venerdì 27 agosto 2010

Imparando con le Lettere Apostoliche - Ottavo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con "Imparando con le Lettere Apostoliche". Il cammino di oggi ci porta a comprendere la conseguenza della nostra scelta tra carne e spirito e ci porta a riconsiderare la vita attuale nell'ottica dell'eternità e della gloria futura.

Ottava parte della Lettera di San Paolo apostolo ai Romani
 
Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito.

Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.

Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.

Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!". Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo?  Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.

Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio.

Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.
Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto:

Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo trattati come pecore da macello.


Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.

COMMENTO PERSONALE

Anche oggi, il cammino ci porta a considerare la divisione tra carne e spirito che tanto tormenta l'essere umano. La scorsa volta avevamo visto il conflitto che nasceva contro sé stessi perchè mentre una parte voleva seguire ardentemente Dio, un'altra parte non riusciva a rinunciare al piacere carnale. San Paolo ripropone questa contrapposizione e svela il destino, o meglio la conseguenza, di questa scelta: e sì, perchè una scelta deve essere compiuta tra la carne e lo spirito. Non si può vivere una vita a metà strada perchè non saremmo né buoni e né cattivi e il pensiero di Gesù su queste persone non è dei migliori: nell'Apocalisse lo leggiamo chiaramente: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca (Ap 3,15-16)". 

Posto che una scelta deve essere compiuta, se noi vogliamo essere chiamati figli di Dio dobbiamo riconoscere che dentro di noi abita il Suo Spirito e che per questo motivo dobbiamo rinunciare alle impurità che inficiano la Sua Santità. Ma se invece inganniamo noi stessi, giustificando il peccato e adducendo a scusa che i tempi di oggi sono cambiati, allora non lo Spirito di Cristo abita in noi, ma uno spirito ingannatore. E se abita in noi uno spirito ingannatore, allora non siamo in grado di capire che il bene e il male non presentano sfumature. Ecco perchè San Paolo ci tiene a presentare la conseguenza della nostra scelta, perchè già ai suoi tempi, il peccato era diffuso e con esso anche l'inganno. La conseguenza per tutti coloro che vorranno seguire la legge della carne, sarà la morte: a questo principio non vi è attenuazione perchè si è preferito scegliere la strada facile del piacere piuttosto che la strada dura del sacrificio. Per coloro che invece resisteranno alle opere della carne e che quindi vivranno secondo lo Spirito, ad essi Dio riserverà la vita: quella vita che Gesù stesso ci ha promesso invitandoci a Seguirlo. Ma come ottenere questa vita? La possiamo ottenere caricandoci, ogni giorno, delle nostre croci, così come specificato da Gesù: "Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Matteo 16:24). Certo non è un compito facile, ma questo lo sapevamo considerando che la porta che conduce al Regno è stretta mentre quella che conduce alla perdizione è molto larga: d'altronde, quale merito avremmo se non sacrificassimo ora qualcosa? Non riusciamo a vivere con l'ottica del futuro dopo-morte: noi viviamo la nostra vita pensando al presente e al massimo, al futuro di questa vita: lo facciamo con il lavoro, con il risparmio, con le preoccupazioni materiali. Ma quanti vivono la loro vita con lo sguardo teso all'eternità? Pochi, per questo le sofferenze che patiamo ci sembrano insopportabili e ingiuste: ma se imparassimo, come i santi (e in special modo Padre Pio che sopportava in silenzio e con il sorriso sulle labbra), a guardare con gli occhi volti all'eterno, allora tutto ci sembrerebbe più sopportabile e meno doloroso. Anche la prospettiva della morte cambierebbe posto che essa non ha mai la parola fine su di noi. Infatti, se guardassimo alla morte come un allontanamento temporaneo dai nostri cari, allora ci sembrerebbe meno dolorosa perchè vivrebbe in noi la speranza della ricongiunzione. Pensate agli atei che affrontano la morte come la fine di ogni cosa: il loro dolore è moltiplicato a dismisura perchè non hanno speranza né fede. 

E non siamo noi soli a tendere lo sguardo verso l'eterno e la gloria futura: tutto il creato attende quel momento glorioso per liberarsi dalla corruzione e dal peccato: in particolare, il creato attende di liberarsi dal deterioramento causato dall'uomo che l'ha sottomessa per scopi iniqui. Tutto il creato dunque attende con trepidazione il momento della gloria proprio come una donna incinta attende di vedere il proprio bambino: si tratta di una attesa lunga e spasmodica (e dolorosa), ma che alla fine si conclude con la gioia più grande.

Dunque, tutta la creazione e quindi anche noi, attendiamo il momento in cui la Gloria si rivelerà in noi. Ma già da ora, dentro di noi, è presente Dio perchè Egli ci ha chiamati, ci ha plasmati ad immagine Sua e del Suo Figlio Gesù: se dunque Dio è con noi, cosa dobbiamo temere? In realtà, tutto è contro di noi: avere Dio con noi, significa avere il resto del mondo contro di noi. Le persecuzioni che tutt'oggi proseguono, ne sono la prova più attuale e concreta: ma nella quotidianità vediamo l'intolleranza verso il giusto e le sue regole. Vediamo il male digrignare i suoi denti quando si alza qualcuno a chiamare la moralità e l'etica: guardiamo alla politica che non sopporta il moralismo e l'etica. Proprio perchè ciò che è bene, attira l'odio del male che invece vorrebbe liberarsi dalla Legge e dalla coscienza. E siccome il giusto pone regole giuste e pone giusti interrogativi, allora l'empio lo contrasta con ogni mezzo.

Ma anche se il resto del mondo è contro il giusto, egli non ha nulla da temere perchè niente e nessuno può distruggere o separare Dio e il Suo figlio, visto e considerato che l'amore prevale sempre su ogni cosa. Ecco perchè il mio pensiero coincide con quello di San Paolo e così ogni pensiero, di ogni cristiano che si reputa figlio di Dio, deve coincidere con quello paolino: "Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore".


2 commenti:

Enza ha detto...

Passo per un dolce saluto caro Angel. Buona domenica ci sentiamo in settimana per i commenti. Ciaoooo

Angel ha detto...

Ricambio di cuore, cara Enza!! A presto!!!

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