domenica 30 maggio 2010

La Santa Grotta della SS Trinità

Oggi noi celebriamo la Santissima Trinità! E in onore di questa bellissima ed importantissima ricorrenza, vi presento uno dei luoghi più spirituali del mondo, legato proprio alla Santissima Trinità: La Santa Grotta della Santissima Trinità! Ecco la storia, tratta da un articolo di Carlo Sarno pubblicato sul portale ARTCUREL:

La Santa Grotta della Santissima Trinità
presso la Badia Benedettina della SS. Trinità di Cava de' Tirreni (SA)





Uno dei luoghi sacri più Santi della cristianità è la Santa Grotta della Santissima Trinità di Cava dove apparve più volte a Sant'Alferio nel 1011 la Santissima Trinità sotto l'aspetto di Tre Raggi Luminosi che si dipartivano da un unico Punto Luminoso.

La Santa Grotta della Santissima Trinità è poco conosciuta per la discrezione dei monaci benedettini della Badia della SS. Trinità di Cava che la custodiscono amorevolmente.

La santità benefica che ebbe origine dall'apparizione della Santissima Trinità fu immensa : una Luce salvifica apparve nell'oscurità del Medioevo! Si pensi che su quella S. Grotta detta di Sant'Alferio si fondò uno dei baluardi benedettini della cristianità medievale, e ancora oggi è segno di speranza e sostegno spirituale per tutti i credenti.

Per comprendere l'importanza redentrice che la Santissima Trinità infuse nella S. Grotta basti pensare che i primi quattro Padri fondatori della Badia benedettina furono canonizzati : Sant'Alferio Pappacarbone, San Leone, San Pietro Pappacarbone, San Costabile, tutti testimoni di Cristo nella santità e nell'agire miracoloso, esempi viventi dell'Amore Trinitario.

Ai quattro Santi Padri seguirono altri Abati degni di beatificazione : Beato Simeone, Beato Falcone, Beato Marino, Beato Benincasa, Beato Pietro II, Beato Balsamo, Beato Leonardo, Beato Leone II.

E che dire poi di ben due Pontefici che si formarono sotto l'influsso dei monaci della Badia della SS. Trinità : Desiderio, che divenne prima Abate di Montecassino e poi Papa con il nome di Vittore III ; e Oddone di Chatillon, allievo di uno dei Padri San Pietro Pappacarbone, che divenne Urbano II, famoso nella cristianità per aver promosso le Crociate e la liberazione del Santo Sepolcro di Gesù Cristo a Gerusalemme.

L'irradiazione luminosa e santificante della Santissima Trinità fu irresistibile: benché Sant'Alferio si era rifugiato a vita eremitica nella S. Grotta , e già all'età di settant'anni, vide giungere da tutte le terre conosciute uomini in cerca di santità, che ben presto divennero migliaia di monaci, un esercito a difesa della cristianità che diffondevano la santità, l'amore e la potenza salvifica scaturita dalla Santa Grotta della Santissima Trinità.

E' raro in tutta la cristianità trovare un luogo così santo e sorgente di santità!

Da mille anni, innumerevoli e straordinari i miracoli e gli aiuti spirituali che sono stati elargiti dal Divino, Infinito e Misericordioso Amore della Santissima Trinità per le preghiere pronunciate nel silenzio della Santa Grotta della Santissima Trinità !


mercoledì 26 maggio 2010

Messaggio Vergine Regina degli Ultimi Tempi


Messaggio del 26-05-2010

Figli miei, sono a voi perché desidero che cerchiate nell’opera dello Spirito Santo i frutti della redenzione. Questo è un tempo difficile per tutti, ma anche necessario perché ciascuno individui in sé le carenze che lo portano a commettere errori a volte irreparabili. Confidate pienamente nell’aiuto di Dio che aspetta che i suoi figli lo invochino, consapevoli di aver bisogno del Suo sostegno. La Chiesa vive all’ombra dello Spirito Santo ed è sempre Lui che indirizza il cammino verso ciò che è santo e giusto, ma attende che ciascuno si convinca che senza la Sua presenza nulla è possibile. Figli miei, l’amore di Dio è grande e attende che ciascuno faccia il primo passo verso di Lui, per donarvelo a piene mani, per questo vi invito alla preghiera continua, come strumento per elevare il vostro cuore verso la Misericordia di Dio, capace di accogliere anche il più piccolo gesto di amore verso di Lui. Io sono con voi per aiutarvi in tutto questo. Vi benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


Matteo 3, 1-6
1 In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2 dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
3 Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto:Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
4 Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5 Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6 e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.

http://www.verginedegliultimitempi.com/

martedì 25 maggio 2010

Parlando di San Pio e Papa Karol...

Oggi, la Vigna del Signore è stato affidata a San Pio da Pietrelcina e al venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II. Lasciatemi dire un paio di cose su queste due figure del Novecento, così importanti e significative e che oggi finiscono anche al centro di attacchi vergognosi.

Padre Pio è un uomo che ha mostrato la vera fede con il suo esempio di vita: ha dedicato tutto sé stesso al servizio di Dio, evangelizzando e soprattutto trascorrendo la maggior parte della giornata nel Confessionale perchè quello era il luogo più importante per le anime, dove potevano trovare perdono e ristoro. E questo è un esempio che mi sento di affidare ai sacerdoti di oggi, in particolare a coloro che si sono arresi a spendere il loro tempo in Confessionale, per il fatto che nessuno, o pochi, ci vanno: bisogna che il Confessionale sia sempre in funzione, anche quando sembra inutile, perchè c'è sempre un'anima che ha bisogno del perdono di Dio e che si potrebbe perdere a causa di quest'assenza: non è un caso che anche il Santo Padre Benedetto XVI abbia richiamato a gran voce i sacerdoti, affinché tornino nel Confessionale.

Ma Padre Pio non è solo questo: Padre Pio è un uomo di dolori e cioè è un uomo che quotidianamente portava sulle spalle il peso del dolore fisico e spirituale. Un uomo che ha affrontato numerose prove e che si scontrava con il maligno, quotidianamente. Immaginiamo quanto il maligno abbia sofferto a causa di Padre Pio perchè quest'ultimo gli stata portando via un gran numero di anime destinate alla perdizione. Padre Pio ha affrontato il maligno con serenità, affidandosi a Gesù e a Maria, di cui era molto devoto. Ma egli ha affrontato anche il dolore fisico che si è vivificato nelle piaghe, le famose stimmate che sono apparse sulle sue mani e che quotidianamente sanguinavano. Molti, malignamente, ci dicono che egli si procurava le ferite da solo: ma questa è una spiegazione assurda e surreale poiché molti medici lo hanno visitato e hanno potuto constare da vicino l'inusuale presenza di quelle piaghe sulle mani, aventi la stessa forma delle piaghe causate da chiodi. Gesù ci ha mostrato la santità di Padre Pio attraverso questo gesto con il quale ha chiamato a comunione con Lui, lo stesso Padre Pio: nel dolore, infatti, ci avviciniamo a Gesù in un modo molto più intimo e Gesù ha fatto dono a Padre Pio di questo segno con il quale ha mostrato la sua bontà e la sua comunione con Lui.
Non è tutto: Padre Pio è riuscito in un'impresa straordinaria riuscendo a costruire, dal nulla, un ospedale destinato a diventare uno dei più grandi e operativi d'Europa! E anche qui le solite malelingue: il male è bravo ad usare la lingua, ma non altrettanto bravo a usare le mani: perchè mentre Padre Pio ha costruito un ospedale, le malelingue non sono riuscite nemmeno a costruire una pietra: invece di spendere tempo a criticare, si potrebbe impiegare quel tempo, per costruire qualcosa a favore degli altri e non di sé stessi!

