venerdì 9 dicembre 2011

Questa è la nostra fede - IX parte

Continuiamo l'approfondita analisi del documento pastorale della CEI "Questa è la nostra fede": questa settimana concludiamo la parte relativa alla riscoperta dell'oggetto essenziale del primo annuncio e cioè Gesù risorto:

III. GESÙ RISORTO È LA NOSTRA SPERANZA


15. “Convertitevi e fatevi battezzare nel nome di Gesù Cristo”

Il giorno di Pentecoste, “Pietro con gli Undici si alzò in piedi e voce alta parlò» (At 2,14), comunicando alla folla la grande lieta notizia: «Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (At 2,36). Ponendo davanti agli occhi dei suoi uditori «quel Gesù» morto per amore dei peccatori, l’apostolo intende far prendere coscienza del mistero della malvagità umana: «questa generazione perversa» (At 2,40). È la malvagità per cui gli uomini non hanno esitato a condannare alla morte più infame il più giusto degli uomini.

È storia di sempre, è la nostra storia. Nell’affermazione di Pietro è racchiuso anche un altro aspetto della storia: quel Gesù che abbiamo crocifisso è morto per noi. Alla nostra cattiveria ha contrapposto il suo amore, al nostro rifiuto la solidarietà, e da questo confronto è uscito vincitore: il Padre lo ha costituito Signore e Messia. La risurrezione non è soltanto vittoria sulla morte, ma vittoria sul peccato del mondo. Non è pensabile una notizia più bella. Il racconto dell’evangelista Luca dice che al sentire queste parole gli ascoltatori «si sentirono trafiggere il cuore» (At 2,37). Nel linguaggio biblico il cuore non è la sede dei sentimenti e degli affetti, ma piuttosto il nucleo più profondo della persona, il luogo segreto dove avvengono le riflessioni più intime, dove si prendono le decisioni più importanti, dove nasce l’odio o l’amore, la scelta della verità o della menzogna. Le parole di Pietro raggiungono questo nucleo segreto e profondo degli ascoltatori, sconvolgendolo.

Quando la verità ti raggiunge nell’intimo, ti accorgi che spesso il tuo modo di pensare e di vivere è sbagliato; allora te ne dispiaci sinceramente e desideri cambiare. Essere toccati nel cuore significa tutto questo. Di qui la domanda: «Che cosa dobbiamo fare?». La risposta di Pietro è chiara e coinvolgente: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati» (At 2,37-38). Farsi battezzare nel nome di Gesù, credere nella morte e risurrezione del Signore, è percorrere a nostra volta la sua “via”, quella della croce. Non si può più vivere con la mentalità mondana: «Salvatevi da questa generazione perversa!» (At 2,40).

La risposta di Pietro non è soltanto una serie di imperativi. È anche una promessa: «Riceverete il dono dello Spirito Santo» (At 2,38). Senza la venuta dello Spirito, la storia di Gesù sarebbe rimasta chiusa nel passato, non un evento perennemente contemporaneo. Senza la forza dello Spirito, il programma di rinnovamento resterebbe lettera morta e la nostra debolezza continuerebbe ad avere il sopravvento. Senza la grazia dello Spirito Santo, noi resteremmo chiusi nel nostro egoismo; con il dono del suo amore, ci è aperta la via della salvezza.

A conclusione di questa narrazione, il libro degli Atti annota: «Quel giorno furono aggiunte circa tremila persone» (At 2,41). Convertirsi, concretamente, significa entrare a far parte della Chiesa, comunità di fede e di vita, riunita nel nome del Signore risorto e vivente. Gesù non ha indicato semplicemente una serie di principi, non si è accontentato di invitare a un generico cambiamento, ma ha chiamato i discepoli a condividere la strada che egli stesso stava percorrendo. Allo stesso modo i primi missionari non si limitano ad annunciare l’esigenza della conversione né offrono semplicemente una nuova serie di criteri orientativi; più concretamente ed efficacemente invitano gli ascoltatori a entrare a far parte del cammino della nuova comunità, che negli Atti degli apostoli è chiamata, appunto la «via» (At 9,2). Il racconto di Luca mostra con grande chiarezza che l’annuncio di Gesù non è un semplice parlare di Gesù, né la pura offerta di una dottrina, e neanche solamente una nuova proposta di vita, ma un evento che crea comunione con il Signore nella sua comunità, la Chiesa.

