martedì 28 dicembre 2010

Familiaris Consortio - La famiglia cristiana - VII

Continuiamo il percorso inaugurato settimana scorsa e reimmergiamoci nelle parole della Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II. Oggi vediamo il fine più importante dell'unione coniugale e cioè la procreazione. Infatti, la famiglia cristiana è preordinata all'accoglienza dei figli i quali sono espressione dell'amore coniugale che si traduce in un processo di collaborazione al disegno di Dio. Ricordo di aver ascoltato una frase di Don Zeno (fondatore di Nomadelfia) il quale si soffermava sul fatto che i figli fossero innanzitutto un inno alla vita poiché i coniugi collaboravano con Dio per far venire al mondo la vita! Dunque i coniugi dovevano esser felici più che dell'aver avuto un figlio proprio, di aver potuto partecipare alla venuta al mondo di una vita! Quest'espressione di gioia universale è una semplice realtà:  l'amore coniugale è il mezzo tramite il quale la vita nasce, ma non si ferma lì: ed ecco il ruolo della famiglia delinearsi. La famiglia deve crescere, educare questa vita ed introdurla nel mondo, ma in questo compito può e deve essere aiutata anche da tutti noi poiché la vita, sempre secondo le parole di Don Zeno, è una responsabilità di tutti gli uomini! Questa visione unitaria e universale della vita è molto emozionante: la famiglia non deve quindi isolarsi, ma deve poter contare sull'aiuto e la collaborazione di altri uomini, ricordandosi che il figlio non è una proprietà come ha specificato recentemente Sua Santità Benedetto XVI: “Il bambino non è proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo sempre nuovo, affinchè essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio”.  
Oggi leggiamo anche un riferimento importante in relazione alle coppie sterili e al loro contributo.
Ma leggiamo finalmente il pensiero della Familiaris Consortio:

PARTE SECONDA

IL DISEGNO DI DIO SUL MATRIMONIO E SULLA FAMIGLIA

I figli, preziosissimo dono del matrimonio

14. Secondo il disegno di Dio, il matrimonio è il fondamento della più ampia comunità della famiglia, poiché l'istituto stesso del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione ed educazione della prole, in cui trovano il loro coronamento (cfr. «Gaudium et Spes», 50).

Nella sua realtà più profonda, l'amore è essenzialmente dono e l'amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca «conoscenza» che li fa «una carne sola» (cfr. Gen 2,24), non si esaurisce all'interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita ad una nuova persona umana. Così i coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente della unità coniugale e sintesi viva ed indissociabile del loro essere padre e madre.

Divenendo genitori, gli sposi ricevono da Dio il dono di una nuova responsabilità. Il loro amore parentale è chiamato a divenire per i figli il segno visibile dello stesso amore di Dio, «dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome» (Ef 3,15).

Non si deve, tuttavia, dimenticare che anche quando la procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo valore. La sterilità fisica infatti può essere occasione per gli sposi di altri servizi importanti alla vita della persona umana, quali ad esempio l'adozione, le varie forme di opere educative, l'aiuto ad altre famiglie, ai bambini poveri o handicappati.

La famiglia, comunione di persone

15. Nel matrimonio e nella famiglia si costituisce un complesso di relazioni interpersonali - nuzialità, paternità-maternità, filiazione, fraternità -, mediante le quali ogni persona umana è introdotta nella «famiglia umana» e nella «famiglia di Dio», che è la Chiesa.

Il matrimonio e la famiglia cristiani edificano la Chiesa: nella famiglia, infatti, la persona umana non solo viene generata e progressivamente introdotta, mediante l'educazione, nella comunità umana, ma mediante la rigenerazione del battesimo e l'educazione alla fede, essa viene introdotta anche nella famiglia di Dio, che è la Chiesa.

La famiglia umana, disgregata dal peccato, è ricostituita nella sua unità dalla forza redentrice della morte e risurrezione di Cristo (cfr. «Gaudium et Spes», 78). Il matrimonio cristiano, partecipe dell'efficacia salvifica di questo avvenimento, costituisce il luogo naturale nel quale si compie l'inserimento della persona umana nella grande famiglia della Chiesa.

Il mandato di crescere e moltiplicarsi, rivolto in principio all'uomo e alla donna, raggiunge in questo modo la sua intera verità e la sua piena realizzazione.

La Chiesa trova così nella famiglia, nata dal sacramento, la sua culla e il luogo nel quale essa può attuare il proprio inserimento nelle generazioni umane, e queste, reciprocamente, nella Chiesa.

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