Non c’è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore.
La loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua seduce. (Salmo 5,10)
Meditavo sul versetto di questo Salmo alcuni giorni or sono. Durante la meditazione mi sono sorpreso ad interrogarmi circa il giudizio che i futuri storici daranno di questa porzione di tempo e di storia che stiamo attraversando. Pensavo che lo giudicheranno come il tempo della verità messa a tacere, ma, soprattutto, il tempo nel quale l’uomo ha smarrito il proprio cuore.
Troppe parole per non dire nulla e per nascondere la vacuità del cuore abitato solo da solitudine e da smarrimento, da una durezza, spesso spietata, da cui dilaga il male che genera altro male, come una catena i cui anelli sono stretti tra di loro in una insopportabile sequenza.
E’ il tempo del cuore infartuato, del cuore indurito, del cuore che non sa più amare.
L’odio è la morte del cuore.
Il risentimento è la sua grave patologia.
La rabbia è la sua follia.
Come sono profondamente vere le parole di Gesù e soprattutto così attuali: “Dal cuore provengono propositi malvagi, omicidi, adulteri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie…” (Matteo, 15,19).
Non c’è più Parola, quella che nasce dal silenzio, dai profondi spazi interiori e che è capace di costruire un mondo di bontà e di bellezza. Si sono inaridite le sorgenti del cuore….
Non desidero continuare la descrizione di questa pessimistica visione delle cose e dell’uomo. Voglio ostinatamente essere un ‘uomo che, nonostante tutto, osa sperare.
La speranza infatti è una scommessa vincente quando essa è riposta nel Cuore di Dio.
Nò, infatti, non ci si può fermare alla semplice constatazione del cuore smarrito. Dobbiamo invece porci seriamente la domanda: “Come possiamo ritrovarlo?” . Questo significa ritrovare la strada che ci riconduca al Cuore.
La Parola di Gesù è rivolta a questo nostro tempo, al nostro oggi, con tutta la sua affascinante provocazione. Il primo passo per ritrovare il Cuore è accogliere le provocazioni di Dio.
Ecco la più grande delle sue provocazioni: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Matteo 5,7). E’ la quinta beatitudine del Vangelo. Quella di cui c’è un immenso bisogno oggi. La misericordia rimette in movimento il cuore, lo riapre alla vita e diventa il centro di irraggiamento dell’Amore.
Lo indica la stessa parola che nella lingua latina appare nella sua evidenza: miseris-cor-dare, donare il cuore ai miseri, ai bisognosi. La misericordia ci fà ritrovare il cuore smarrito nelle vie buie dell’egoismo e delle passioni.
Miseri, bisognosi, poveri oggi nel mondo ce ne sono tantissimi. Li ha prodotti l’egoismo dei potenti e l’indifferenza di molti.
Il mondo soffre per mancanza di Cuore! Gesù proclama felici e quindi beati coloro che apriranno i loro cuore a coloro che hanno bisogno di un po’ di calore umano e di maggiore attenzione.
Ascoltare la Parola che ci richiama la misericordia è già un andare alla ricerca del Cuore perduto.
C’è ancora chi sà veramente amare fino in fondo e senza riserve senza pensare a sè stesso? Se c’è, costui ha ritrovato il suo Cuore.
C’è chi sa condividere? Se c’è, costui ha ritrovato la via che conduce al Cuore.
C’è chi sa consolare, dimenticando magari la propria sofferenza? Se c’è costui, egli ha ritrovato lo spazio del suo Cuore.
C’è chi sà donare anche la vita pur di salvare quella dell’altro? Costui, se c’è, ha trovato l’orizzonte nuovo che dona ossigeno al suo Cuore ritrovato.
Cuore! Sì, è vero, questa parola ricorre, usatissima, nel comune linguaggio delle canzonette amorose (fà rima con amore!), nei tanti modi di dire, parola pronunciata senza impegno.
Ma che cosa è la misericordia? Che cosa significa quest’unica via che ci fà ritrovare il Cuore smarrito?
