venerdì 10 settembre 2010

Imparando con le Lettere Apostoliche - Decimo appuntamento

 Torna l'appuntamento settimanale con "Imparando con le Lettere Apostoliche". Il cammino di oggi si sofferma sugli ebrei che non hanno saputo riconoscere il messaggio di Dio e su due pilastri della nostra fede: la morte e l'ascensione di Gesù Cristo!

Decima parte della Lettera di San Paolo apostolo ai Romani

10

1Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la loro salvezza. 2Rendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza; 3poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. 4Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede.

5Mosè infatti descrive la giustizia che viene dalla legge così: L'uomo che la pratica vivrà per essa. 6Invece la giustizia che viene dalla fede parla così: Non dire nel tuo cuore: Chi salirà al cielo? Questo significa farne discendere Cristo; 7oppure: Chi discenderà nell'abisso? Questo significa far risalire Cristo dai morti. 8Che dice dunque? Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo. 9Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. 10Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. 11Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. 12Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. 13Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.

14Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? 15E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!

16Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? 17La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. 18Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt'altro:

per tutta la terra è corsa la loro voce,
e fino ai confini del mondo le loro parole.


19E dico ancora: Forse Israele non ha compreso? Già per primo Mosè dice:

Io vi renderò gelosi di un popolo che non è popolo;
contro una nazione senza intelligenza
susciterò il vostro sdegno.

20Isaia poi arriva fino ad affermare:

Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano,
mi sono manifestato a quelli che non si rivolgevano a me,
21mentre di Israele dice: Tutto il giorno ho steso le mani verso un popolo disobbediente e ribelle!


COMMENTO

Ancora una volta, San Paolo si sofferma sugli ebrei, chiamandoli fratelli. Permettetemi di soffermarmi su questo piccolo passo. E' importante che venga stabilito da San Paolo che gli ebrei sono fratelli nonostante abbiano perso la bussola che è data dalla conoscenza di Gesù Cristo. Egli prega per loro e per la loro salvezza e li apprezza per lo zelo che essi hanno nei riguardi di Dio. Oggi, purtroppo, idee malsane circolano circa gli ebrei che vengono considerati come progenie del demonio e come responsabili di ogni cosa brutta di questo mondo. E queste idee non sono atee, ma derivano (e questo mi dispiace molto) anche da cristiani i quali pensano che gli ebrei debbano pagare per aver ucciso Gesù e per aver progettato la fine del mondo. Queste sciocchezze vengono smentite non solo dalla Bibbia, ma anche dagli insegnamenti della Chiesa Cattolica e se avevamo qualche dubbio, oggi San Paolo lo elimina, chiamando comunque fratelli, coloro che appartengono, pur sempre, al popolo di Dio.

In realtà questo è un tema delicato fondato sul fatto che gli ebrei non hanno saputo riconoscere Gesù nemmeno attraverso le parole dei profeti. Per chi ci segue attentamente, abbiamo visto nei salmi di David che lo Spirito Santo aveva già annunciato l'avvenuta del Messia che in tutto e per tutto rappresenta proprio Gesù. E San Paolo oggi richiama persino Mosè e profeti di notevole importanza come Isaia. Il loro è stato un annuncio unanime non solo della Venuta del Messia, ma anche dell'universalizzazione del messaggio di Dio che avrebbe raggiunto le genti di ogni terra, persino coloro che non avevano mai invocato il nome di Dio. In quest'annuncio è incluso anche il fatto che gli ebrei, pur avendo avuto un contatto diretto con Dio per secoli interi, essi non sono riusciti a captare il Suo messaggio di salvezza al punto che Dio è stato trovato da chi non lo cercava ed è stato perso da chi lo ha avuto sempre al proprio fianco. Questo è il paradosso della vicenda ebraica: l'aver avuto Dio sempre accanto e non esser riusciti a comprendere il Suo progetto di salvezza per il mondo intero. Ma, escluso questo, nessuno può permettersi di emanare sentenze su di loro poiché essi sono pur sempre nostri fratelli che servono Dio con zelo e puntualità: nostro compito è seguire ciò che ha detto San Paolo e cioè pregare per la loro salvezza.

Ma questo passo non si esaurisce qui: in realtà esprime due punti essenziali su cui si basa la nostra fede, cioè la fede cristiana: la morte e l'ascensione di Gesù. Gesù è infatti morto ed è sceso negli inferi così come il Vangelo lo ha descritto. Ma poi, dopo la Resurrezione dai morti, Gesù è salito al Cielo per sedere alla Destra del Padre. Chi pone il dubbio sul Paradiso o chi pone dubbio sull'Inferno, pone il dubbio su Gesù stesso e sulla sua morte e Resurrezione. Oggi, purtroppo, ascoltiamo molti cristiani mettere in dubbio l'esistenza dell'Inferno e questo è grave: significa non avere fede in Gesù e non credere nel Suo percorso di salvezza dell'umanità. Per questo, San Paolo espone questi pensieri perchè il dubbio sull'Inferno (sul Paradiso il dubbio è minore, e forse riguarda più l'inganno del fatto che tutti vi possono accedere indipendentemente da tutto.) è diffuso tra i cristiani, non solo dell'epoca, ma di tutte le generazioni. Aver fede significa questo: "Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo". Giustizia e salvezza derivano da questo enunciato poiché esso richiama non solo la bocca che lo pronuncia, ma anche il cuore che lo concepisce.

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