Giovanni Paolo II invece è un uomo che ha segnato la storia della Chiesa, riportandola ai veri valori di amore e fratellanza, cercando di instaurare dialoghi anche con le altre confessioni religiose e io penso che il suo funerale, sia stata la prova di chi è stato quest'uomo: erano presenti tutte le rappresentanze delle confessioni religiose, politiche, economiche, sociali; insomma Papa Karol era riuscito a stringere intorno a sé il mondo intero, grazie alla sua umanità d'animo. Non è un caso che egli sia stato amico di persone così diverse tra loro: è stato amico di Padre Pio, ma è stato amico anche di Sandro Pertini (Presidente della Repubblica Italiana), un uomo non di Chiesa, ma ateo! La sua umanità ha portato molti sulla retta via e soprattutto ha fatto in modo che molti giovani ritrovassero il cammino della fede. Anche colui che vi scrive in questo momento, è stato colpito da Giovanni Paolo II, propiziatore della prima scintilla di conversione del mio cuore: la notte in cui è morto, ho pregato per la prima volta dopo non so quanto tempo! E la cosa incredibile è che fino all'ultimo ha avuto il pensiero rivolto ai giovani che scandivano il suo nome sotto la sua finestra. Io penso che nessuno possa davvero dire che Giovanni Paolo II non sia un uomo di santità e di amore, perfetto rappresentante di Gesù in Terra. Anche la sua umiltà è stato segno di santità: basti vedere l'umile tomba che ha voluto come casa delle sue spoglie mortali.
Ma di lui ci ricordiamo anche il coraggio di alzare la voce nei confronti dei poteri forti, contro il comunismo e le dittature: al contrario di molti che oggi pensano più agli affari che ai diritti violati, Giovanni Paolo II ha lottato duramente affinché gli uomini avessero eguali diritti e libertà, in ogni paese del mondo intero! E' per questo che ritengo vergognoso il tentativo di coinvolgere la sua memoria, nei recenti casi di pedofilia: una vergogna che voleva distruggere la santità di quest'uomo, ma che ha fallito miseramente perchè la grandezza di Papa Giovanni Paolo II viene direttamente da Dio e come tale non può essere sovrastata dal male e dagli infangamenti.

Questi due uomini però ci fanno capire come tutti noi siamo chiamati alla Santità e che se vogliamo far parte del meraviglioso Regno dei Cieli, dobbiamo seguire la Parola di Dio, anche attraverso il loro esempio.

Oggi, sono orgoglioso di poter dire di essere un Operaio della Vigna del Signore consacrata a Gesù Cristo, posta sotto la guida di San Pietro e San Paolo (nostri precursori!) e affidata a San Pio e al venerabile Giovanni Paolo II, esempi di vita e di sacrificio al servizio di Dio e del prossimo!

domenica 23 maggio 2010

Ricordando Giovanni Falcone

Diciotto anni fa, moriva uno degli uomini più onesti che l'Italia abbia mai visto: Giovanni Falcone. GIovanni è stato un coraggioso giudice antimafia che ha sacrificato tutta la sua vita per riportare la giustizia, la legalità in quei territori abbandonati dalla legge (e io aggiungerei, dallo Stato). Giovanni amava la sua terra, la Sicilia e aveva con il suo amico fraterno Paolo Borsellino, un sogno: togliere dalla sua terra, quella cappa che la soffocava.

Il suo vecchio procuratore capo Rocco Chinnici (morto anch'egli per mano della mafia) diceva: "Parlare ai giovani, alla gente, raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosi fa parte dei doveri di un giudice. Senza una nuova coscienza, noi, da soli, non ce la faremo mai". 
Giovanni Falcone fece proprio questo: egli voleva dar l'avvio ad una rivoluzione culturale che finalmente aveva il coraggio di ammettere la mafia, il suo essere un cancro della società: e da lì, arrivare a combatterla e a sconfiggerla perchè, come diceva lui: "La mafia è una cosa umana e come tutte le cose umane ha un inizio e una fine".
Si apprende anche che, forse, vi è un coinvolgimento dello Stato nella morte di Giovanni: non voglio nemmeno commentare una notizia simile perchè se fosse vera, sarebbe uno squallore ed una vergogna indicibili poichè Giovanni era un servitore dello Stato.

Gesù disse: "Nessuno ha un amore piu'grande,dare la vita per i propri amici". Giovanni ha fatto proprio questo e oggi noi gliene diamo merito, ricordandolo come un esempio civile da seguire per la sua onestà e per il suo altruismo. E vogliamo ricordarlo attraverso le sue stesse frasi, divenute celebri e sinonimo di lotta alla mafia:

 “Chi ha paura muore ogni giorno”

“Ogni uomo ha il compito di compiere il proprio dovere anche se porta a grandi sacrifici,questo ci distingue tra gli altri”

“Noi tutti abbiamo piena coscienza di quello che facciamo e cosa rischiamo ma lo facciamo per il bene dello Stato”.

 “Gli uomini passano ma gli ideali restano e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”

"La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni"

" La lotta alla mafia non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intero palazzo. All’opera del muratore deve affiancarsi quella dell’ingegnere. Se pulisci una stanza non puoi ignorare che altre stanze possono essere sporche, che magari l’ascensore non funziona, che non ci sono le scale… Io vado a Roma per contribuire a costruire il palazzo. Un’affermazione del genere mi costa molto, ma se le istituzioni continuano nella loro politica di miopia nei confronti della mafia, temo che la loro assoluta mancanza di prestigio nelle terre in cui prospera la criminalità organizzata non farà che favorire sempre di più Cosa Nostra. Temo che la magistratura torni alla vecchia routine: i mafiosi che fanno il loro mestiere da un lato, i magistrati che fanno più o meno bene il loro dall’altro, e alla resa dei conti, palpabile, l’inefficienza dello Stato. L’impegno dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata è emotivo, episodico, fluttuante. Motivato solo dall’impressione suscitata da un dato crimine o dall’effetto che una particolare iniziativa governativa può suscitare sull’opinione pubblica. Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere."

GRAZIE GIOVANNI E POSSA TROVARE TU CONFORTO E RIPOSO TRA LE BRACCIA DEL PADRE CELESTE! 

 

sabato 22 maggio 2010

Santa Rita da Cascia

Il Santo del giorno è Santa Rita da Cascia. Devo dire che di lei, mi ha colpito la storia e soprattutto l'intima comunione che è riuscita a stabilire con Gesù, soprattutto nella sofferenza. E' incredibile come abbia chiesto e vissuto interamente le sofferenze di Gesù sulla sua stessa pelle e per la bellezza di 15 anni. Rita ha insegnato anche la potenza della preghiera, che forse noi sottovalutiamo o non riusciamo a viverla come dovremmo. Per questi motivi oggi vi posto la storia di Santa Rita da Cascia perchè possiate anche voi provare le stesse emozioni che ho provato io nel leggerla e immaginarla e perchè possiate anche voi tutti imparare da questa figlia di Dio. Un saluto e buona lettura.

Rita nacque a Roccaporena, una piccola frazione del comune di Cascia, in un giorno imprecisato di un anno che la maggior parte degli studiosi indica nel 1381. La tradizione presenta i genitori, Antonio Lotti ed Amata Ferri, come una coppia unita, avanti negli anni, profondamente religiosa e con un solo cruccio: la mancanza di figli. Ma una notte ad Amata apparve in sogno un angelo per annunciarle che sarebbe diventata madre di una bimba alla quale sarebbe stato imposto il nome di Margherita : il sogno diventò realtà.

Il miracolo “delle api bianche” potrebbe aiutarci a collocare l'evento nel periodo estivo o prossimo all'estate: Rita infatti aveva pochi giorni quando esso accade e gli insetti, che le ronzavano vicino al volto senza pungerla, furono scacciati da un mietitore che stava lavorando in un campo di grano vicino. La mano dell'uomo, feritasi con la falce, fu guarita dalle api bianche nel momento che vi si posarono sopra.