Bisognerebbe saper leggere la Storia della Salvezza, la Storia della Rivelazione di Dio, per conoscerla. Essa infatti è un attributo proprio ed esclusivo di Dio. Indica la sua propensione verso i deboli, gli afflitti, i poveri, gli ammalati, i peccatori.
Per ritrovare il Cuore bisogna conoscere il Volto di questo Dio che si è reso visibile nel Suo Figlio, il Signore Gesù. E’ un volto i cui occhi sono sempre rivolti verso i suoi figli, come nella parabola del Padre misericordioso raccontataci da Luca (Luca, 15,11 e seg.).
Il vocabolario ebraico dell’Antico Testamento ha, a tal riguardo, una grande ricchezza semantica. Il termine più indubbiamente significativo è rahamim che alla lettera stà ad indicare le viscere materne: esprime quindi una profonda componente di tenerezza e che trova la sua massima espressione nella compassione, cioè quel moto del cuore che si commuove fino a farsi compartecipe della sofferenza dell’altro.
Il Vangelo ci mostra il Volto della tenerezza di Dio: è Gesù, il sommo sacerdote misericordioso (Ebrei, 2,17). Egli spalanca il cuore di tenerezza ai miseri che gli gridano: Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!” . Il Cuore trafitto di Gesù sulla Croce diventa il simbolo ed il segno di un amore fatto di compassione, un cuore aperto per accogliere.
Ecco il Cuore perduto che questa umanità deve poter ritrovare. Questo Cuore deve diventare il nostro Cuore. Ecco: si è smarrito il cuore perché non si riesce più a contemplare il Cuore, voglio dire il Cuore di Dio il quale ha travasato le sue ricchezze nel Cuore del Figlio perché giungessero fino a noi.
Quel Cuore è stato bandito dalla storia: forse perché troppo intransigente? Forse perché troppo inquietante? Forse perché ci chiede un amore “scomodo”? Oppure perché è troppo ingombrante per i sempre più vivi interessi personalistici? O forse perché, infine, quel Cuore ci perseguita e chiede di essere accolto per diventare “nostro” a tal punto che proviamo paura di mettere da parte i nostri egoismi più radicati?
Eppure senza quel Cuore non si può ricostruire la vita, una storia, una civiltà, una cultura dell’Amore. Senza quel Cuore non ci potrà mai essere pace né sociale, né tantomeno pace interiore.
La misericordia è il termometro della perfezione evangelica e tutti saremo giudicati in base ad essa.
La misericordia è la via regale che ci riconduce al ritrovamento del cuore perduto. Essa è la medicina che guarisce tutte le cardiopatie spirituali che ci portiamo appresso. Essa cura le nostre sclerosi cardiache e alla fine ci dona un cuore nuovo, un cuore di carne capace finalmente di amare e di creare vita!
Qui e non altrove ci sono le radici per costruire una civiltà ed una cultura nuova secondo il disegno del Padre.
E qui si innesca il mio sogno che, credo, sia anche il sogno di Dio.
Sogno comunità cristiane povere e senza orpelli ed apparati, dove non ci sia altra preoccupazione che la fedeltà al Vangelo e ai poveri.
Sogno comunità cristiane vicine, prossime all’uomo, ad ogni uomo, che sappiano raccogliere, come perle preziose, le gioie e le speranze, i dolori e le angosce di ogni
persona che passa loro accanto e che magari non conoscono.
Sogno comunità cristiane aperte alle attese e alle speranze dell’umanità.
Sogno comunità cristiane che sappiano vivere nella provvisorietà, poiché passa la figura di questo mondo, e a motivo di questo sanno dare stabilità al mondo che attende la pace e la giustizia vera.
Sogno comunità cristiane che sappiano bandire, come una cosa obbrobriosa, ogni senso di potere e di rivalità, per poter servire il povero e l’ultimo.
Sogno infine una comunità cristiana che abbia “Cuore”, quello di Dio: nascosto, ma attento a tutti i bisogni di ogni fratello o sorella.
Signore Gesù, per la tua santa Croce vittoriosa, per il tuo Cuore trafitto dalla lancia, aiutaci a ritrovare in te il nostro cuore e con esso ad amare senza confini. Amen. FONTE
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