domenica 20 ottobre 2013
Tutti missionari
Commento di Mons.Antonio Riboldi alla speciale giornata che viviamo oggi ed alla Liturgia odierna:
Oggi, tutta la Chiesa, in ogni parte del mondo, celebra la GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE. E così il S. Padre, nel Messaggio, scrive:
"Quest'anno celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale mentre si sta concludendo l'Anno della fede, occasione importante per rafforzare la nostra amicizia con il Signore e il nostro cammino come Chiesa che annuncia con coraggio il Vangelo.... L'Anno della fede, a cinquant'anni dall'inizio del Concilio Vaticano II, è di stimolo perché l'intera Chiesa abbia una rinnovata consapevolezza della sua presenza nel mondo contemporaneo, della sua missione tra i popoli e le nazioni. La missionarietà non è solo una questione di territori geografici, ma di popoli, di culture e di singole persone, proprio perché i "confini" della fede non attraversano solo luoghi e tradizioni umane, ma il cuore di ciascun uomo e di ciascuna donna. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato in modo speciale come il compito missionario, il compito di allargare i confini della fede, sia proprio di ogni battezzato e di tutte le comunità cristiane: «Poiché il popolo di Dio vive nelle comunità, specialmente in quelle Diocesane e parrocchiali, ed in esse in qualche modo appare in forma visibile, tocca anche a queste comunità rendere testimonianza a Cristo di fronte alle nazioni» (Decr. Ad gentes, 37). Ciascuna comunità è quindi interpellata e invitata a fare proprio il mandato affidato da Gesù agli Apostoli di essere suoi «testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8), non come un aspetto secondario della vita cristiana, ma come un aspetto essenziale: tutti siamo inviati sulle strade del mondo per camminare con i fratelli, professando e testimoniando la nostra fede in Cristo e facendoci annunciatori del suo Vangelo."
Le parole di Papa Francesco sono risposte a domande che da sempre ci coinvolgono: chi Dio ?manda ad evangelizzare'? In altre parole, chi sono ?i missionari' in ogni tempo e soprattutto oggi? A chi si rivolge Gesù?
Dove è oggi il campo della missione: solo nei Paesi che non sono ancora venuti a conoscenza del Vangelo e, quindi, della loro chiamata alla santità ed alla felicità del Cielo, o anche tra di noi?
Sorge spontanea la domanda: noi, che ci chiamiamo cristiani, siamo ?terra di missione' o ?popolo missionario'?
Troppo spesso, proprio nel nostro Occidente sviluppato, si respira un'aria di completa ?ignoranza della Parola del Vangelo', tanto che nasce il dubbio: non saremo forse noi da evangelizzare?
Sarà colpa di tanti fattori, della Chiesa, che non ha saputo trovare i modi per evangelizzare, o della famiglia, o...di tutti?
Un caro amico missionario mi confessò un giorno: ?Quanta poca fede c'è tra voi, al contrario della mia gente, in missione, che, non solo crede e sa a Chi crede e quale impegno contiene la fede, ma per la quale credere è grande festa: festa di una vita con Cristo!'.
Paolo VI, vero appassionato di Cristo, così ci ?provoca' ed annuncia:
"Se io domandessi agli uomini del nostro tempo: chi ritenete che sia Gesù Cristo? Come Lo pensate? Ditemi: chi è il Signore? Chi è questo Gesù che noi andiamo predicando da tanti secoli e che riteniamo, ancora più necessario della nostra vita, annunciarLo alle anime?
