ha solo la
conoscenza del peccato.
21Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge
e dai profeti; 22giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c'è
distinzione: 23tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24ma sono giustificati gratuitamente per
la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. 25Dio lo ha prestabilito a servire come
strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo
la tolleranza usata verso i peccati passati, 26nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua
giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.
27Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla
legge della fede. 28Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle
opere della legge. 29Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei
pagani! 30Poiché non c'è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della
fede anche i non circoncisi. 31Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient'affatto,
anzi confermiamo la legge.
COMMENTO
Le parole di oggi di San Paolo sono molto importanti perchè vanno ad abbattere un principio molto diffuso in quei tempi e cioè la superiorità del Giudeo e della Legge. In quel tempo, i Giudei pensavano di essere superiori perchè scelti da Dio: ciò li portava ad escludere che a Salvezza potesse riguardare il popolo dei pagani. Gesù ha lanciato un messaggio universale, che raggiunge gli estremi confini della Terra. E' normale che questo messaggio universale ha colpito i giudei del tempo e soprattutto coloro che si convertivano al cristianesimo: questi ultimi continuavano a non capire questo messaggio, poiché insistevano nel porre la loro attenzione nella Legge. San Paolo invece afferma una nuova legge, la legge della fede. Innanzitutto egli fa salvo il fatto che i Giudei non hanno perso la fedeltà di Dio nonostante l'incredulità di molti: è questo un altro passo importante per spiegare che gli ebrei non sono dimenticati da Dio come molti credono. La fedeltà di Dio non viene mai meno, semmai è la fedeltà dell'uomo che viene meno, come è avvenuto ai tempi di Gesù.
Però San Paolo ribadisce l'universalità del messaggio evangelico: fa subito capire che sia i giudei che i pagani sono sotto il peccato e che quindi non vi è differenza alcuna. Le Parole di Gesù e la Sua salvezza vanno dunque dritte sia al cuore del giudeo che del pagano, qualunque sia la sua nazionalità. E non fa differenza nemmeno la Legge: difatti la Legge non salva, ma porta solo alla conoscenza del peccato. Non si è salvi tramite la Legge (come molti Giudei sostenevano), ma si è salvi tramite la legge della fede!
E qui mi viene da ricordare alcune parole di Sant?Agostino, il quale si è soffermato spesso sul rapporto tra la Legge delle opere e la Legge della fede. Per Sant'Agostino la legge delle opere e la legge della fede non differiscono tra loro per il contenuto morale. Noi siamo salvi per mezzo della fede in Cristo Gesù, la quale scolpisce nei nostri cuori i precetti divini. La giustificazione del peccato non è più frutto della pietà divina, ma del sacrificio di Gesù che ha redento le nostre colpe. Ecco perchè noi siamo salvi in virtù della fede e non della Legge, perchè quest'ultima presuppone solo la conoscenza del peccato. Ma spazziamo subito il campo da equivoci: esser salvi per mezzo della legge della fede in Cristo piuttosto che per mezzo della Legge delle opere, non significa che le opere non vanno più compiute. Le opere sono scolpite in noi per via della fede: aver fede, significa adempiere la Volontà del Padre. Per chi vuole approfondire, consiglio di leggere il passo seguente, tratto da un opera di Sant'Agostino, che si sofferma proprio sul significato della Legge della Fede, così come inteso da San Paolo in questo passo:
In che differiscano tra loro la legge dei fatti, cioè delle opere, che non esclude quel vanto e la legge della fede che l'esclude, vale la pena di esaminarlo, se pur riusciremo a coglierlo e a precisarlo. Ognuno è pronto a dire che la legge delle opere è nel giudaismo e la legge della fede nel cristianesimo, perché la circoncisione e le altre opere simili sono proprie della legge mosaica che ormai la disciplina cristiana non osserva più. Ma quanto sia sbagliato questo criterio già da molto tentiamo di mostrarlo e forse l'abbiamo già mostrato a coloro che sono svelti d'intelligenza, soprattutto a te e a quanti somigliano a te. Ma poiché è un punto di grande interesse, merita che ci ritorniamo sopra a più riprese e ci fermiamo a chiarirlo con testimonianze ancora più numerose. La legge infatti a cui Paolo nega la forza di giustificare è la stessa legge che egli dice sopraggiunta perché abbondasse la colpa. Ma tuttavia, perché nessuno ignorantemente e sacrilegamente criticasse e accusasse per questo la legge, egli la prende a difendere scrivendo: Che diremo dunque? La legge è peccato? No certamente. Ma io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri. Dice pure: La legge è santa e santo e giusto e buono è il comandamento. Ma il peccato, per rivelarsi peccato, mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene. La lettera che uccide è dunque la stessa legge che dice: Non desiderare e della quale Paolo scrive anche quello che ho già riferito poco fa: Per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato. Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c'è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata, dal Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù. Poi scrive quello di cui ci occupiamo attualmente: Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede. La legge dunque delle opere è quella che dice: Non desiderare, perché essa fa conoscere il peccato. Vorrei allora sapere se qualcuno oserà dirmi che la legge della fede non dice: Non desiderare. Se non lo dice, che ragione abbiamo di non peccare tranquillamente e impunemente sotto di essa? Di dire ciò accusavano l'Apostolo coloro dei quali egli scrive: Perché non dovremmo fare il male, affinché venga il bene, come alcuni la cui condanna è ben giusta, ci calunniano dicendo che noi lo affermiamo? Ma se anch'essa dice: Non desiderare, come non cessano d'attestarlo e conclamarlo molti precetti evangelici e apostolici, perché mai non si chiama anch'essa legge delle opere? Se non ha le opere degli antichi sacramenti, cioè della circoncisione e delle altre prescrizioni, non per questo non sono opere quelle che essa ha nei sacramenti appropriati al suo tempo. Non è forse vero invece che erano in questione le opere dei sacramenti quando il motivo di far menzione della legge era che da essa viene la conoscenza del peccato e perciò da essa nessuno viene giustificato? Non esclude quindi il vanto, che viene escluso invece dalla legge della fede, mediante la quale vive il giusto. Ma forse non viene la conoscenza del peccato anche dalla legge della fede, dicendo essa pure: Non desiderare?
1 commenti:
molto marabillosso molte grazie pace bene di gesu mio ana maria di argentina
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