L'adolescenza di Margherita trascorse in un clima di profonda religiosità. Accanto alla cura della casa, sicuramente le fu insegnato a leggere e a scrivere. Nell'istruzione religiosa i genitori furono probabilmente aiutati dai frati e dalle suore dell'ordine agostiniano presenti a Cascia. La tradizione insiste in particolar modo sulla volontà dell'adolescente di farsi suora per dedicare la sua vita a Cristo. Ma il destino di Margherita era diverso: nel 1393 Paolo di Ferdinando Mancini la chiese in moglie e il padre, nonostante la vocazione religiosa della figlia, acconsentì. Una decisione che appare strana se si presta fede alla tradizione che descrive il giovane pretendente come un violento, appartenente alla fazione Ghibellina (contraria al potere temporale del papa), implicato in quelle faide che i genitori della ragazza s'impegnavano a far cessare favorendo la pacificazione tra le famiglie o i gruppi che vi erano coinvolti. Il matrimonio fu probabilmente celebrato nel 1395-1396 quando la ragazza aveva sedici o diciassette anni. La vita di Rita al fianco di Paolo non dovette essere facile, ma l'amore che gli portava le diede la forza di sopportare la sua irascibilità. Nacquero due figli: Gian Giacomo e Paolo Maria, che ebbero tutto l'amore, la tenerezza e le cure dalla mamma. Rita riuscì con il suo tenero amore e tanta pazienza a trasformare il carattere del marito e a renderlo più docile tanto che Paolo abbandonò le vecchie compagnie, le lotte, gli agguati e la vita rissosa per dedicare il suo tempo alla famiglia. Ma questo cambiamento non fu gradito ai suoi vecchi compagni che una notte, tra il 1413-1414, gli tesero un mortale agguato: lo attesero nei pressi di Collegiacone, lungo la strada che da Cascia porta a Roccaporena, e lì lo uccisero a pugnalate.

Rita fu molto afflitta per l'atrocità dell'avvenimento, cercò dunque rifugio e conforto nell'orazione con assidue e infuocate preghiere nel chiedere a Dio il perdono degli assassini di suo marito. Contemporaneamente intraprese un'azione per giungere alla pacificazione, a partire dai suoi figlioli, che sentivano, nonostante i suoi insegnamenti, come un dovere la vendetta per la morte del padre. Ma, forse per le preghiere che lei stessa elevò al cielo affinchè non si macchiassero di altro sangue, Gian Giacomo e Paolo Maria morirono di malattia circa un anno dopo il padre, tra il 1414-1415. Ora Rita era veramente rimasta sola e nulla più la legava ad una vita fuori dal convento. Ma le monache agostiniane, che pure accoglievano tra loro delle vedove, non potevano accettare di ammettere nell'ordine una donna implicata, suo malgrado, in una faida. Rita s'impegnò, quindi, nel pacificare la famiglia del marito con quelle dei suoi assassini e a mettere fine a quell'odio che l'aveva privata di tutti i suoi affetti. Un compito difficilissimo, quasi impossibile, ma che alla fine ella riuscì brillantemente a portare a termine.

La leggenda narra che, in una delle tante notti di preghiera in cima allo “Scoglio”, che domina Roccaporena, Rita sarebbe stata portata in volo e depositata all'interno del convento dai suoi tre santi protettori: Giovanni Battista, Agostino e Nicola da Tolentino. Le monache del convento di s. Maria Maddalena non poterono far altro che accoglierla nella comunità, riconoscendo nell'avvenimento una volontà divina. Finalmente la sua vita poteva essere dedicata interamente a Cristo e alla meditazione sulla sua passione e morte. Le testimonianze che sono giunte sulla vita di Rita, negli anni trascorsi tra le suore agostiniane, mostrano la figura di una donna che praticò, sopra tutte le altre, le virtù dell'umiltà e dell'obbedienza.

Il Venerdì Santo del 1432, Rita tornò in Convento profondamente turbata, dopo aver sentito un predicatore rievocare con ardore le sofferenze della morte di Gesù e rimase a pregare davanti al crocefisso in contemplazione. In uno slancio di amore chiese a Gesù di condividere, almeno in parte, le Sue sofferenze. Avvenne allora il prodigio: fu trafitta da una delle spine della corona di Gesù, che la colpì alla fronte. Fu uno spasimo senza fine : portò in fronte la piaga per i restanti 15 anni come sigillo di amore.

Per Rita furono anni di sofferenza senza tregua; la sua perseveranza nella preghiera la portava a trascorrere anche 15 giorni di seguito nella sua cella “senza parlare con nessuno se non con Dio”. Inoltre portava anche il cilicio che le procurava sofferenza, per di più sottoponeva il suo corpo a molte mortificazioni: dormiva per terra fino a quando si ammalò e fu costretta a rimanere a letto negli ultimi anni della sua vita.

A circa 5 mesi dal trapasso, un giorno d’inverno con la temperatura rigida e un manto nevoso che copriva ogni cosa, una parente le fece visita e, nel congedarsi, chiese a Rita se desiderava qualche cosa : lei rispose che avrebbe voluto una rosa del suo orto. Tornata a Roccaporena la parente si recò nell'orticello e grande fu la meraviglia quando vide una bellissima rosa sbocciata : la colse e la portò a Rita. Così Rita divenne la Santa della “Spina” e la Santa della “Rosa”.

Era il 22 Maggio del 1447 : Rita, prima di chiudere gli occhi per sempre, ebbe la visione di Gesù e della Vergine Maria che la invitavano in Paradiso. Una sua consorella vide la sua anima salire al cielo accompagnata dagli Angeli mentre le campane di S. Maria Maddalena e di tutte le altre chiese si misero a suonare da sole; un profumo soavissimo si spanse per tutto il Monastero e dalla sua camera si vide risplendere una luce luminosa come se vi fosse entrato il sole.

Il suo corpo, esposto nella chiesa del convento, fu meta di una folla commossa: tra di essa una parente di Roccaporena che, nell'abbracciare la salma, fu guarita da un’infermità al braccio ed il falegname Cecco Barbari da Cascia che vide risanate le sue mani.

La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dal numero e dalla qualità di eventi prodigiosi riferiti alla sua intercessione, tanto che divenne “la santa degli impossibili”.

Rita fu beatificata da Pp Urbano VIII nel 1627 e canonizzata da Pp Leone XIII nel 1900, a 453 anni dalla sua morte.
Il culto per s. Rita è senza dubbio uno dei più diffusi al mondo, raccogliendo fedeli in ogni angolo della terra. Il corpo di s. Rita è custodito all'interno di una teca in vetro, in un ambiente del convento annesso alla Basilica: da essa si può osservare, attraverso un'ampia grata, che il corpo stesso risulta essere mummificato. Recenti ricognizioni mediche hanno affermato che sulla fronte a sinistra vi sono tracce di una piaga ossea aperta (osteomielite). Il piede destro ha segni di una malattia sofferta negli ultimi anni, forse una sciatalgia, mentre la sua statura era di cm 157.

http://www.verginedegliultimitempi.com 

venerdì 21 maggio 2010

La schiavitù del mondo

Nel post del giorno si è molto parlato della Chiesa e del suo peccato "interno". Io vorrei soffermarmi sul male "esterno" e cioè quello che sta avvelenando il mondo temporale, dove si trovano a vivere anche i cristiani. Il mondo che cerca di dare lezioni di morale alla Chiesa è un qualcosa di abbastanza ridicolo perchè non conosce nemmeno il significato di questa parola. L'uomo pensa che il mondo debba essere libero: non c'è dubbio che la libertà è una cosa giusta, ma dipende da cosa si intende per libertà. E soprattutto, gli uomini che vivono in questo mondo che si reputa libero, sono davvero liberi?

In realtà, tali uomini confondono la libertà con la schiavitù. Ma come, non è stata abolita la schiavitù? Certo, la schiavitù è stata abolita, anche se non del tutto. Ma io mi riferisco alle nuove schiavitù: alle televisioni, alla pornografia, al sesso, alla perversione, al bisogno superfluo e potrei continuare. L'uomo di oggi è innanzitutto prigioniero del sistema: egli non è libero perchè deve conformarsi alla società, fare attenzione a ciò che dire, mettere una maschera ogni giorno per poter far parte di un gruppo o per essere accettato. Molti, arrivano a rinnegare Dio pur di vivere in questo sistema che si basa su amicizie, carriera, successo. Ieri su un forum cattolico, leggevo di un uomo che affermava beatamente che di fronte a due milioni di euro, sarebbe disposto a cedere tutto. Un cristiano può accettare che il danaro manovri i fili della sua vita? I soldi possono comprare la fede in Dio? In Paesi orientali, i cristiani pur di non rinnegare la propria fede vengono arsi vivi! Nel mondo occidentale, basta parlare di soldi che si comincia a dimenticare tutto il resto, incluso Dio. E guai a dire che il danaro è un male per l'anima! Le loro reazioni sono furibonde e si giustificano in tutti i modi possibili.

