mercoledì 18 agosto 2010

Pastore, Giustizia e Misericordia, Carità

Oggi, ci sono tre cose che mi hanno colpito e che ritengo molto interessanti e degni di riflessione. Le prime due riflessioni riguardano la Prima Lettura e il Vangelo di oggi. Nella Prima Lettura leggiamo infatti, dal Libro di Ezechiele, la Parola di Dio nei confronti dei pastori del Suo gregge. Sono parole duri, che mostrano il destino di chi ha usato il bastone dalla parte sbagliata: invece di usarlo per attirare nell'ovile le pecore, il bastone viene usato per spaventare le pecore e quindi allontanarle dall'ovile. Ma a chi si riferisce Dio con queste parole? Il nostro pensiero cade sicuramente sui farisei che erano addetti al pascolo del gregge, ma che come mostrerà Gesù, avevano il cuore troppo duro per svolgere il loro compito. Anzi, Gesù dirà di loro:  “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ‘‘rabbì’’ dalla gente."

E questo è solo uno dei tanti richiami che Gesù fa nei riguardi dei farisei del tempo: li chiamerà anche sepolcri imbiancati, belli fuori, ma putridi dentro e li apostroferà in molti modi, anche pesanti. Quindi sembra lapalissiano che il riferimento di queste parole di Dio siano rivolte proprio ai pastori del popolo di Israele, rei di aver condotto il popolo alla perdizione, lontano dal loro Dio. Ma bisogna tener ferme queste parole anche oggi: noi sappiamo di come la Parola di Dio sia immutabile e valida in ogni momento della storia del mondo: tutt'oggi, questa Parola risuona, o meglio, deve risuonare nelle teste di coloro che hanno il compito di pascolare il gregge di Dio. Il riferimento va dunque ai sacerdoti e a tutti i membri dell'ordine sacerdotale che si devono comportare diversamente da coloro a cui Dio stesso si riferisce con queste parole: "Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. " Essi dunque devono rendere forti le anime deboli, devono aver cura delle inferme, devono fasciare quelle ferite e riportare quelle disperse. Devono anche andare in cerca delle anime smarrite di questo mondo come farebbe il Buon Pastore della Parabola di Gesù.

 Ma dobbiamo tener presente che chiunque ha nelle mani, il destino di altre pecore, è sottoposto a queste Parole: se dunque noi evangelizziamo e testimoniamo la Verità, dobbiamo farlo tenendo conto di queste parole. Dobbiamo cercare allora di comportarci come Dio vuole, cercando di portare nell'ovile quelle pecore che vediamo disperse lungo il cammino. Un brav'uomo cosa farebbe se vedesse le pecore del suo padrone disperse lungo la collina? Li lascerebbe lì perchè non è suo compito riportarle indietro oppure cercherebbe di riprenderle tutte e di riportarle indietro nell'ovile a cui appartengono?

La seconda riflessione riguarda la Parola di Cristo ed in particolar modo un messaggio che si evince dal Vangelo di oggi, davvero lontano dalla nostra mentalità. La Parabola dei Vignaioli mostra infatti una giustizia sconosciuta alle nostre menti: ci sono lavoratori che hanno lavorato chi una giornata intera, chi mezza giornata e chi poche ore appena. La nostra giustizia umana richiederebbe un trattamento economico diverso, a seconda delle ore di lavoro effettivo. Invece Gesù ci sorprende tutti e guardiamo cosa il padrone della Vigna risponde al lavoratore che ha lavorato di più (e che voleva più di chi ha lavorato meno): “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.  E Gesù conclude la Parabola dicendo: "Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi".
Sfido chiunque a dirmi chi avrebbe mai potuto concepire una giustizia del genere: tutti noi avremmo sbraitato dinanzi ad una cosa simile perchè noi la riteniamo ingiusta. Questo deve farci riflettere sul concetto di giustizia: Dio non ragiona come noi ragioniamo poichè noi abbiamo una sapienza limitata e per di più influenzata dal male e dal mondo. Dio è esente da influenze e condizionamenti e ragiona seconda una giustizia perfetta che tiene conto degli interessi di tutti. Gesù vuole mostrare come la Giustizia di Dio sia mossa dalla Sua Misericordia. Più volte nel Vangelo abbiamo visto Gesù condonare il peccato altrui, apparentemente senza alcun motivo: noi siamo tentati dal pensare che una prostituita non può meritare il paradiso così come un ladrone o un esattore avido: eppure Gesù perdona loro con semplicità perchè Lui vede quello che noi non riusciamo a vedere: il cuore delle persone. I farisei e gli anziani non vedevano il cuore e per questo condannavano con facilità: Gesù vede i cuori, vede il pentimento e la Sua Misericordia inonda il cuore altrui fino a distruggere ogni infedeltà compiuta. Ecco perchè Gesù ci dice sempre di imparare a usare misericordia verso gli altri e a non giudicare perchè noi guardiamo con occhi umani e giudichiamo con cuore indurito: e non ci rendiamo conto che i primi da condannare siamo proprio noi che ci ergiamo a giudici! Per questo Gesù ci dice: "Con lo stesso metro con cui giudicherete sarete giudicati"

Infine, poche battute sul Santo che oggi la Chiesa Cattolica ricorda: Sant'Elena, Madre di Costantino. Anche lei oggi va in controtendenza: ella è ricca, potente, può avere tutto ciò che desidera. Eppure ... si segnalò per la sua pietà, facendo del bene ai bisognosi, ai condannati alle carceri e alle miniere, riuscendo a farne liberare molti. Probabilmente influì anche sul figlio che, con l'Editto di Milano, diede la libertà di culto ai cristiani. Durante un viaggio in Palestina, da cui riportò importanti reliquie, fece costruire varie basiliche, tra le quali quelle della Natività e della Ascensione (chiesacattolica.it). Ecco un esempio di come le ricchezze e il potere possono anche non prendere il sopravvento se si vive nella Guida del Signore: se ci si lascia guidare dallo Spirito di amore e carità, allora le ricchezze non offuscano né ottenebrano la mente. Sant'Elena ha saputo trovare il modo migliore per impiegare le risorse di cui disponeva e ha saputo così divenire un esempio per i ricchi di ogni tempo: usate ciò che possedete ai fini di amore e carità e non per fini egoistici e protezionistici. Speriamo che questa lezione di oggi venga colta dai molti ricchi e potenti di questo mondo che sembrano duri di orecchi (e di cuore...).

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