Alla domanda, alcuni, molti, non rispondono, non sanno che dire. Esiste come una nube - e questa è opaca, pesante - di ignoranza che preme su tanti intelletti. Si ha una cognizione vaga di Cristo, non Lo si conosce bene: si cerca, anzi, di respingerLo. Al punto che all'offerta del Signore di voler essere, per tutti, Maestro e Guida, si risponde di non averne bisogno e si preferisce tenerLo lontano. Quante volte gli uomini respingono Gesù e non lo vogliono sui loro passi, lo temono più che identificarlo e amarlo. C'è persino chi urla contro Cristo: "Via!" - è il grido blasfemo alla croce! - Non c'è posto per Iddio, né per la religione: si affannano a cancellare il Suo Nome e la Sua Presenza. Tale è il contenuto di questo laicismo sfrenato che incalza fino alle porte delle nostre chiese e che in tanti Paesi, ancor oggi, infierisce.
Noi, che ci diciamo di Cristo, abbiamo questo grandissimo e dolcissimo Nome da ripetere a noi stessi; noi che siamo fedeli; noi che crediamo in Cristo, ma...noi sappiamo bene chi è?
Sapremo dirGli una parola diretta ed esatta; chiamarlo veramente per nome: chiamarLo Maestro, Pastore; invocarLo quale Luce dell'anima e ripeterGli: Tu sei il nostro Salvatore?". (Palo VI, 14 marzo 1964)
In queste parole di Paolo VI c'è davvero la passione che lui, come tutti i veri discepoli, sentono e vivono. È la passione che spinge tanti a rispondere alla chiamata di Dio di andare là dove Dio non è conosciuto e quindi amato: i nostri missionari.
Commuove la loro ?passione' di ?andare' e portare la conoscenza di Gesù ai confini della terra, a volte con il rischio della propria vita... insieme ai loro fedeli, in tante parti del mondo, anche oggi!
Non ci siamo mai chiesto perché, quando i missionari tornano tra di noi, per un momento di riposo, si sentono a disagio nel respirare la nostra ?aria'?
Forse perché è un'aria di benessere, che tante volte ha lambito, se non invaso totalmente, le nostre case e,...anche i nostri cuori, diventando ?aria di sufficienza', ma senza Dio?
Ritornano tra di noi e...già desiderano tornare tra ?i loro cristiani'.
Raccontano l'adattamento al clima e ai costumi, le difficoltà della loro gente, anche solo a sopravvivere, ma, soprattutto, la fede dei loro villaggi, la gioia delle comunità, che stravolgono tutte le nostre false sicurezze.
La gioia di ?entrare nella conoscenza di Dio' manca invece in molte nostre famiglie, dove, troppe volte, è calato il silenzio su Dio e così si rischia di essere cristiani solo nel nome.
Forse la missione dovrebbe proprio cominciare dalle nostre famiglie.
Forse, tante volte, anche noi sacerdoti non sappiamo trovare le vie o il modo appassionato di annunziare il Vangelo.
Ma dobbiamo tornare tutti al Vangelo, a cominciare da noi, dalle famiglie, a quanti dicono di amare l'uomo. È quello a cui ci esorta il grande evangelizzatore, S. Paolo, scrivendo a Timoteo: "Carissimo, rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le Sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, esorta con ogni magnanimità e dottrina.". (2 Tim. 3, 14)
Accogliamo il grido di Gesù, nel Vangelo di oggi, Giornata Missionaria Mondiale, che fa davvero riflettere: "Ma il Figlio dell'Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?", suggerendo anche, nello stesso brano, la medicina da prendere': "Pregate sempre senza stancarvi." (Lc. 18, 1-8)
E non manchiamo di farci vicini', tutti, con la nostra generosità, ai missionari, perché possano mostrare l'amore del Padre verso i poveri tra cui vivono, usando delle nostre mani, e... preghiamo con le parole di Madre Teresa di Calcutta:
"O Signore, fa' sì che ogni uomo sulla terra conosca la Bibbia.
Suscita in loro la fame della Tua Parola e lascia che questa sia il nostro pane quotidiano.
Fa' che quanti sanno leggere, guardino al Vangelo con i propri occhi,
mentre quanti non sanno leggere, incontrino altri che leggano per loro."