Ieri si gettavano sassi sulla Chiesa perchè nascondeva il peccato e non ascoltava i fedeli: ma i fedeli ascoltano la Chiesa? E cosa vuol dire la Chiesa siamo noi? E' vero, la Chiesa siamo tutti noi che, rappresentiamo il Corpo di Cristo: siamo membra di uno stesso Corpo. Ma questo non vuol dire che siamo noi a decidere ciò che è giusto o ciò che è sbagliato. Invece, questo è ciò che si pretende oggi: decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, a seconda delle proprie volontà. E allora vedi che si comincia a giustificare l'impensabile, compresi peccati enormi come la pornografia o l'autoerotismo o la carriera. Chi pone sé stesso al centro della vita, non è un fedele della Chiesa: perchè un fedele pone al centro della sua vita Dio e quindi la Sua Parola. Invece, oggi c'è un ascolto passivo della Parola di Dio: basta guardare le persone seduti nei banchi la Domenica. Quando il prete fa la sua predica, si possono scorgere sguardi persi nel vuoto. Non vi è più ascolto perchè si pensa di non averne bisogno o perchè non si crede più davvero in essa: il mondo è troppo bello per non essere vissuto come si deve. D'altronde, si vive una volta sola, giusto?

 Ma allora bisogna cercare il significato della vita: un breve momento di esistenza o un cammino verso una nuova vita, in un nuovo mondo? Se noi consideriamo la vita come un cammino verso il Paradiso, allora non possiamo dire che si vive una volta sola per giustificare il nostro divertimento o la nostra voglia di trasgredire. Perchè dobbiamo essere consapevoli che un cammino così richiede sacrifici per raggiungere una meta straordinaria. Un proverbio dice che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, mentre Gesù dice chiaramente che non si può seguire Dio e Mammona: o si segue uno o si segue l'altro.

Se si decide di intraprendere un percorso di vita come cristiani, bisogna saper lasciare la zavorra che appesantisce il cammino. Quando uno scalatore scala una montagna, cerca di alleggerire il peso sulle spalle, in modo da raggiungere la vetta con meno fatica e sudore. Così, se un uomo vuole scalare la Via verso il Regno deve lasciare la zavorra che rende il suo cammino più pesante e difficile; quella zavorra rappresenta la schiavitù inconsapevole del mondo di oggi in cui viviamo:  e la maggior parte di questa zavorra è rappresentato da beni inutili e superflui. Se invece di comprare una macchina lussuosa, compriamo una semplice utilitaria, già rendiamo il carico sulle spalle meno pesante.

Il discorso è più lungo, ma per ora preferisco fermarmi qui per non appesantire troppo: sappiate però che tutto ciò di cui avete bisogno è scritto nel Vangelo di Gesù Cristo: solo che dobbiamo capire che quella Parola va non solo ascoltata, ma applicata e resa viva:

Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla" (Gc 1,21-25). 

lunedì 17 maggio 2010

Noi non siamo del mondo

 Viviamo nel mondo, ma non siamo del mondo (cfr Gv 17, 14). Noi cristiani non abbiamo paura del mondo, anche se dobbiamo guardarci dalle sue seduzioni. Dobbiamo invece temere il peccato e per questo essere fortemente radicati in Dio, solidali nel bene, nell'amore, nel servizio. E’ quello che la Chiesa, i suoi ministri, unitamente ai fedeli, hanno fatto e continuano a fare con fervido impegno per il bene spirituale e materiale delle persone in ogni parte del mondo. E’ quello che specialmente voi cercate di fare abitualmente nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti: servire Dio e l'uomo nel nome di Cristo. Proseguiamo insieme con fiducia questo cammino, e le prove, che il Signore permette, ci spingano a maggiore radicalità e coerenza.

Queste parole sono state pronunciate ieri dal Santo Padre Benedetto XVI, in una piazza gremita di fedeli che hanno voluto dimostrare la loro vicinanza e la loro solidarietà al Papa e alla Chiesa, in un momento molto delicato e complicato. Apro a tal proposito una piccola parentesi: oggi si parla di una percentuale che si aggira tra il 47 e il 51% di uomini che hanno dichiarato di esser delusi e contrari alla Chiesa e a ciò che sta compiendo. Questo è un dato che ritengo spaventoso perchè significa che vi è un'alta percentuale di cristiani che non si riconoscono più nella Chiesa di Gesù Cristo: questo è un tema che però affronterò in una successiva discussione.
Oggi, voglio parlare del cristiano in relazione con il mondo, così come è emerso dalle parole del Papa che ho sopra-riportato. Il punto è cruciale perchè noi cristiani, vivendo nel mondo, siamo potenziali vittime delle sue seduzioni. E queste seduzioni sono molteplici e si ramificano sotto diversi punti di vista. Il mondo, infatti, ci spinge a pensare secondo il pensiero degli uomini e non secondo il pensiero di Dio: e ciò porta a pensieri del tipo che la Parola di Dio debba adattarsi ai tempi e alla modernità della società. Questo pensiero, come già da me detto in passato, è un inganno molto forte perchè la Parola di Dio è eterna e pensare che essa si possa/debba adattare è un pensiero pericoloso e sicuramente contrario alla Volontà di Dio che ha sempre ribadito come mentre i cieli e la terra sarebbero passati, la Parola non sarebbe mai passata.
Questo è un inganno che può portarci a compiere gesti orribili che però risulterebbero giustificati dalla logica del mondo: parlo di autoerotismo, omosessualità, lusso, egoismo ecc...

Il mondo ci seduce in diversi modi, quindi dobbiamo porvi attenzione perchè ci spinge anche a cambiare interiormente. Quanti bisogni non necessari vengono creati? Mi riferisco alle ultime invenzione come I-pod, palmari, macchine con televisione e DVD incorporato. Tutte queste cose sono non necessarie e anzi rappresentano una zavorra per il cristiano perchè lo allontanano dai bisogni reali, quelli dell'anima, della spiritualità. Oggi ormai siamo prigionieri di noi stessi, schiavi di beni assurdi e della moda che ci spinge ad essere migliori degli altri, per mostrarci e per essere accettati dagli altri.

Attenzione, dunque: il Santo Padre ci ha dato un giusto avvertimento: non lasciamo che sia il mondo a cambiare noi, ma facciamo in modo che siamo noi a cambiare il mondo, portando il nostro messaggio e soprattutto testimoniandolo con la nostra vita. Rinunciamo ai piaceri inutli e concentriamoci sui veri piacere, quelli che sono legati all'anima, al rapporto con Dio e ricordiamoci degli altri: viviamo in un periodo molto duro che sta per aggravarsi dal punto di vista economico; siamo chiamati ad aiutarci gli uni gli altri e non a chiudere le porte di casa nostra  a doppia mandata. Ricordiamo che Gesù ci ha detto più volte che se avevamo due tuniche, una la dovevamo dare al prossimo in difficoltà: noi oggi, non solo abbiamo due tuniche, ma ne abbiamo armadi pieni e tutto per mostrarci al mondo e per soddisfare la nostra vanità. Non pensate al giudizio del mondo e degli uomini su di voi, ma pensate al giudizio che Dio può avere di voi perchè Dio ha parlato, per bocca di Isaia, anche della vanità, soprattutto delle donne che si vestivano con gingilli fino ai piedi. Noi sappiamo ciò che è gradito al Nostro Signore e se vogliamo continuare ad essere cristiani, dobbiamo dimostrarlo non solo con le parole, ma con la nostra vita, con le nostre azioni. Come ha ribadito il Santo Padre, usando una frase biblica:Viviamo nel mondo, ma non siamo del mondo!

