venerdì 20 agosto 2010

Imparando con le Lettere Apostoliche - Settimo appuntamento

Torna l'appuntamento settimanale con "Imparando con le Lettere Apostoliche". Il cammino di oggi ci porta a comprendere il motivo del conflitto che viviamo dentro di noi, tra bene e male.

Settima parte della Lettera di San Paolo apostolo ai Romani


""O forse ignorate, fratelli - parlo a gente esperta di legge - che la legge ha potere sull'uomo solo per il tempo in cui egli vive? La donna sposata, infatti, è legata dalla legge al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è libera dalla legge che la lega al marito. Essa sarà dunque chiamata adultera se, mentre vive il marito, passa a un altro uomo, ma se il marito muore, essa è libera dalla legge e non è più adultera se passa a un altro uomo. Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla legge, per appartenere ad un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio. Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. Ora però siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera.

Che diremo dunque? Che la legge è peccato? No certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri. Senza la legge infatti il peccato è morto e io un tempo vivevo senza la legge. Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita e io sono morto; la legge, che doveva servire per la vita, è divenuta per me motivo di morte. Il peccato infatti, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. Così la legge è santa e santo e giusto e buono è il comandamento. Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! È invece il peccato: esso per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento.

Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.""

COMMENTO

Chiunque rinasce nello Spirito si accorge di un conflitto interiore enorme che lo porta quasi a combattere contro sé stesso. Questo conflitto è dato dal fatto che quando si viveva lontani dallo Spirito, non si conosceva il peccato e tutto veniva considerato giusto. Quando poi interviene la conversione, si comincia a vedere con occhi diversi e si comincia a vedere alle proprie azioni da una prospettiva completamente diversa, data dalla conoscenza della Legge. San Paolo oggi, ci mostra la conseguenza della conversione di cuore che tutti noi, prima o poi, sperimentiamo. Raramente si incontra una persona che non sia vissuta, almeno per un breve periodo, lontano da Dio e dai Suoi comandamenti. E' innegabile che molti di noi erano all'oscuro di molte cose, compresi il peccato. Prendiamo ad esempio, un peccato molto forte che ritroviamo molto spesso nelle persone che si convertono a Cristo. Sto parlando dell'autoerotismo, un azione che viene compiuta senza nemmeno pensarci perchè non si pensa che sia sbagliato. Quando, ad un certo punto della vita, arriva Gesù a bussare alla porta del nostro cuore, cominciamo a vedere con occhi diversi e ci accorgiamo che quello che facevamo prima di conoscere Gesù era sbagliato profondamente. Ecco, ciò che ritenevamo naturale, comincia a sembrarci un obbrobrio, un impurità che ci allontana da Dio.

San Paolo spiega il motivo di questo cambiamento di prospettiva: il tutto deriva dalla conoscenza della Legge. Quando si vive lontani da Cristo, si vive lontani anche dalla Legge di Dio: ma quando si cerca di tornare a Cristo, allora si riconsidera anche la Legge di Dio perchè temiamo di commettere qualcosa di sbagliato agli occhi di Dio. Questo è il passaggio che ci porta a riconoscere la nostra schiavitù: infatti, tornando all'esempio precedente, molti soffrono il passaggio tra queste due vite e si rendono conto di non poter resistere al richiamo carnale. Più vogliono smettere e più cadono: perchè? San Paolo lo dice: "Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri". Può sembrare paradossale, ma è la verità. Troviamo difficoltà ad uscirne perchè abbiamo la paura di non uscirne e dentro di noi si scatenano quei desideri che noi non vorremmo avere. E' come quando non si vuole pensare al dolore, ma lo si prova ugualmente e più forte di prima. La carne è debole e quando non è sottoposta allo Spirito, si scatena più forte che mai: "... infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio". Questa frase è la sintesi perfetta: noi compiamo il male che non vogliamo compiere! Questo perchè la Legge ci ha mostrato il male e noi ora lo desideriamo perchè non possiamo più compierlo. E' un intricato percorso psicologico, tipico della natura umana, ma che può essere compreso se vissuto personalmente.

Quando però rinati in Cristo, ci sforziamo di uscire dal peccato, le cose cambiano: infatti, non siamo più noi a peccare, ma il peccato che abita in noi. Ecco perchè confessando il nostro peccato, la nostra anima si rialza come una libellula: perchè non è lei che pecca, ma il peso del peccato la porta nel tormento. E il tormento più grande è la paura: la paura di non poter resistere alle tentazioni e di non meritare il perdono di Dio. Padre Pio diceva sempre che noi non dovevamo concentrarci sul peccato perchè altrimenti satana avrebbe avuto un potere maggiore su di noi: la paura, infatti, moltiplica il potere persuasivo della tentazione e fa traballare le nostre difese.
Ma allora questo vuol dire che possiamo peccare quanto vogliamo? No, perchè noi non siamo più sotto il dominio della carne, ma dello Spirito: non si può pretendere di seguire entrambe le vie così come non si possono servire due padroni (Gesù disse: "Non si può servire Dio e Mammona"). Essendo sotto lo Spirito, la carne non può dominarci per sempre. E quindi nasce il conflitto che si traduce nelle tentazioni: ma le tentazioni vanno respinte e non accolte a braccia aperte. Gesù diceva per questo: "pregate per non cadere in tentazione". Il conflitto è evidente e San Paolo lo mostra così: "Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. "

Ma si avrà una fine a questo tormento? Certo che si avrà una fine perchè siamo destinati ad essere liberati da questo corpo mortale e dalla sua corruzione grazie all'opera redentrice di Gesù Cristo e quindi uniamoci a San Paolo nel dire: "Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!"


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