Riascoltando le parole consolanti di Gesù, con cui lo stesso Papa Francesco conclude il Messaggio: "Coraggio, io ho vinto il mondo".
Oggi, tutta la Chiesa, in ogni parte del mondo, celebra la GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE. E così il S. Padre, nel Messaggio, scrive:
"Quest'anno celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale mentre si sta concludendo l'Anno della fede, occasione importante per rafforzare la nostra amicizia con il Signore e il nostro cammino come Chiesa che annuncia con coraggio il Vangelo.... L'Anno della fede, a cinquant'anni dall'inizio del Concilio Vaticano II, è di stimolo perché l'intera Chiesa abbia una rinnovata consapevolezza della sua presenza nel mondo contemporaneo, della sua missione tra i popoli e le nazioni. La missionarietà non è solo una questione di territori geografici, ma di popoli, di culture e di singole persone, proprio perché i "confini" della fede non attraversano solo luoghi e tradizioni umane, ma il cuore di ciascun uomo e di ciascuna donna. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato in modo speciale come il compito missionario, il compito di allargare i confini della fede, sia proprio di ogni battezzato e di tutte le comunità cristiane: «Poiché il popolo di Dio vive nelle comunità, specialmente in quelle Diocesane e parrocchiali, ed in esse in qualche modo appare in forma visibile, tocca anche a queste comunità rendere testimonianza a Cristo di fronte alle nazioni» (Decr. Ad gentes, 37). Ciascuna comunità è quindi interpellata e invitata a fare proprio il mandato affidato da Gesù agli Apostoli di essere suoi «testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8), non come un aspetto secondario della vita cristiana, ma come un aspetto essenziale: tutti siamo inviati sulle strade del mondo per camminare con i fratelli, professando e testimoniando la nostra fede in Cristo e facendoci annunciatori del suo Vangelo."
Le parole di Papa Francesco sono risposte a domande che da sempre ci coinvolgono: chi Dio ?manda ad evangelizzare'? In altre parole, chi sono ?i missionari' in ogni tempo e soprattutto oggi? A chi si rivolge Gesù?
Dove è oggi il campo della missione: solo nei Paesi che non sono ancora venuti a conoscenza del Vangelo e, quindi, della loro chiamata alla santità ed alla felicità del Cielo, o anche tra di noi?
Sorge spontanea la domanda: noi, che ci chiamiamo cristiani, siamo ?terra di missione' o ?popolo missionario'?
Troppo spesso, proprio nel nostro Occidente sviluppato, si respira un'aria di completa ?ignoranza della Parola del Vangelo', tanto che nasce il dubbio: non saremo forse noi da evangelizzare?
Sarà colpa di tanti fattori, della Chiesa, che non ha saputo trovare i modi per evangelizzare, o della famiglia, o...di tutti?
Un caro amico missionario mi confessò un giorno: ?Quanta poca fede c'è tra voi, al contrario della mia gente, in missione, che, non solo crede e sa a Chi crede e quale impegno contiene la fede, ma per la quale credere è grande festa: festa di una vita con Cristo!'.
Paolo VI, vero appassionato di Cristo, così ci ?provoca' ed annuncia:
"Se io domandessi agli uomini del nostro tempo: chi ritenete che sia Gesù Cristo? Come Lo pensate? Ditemi: chi è il Signore? Chi è questo Gesù che noi andiamo predicando da tanti secoli e che riteniamo, ancora più necessario della nostra vita, annunciarLo alle anime?
Alla domanda, alcuni, molti, non rispondono, non sanno che dire. Esiste come una nube - e questa è opaca, pesante - di ignoranza che preme su tanti intelletti. Si ha una cognizione vaga di Cristo, non Lo si conosce bene: si cerca, anzi, di respingerLo. Al punto che all'offerta del Signore di voler essere, per tutti, Maestro e Guida, si risponde di non averne bisogno e si preferisce tenerLo lontano. Quante volte gli uomini respingono Gesù e non lo vogliono sui loro passi, lo temono più che identificarlo e amarlo. C'è persino chi urla contro Cristo: "Via!" - è il grido blasfemo alla croce! - Non c'è posto per Iddio, né per la religione: si affannano a cancellare il Suo Nome e la Sua Presenza. Tale è il contenuto di questo laicismo sfrenato che incalza fino alle porte delle nostre chiese e che in tanti Paesi, ancor oggi, infierisce.