sabato 15 maggio 2010

Il Signore da un pescatore ha guadagnato un imperatore

Oggi, pubblico una mia risposta in relazione ad un diatriba sorta su Youtube, tra cristiani ed evangelisti, in merito al ruolo di Maria e alla veridicità delle Sue apparizioni. Gli evangelisti contestano la veridicità di queste apparizioni perchè non risultano da un contesto scritto e cioè dalla Bibbia. Questa che segue è solo una delle mie tante risposte:

Intervengo solo ora dicendo: "Amatevi gli uni gli altri". Questo è ciò che Gesù disse ai suoi discepoli. Non disse mai dividetevi o mostrate la vostra superiorità. Anzi, disse il più grande tra voi sia servitore. Perchè dico queste cose? Perchè noi siamo tutti discepoli di Gesù e quel messaggio era rivolto anche a noi. Invece c'è chi pensa di essere superiore basando la fede non sul cuore e sull'amore, ma sulle parole e le scritture. Come si può spiegare a costoro che anche i farisei pensavano di avere in mano la vera conoscenza ed invece erano più stolti degli stolti.Chi si formalizza sulle scritture, credendo che la verità sia solo lì, allora è lontano dal Cuore di Dio. Mi dispiace dirlo, ma finalmente sento di poterlo dire. I Santi che si sono succeduti nei secoli hanno mostrato che Gesù ama i discepoli della Chiesa Cattolica, al punto da spingere uomini come Francesco di Assisi ha ricostruire le chiese diroccate. Questo è l'esempio di Gesù, non Lutero perchè mentre Francesco si spogliò di ogni cosa, Lutero vivette nelle corti dei signorotti per cercare protezione. L'esempio ci viene da loro. E noi invece pretendiamo di dire a Gesù tu hai detto così e così deve essere. Se Maria ci è stata donata è non perchè la adorassimo come una dea, ma perchè ascoltassimo ciò che Gesù stesso aveva da dirci perchè Lei (ecco perchè dico leggete i messaggi prima di parlare a vanvera) non parla mai da sé: non dice mai fate questo per me, ma dice sempre cercate di fare la Volontà del Padre perchè Gesù sta arrivando. La dura cervice non è nostra, ma è di chi pensa senza vedere e di chi parla senza conoscere. Io ho avuto dubbi su Maria, ma appena ho letto i messaggi e appena ho visto le meraviglie di Medjugorje ho capito che Lei era stata inviata dal Signore per tentare di raddrizzarci visto che il Vangelo non lo seguiva quasi più nessuno. Beati voi che pensate di esser già salvi, perchè io temo per me nonostante tutto e analizzo ogni cosa che possa esser di avvicinamento a Gesù. Ma Maria, capite questo, non si sostituisce a Gesù, ma si schiera con noi per arrivare a Gesù. Voi dite che il mezzo è lo Spirito Santo e sono d'accordo: ma devono essere tutti eruditi come voi, tali da credere nel Vangelo e da analizzarlo lettera per lettera: ma allora chi si salverebbe? Solo voi e questo pensiero vi rallegra. Invece Gesù ha rivelato le cose agli stolti e le ha nascoste ai sapienti come voi perchè così è piaciuto a Dio. S.Agostino diceva: Il Signore da un pescatore ha guadagnato un imperatore. Il pescatore parla infiammato dall'amore di Dio, l'imperatore essendo una persona dotta, intelligente, mette del suo nei discorsi che fa, questa è la logica di Dio Egli si sceglie le persone più umili per esaltare i Suoi progetti.
Perdonate la franchezza, ma tacere sarebbe stato solo un inganno. Questo è ciò che il mio cuore mi ha suggerito dopo un tempo di dubbio e di dolore, quindi sono sicuro della certezza del mio pensiero e non per arroganza, ma perchè mi è giunto nel momento in cui ho chiesto a Gesù il perdono e la possibilità di capire. Questo è quanto. Io vi considero miei fratelli, ma nessuno provi più a parlare di Maria o dei Santi perchè nessuno di noi è degno nemmeno di nominarli perchè almeno i santi hanno avuto il coraggio di rinunciare a tutto per Cristo, mentre chi di voi è disposto davvero a farlo? Un saluto

venerdì 14 maggio 2010

Dunque il quarto segreto c'era!

In passato, nella Vigna, abbiamo dato spazio ad Antonio Socci che aveva presentato un articolo nel quale provava (con successo) a spiegare come l'attacco della Chiesa fosse stato previsto nelle profezie di Fatima. Lo scorso mercoledì, Antonio Socci ha pubblicato, sul quotidiano "Libero", un nuovo articolo nel quale afferma la possibilità (certezza) dell'esistenza di un quarto segreto di Fatima che si aggiunge ai tre che già conosciamo. Senza ulteriori indugi e ringraziando gli amici di Youtube che prontamente hanno fatto girare quest'articolo interessantissimo, vi presento l'articolo in questione:

L'avevo detto! Quanto ho scritto su Fatima e lo scandalo pedofilia ieri ha ricevuto la conferma più autorevole che si possa immaginare: quella del Papa in persona.
Il 2 aprile scorso venerdì santo, nel pieno della tempesta sulla prima pagina di questo giornale firmai un articolo che aveva questo titolo: Il calvario del Papa predetto a Fatima.

E la settimana scorsa sul sito di Panorama una mia intervista con gli stessi argomenti è uscita così titolata: Scandalo pedofilia nella Chiesa: Fatima aveva previsto tutto .

Alcuni sciocchi mi hanno preso per visionario. Ma, ieri, papa Benedetto XVI, sull'aereo che lo stava portando a Fatima, ha fatto dichiarazioni che sul sito del Corriere della sera sono uscite con questo titolo: Pedofilia nel terzo segreto di Fatima. Le parole del Papa in volo per Lisbona. Anche sul sito di Repubblica: Fatima lo aveva previsto.

Una conferma clamorosa. Ora però si apre un altro capitolo. Perché le dichiarazioni del Papa riportano d'attualità tutto il dossier relativo al terzo segreto, scombussolando la cosiddetta versione ufficiale data nel 2000 che mai è stata ritenuta ufficiale né da Ratzinger né da papa Wojtyla, ma che è stata trasformata in dogma da improvvisati pasticcioni e da mass media superficiali.

In che senso dico che rimette in discussione quella versione? Perché l'idea che è stata fatta passare è quella secondo cui il terzo segreto di Fatima prediceva l'attentato a Giovanni Paolo II del 1981 e le persecuzioni del XX secolo cosicché si è detto e ripetuto tutta la profezia si sarebbe ormai realizzata e conclusa nel XX secolo.

Ho già dettagliatamente spiegato nel libro Il quarto segreto di Fatima (Rizzoli) che questa versione delle cose non convince oltretutto perché il Papa della visione cadeva a terra morto, mentre papa Wojtyla, grazie al cielo, non morì. Inoltre perché, nella visione, il martirio della Chiesa seguiva quello del Papa, non lo precedeva.

Per quel libro ho dovuto subire molti colpi bassi. Ora però è lo stesso Benedetto XVI che viene a dirci qualcosa di sorprendente, che riapre la discussione nella direzione che ho provato a indagare e che i documenti suggeriscono. Vediamo perché.

La domanda a cui il Papa ha scelto di rispondere (ne erano state fatte diverse e questa è stata scelta) diceva: Santità, quale significato hanno oggi per noi le apparizioni di Fatima? Quando lei presentò il testo del Terzo segreto, nella sala stampa vaticana, nel giugno 2000, le fu chiesto se il messaggio poteva essere esteso, al di là dell'attentato a Giovanni Paolo II, anche alle altre sofferenze dei papi. È possibile secondo lei, inquadrare anche in quella visione le sofferenze della Chiesa di oggi per i peccati degli abusi sessuali sui minori?.

Ecco la risposta di ieri di Benedetto XVI:

"Solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità, che era, diciamo, era vestita in questa visione possibile alle persone concrete. Oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in sostanza riferire a Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Cioè è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta nella Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano ().

Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, è anche che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall'interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa (). Oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa."

Abbiamo sintetizzato la risposta del Papa. Ma ce nè a sufficienza per riflettere a lungo. Intanto pare evidente che per Benedetto XVI il Segreto di Fatima non è una profezia già conclusa con l'attentato del 1981 a Wojtyla, ma è tuttora in corso.