16. “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”

La vicenda di Gesù rivela e racconta i tre protagonisti della nostra salvezza: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, non come termine di una speculazione della nostra mente, ma come i soggetti agenti del pieno manifestarsi e comunicarsi a noi dell’amore divino: tre Persone, un solo Dio. Ogni volta che la nostra esistenza si apre alle esperienze più ricche della libertà, della giustizia e dell’amore, ci fa intuire lo splendore della vita divina che nella Pasqua si rivela. Ogni volta che siamo esposti alle prove più dure, è alla Pasqua del Signore Gesù che siamo sollecitati a tornare. La Pasqua ci fa comprendere che, quando la vita risplende, non siamo in preda a illusione e, quando c’è la prova, non siamo sull’orlo della distruzione. Noi crediamo di vivere nel segno dell’amore del Padre che ci ha creati, del Figlio che ci ha redenti, dello Spirito che ci santifica e ci conduce per Cristo, con Cristo e in Cristo a Dio Padre onnipotente.

La nostra fede è questa: «in tutto e per tutto non c’è che un solo Dio Padre, un solo Verbo, un solo Spirito e una sola salvezza per tutti quelli che credono in lui»[32]. Il primo annuncio deve saper unire correttamente la professione di fede cristologica: “Gesù è il Signore”, con la confessione trinitaria: “Credo nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo”, «poiché non sono che due modalità di esprimere la medesima fede cristiana. Chi per il primo annuncio si converte a Gesù Cristo e lo riconosce come Signore inizia un processo… che sbocca necessariamente nella confessione esplicita della Trinità»[33].

Questa fede è racchiusa nel segno della croce, il segno distintivo del cristiano, che contiene la professione brevissima della fede: non è una specie di riassunto a modo di slogan; non è un concentrato di formule ad uso delle persone che hanno fretta di definire cosa è il cristianesimo. Proprio perché la fede nella verità cristiana impegna tutta l’esistenza, l’unica concentrazione possibile, anzi necessaria, è la riduzione di ogni espressione alla radice permanente che è Gesù Signore. La formula breve della fede è una chiave per entrare nel mistero della persona di Gesù, come ci è testimoniata nelle sante Scritture e nella viva Tradizione della Chiesa.

Nel segno della croce e nelle parole che l’accompagnano, insegnateci da Cristo stesso (cfr Mt 28,19), noi professiamo il chèrigma, il cuore del messaggio cristiano: l’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù, la trinità e unità di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo. Scaturito dalla Pasqua di Cristo, il segno della croce viene consegnato al cristiano nella sua Pasqua personale, il battesimo; apre e chiude il rito della Pasqua domenicale, l’eucaristia; diventa il segno della fede espressa nella vita quotidiana, nei momenti di gioia e di sofferenza, fino alla Pasqua senza tramonto. Nel segno della croce ogni credente ritrova la sorgente della fede, le ragioni della speranza, la forza della carità.

17. Professiamo la nostra fede

 Confessiamo con vera fede
che tu, Gesù di Nazaret, sei il nostro unico Signore,
 perché sei stato crocifisso per i nostri peccati
e il Padre ti ha risuscitato per la nostra salvezza,
 nella forza dello Spirito Santo.
 Crediamo con cuore sincero
che la tua Pasqua è stata il traguardo
di un percorso breve ma intenso,
 quanto la tua giovane vita,
per proclamare l’amore di Dio agli uomini
e per riconciliarci con lui.
 Riconosciamo con vivo dolore
di averti rifiutato con i nostri peccati,
ma tu non ci hai abbandonato in potere della morte:
hai steso le braccia sulla croce
e hai dato la tua vita per noi fino all’ultimo respiro,
per farci toccare con mano
 quale grande amore il Padre tuo ha verso di noi.
 Contempliamo stupiti e commossi,
 nella tua obbedienza amorosa,
la presenza di Dio come Padre
che ti ha riconosciuto suo Figlio amatissimo;

non ti ha lasciato nel mare oscuro della morte,
ma ti ha fatto risorgere
 nella potenza dello Spirito dell’amore
e ti ha costituito Signore della vita
di ogni persona, dei popoli, della storia.
Accogliamo con intima gioia la lieta notizia:
che tu, Signore Gesù Cristo, non ti sei dimenticato di noi
e ci hai ottenuto dal Padre lo stesso Spirito
che ha animato tutta la tua vita,
fin da quando sei stato concepito nel grembo di Maria.
A coloro che accolgono la tua parola,
egli fa il dono di credere in te,
e la grazia di diventare come te, figli del Padre,
per entrare nella famiglia di Dio, la santa Chiesa,
e annunciare la bella notizia del tuo Vangelo
per la salvezza del mondo.
 Camminiamo con fede, speranza e carità,
fino a quando tu verrai
per introdurci nella festa del tuo regno.
Vieni, Signore Gesù!


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