Noi, che ci diciamo di Cristo, abbiamo questo grandissimo e dolcissimo Nome da ripetere a noi stessi; noi che siamo fedeli; noi che crediamo in Cristo, ma...noi sappiamo bene chi è?
Sapremo dirGli una parola diretta ed esatta; chiamarlo veramente per nome: chiamarLo Maestro, Pastore; invocarLo quale Luce dell'anima e ripeterGli: Tu sei il nostro Salvatore?". (Palo VI, 14 marzo 1964)
In queste parole di Paolo VI c'è davvero la passione che lui, come tutti i veri discepoli, sentono e vivono. È la passione che spinge tanti a rispondere alla chiamata di Dio di andare là dove Dio non è conosciuto e quindi amato: i nostri missionari.
Commuove la loro ?passione' di ?andare' e portare la conoscenza di Gesù ai confini della terra, a volte con il rischio della propria vita... insieme ai loro fedeli, in tante parti del mondo, anche oggi!
Non ci siamo mai chiesto perché, quando i missionari tornano tra di noi, per un momento di riposo, si sentono a disagio nel respirare la nostra ?aria'?
Forse perché è un'aria di benessere, che tante volte ha lambito, se non invaso totalmente, le nostre case e,...anche i nostri cuori, diventando ?aria di sufficienza', ma senza Dio?
Ritornano tra di noi e...già desiderano tornare tra ?i loro cristiani'.
Raccontano l'adattamento al clima e ai costumi, le difficoltà della loro gente, anche solo a sopravvivere, ma, soprattutto, la fede dei loro villaggi, la gioia delle comunità, che stravolgono tutte le nostre false sicurezze.
La gioia di ?entrare nella conoscenza di Dio' manca invece in molte nostre famiglie, dove, troppe volte, è calato il silenzio su Dio e così si rischia di essere cristiani solo nel nome.
Forse la missione dovrebbe proprio cominciare dalle nostre famiglie.
Forse, tante volte, anche noi sacerdoti non sappiamo trovare le vie o il modo appassionato di annunziare il Vangelo.
Ma dobbiamo tornare tutti al Vangelo, a cominciare da noi, dalle famiglie, a quanti dicono di amare l'uomo. È quello a cui ci esorta il grande evangelizzatore, S. Paolo, scrivendo a Timoteo: "Carissimo, rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le Sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, esorta con ogni magnanimità e dottrina.". (2 Tim. 3, 14)
Accogliamo il grido di Gesù, nel Vangelo di oggi, Giornata Missionaria Mondiale, che fa davvero riflettere: "Ma il Figlio dell'Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?", suggerendo anche, nello stesso brano, la medicina da prendere': "Pregate sempre senza stancarvi." (Lc. 18, 1-8)
E non manchiamo di farci vicini', tutti, con la nostra generosità, ai missionari, perché possano mostrare l'amore del Padre verso i poveri tra cui vivono, usando delle nostre mani, e... preghiamo con le parole di Madre Teresa di Calcutta:
"O Signore, fa' sì che ogni uomo sulla terra conosca la Bibbia.
Suscita in loro la fame della Tua Parola e lascia che questa sia il nostro pane quotidiano.
Fa' che quanti sanno leggere, guardino al Vangelo con i propri occhi,
mentre quanti non sanno leggere, incontrino altri che leggano per loro."
Riascoltando le parole consolanti di Gesù, con cui lo stesso Papa Francesco conclude il Messaggio: "Coraggio, io ho vinto il mondo".
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