Infatti, dice esplicitamente Benedetto XVI, nella visione sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano.

Fra le novità che scopriamo oggi (il Papa dice proprio novità) c'è quella sconvolgente per cui le sofferenze della Chiesa, la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e oggi lo vediamo in modo realmente terrificante.

Questo contraddice l'interpretazione che tanti dettero nel 2000, che invece parlava solo delle persecuzioni che vengono da fuori. Ma è molto più aderente alla visione dei tre pastorelli, soprattutto alla prima parte così descritta da suor Lucia: il Santo Padre, prima di arrivarvi (alla croce e al martirio, nda), attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino.

Era evidentemente un errore colossale interpretare la città mezza in rovina e i cadaveri come simbolo delle persecuzioni, perché i martiri non avrebbero avuto bisogno di preghiere e perché il martirio della Chiesa, nella visione, segue quello del Papa: la città mezza in rovina e i cadaveri per le cui anime il Papa pregava soffrendo descrivevano piuttosto la situazione della Chiesa definita terrificante da papa Ratzinger, cioè la Chiesa oppressa dal peccato e dall'apostasia dei suoi membri. La Chiesa di oggi.

Tutto questo porta inevitabilmente a ritenere però che il martirio, del Papa (che sarà veramente ammazzato) e della Chiesa, sia da collocarsi nel futuro, che debba ancora realizzarsi.

E porta ancora una volta a ritenere che le sconvolgenti parole della Via Crucis del 25 marzo 2005, quelle sulla sporcizia nella Chiesa, sui sacrilegi e sulla barca che sta per affondare, parole scritte e volute da Joseph Ratzinger e Karol Wojtyla, fossero in realtà la rivelazione (sia pure non dichiarata) della parte del terzo segreto che nel 2000 non fu svelata, la parte cioè contenente le parole della Madonna stessa, a commento della visione.

Su questa parte gravava un giudizio negativo di Giovanni XXIII (che sospettava fossero parole di Lucia e non della Madonna), giudizio confermato da Paolo VI.

Evidentemente Giovanni Paolo II e il cardinale Ratzinger che intendevano esaudire la richiesta della Madonna di rendere pubblico il messaggio, ma non volevano smentire pubblicamente i predecessori (pur constatando l'autenticità anche della seconda parte) decisero di far conoscere attraverso quella Via Crucis al popolo cristiano tutto il messaggio della Madonna.

E assai significativo che questo pellegrinaggio a Fatima di Benedetto XVI avvenga oggi. Non si recò al santuario nel 2007, per l'anniversario delle apparizioni, quando sarebbe stato più ovvio.

Ma ci si reca oggi, a ridosso della tempesta scandalistica sulla pedofilia nella Chiesa e lo fa con tre intenzioni assai significative: pregare per la Chiesa, per i sacerdoti e per la pace nel mondo. Tre temi che tutti portano al terzo segreto.

Ora forse certe forze della Curia cercheranno di evitare che queste dichiarazioni, così esplicite, del Papa vengano comprese nella loro portata e magari da lui replicate.

Ma lo scandalo pedofilia ha fatto chiaramente emergere la grande lezione del Papa: non avere paura della verità. Mai. Neanche quando è una verità dolorosa e perfino se è una verità vergognosa per la Chiesa (non a caso il suo motto episcopale è: Cooperatores Veritatis).

Ieri il Papa ha concluso così: la Chiesa ha quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono, la conversione, la preghiera. Sempre il male attacca, dall'interno e dall'esterno, ma sempre anche le forze del bene sono presenti e finalmente il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia. La bontà di Dio è sempre l'ultima parola della storia.

Antonio Socci

da Libero 12 maggio 2010

sabato 8 maggio 2010

La Supplica alla Madonna di Pompei

Ecco, come promesso, la Supplica alla Madonna di Pompei:

(da recitarsi l'8 maggio e la prima domenica di ottobre a mezzogiorno)

I. - O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl'idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.

Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull'Italia, sull'Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.

Salve Regina.

II. - È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l'ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!

Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.

Salve Regina.

III. - Che vi costa, o Maria, l'esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all'inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.

Voi siete l'Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.

Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c'ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.

Salve Regina.

Chiediamo la benedizione a Maria.

Un'ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l'amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.

Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del vostro Santuario.

Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.

O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d'inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia; a te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia.

Salve Regina.

(vero testo della Supplica scritta dal beato Bartolo Longo)


venerdì 7 maggio 2010

Solidarietà al Papa Benedetto XVI

Enza mi ha segnalato un articolo apparso sul giornale "A Sua immagine" e io ho deciso di riportarlo interamente nel mio angolo. E' una bella iniziativa per far sentire la nostra vicinanza al nostro Santo Padre Benedetto XVI, tramite l'invio di un semplice SMS. Ecco l'articolo e l'iniziativa in questione:

Abbraccio al Papa. Domenica 16 maggio tutti in piazza San Pietro per esprimere vicinanza e solidarietà a Benedetto XVI, colpito da una ingiustificata campagna diffamatoria da parte dei media. E’ l'invito della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (Cnal), organismo che raggruppa 77 associazioni e movimenti ecclesiali italiani. L'iniziativa, è stata accolta da migliaia di persone. Paola Dal Toso, segretaria generale della Cnal ha affermato: “Provenienti da tutta Italia, vogliamo stringerci visibilmente intorno a Benedetto XVI come
figli col padre, desiderosi di sostenerlo nel suo impegnativo ministero, esprimendogli affetto e gratitudine per la
sua passione per Cristo e per l'umanità intera”. Per estendere la partecipazione, la Cnal invita tutti a farsi promotori dell'iniziativa. Anche A Sua Immagine parteciperà all'evento. A partire da domenica sarà
attivo un numero di cellulare per poter inviare sms al Papa. Tutti messaggi verranno consegnati al
Pontefice stesso. Il numero è: 335.18.63.091. 



giovedì 6 maggio 2010

L'Inferno non è un invenzione

Sul blog di Dardo, ho voluto rispondere a Raffaele poiché riteneva che l'inferno non esistesse perchè Dio non avrebbe mai potuto lasciare i suoi figli nel tormento.

Attenzione, perchè l'inferno esiste e non perchè Dio ha piacere dalla sua esistenza, ma perchè lo richiede la Giustizia e noi sappiamo che Dio è Giustizia. Lui ha fatto di tutto per salvaguardarci, per donarci una vita eterna e per salvarci da noi stessi e da satana: ma se noi preferiamo ignorarlo e se preferiamo vivere secondo il nostro misero volere, allora la Giustizia non può chiudere un occhio: se l'uomo desidera e commette il male, allora è destinato a vivere nel male per l'eternità: ma quell'eternità di dolore non è un'ingiustizia, ma è ciò che l'uomo si merita poiché l'ha desiderato o l'ha ignorato.

 Riporto qui, il passo del Vangelo che, più di tutti, mostra la triste realtà dell'Inferno:

C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. 29 Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi. » (Luca 16,19-31)


A chi dice che nel Vangelo non si parla di inferno, allora non l'ha letto oppure mente: perchè l'Inferno non solo è presente nel passo succitato, ma viene più volte indicato come luogo dove vi sarà pianto e stridore di denti. Dunque, prestiamo attenzione e non crediamo alle voci di chi ci dice che l'inferno non esiste o che è una creatura dei papi perchè Gesù, nel Vangelo stesso, ci ha messi ben in guardia e ci ha anche detto che la Porta verso il Regno dei Cieli è stretta ed angusta mentre la porta che conduce alla perdizione è larga e spaziosa... 

martedì 4 maggio 2010

La Vigna del Signore

Oggi si consuma un'altra tappa nella Vigna del Signore: la nascita del gruppo ufficiale su Facebook. E' un passo molto importante perchè amplia i nostri compiti e perchè ci permette, tramite questa nuova tecnologia, di raggiungere un bacino di utenti e quindi di anime, ancora maggiori. Per questo, nel mio angolo, voglio ricordare che cosa è esattamente la Vigna del Signore. 

