mercoledì 14 luglio 2010

E il Verbo si fece carne...

 
Oggi posto un'altra pillola per riflettere:
 "Alla fine dei tempi, miliardi di persone furono portate su di una grande pianura davanti al trono di Dio. Molti indietreggiarono davanti a quel bagliore. Ma alcuni in prima fila parlarono in modo concitato. Non con timore reverenziale, ma con fare provocatorio.
Può Dio giudicarci? Ma cosa ne sa lui della sofferenza?", sbottò una giovane donna. Si tirò su una manica per mostrare il numero tatuato di un campo di concentramento nazista. "Abbiamo subìto il terrore, le bastonature, la tortura e la morte!".
In un altro gruppo un giovane nero fece vedere il collo. "E che mi dici di questo?", domandò mostrando i segni di una fune. "Linciato. Per nessun altro crimine se non per quello di essere un nero".
In un altro schieramento c'era una studentessa in stato di gravidanza con gli occhi consumati. "Perché dovrei soffrire?", mormorò. "Non fu colpa mia".
Più in là nella pianura c'erano centinaia di questi gruppi. Ciascuno di essi aveva dei rimproveri da fare a Dio per il male e la sofferenza che Egli aveva permesso in questo mondo.
Come era fortunato Dio a vivere in un luogo dove tutto era dolcezza e splendore, dove non c'era pianto né dolore, fame o odio. Che ne sapeva Dio di tutto ciò che l'uomo aveva dovuto sopportare in questo mondo? Dio conduce una vita molto comoda, dicevano.
Ciascun gruppo mandò avanti il proprio rappresentante, scelto per aver sofferto in misura maggiore. Un ebreo, un nero, una vittima di Hiroshima, un artritico orribilmente deformato, un bimbo cerebroleso. Si radunarono al centro della pianura per consultarsi tra loro. Alla fine erano pronti a presentare il loro caso. Era una mossa intelligente.
Prima di poter essere in grado di giudicarli, Dio avrebbe dovuto sopportare tutto quello che essi avevano sopportato. Dio doveva essere condannato a vivere sulla terra.
"Fatelo nascere ebreo. Fate che la legittimità della sua nascita venga posta in dubbio. Dategli un lavoro tanto difficile che, quando lo intraprenderà, persino la sua famiglia pensi che debba essere impazzito. Fate che venga tradito dai suoi amici più intimi. Fate che debba affrontare accuse, che venga giudicato da una giuria fasulla e che venga condannato da un giudice codardo. Fate che sia torturato. Infine, fategli capire che cosa significa sentirsi terribilmente soli. Poi fatelo morire. Fatelo morire in un modo che non possa esserci dubbio sulla sua morte. Fate che ci siano dei testimoni a verifica di ciò".
Mentre ogni singolo rappresentante annunciava la sua parte di discorso, mormorii di approvazione si levavano dalla moltitudine delle persone riunite.
Quando l'ultimo ebbe finito ci fu un lungo silenzio. Nessuno osò dire una sola parola. Perché improvvisamente tutti si resero conto che Dio aveva già rispettato tutte le condizioni.

"E il Verbo si fece carne" (Giovanni 1,14).

Autore: Bruno Ferrero - Libro: Solo il Vento lo sa
Casa Editrice: ElleDiCi""
 
 Non penso ci sia bisogno di commentare perchè questo racconto ipotetico è una realtà ben evidente: non alla fine dei tempi, ma ogni giorno noi ci poniamo e poniamo ad altri, quelle fatidiche domande: perchè devo soffrire? Perchè Dio permette tutto? Come può capire ciò che provo? Con quale diritti ci giudica?
Ecco, la risposta a queste domande l'uomo la conosce ormai da duemila anni, poiché Dio ha incarnato la sofferenza e il dolore, provando su di sé le torture più micidiali. Gesù si è sacrificato per noi, sottoponendosi a tentazioni, insulti, dolore, sofferenza e morte. Perciò ogni qualvolta proviamo dubbi nel cuore, ricordiamoci che Gesù ha provato tutto ciò che proviamo noi e che quindi non è poi così distante come crediamo. 
 
 

4 commenti:

Mikhael ha detto...

Questo racconto devo dire mi ha suscitato interesse ed emozione, sia per il modo con cui è scritto che per la verità che esso comunica. Ricordo una delle omelie del mio parroco in cui parlò proprio della sofferenza di Dio e sul come Lui per primo ha vissuto tutte quelle prove e difficoltà che noi tutti viviamo prima o poi nella nostra esistenza terrena. Gesù per primo ha dato l'esempio, non a chiacchiere ha insegnato ma con i fatti, con la Sua vita.

Non a caso Lui è il Maestro perché non solo la Sua Sapienza non conosce limiti ed insegna le vie della Verità, della Giustizia e dell'Amore, ma perché ha saputo insegnare con il Suo esempio.

Un caro saluto!

michele moccia ha detto...

La morte é sempre un dramma l'essere non capiti ,fraintesi calugnati e poi uccisi é un dramma si é vero che la sofferenza< di pochi giorni non regge molto il confronto rispetto a chi ha sofferto per molto tempo ,ma chi puo'giudicare un altro ,San Paolo non osava giudicare nemmeno se stesso min Romani 12 solo Dio é giusto e santo x eccellenza.

Angel ha detto...

Cari Mik, il tuo parroco aveva detto molto bene: solo che noi non ascoltiamo le prediche dei sacerdoti e non pensiamo nemmeno a cosa deve esser significato per Dio, lasciare che l'uomo facesse soffrire il Suo Figlio Unigenito. Quale padre avrebbe sacrificato il proprio figlio? Dio ha dimostrato invece di esserci più vicino di quanto noi possiamo immaginare!
Michele, ti ringrazio per il commento e ti dico che giustamente nessuno è in grado di giudicare sé stesso in maniera retta perchè siamo sempre tentati dal non vedere la trave nel nostro occhio. Dio solo è in grado di giudicare con rettitudine perchè non al di sopra di tutto. A presto!

Mikhael ha detto...

La donazione del Figlio è il più grande segno d'Amore che Egli ha fatto all'umanità. Egli ha dato quello che aveva di più caro per farci comprendere quanto è grande il Suo Amore per noi. Noi uomini invece non sempre siamo capaci di rinunciare a qualcosa di caro per seguire Lui, così ecco che ci teniamo stretti i nostri averi. Il Signore sempre per primo ha dato il buon esempio, è ora che noi lo seguiamo!

Posta un commento