Per chi non lo sapesse, lo scorso 25 Dicembre è stato un giorno speciale: in primo luogo perché abbiamo rivissuto il Mistero dei Misteri e abbiamo potuto rivivere il momento in cui la Luce entrò nel mondo; in secondo luogo perché è nata ufficialmente la Vigna del Signore. 

Oggi, prendo in prestito questo spazio, per parlare proprio di questo progetto perché mi rendo conto che poco spazio gli è stato dedicato. Esso è nato da un'idea di uno degli Operai che avrete cominciato ad apprezzare e cioè Mikhael. Lui mi ha proposto questo viaggio insieme e io mi sono accodato perché ritenevo l’idea non solo ottima, ma quasi rivoluzionaria perché si trattava di affrontare il tema dell'evangelizzazione in una maniera differente, in una maniera nettamente più ampia e anche l'impegno che richiedeva era più alto. 
Nonostante le inevitabili difficoltà iniziali, siamo riusciti ad andare avanti e grazie al supporto di persone (poi divenuti operai) come Enza (con la quale è nato un rapporto speciale e ci tengo a sottolinearlo), Annalisa, Patrizia, Stella, Marina e Dardo. Ho paura di dimenticare qualcuno, ma è ovvio che il ringraziamento nostro va a tutti coloro che ci hanno sostenuto anche se non sono divenuti operai, come Yanisa (Grazie davvero per le tue risposte così belle!) e Anima. 

Il nostro obiettivo è ambizioso e sulle prime sembrerebbe surreale e irrealizzabile, ma ormai ci siamo convinti che niente è davvero irrealizzabile se la Volontà di Dio è con noi. Partendo da questo presupposto abbiamo deciso di offrire, oltre evangelizzazione, anche supporto a chi ne richiederà. Sappiamo infatti, che la realtà in cui viviamo è davvero difficile e ogni giorno sentiamo di gente disperata a causa della solitudine o di problemi pesanti. Ecco perché abbiamo deciso anche di aprirci a loro e di fungere da supporto per chiunque ha voglia di parlare con noi. Siamo solo all'inizio, ma speriamo di poter davvero dare un aiuto concreto. 
Il secondo passo del nostro progetto, ancor più ambizioso, riguarda la trasposizione della Vigna del Signore nel mondo reale. Esattamente vogliamo creare la Vigna del Signore nel mondo reale, cioè nella quotidianità del mondo. Come? Attraverso la creazione di un associazione no profit, a carattere cattolico, che avrà come obiettivo iniziale quello di creare una cassa comune per poter fornire aiuto economico ai bisognosi e successivamente quello di passare all'erogazione di servizi basati sulla carità come ad esempio la creazione di centri di riunione o di case famiglie. Senza dimenticare che il compito principale sarà l'evangelizzazione, con il sogno di poter evangelizzare come ai tempi degli apostoli e cioè nelle piazze e ovunque c'è movimento. Sarebbe bello organizzare incontri in posti pubblici, per trasmettere la nostra fede e tutto ciò che abbiamo imparato da Gesù e dal Vangelo. 
Il tutto suddividendolo nelle porzioni di territorio in cui viviamo. Certamente abbiamo bisogno di volontari e noi crediamo ancora nella capacità di Gesù di suscitare gli spiriti delle persone. 
Tutto questo potrà sembrare folle a prima vista e in realtà lo è. Si tratta pur sempre di una mini rivoluzione che può portare la fede finalmente ad uscire allo scoperto, incarnando il Vangelo e accumulando l'unico tesoro di cui abbiamo bisogno e cioè il tesoro nei Cieli. Vi consiglio di guardare il video del giorno di oggi perchè è una predica che risveglia le coscienze assopite.

Una prima pietra è già stata posta e questo spazio ne è la rappresentazione. Anche creare questo spazio per noi sembrava utopia, ma c'è l'abbiamo fatta. E poi, se confidiamo in Gesù, nulla ci è davvero precluso. La gioia di poter arrivare ad aiutare in concreto, dedicando le nostre vite agli altri è quello che ci spinge: finché avremo questo dentro di noi, potremo realizzarlo. 
Sperando anche nel vostro supporto indispensabile e sperando di poter trovare tra di voi, chi un giorno potrà condividere questo nuovo modo di evangelizzare e di aiutare i bisognosi, secondo il disegno del Vangelo nostra unica Regola.

Un caro saluto e se potete, pregate per questa Vigna del Signore! 

lunedì 3 maggio 2010

Satana esiste

Ieri, un noto programma televisivo italiano (l'Arena) ha posto questa domanda: satana esiste? Nonostante questi approfondimenti, la verità è ancora celata e la figura del mito leggendario è ancora largamente utilizzata.
Noi, nella Vigna del Signore, abbiamo subito risposto affermativamente a questa domanda: abbiamo, infatti, creato una sezione specifica nella quale abbiamo cercato di trattare la figura del maligno in tutte le sue manifestazioni, consapevoli che però è solo un punto di partenza perchè il maligno ha molte sfaccettature e  molte forme.

L'inganno più grande di satana è stato quello di nascondere la sua esistenza: quale miglior modo di agire se non nella segretezza e nell'inesistenza? Astuto e abile è riuscito ad ingannare persino gli eletti e i sacerdoti facendo credere che la esistenza fosse un mito, una leggenda. Ma chi segue Gesù Cristo e si definisce cristiano, come può dire di non credere alla sua esistenza? E soprattutto, come può un sacerdote dire di non credere? Perchè, dire io non credo che satana esiste, equivale a dire io non credo nel Vangelo!
E non perchè il Vangelo racconta di satana, ma perchè il Vangelo mostra l'azione di Gesù contro il maligno e visto che molti sembrano scioccati o increduli, ecco un passo del Vangelo molto significativo al riguardo:

28 Quando Gesù fu giunto all'altra riva, nel paese dei Gadareni, gli vennero incontro due indemoniati, usciti dai sepolcri, così furiosi, che nessuno poteva passare per quella via. 29 Ed ecco si misero a gridare: «Che c'è fra noi e te, Figlio di Dio? Sei venuto qua prima del tempo a tormentarci?» 30 Lontano da loro c'era un gran branco di porci al pascolo. 31 E i demòni lo pregavano dicendo: «Se tu ci scacci, mandaci in quel branco di porci». 32 Egli disse loro: «Andate». Ed essi, usciti, se ne andarono nei porci; e tutto il branco si gettò a precipizio giù nel mare e perirono nell'acqua. 33 Quelli che li custodivano fuggirono e, andati nella città, raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. 

Ecco una delle tante prove dell'esistenza del maligno raccontata direttamente dal Vangelo. Se dunque Gesù combatte gli spiriti immondi, questo vuol dire che essi esistono altrimenti Gesù combatterebbe chi e che cosa? E soprattutto, perchè Gesù si sarebbe sacrificato se non ci fosse stato satana a soggiogoare l'uomo? Negare satana equivale a negare Gesù Cristo come Salvatore del mondo! Se dunque voi volete esser certi di vivere lontani dal male, cominciate a riconoscere che satana non solo esiste, ma che ha un potere molto forte sopra di noi, che ci soggioga e che ci rende schiavi. Ma questa non è la fine perchè noi abbiamo la Forza che ci libera dal male e lo scudo che ci protegge dalla sua ondata: Gesù Cristo e la preghiera costante. E attenzione a non sottovalutare queste cose e a darle per scontate perchè satana è subdolo e ci fa credere che noi da soli, bastiamo per fronteggiarlo, ma sappiate che non è così e lo dico per esperienza personale. Le volte in cui, presuntuosamente, ho ritenuto di poter affrontare le tentazioni da solo, con la mia forza di volontà, sono caduto in pieno nel mio fallo. Questo a dimostrazione che noi inganniamo noi stessi se diciamo di essere forti abbastanza da contrastare il male: noi sì possiamo contrastarlo il maligno, ma dobbiamo rivolgerci a Gesù con la preghiera perchè essa ci dà la forza per resistere e per tenere il male lontano dal nostro cuore. 

Voi sapete che satana esiste: questo è il primo passo per imparare a fronteggiarlo e a sconfiggerlo, confidando sempre nell'Unica Forza che sovrasta ogni cosa: Gesù Cristo!!

sabato 1 maggio 2010

San Giuseppe lavoratore

Oggi, primo maggio, celebriamo anche la figura di San Giuseppe lavoratore. Dal Vangelo sappiamo che Giuseppe era un carpentiere e che quindi era un lavoratore. In modo eminente in questa memoria di san Giuseppe si riconosce la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell'uomo, esercizio benefico del suo dominio sul creato, servizio della comunità, prolungamento dell'opera del Creatore, contributo al piano della salvezza (cfr Conc. Vat. II, 'Gaudium et spes", 34). Pio XII (1955) istituì questa memoria liturgica nel contesto della festa dei lavoratori, universalmente celebrata il 1° maggio. (Mess. Rom.)

Noi oggi, celebriamo anche nella Vigna quest'uomo, nella quale si personifica la figura del lavoro, in onore della Festa di tutti i lavoratori e lo facciamo con un testo a lui dedicato dal sito: Santiebeati.it

Sotto la sua protezione si sono posti Ordini e Congregazioni religiose, associazioni e pie unioni, sacerdoti e laici, dotti e ignoranti. Forse non tutti sanno che Papa Giovanni XXIII, di recente fatto Beato, nel salire al soglio pontificio aveva accarezzato l’idea di farsi chiamare Giuseppe, tanta era la devozione che lo legava al santo falegname di Nazareth. Nessun pontefice aveva mai scelto questo nome, che in verità non appartiene alla tradizione della Chiesa, ma il “papa buono” si sarebbe fatto chiamare volentieri Giuseppe I, se fosse stato possibile, proprio in virtù della profonda venerazione che nutriva per questo grande Santo. Grande, eppure ancor oggi piuttosto sconosciuto. Il nascondimento, nel corso della sua intera vita come dopo la sua morte, sembra quasi essere la “cifra”, il segno distintivo di san Giuseppe. Come giustamente ha osservato Vittorio Messori, “lo starsene celato ed emergere solo pian piano con il tempo sembra far parte dello straordinario ruolo che gli è stato attribuito nella storia della salvezza”. Il Nuovo Testamento non attribuisce a san Giuseppe neppure una parola. Quando comincia la vita pubblica di Gesù, egli è probabilmente già scomparso (alle nozze di Cana, infatti, non è menzionato), ma noi non sappiamo né dove nè quando sia morto; non conosciamo la sua tomba, mentre ci è nota quella di Abramo che è più vecchia di secoli. Il Vangelo gli conferisce l’appellativo di Giusto. Nel linguaggio biblico è detto “giusto” chi ama lo spirito e la lettera della Legge, come espressione della volontà di Dio. Giuseppe discende dalla casa di David, di lui sappiamo che era un artigiano che lavorava il legno. Non era affatto vecchio, come la tradizione agiografica e certa iconografia ce lo presentano, secondo il cliché del “buon vecchio Giuseppe” che prese in sposa la Vergine di Nazareth per fare da padre putativo al Figlio di Dio. Al contrario, egli era un uomo nel fiore degli anni, dal cuore generoso e ricco di fede, indubbiamente innamorato di Maria. Con lei si fidanzò secondo gli usi e i costumi del suo tempo. Il fidanzamento per gli ebrei equivaleva al matrimonio, durava un anno e non dava luogo a coabitazione né a vita coniugale tra i due; alla fine si teneva la festa durante la quale s’introduceva la fidanzata in casa del fidanzato ed iniziava così la vita coniugale. Se nel frattempo veniva concepito un figlio, lo sposo copriva del suo nome il neonato; se la sposa era ritenuta colpevole di infedeltà poteva essere denunciata al tribunale locale. La procedura da rispettare era a dir poco infamante: la morte all’adultera era comminata mediante la lapidazione. Ora appunto nel Vangelo di Matteo leggiamo che “Maria, essendo promessa sposa a Giuseppe, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo, prima di essere venuti ad abitare insieme. Giuseppe, suo sposo, che era un uomo giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di rimandarla in segreto”(Mt 18-19). Mentre era ancora incerto sul da farsi, ecco l’Angelo del Signore a rassicurarlo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21). Giuseppe può accettare o no il progetto di Dio. In ogni vocazione che si rispetti, al mistero della chiamata fa sempre da contrappunto l’esercizio della libertà, giacché il Signore non violenta mai l’intimità delle sue creature né mai interferisce sul loro libero arbitrio. Giuseppe allora può accettare o no. Per amore di Maria accetta, nelle Scritture leggiamo che “fece come l’Angelo del Signore gli aveva ordinato, e prese sua moglie con sé”(Mt 1, 24). Egli ubbidì prontamente all’Angelo e in questo modo disse il suo sì all’opera della Redenzione. Perciò quando noi guardiamo al sì di Maria dobbiamo anche pensare al sì di Giuseppe al progetto di Dio. Forzando ogni prudenza terrena, e andando al di là delle convenzioni sociali e dei costumi del suo tempo, egli seppe far vincere l’amore, mostrandosi accogliente verso il mistero dell’Incarnazione del Verbo. Nella schiera dei suoi fedeli il primo in ordine di tempo oltre che di grandezza è lui: san Giuseppe è senz’ombra di dubbio il primo devoto di Maria. Una volta conosciuta la sua missione, si consacrò a lei con tutte le sue forze. Fu sposo, custode, discepolo, guida e sostegno: tutto di Maria. (…) Quello di Maria e Giuseppe fu un vero matrimonio? E’ la domanda che affiora più frequentemente sulle labbra sia di dotti che di semplici fedeli. Sappiamo che la loro fu una convivenza matrimoniale vissuta nella verginità (cfr. Mt 1, 18-25), ossia un matrimonio verginale, ma un matrimonio comunque vissuto nella comunione più piena e più vera: “una comunione di vita al di là dell’eros, una sponsalità implicante un amore profondo ma non orientato al sesso e alla generazione” (S. De Fiores). Se Maria vive di fede, Giuseppe non le è da meno. Se Maria è modello di umiltà, in questa umiltà si specchia anche quella del suo sposo. Maria amava il silenzio, Giuseppe anche: tra loro due esisteva, né poteva essere diversamente, una comunione sponsale che era vera comunione dei cuori, cementata da profonde affinità spirituali. “La coppia di Maria e Giuseppe costituisce il vertice – ha detto Giovanni Paolo II –, dal quale la santità si espande su tutta la terra” (Redemptoris Custos, n. 7). La coniugalità di Maria e Giuseppe, in cui è adombrata la prima “chiesa domestica” della storia, anticipa per così dire la condizione finale del Regno (cfr. Lc 20, 34-36 ; Mt 22, 30), divenendo in questo modo, già sulla terra, prefigurazione del Paradiso, dove Dio sarà tutto in tutti, e dove solo l’eterno esisterà, solo la dimensione verticale dell’esistenza, mentre l’umano sarà trasfigurato e assorbito nel divino. “Qualunque grazia si domanda a S. Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la prova affinché si persuada”, sosteneva S. Teresa d’Avila. “Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso s. Giuseppe e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nelle necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi, in cui era in gioco il mio onore e la salute dell’anima. Ho visto che il suo aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare...”( cfr. cap. VI dell’Autobiografia). Difficile dubitarne, se pensiamo che fra tutti i santi l’umile falegname di Nazareth è quello più vicino a Gesù e Maria: lo fu sulla terra, a maggior ragione lo è in cielo. Perché di Gesù è stato il padre, sia pure adottivo, di Maria è stato lo sposo. Sono davvero senza numero le grazie che si ottengono da Dio, ricorrendo a san Giuseppe. Patrono universale della Chiesa per volere di Papa Pio IX, è conosciuto anche come patrono dei lavoratori nonché dei moribondi e delle anime purganti, ma il suo patrocinio si estende a tutte le necessità, sovviene a tutte le richieste. Giovanni Paolo II ha confessato di pregarlo ogni giorno. Additandolo alla devozione del popolo cristiano, in suo onore nel 1989 scrisse l’Esortazione apostolica Redemptoris Custos, aggiungendo il proprio nome a una lunga lista di devoti suoi predecessori: il beato Pio IX, S. Pio X, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI.


Autore: Maria Di Lorenzo